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Situazione dell'afghanistan? "la guerra infinita"

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Situazione dell'afghanistan? "la guerra infinita"

Messaggioda ambientalistaPD il 19/01/2009, 14:05

Situazione dell'afghanistan? "la guerra infinita"

volevo proporvi una pagina web in cui vengono riportati gli attacchi alle forze isaf in afghanistan
http://news.kataweb.it/tag/isaf
l'afghanistan come evolve? come va avanti la guerra? la ricostruzione a che punto è? la popolazione come sta?
sentendo continuamente al telegiornale di terroristi che si fanno saltare in aria davanti le caserme o nei mercati, di soldati uccisi quasi quotidianamente mi andava di gettare uno sguardo un po più approfondito sulla situazione afgana dato che i telegiornali non vanno affondo alla vicenda. ora io non ne so molto e pensavo che potreste darmi una mano. se non altro si fa un po di informazione. che ne dite?
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 19/01/2009, 14:15

io ho trovato sul sito della nato questa cartina
http://www.nato.int/isaf/docu/epub/pdf/isaf_placemat.pdf
in cui si dice pure quanti uomini impiega ogni paese della coalizione
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 19/01/2009, 18:45

su youtube c'è un approfondimento di rainews24 sui nostri militari in afghanistan e sulle operazione che svolge l'isaf

parte1
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 19/01/2009, 18:47

parte2

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i primi 7 minuti non vanno, ma se si manda avanti il video parte
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 21/01/2009, 1:23

ho trovato un video fantastico di una trasmissione su rai tre fatta da iacona un giornalista bravissimo.
il programma si chiamava "la guerra infinita"
prima parla della situazione del kosovo e poi di quella afghana

prima parte

http://video.google.it/videosearch?hl=it&q=la%20guerra%20infinita&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wv#q=la%20guerra%20infinita%20afghanistan&hl=it&emb=0

seconda parte

http://video.google.it/videoplay?docid=6381672378762634065&ei=C192ScyBG5uK2AK7k4CtBQ&q=la+guerra+infinita+afghanistan&hl=it
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 21/01/2009, 1:26

dopo avere visto questa trasmissione si capisce che uno dei problemi fondamentali da risolvere in afghanistan è quello della droga. senza mettere mano a questo non è nemmeno immaginabile un miglioramento della situazione. perchè la nato non interviene??
ambientalistaPD
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda franz il 21/01/2009, 8:41

ambientalistaPD ha scritto:dopo avere visto questa trasmissione si capisce che uno dei problemi fondamentali da risolvere in afghanistan è quello della droga. senza mettere mano a questo non è nemmeno immaginabile un miglioramento della situazione. perchè la nato non interviene??

Come? Con la distruzione coatta dei campi? Togliendo un reddito ai condadini?
Direi che prima occorre trovare un sostituto che dia reddito a quelle popolazioni, poi puoi eliminare i campi.
Per farlo devi avere il controllo del territorio. Per ottenerlo devi contrastare i talebani.
Credo che nodo del problema sia qui.

Franz
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Re: Situazione dell'afghanistan?

Messaggioda ambientalistaPD il 21/01/2009, 11:19

franz ha scritto:
ambientalistaPD ha scritto:dopo avere visto questa trasmissione si capisce che uno dei problemi fondamentali da risolvere in afghanistan è quello della droga. senza mettere mano a questo non è nemmeno immaginabile un miglioramento della situazione. perchè la nato non interviene??

Come? Con la distruzione coatta dei campi? Togliendo un reddito ai condadini?
Direi che prima occorre trovare un sostituto che dia reddito a quelle popolazioni, poi puoi eliminare i campi.
Per farlo devi avere il controllo del territorio. Per ottenerlo devi contrastare i talebani.
Credo che nodo del problema sia qui.

Franz

in afghanistan viene prodotto l'80% dell'eroina mondiale, un business enorme.
per quello che ho potuto capire lo stato afghano è una sorta di fantoccio e karzai sembra quasi il sindaco di kabul se ci vogliono scorte di 18 uomini armati per uscire poco da kabul, i talebani riescono a fare incursioni liberamente in qualunque città. e poi c'è da dire che interi paesi per la fame o per opportunismo diventano talebani. uno dei comandanti intervistati dice che ci sono gruppi di talebani nascosti sulle montagne di 80 o 100 uomini e che la nato e l'isaf stanno a guardare quando questi scendono dalle montagne e attaccano la polizia e l'esercito afghano. la gente è alla fame per le carestie e l'unico mezzo di sostentamento è il papavero, e i contadini volentieri cambierebbero coltivazione se aiutati dallo stato. se ho capito bene i talebani cercano di sfondare il cordone messo in piedi dall'esercito fra l'ovest e l'est del paese per far girare la droga e il contrabando liberamente in tutto il paese con cui si finanziano l'acquistao di armi e bombe. quindi il punto è come levare loro questo reddito. magari si potrebbe costituire un fondo internazionale per convertire l'agricoltura afghana e poi ci vuole un impegno serio del pakistan.
ora la domanda è: la nato lo vuole risolvere il problema?
ambientalistaPD
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Re: Situazione dell'afghanistan? "la guerra infinita"

Messaggioda ambientalistaPD il 22/01/2009, 11:47

facendo una ricerca mi è balzato all'occhio questo articolo. non so che affidamento si può fare su questa testata ma comunque mi pare giusto proporlo.
http://www.arabnews.it/2008/10/01/la-guerra-in-afghanistan-e-ormai-perduta/

La guerra in Afghanistan è ormai perduta?
di Arnaud De Borchgrave
Pubblicato in Approfondimenti il 1 Ottobre 2008
Paese: Afghanistan
Testata: Middle East Times
Tag: Afghanistan, al-Qaeda, Barack Obama, Caucaso, forze armate, NATO, Pakistan, Russia, servizi di intelligence, Stati Uniti, Talebani, terrorismo
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01/10/2008

Un numero sempre maggiore di analisti sta denunciando che la guerra in Afghanistan è ormai fuori controllo, e che si sta via via trasformando in un conflitto che coinvolge sia l’Afghanistan che il Pakistan. Un recente rapporto del ‘Center for Strategic and International Studies’ (CSIS) afferma che la crisi afghana sarà una delle principali sfide che la prossima amministrazione americana dovrà affrontare – una sfida probabilmente persa in partenza

La NATO sta perdendo la guerra in Afghanistan, così come accadde all’Unione Sovietica negli anni ’80 e all’impero britannico nel XIX secolo? Nonostante i dinieghi della NATO e degli USA, la risposta è affermativa. E abbondante evidenza è fornita in un dettagliato rapporto di 113 pagine pubblicato dal ‘Center for Strategic and International Studies’ (CSIS). L’autore è Anthony Cordesman, tra i maggiori analisti strategici del CSIS.

Cordesman scrive che la situazione in Afghanistan si è deteriorata negli ultimi cinque anni, “e adesso sta raggiungendo un livello critico”. Sia il Segretario alla Difesa Robert Gates che il Capo degli Stati Maggiori Riuniti, Ammiraglio Mike Mullen, hanno riconosciuto che ormai si tratta di un conflitto afghano-pakistano, che denota carenze “sia sul piano delle risorse civili che militari. Sta diventando inoltre sempre più letale per i civili, gli operatori umanitari e le forze USA e NATO.”

I Talebani in ripresa, afferma il rapporto, “hanno trasformato la maggior parte dell’Afghanistan in zone proibite per gli operatori umanitari e i civili.”

In agosto, l’amministrazione Bush è giunta alla conclusione di dover privare i Talebani dei rifugi sicuri di cui hanno a lungo goduto nella zona tribale del Pakistan che confina con l’indistinguibile, montagnosa, frontiera afghana per centinaia di miglia. Ma il primo raid delle Navy SEALs (le forze speciali della marina militare americana, di solito impiegate in conflitti non convenzionali ed in azioni anti-terrorismo (N.d.T.) ) nelle Federally Administered Tribal Areas (FATA) del Pakistan ha causato molti morti tra i civili – ed ha suscitato il forte biasimo del nuovo governo pakistano e del comandante dell’esercito, Gen. Ashfaq Kayani.

Promosso dal Presidente George W. Bush al rango di “principale alleato esterno alla NATO”, il Pakistan ha chiarito che soltanto il suo esercito avrebbe smantellato le basi dei Talebani nelle FATA. Ma l’esercito pakistano non è il benvenuto nelle FATA, e nonostante la sua presenza forte di 130.000 uomini non ha intaccato in maniera tangibile l’organizzazione dei Talebani. I Talebani, però, hanno inflitto pesanti perdite all’esercito ( 1.400 soldati uccisi, 4.000 feriti).

Il rapporto del CSIS afferma anche che la guerriglia talebana, “ beneficiando di una crescita della coltivazione dell’oppio e di rifugi sicuri (in Pakistan), sta regolarmente espandendo le sue capacità e la sua portata territoriale”.

Intitolato “Losing the Afghan-Pakistan War? The Rising Threat”, il rapporto del CSIS documenta “i cambiamenti nelle caratteristiche della minaccia, e l’aumento delle vittime afghane ed alleate.” Le mappe dell’ONU, e le mappe desecretate dell’intelligence USA, riportano dettagliatamente la costante espansione della minaccia, e le regioni che sono diventate insicure per gli operatori umanitari. Altri dati mostrano come la coltivazione della droga afghana si sia spostata in modo continuo verso sud, “e sia divenuta una delle maggiori fonti di finanziamento per i Talebani.”

Il rapporto del CSIS mostra come il prossimo presidente degli Stati Uniti “andrà incontro ad una sfida cruciale nei confronti di una guerra che sarà probabilmente persa a livello politico e strategico, e non sarà vinta sul piano tattico.” E’chiara la ragione per cui i più alti comandanti USA e NATO in Afghanistan chiedono sostanzialmente più truppe di quanto Bush avesse deciso di schierare nel mese di settembre; ed i problemi esposti in questo rapporto sono aggravati da problemi cruciali nella governabilità afghana e pakistana e nello sviluppo economico.

A prescindere dal tema dell’attuale campagna politica USA, dice Cordesman, “queste sfide trascurate dovranno occupare il centro della scena nei primissimi mesi della prossima amministrazione. Sia John McCain che Barack Obama si sono detti favorevoli al trasferimento di un consistente numero di truppe dall’Iraq all’Afghanistan, spingendo i commentatori più pessimisti a suggerire che questo potrebbe essere il ‘Vietnam’ dell’uno o dell’altro candidato alla presidenza”.

Un duro inverno seguito da una siccità in gran parte dell’Afghanistan, un raccolto povero e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, hanno lasciato qualcosa come 9 milioni di afghani ad affrontare una grave scarsità di cibo. In 30 anni di guerra quasi ininterrotta, gli agricoltori della provincia di Bamian dicono di non aver mai visto niente di così disastroso.

Il Maldon Institute (un think tank americano di orientamento conservatore (N.d.T.) ), in un rapporto intitolato “Sympathy for Taliban in Pakistan”, sostiene che Tehrek-e-Taliban, l’organizzazione che comprende i molteplici movimenti talebani del Pakistan, “tenta di diffondere la sua rigida interpretazione Deobandi dell’Islam in tutto il Pakistan”.

Il rapporto del Maldon cita Ayesha Jalal, un importante storico del Pakistan che ha recentemente scritto un libro sulla storia del jihad nel sud dell’Asia: “Non vogliono solo controllare le aree FATA, bensì l’intero paese”. Questi estremisti, tuttavia, sono appoggiati da meno del 15% della popolazione, e non ci sono possibilità che possano acquisire il controllo a livello nazionale. Possono però mantenere il Pakistan in uno stato di destabilizzazione per un futuro illimitato, mentre le forze di sicurezza li inseguono ovunque, da Peshawar a Islamabad, a Lahore, a Karachi.

Il nuovo governo democratico del paese, appoggiato dai militari, guarda ai Talebani come ad una minaccia sempre più grande per il Pakistan vero e proprio, più che per la provincia delle FATA e per l’Afghanistan. Ma i due fronti sono inestricabilmente collegati. Quanto più rapidamente l’intelligence pakistana e quella degli USA riusciranno a lavorare insieme per definire con precisione i bersagli talebani e di al-Qaeda nelle aree FATA, ed alle truppe pakistane sarà dato un adeguato potenziale elicotteristico, tanto più rapidamente la situazione dei Talebani potrà essere capovolta. Finché gli Stati Uniti continueranno a portare avanti in Pakistan gli attacchi unilaterali che uccidono civili, la battaglia per conquistare i cuori e le menti dei pakistani sarà perduta. Ma c’è un ostacolo fondamentale a questa cooperazione – la mancanza di fiducia, da parte dell’intelligence americana nel suo complesso, nei confronti dell’Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan.

Nei primi anni ’90, la creazione dei Talebani (studenti jihadisti) fu ispirata dall’ISI per porre fine alla guerra civile che aveva fatto seguito al ritiro dell’Unione Sovietica dall’Afghanistan nel 1989. Il monitoraggio elettronico a distanza degli americani ha convinto il Pentagono e la CIA che agenti o ex- agenti operativi dell’ISI stiano lavorando con i Talebani contro gli Stati Uniti.

Un commento ancor più inquietante è stato pronunciato dall’ambasciatore russo in Afghanistan, Zamir Kabulov. In un intervista alla BBC, egli ha dichiarato che, o i paesi NATO smetteranno di criticare la Russia in merito alla Georgia e smetteranno di appoggiare l’ingresso del piccolo stato caucasico nella NATO, o quest’ultima perderà i suoi diritti di attraversamento dello spazio aereo russo per rifornire le sue truppe in Afghanistan.

Le forze USA e NATO in Afghanistan ammontano attualmente a 71.000 uomini. La Francia sta suggerendo di abolire le restrizioni sull’impiego delle truppe in combattimento imposte dai parlamenti nazionali. Per i britannici, gli olandesi, i canadesi e gli americani che conducono i combattimenti, un simile provvedimento potrebbe giungere appena in tempo. Ma la sua approvazione è incerta.

Arnaud De Borchgrave è un noto giornalista americano; ha seguito i principali conflitti del XX secolo per testate come Newsweek e il Washington Times; è stato a lungo caporedattore e poi direttore dell’United Press International (UPI); attualmente è consigliere del Center for Strategic and International Studies (CSIS)
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Re: Situazione dell'afghanistan? "la guerra infinita"

Messaggioda ambientalistaPD il 29/01/2009, 11:13

2009-01-29 08:08
Obama al Pentagono: in arrivo decisioni difficili
(di Marco Bardazzi)

WASHINGTON - L'America vuol cambiare linea d'azione in Afghanistan, alzando il livello del proprio impegno militare. Nello stesso tempo mette a punto i piani per il ritiro dall'Iraq e fa i conti con qualche tensione con il Pakistan per i continui attacchi con i droni armati di missili. In una riunione al Pentagono con i vertici della Difesa, il presidente Barack Obama ha delineato il futuro della presenza delle forze armate americane nel mondo, anticipando che ci saranno presto "decisioni difficili da prendere".

Lasciando il Pentagono dopo 90 minuti di incontro, Obama non ha voluto anticipare quali saranno gli ordini che intende dare, limitandosi a sottolineare che in questi anni i militari sono stati sottoposti a "pressioni enormi" e garantendo il proprio sostegno al lavoro delle truppe nel mondo. L'opzione della nuova amministrazione per un maggior impiego del 'soft power' e degli strumenti della diplomazia sulla scena globale, non significa un immediato e drastico ridimensionamento dell'azione militare. Per quel che riguarda in particolare l'Afghanistan, la prospettiva è in realtà quella di un aumento dell'impegno armato. Alla vigilia del vertice al Pentagono, sia il ministro Robert Gates, sia il capo degli Stati Maggiori, ammiraglio Mike Mullen, avevano sottolineato che l'Afghanistan é ora "la maggiore sfida militare" per gli Usa, che stanno prendendo in considerazione la possibilità di raddoppiare l'attuale contingente di 30.000 uomini. Un ordine di mobilitazione di Obama è atteso presto, e Gates ha detto di aver pronte tre brigate (circa 12.000 militari) da far partire a scaglioni tra la primavera e la fine dell'estate. Secondo indiscrezioni raccolte dal New York Times, l'amministrazione intende adottare una linea sull'Afghanistan che ponga l'accento sui combattimenti contro taleban e Al Qaida, lasciando agli alleati europei - riluttanti a inviare più truppe - il compito di lavorare sui fronti dello sviluppo e del 'nation building'. Inoltre, alla Casa Bianca sarebbe in forte crescita una fazione ostile al presidente afghano Hamid Karzai, che avrebbe i suoi esponenti principali nel vicepresidente Joe Biden e nel nuovo inviato nella regione, Richard Holbrooke.

La linea che ne emerge sarebbe quella di fare più pressioni su Karzai perché ottenga risultati, ma nello stesso tempo rafforzare i rapporti con i leader provinciali afghani. Ma la ricostruzione del New York Times ha spinto la Casa Bianca, per bocca del portavoce Robert Gibbs, a ribadire il pieno sostegno di Obama "al presidente democraticamente eletto dell'Afghanistan". Le decisioni sul futuro dell'impegno americano nel paese "non sono state ancora prese", ha detto Gibbs, definendo "erronee" le informazioni riportate dal quotidiano. Anche per quanto riguarda il ruolo dell'Europa, per la Casa Bianca è un tema al centro dei colloqui che Obama sta avendo con leader europei, ma senza che siano state prese decisioni finali. Il Pentagono insiste sulla necessità di un maggior impegno degli alleati nella forza Isaf (i cui vertici hanno reso noto oggi che nel 2008 le vittime civili di azioni sotto l'egida Nato in Afghanistan sono state 97). A Holbrooke, ex ambasciatore degli Usa all'Onu, toccherà presto il compito di recarsi a Kabul e Islamabad per informare i due paesi sulla nuova linea di Washington. E l'inviato di Obama sembra destinato a trovare resistenze anche tra i pachistani. Il presidente Asif Ali Zardari ha chiesto all'Europa di intervenire sugli Usa perché interrompano gli attacchi missilistici sulle regioni di confine pachistane che gli americani ritengono siano un rifugio per Al Qaida e i taleban. Portavoce del governo di Islamabad hanno negato ci siano accordi che permettano agli Usa gli attacchi, ma a Washington sia Gates, sia l'ammiraglio Mullen hanno ribadito che continueranno ad attaccare i terroristi "dovunque si trovino" e anche in Pakistan. Una linea che lo stesso Obama aveva preannunciato in campagna elettorale.

Quanto all'Iraq, il vertice al Pentagono con Obama e Biden prevedeva all'ordine del giorno una revisione dei piani, in attesa di una decisione del presidente "che arriverà presto", ha precisato Gibbs. I militari, ha detto Mullen, hanno offerto a Obama "una vasta gamma di opzioni e valutazioni sui rischi" per vari scenari, incluso il ritiro entro 16 mesi promesso dal presidente e sul quale il Pentagono sembra cauto.


http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 26280.html
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