La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

LETTERA APERTA SUL FEDERALISMO

Messaggioda franz il 12/11/2008, 15:10

Da: Segreteria On. Pierluigi Mantini

A: Maurizio Martina, Segretario PD Lombardia; ai Componenti della Direzione e dell’Esecutivo PD Lombardia; Ezio Casati, Segretario PD Milano; ai Componenti della Direzione Provinciale di Milano; ai Parlamentari lombardi; ai Consiglieri Regionali; ai Consiglieri Provinciali e Comunali di Milano; ai Segretari Provinciali della Lombardia.

Caro Martina,

indirizzo a te questa lettera aperta non solo perchè sei il segretario del mio partito della Lombardia, che da tempo propone un cd. “modello avanzato di federalismo”, ma anche perchè sei un prototipo della giovane classe dirigente del P.D. su cui in molti abbiamo scommesso con ottimismo e fiducia.

Ora è tempo di dare più concretezza a queste parole, di andare più in profondità, di elevare il confronto culturale e politico sui temi di fondo, questione che non riguarda certo solo la tua persona e le tue responsabilità.

Nell’ultima direzione regionale ci hai proposto di votare un documento intitolato “manifesto per un buon federalismo”.

Si ripropone, in sostanza, il cd. “modello lombardo” di federalismo, si richiama la proposta dell’11 febbraio 2005 presentata dall’Intesa interistituzionale della Lombardia, abbandonata dallo stesso ministro Calderoli, si rivendicano nuove competenze legislative esclusive per la Lombardia, si attaccano gli inaccettabili salvataggi discrezionali di Catania e i discutibili trattamenti di favore di Roma, si auspica il superamento totale della finanza derivata, si propone l’istituzione di un’Agenzia indipendente per il monitoraggio dei flussi finanziari e molto altro ancora.

Ho già espresso la mia contrarietà a questo documento che, per ora, non è stato votato.

E’ già da anni che cerco di argomentare la necessità di un cambiamento di visione culturale e di linea politica sul “federalismo spinto o differenziato”proposto dal PD non solo in Lombardia.

A settembre, nella Festa Democratica di Milano dedicata al federalismo, ho contestato la concezione di Piero Bassetti, assunta come position paper del seminario, secondo cui la Lombardia dovrebbe proporsi all’Europa da sola, senza la “mediazione” dello Stato nazionale (in coerenza con l’asserita “scarsa partecipazione dei lombardi” al Risorgimento) e ho contestato il titolo stesso, “l’Europa delle regioni”, di quel seminario.

Ora avrei sperato che la crisi internazionale che attraversa non solo la finanza ma anche l’economia e i paradigmi politici del pensiero unico liberista, potessero indurre ad una maggiore cautela e a dei ripensamenti.

Vedo che non è così, la riflessione langue o, peggio, si orienta alla superficiale riproposizione degli slogan del passato. Non va bene.

Con la sintesi ora necessaria, mi permetto di riproporre, per punti, una lettura diversa delle cose, una sorta di “glossario” da cui muovere per scrivere un altro documento politico, un’altra tesi.

1. La parola “federalismo” è, dai manuali, polisensa ed equivoca perchè indica modelli istituzionali e storici assai diversi. Ma solo in Italia è stata usata, in sostituzione delle nozioni di autonomia locale e regionalismo, per indicare non un processo unitivo di identità storiche diverse, ma, piuttosto, un processo disgregativo dello Stato nazionale unitario.

2. Gli Stati nazionali, eredi dei congressi di Westfalia e di Vienna, non sono morti, hanno subìto trasformazioni notevoli dopo le grandi guerre (Bretton Woods, crescita dell’Europa, Berlino 1989, 11 settembre 2001, crisi finanziaria 2008) ma sono vivi, e sono ancora gli attori della global governance (G8- G20). Le prime risposte alla crisi in atto sono venute dagli Stati nazionali, non da altri, e la scena multipolare sarà caratterizzata dagli Stati emergenti e da alleanze tra stati. I principali protagonisti del new deal 2009, indicato da Barak Obama, saranno ancora gli Stati e loro alleanze.

3. Non c’è dubbio che in Italia occorra maggiore autonomia fiscale da parte degli enti locali e delle regioni, coerente con le nuove funzioni esercitate dopo le leggi Bassanini (oltre IRAP, compartecipazioni dinamiche ai grandi tributi erariali, IRPEF e IVA, e leve fiscali autonome, come l’ICI soppressa).

Ciò può valere anche per la migliore gestione dei beni patrimoniali e demaniali.

Ma il paradigma culturale non può essere il “federalismo esploso e competitivo” ove ogni soggetto territoriale può fare ciò che vuole in campo economico, sociale e politico e pretendere le risorse fiscali per finanziarsi.

Ciò genera già oggi sprechi, sovrapposizioni, costose competizioni in luogo di virtuose cooperazioni, moltiplicazione di normative, mercati chiusi anzichè aperti, proliferazione di “caste” sul territorio.

Stiamo già pagando un prezzo altissimo a questo disordine: basti pensare al turismo delle “piccole patrie”, agli atenei ovunque, agli aeroporti che nascono senza alcuna programmazione, all’energia in mano alle regioni, ai costi delle “politiche estere” delle regioni.

Con la crisi in atto non possiamo permetterci tutto ciò, ci sono analisi e stime che lo confermano. Questo sistema era sbagliato fino ad oggi, ora è anche insostenibile. Il titolo quinto della Costituzione non va esteso con nuove competenze esclusive alle regioni, va corretto per favorire un sistema-paese.

4. Nella riforma Calderoli la parte migliore e più interessante è quella che propone il superamento del criterio della spesa storica dei trasferimenti attraverso la definizione dei costi standard dei servizi essenziali, in modo da premiare i comportamenti virtuosi e limitare gli sprechi e la cattiva amministrazione.

Il PD deve impegnarsi su questo tema ma occorre ammettere che più che di federalismo si tratta di un modello di programmazione pubblica.

E’ invece assurdo che le regioni “autodecidano” i propri “contributi” alla perequazione ed è insostenibile che vengano mantenute le province come sono ossia enti strutturali con forte spesa corrente anzichè organi funzionali di coordinamento delle politiche sovracomunali, secondo il principio di sussidiarietà verticale.

Nel cd. federalismo fiscale non dovrà essere inoltre trascurato che gli enti locali hanno già due potenti leve economiche: l’utilizzo, senza regole e limiti, della negoziazione urbanistica e dei proventi dello sviluppo edilizio; la proliferazione delle società pubbliche e miste in ogni campo anche nei settori economici a pura gestione imprenditoriale.

5. Anche nel PD si sente parlare, con enfasi, di “cultura dei territori” o “identità locali”. Sciocchezze, frutto di approssimazione culturale poichè non saranno certo suggestioni sociologiche più o meno di moda a convincerci del valore dei nostri comuni nell’Italia erede del Rinascimento. Ma una cosa è la piattaforma degli interessi e delle politiche territoriali, che trova una giusta configurazione sulla scala locale anche a prescindere dai confini amministrativi, ben altra cosa è parlare di cultura o identità locale.

Non esiste la cultura pedemontana o padana e le manifestazioni leghiste che tendono ad accreditarla vanno combattute con forza, non assecondate o addirittura condivise.

La cultura è in sè senza aggettivi o, sotto altro profilo, europea e nazionale, si nutre di tradizioni come di universalità. In ogni caso la cultura di un democratico è quella che valorizza la relazione positiva con l’altro, che amplia la dimensione individuale, ricerca i legami, la coesione, la condivisione, la storia comune: lo Stato nazionale è un punto storico significativo di questo percorso, un punto da cui partire e da valorizzare in vista di nuovi traguardi e orizzonti non da frammentare e disperdere.

Questo è un tema dirimente che dovrà essere ulteriormente precisato nella Conferenza tematica del Partito Democratico.

Altra e ben diversa cosa, è la questione del radicamento territoriale e della capacità di rappresentanza locale del partito e dei suoi esponenti che sono ovviamente obiettivi da perseguire ma che non richiedono necessariamente la subordinazione a logiche “dialettali”. È chiaramente distinta anche la questione dell’autonomia regionale e locale del partito che non può e non deve essere subalterno a “logiche romane”.

6. Risulta oggettivamente destituita ogni prospettiva politica di alleanze tra il PD e la Lega, che pure era stata da molti coltivata.

Ora è chiaro che il dialogo di Asolo tra D’Alema e Fini e l’intesa convenuta sulla Bicamerale per i pareri, è da interpretare come un freno al federalismo fiscale.

C’è una riflessione in corso, seria, approfondita, e cresce l’idea che il federalismo fiscale, nelle forme proposte nel disegno Calderoli, sia comunque insostenibile in una fase lunga di recessione.

A questa riflessione il PD della Lombardia deve partecipare non mostrando di ignorare o sottovalutare il tema.

Il riflesso politico di un freno sul federalismo fiscale determinerà una seria fibrillazione del rapporto tra la Lega Nord e la PDL nel centrodestra.

Credo che il PD, che finalmente ora pone cautele sul federalismo, non possa in alcun modo “recuperare” le ragioni della Lega nelle alleanze per le elezioni amministrative.

In sostanza, dovremmo tracciare una linea politica che veda il PD, nelle prossime elezioni amministrative in Lombardia, ricercare alleanze con l’UDC e con liste civiche, ma non con la Lega, che è un partito della destra reazionaria.

* * * *

Chiedo che su questi temi, federalismo fiscale e alleanze per le elezioni amministrative, vi sia un serio dibattito nel partito e nei suoi organi di direzione.

Sarebbe certo opportuno che anche i candidati coordinatori a Milano, Davide Corritore, e Stefano Draghi, si esprimano con chiarezza al riguardo per consentire una scelta politica più consapevole.

Fraternamente

Milano 12 novembre 2008

Pierluigi Mantini
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Precedente

Torna a Dai Comuni alle Regioni, Locale e Globale

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti