guidoparietti ha scritto:Stefano'62 ha scritto:Paolo non te la prendere;condivido quello che avevi scritto prima,e anche quello che hai appena scritto.
Volevo solo far notare come il discorso fosse ribaltabile nel caso qualcuno continuasse a considerare i palestinesi brutti e cattivi solo perchè hanno prodotto e poi votato Hamas.
Chi considera criminale Hamas (Io per esempio) non può fingere che i suoi omologhi nell'altro campo siano brave persone momentaneamente esasperate solo perchè mangiano ogni giorno e assomigliano a noi.
Come al solito il discorso ricade sempre sulla questione, hanno ragione i palestinesi (tipo Hamas) che vogliono la distruzione di Israele, o hanno ragione gli Israeliani che vogliono lo stato di Israele? Se Israele ha diritto di esistere, è chiaro che il torto commesso da chi lo ha sempre attaccato dal '48 ad oggi può essere usato per spiegare lo scivolamento verso la destra anti-araba (comunque condannabile, anche se per nulla omologa ad Hamas). Se invece Israele non ha diritto ad esistere, è chiaro che tutti gli eccessi anti-israeliani, compreso il terrorismo di Hamas, sono comprensibili, se non giustificabili, in forza della violazione iniziale costituita dall'esistenza di Israele.
Ma invece si preferisce perdersi a discutere nei dettagli, lasciando sul fondo l'unica questione dirimente per un giudizio complessivo sulla situazione.
Scusate, ma non ci siamo proprio.
Ripetere certe argomentazioni come dei mantra non aiuterà nessuno a capire come si è arrivati alla situazione attuale e soprattutto come uscirne .
Intanto per cominciare, non è più vero che Hamas si rifiuta a priori di riconoscere Israele e ne vuole la distruzione.
Non è vero. Mi dispiace per voi ma non è vero e so quello che dico.
Le rare volte che esponenti politici di Hamas hanno avuto la possibilità di far sentire la propria voce, ciò che è emerso è ben diverso. Cosa chiede Hamas? Di disporre di frontiere definite dello Stato da riconoscere. In pratica, di ritornare alle frontiere del 1967. Come richiede l'ONU.
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/co ... 02317.html
http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... e&sid=5571
A questa disponibilità al dialogo del ramo politico di Hamas viene continuamente e bovinamente sbattuta la porta in faccia da USA ed Europa, su pressione di Israele. Ma non è detto che continui così.
Il primo presupposto per un processo di pace reale e duratura è la conoscenza della verità.
Come si pensa che possa trionfare la pace in Cisgiordania quando tra 2,5 milioni di Palestinesi sono disseminati 250.000 occupanti Ebraici aggressivi e razzisti, che realizzano infrastrutture a proprio esclusivo uso e consumo, e le strade sono cosparse di posti di blocco che impediscono ai Palestinesi di spostarsi? Guardate attentamente questo filmato dell'Americana CBS, e riflettete.
http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=3050
Vi sembra possibile che nasca uno Stato Palestinese in queste condizioni? Neanche a me.
E se non può essere Stato Palestinese, se non è Israele, in nome di Dio: COS'E'?
Questo stato di cose non può più essere nascosto dalla foglia di fico, e la realtà sta venendo fuori. Molti intellettuali, anche Israeliani, non si nascondono che la politica israeliana basata sul terrore e sulla propaganda avrà presto una battuta d'arresto. Questione di anni. E neanche tanti.
L'Israeliano Shlomo Sand, professore universitario di Tel Aviv, ha inquadrato questi problemi nelle giuste proporzioni: riconosce le ingiustizie subìte dai Palestinesi e significativamente si definisce "Post-sionista".
Dice chiaramente, anche lui, che Israele dovrebbe tornare al più presto alle frontiere del 1967 (il che vuol dire: far sloggiare per sempre 250.000 coloni!).
Sand ribadisce che sussistono solo due alternative: continuare a massacrare milioni di Arabi, il che tutto sommato, malgrado i precedenti, mi sembra inverosimile, o diventare uno stato binazionale. Perdendo così la connotazione di "Stato Ebraico" poichè entro dieci anni gli Arabi sovrasteranno numericamente gli Israeliani. Anche la comunità Araba che vive in Israele, composta da 1,2 milioni di persone, è solidale ai Palestinesi.
Aggiungo alcuni link ove questi ragionamenti sono sviluppati, e portano alle medesime conclusioni. Il primo è proprio quello di Shlomo Sand (in francese). Alcuni li ho già proposti, ma vale la pena raggrupparli.
http://www.telerama.fr/idees/israel-a-t ... ,38589.php
http://www.info-palestine.net/article.p ... en+Ben+Dor
http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... =0&thold=0
http://www.metaforum.it/forum/showthread.php?t=1172
http://www.wakeupfromyourslumber.com/node/8135
Termino con un'intervista rilasciata da Jimmy Carter, già Nobel per la pace. Ove tali concetti, ovviamente, sono ripetuti e consolidati.
Negare l'evidenza di questi fatti non solo non serve a niente, anzi a livello di opinione pubblica dà agio ad Israele a continuare la sua politica cieca e disperata. Che ha come risultato l'esasperazione dei Palestinesi e l'esaltazione dei loro esponenti militari anzichè di quelli politici. Che invece sarebbe giusto privilegiare ed ascoltare se si desiderasse la pace non solo con parole sconclusionate, ma nei fatti.
Buona lettura e ... Buona riflessione.
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La scorsa settimana Jimmy Carter si è fatto intervistare da Larry King, presentando per l'occasione il suo ultimo libro intitolato "Si può avere la pace in Terrasanta. Un piano che può funzionare".
Carter è colui che fece siglare gli accordi di Camp David fra Egitto e Israele, e non è certo un autore che vada in TV solo per vendere qualche migliaio di libri in più.
King infatti "ne ha approfittato" per fargli alcune interessanti domande, e Carter ha esposto la sua posizione con grande chiarezza, condita da momenti di raffinata ironia. Quando ad esempio King gli ha chiesto:
- Se lanciassero dei razzi contro casa sua, lei reagirebbe con la forza?
Carter ha risposto:
- Sì, ma solo dopo aver fatto tutto il possibile per evitare quella situazione.
- E cosa avrebbe potuto fare Israele, in questo caso?
- Avrebbe potuto evitare di chiudere l’unico passaggio da cui transitano tutti i rifornimenti di Gaza, dal cibo all’acqua ai medicinali.
Carter ha parlato chiaramente di una soluzione “a due stati”, e King gli ha chiesto cosa potrebbe succedere se per caso Israele rifiutasse di accettarla.
Fra una decina d’anni – ha spiegato Carter - ci saranno più palestinesi che israeliani in quella terra, …
… e credo che sia nel loro interesse arrivare al più presto alla precisa definizione dei propri confini. Inoltre, in Israele moltissima gente è stufa della violenza, e vuole arrivare ad un accordo definitivo con i palestinesi. Ma soprattutto, non dimentichiamo che chi mantiene vivo Israele, economicamente, sono gli Stati Uniti. Ci sono quindi le condizioni, in questo momento, per cercare di portare tutti ad un accordo duraturo, e la scelta di Mitchell come inviato in Medio Oriente è sicuramente un ottimo segnale.
Mitchell conosce molto bene ambedue le parti – ha proseguito Carter - e se c’è una persona che può riuscire a mettere tutti d’accordo è lui. In fondo, c’è riuscito con irlandesi e inglesi, e la cosa non era meno difficile.
Carter infine ha ricordato che lui aveva già ottenuto da Hamas, l’anno scorso, l’impegno a riconoscere Israele (e quindi a mettere fine alle azioni armate), se si fosse raggiunto un accordo approvato in via preliminare dai palestinesi con un referendum.