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Catastrofe Yemen

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Catastrofe Yemen

Messaggioda flaviomob il 06/01/2018, 1:32

Yemen could be 'worst' humanitarian crisis in 50 years

People in war-torn Yemen are facing a situation that "looks like the Apocalypse", the UN's humanitarian chief has told Al Jazeera, warning that the country could become the worst humanitarian disaster in half a century.

The Arab world's poorest country has endured nearly three years of war between Houthi rebels and Saudi-backed forces loyal to exiled President Abd-Rabbu Mansour Hadi.

The conflict is having a devastating impact, causing widespread food shortages and a major cholera outbreak as well as leaving millions in need of humanitarian assistance.

"The situation in Yemen - today, right now, to the population of the country - looks like the apocalypse," Mark Lowcock, the UN's under-secretary-general for humanitarian affairs and emergency relief coordinator, said on Friday.

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1,000 days of war in Yemen, 'land of blood and bombs'
"The cholera outbreak is probably the worst the world has ever seen with a million suspected cases up to the end of 2017."

Lowcock said "a terrible new epidemic" of diphtheria, a bacterial disease which should be completely preventable by immunisation, has already "affected up to 500 people with dozens and dozens of deaths" in the past few weeks

"That is going to spread like wildfire," he added.

"Unless the situation changes, we're going to have the world's worst humanitarian disaster for 50 years".

'Desperate situation'
Lowcock's comments came as the UN's Central Emergency Response Fund (CERF) allocated $50m to bolster the relief effort in Yemen, where more than eight million people are on the brink of famine.

The sum represents the the largest ever allocation made by CERF and reflects the dire situation in Yemen, which was already one of the Arab world's poorest countries before the start of the war in 2015.

Lowcock said the money would help prepare the necessary aid for the year ahead.

"The fact that I'm having to do that is obviously not a success measure, that is a sign of how desperate the situation is," he told Al Jazeera.


WATCH: How the Yemen conflict began
In a statement released on Friday, the UN said the money would "enable scale up of urgent life-saving assistance" in Yemen and would be directed towards famine prevention, as well as assisting civilians affected by the ongoing conflict.

Some of the money will also be used to support the country's deteriorating public services.

Missile 'intercepted'
Saudi Arabia and its allies intervened in neighbouring Yemen in March 2015 in an attempt to push back the Houthi, who are said to be backed by Iran, and restore Hadi's government.

Aid agencies have repeatedly said the Saudi-led coalition air raids and a debilitating blockade on the country's air and sea ports have depriving large areas of food, fuel and medicine.

The blockade, which was tightened last November, was eased three weeks later under massive international pressure.

Hospitals are also struggling to cope with demand amid the world's worst cholera epidemic on record and supply shortages caused by the blockade,

Several medical facilities have also reportedly been destroyed in air raids.

According to the UN, the conflict has killed more than 10,000 people and displaced three million.

Friday's aid announcement came as Saudi Arabia said it intercepted a missile fired by Houthi rebels at a military installation in Najran.

This is the latest in a series of missiles allegedly fired by the Houthis, to be intercepted by Saudi Arabia, including ones which targeted the Saudi capital, Riyadh.

SOURCE: AL JAZEERA NEWS


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Anche la CGIL pro bombe

Messaggioda flaviomob il 05/02/2018, 1:39

Bombe italiane in Yemen | RWM: perché Confindustria, CGIL e CISL difendono la fabbrica di morte?
di La bottega del Barbieri (sito)
venerdì 2 febbraio 2018

Il secondo comunicato stampa della nuova alleanza Confindustria, Cgil e Cisl, quasi fotocopia del precedente, ci ha lasciato stupefatti. Ha dell’incredibile infatti che dei sindacati si fermino alla valutazione della regolarità formale di un’attività produttiva e non prendano in esame la sostanza dei fatti. Organizzazioni che fondano sul principio di solidarietà il loro agire sociale non possono non fermarsi a considerare che i lavoratori e i cittadini dello Yemen, vittime delle produzioni belliche della fabbrica di Domusnovas in Sardegna sono compagni, fratelli, amici di quelli di Domusnovas e Ghedi e nulla hanno fatto contro di loro o contro il nostro Paese.

Nel comunicato giustamente si afferma che la nostra area è “caratterizzata da una profondissima crisi economica”; ci autorizza forse la crisi che stiamo vivendo a rifarci su una popolazione innocente basando sulla sua distruzione i nostri guadagni? Gli statuti della CISL e della CGIL, agli articoli 2, fanno entrambi riferimento all’importanza del perseguire rapporti con i lavoratori di tutto il mondo volti alla costruzione della pace; è producendo bombe per bombardare civili, ospedali, case e bambini in Yemen (Ban Ki-Moon, 5 febbraio 2016) che promuoviamo rapporti di pace?

I rappresentanti locali delle tre organizzazioni sostengono che la riconversione non è praticabile. Noi pensiamo di sì e fondiamo la nostra convinzione, oltre che sul buon senso, anche sul dettato della legge 185/90 che, all’articolo 1 – comma 3, prevede che il governo predisponga piani di riconversione delle industrie belliche. In ogni caso, se la strada della riconversione fosse troppo in salita, quella produzione non potrebbe comunque andare avanti, in quanto contraria alle norme morali, etiche e giuridiche.

O la RWM decide di cambiare filosofia aziendale e sospende le forniture ai Paesi in guerra come previsto dalle leggi di tutti i Paesi europei, oppure la fabbrica va chiusa e sostituita con altre attività. Certo è che lo Stato, la Regione e le forze sociali se ne dovranno far carico, come prevede la legge! Dopo aver illuso per anni i lavoratori che tutto fosse regolare.

Si rendano conto, sindacati e Confindustria, che, a livello internazionale, il vento sta cambiando: nelle ultime 3 settimane,3 Paesi europei sono entrati nel novero di quelli che hanno sospeso ogni fornitura militare all’Arabia Saudita prendendo atto dei crimini umanitari commessi nella guerra in Yemen: sono la Germania (la Merkel, in visita a Rhiad, ha chiesto la fine dei raid aerei sullo Yemen), il Belgio e la Norvegia. Recentemente si è pronunciato nello stesso senso senso il governo canadese del presidente Trudeau. Che farà l’Italia? Per quanto tempo potrà continuare a negare l’evidenza?

Se non si costruisce ora l’alternativa alle bombe, domani potrebbe essere troppo tardi ma le organizzazioni sindacali e datoriali, anziché occuparsi della salvaguardia dei lavoratori, si ostinano a sostenere una impresa di proprietà tedesca che viene a fare in Italia ciò che non è consentito in Germania. Ci si rende conto che Rheinmetall, dopo aver delocalizzato nel Sulcis-Iglesiente nel 2010, ora lo sta facendo in Sudafrica e in Arabia e la chiusura potrebbe essere veramente alle porte?

Quanto poi alla sicurezza che sarebbe messa a rischio dalle azioni di quanti vogliono la riconversione, ci preme solo evidenziare che la libertà di opinione e di informazione sono ancora alla base della nostra democrazia, così come dovrebbero esserlo per ogni organizzazione di questo Paese.

Cinzia Guaita e Arnaldo Scarpa sono i portavoce del comitato riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente.



https://www.agoravox.it/Bombe-italiane- ... erche.html


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