Prezzi del cibo ancora in calo: è la discesa più lunga da 16 annidi Sissi Bellomo 7 agosto 2015
Nove mesi consecutivi di ribassi. Era dal 1999 che l’indice Fao dei prezzi alimentari non inanellava una serie negativa così lunga. Il Food Index in luglio è sceso dell’1% a 164,6 punti, il minimo da settembre 2009. Rispetto a un anno fa il calo è del 19 per cento.«È una discesa molto prolungata e soprende anche quanto sia accentuata», commenta Abdolreza Abbassian, senior economist dell’agenzia Onu, paragonando la situazione attuale a quella degli anni ’70. Al rally di inizio decennio, sull’onda dello shock petrolifero e dalla Russia che faceva incetta di cereali, anche allora seguì una prolungata fase di ribassi.
Il calo dei prezzi è una buona notizia per i consumatori e in particolare per gli strati più poveri della popolazione mondiale, tant’è vero che la fame nel mondo si sta riducendo. Ma l’agricoltura -
anche quella di sussistenza, dei piccoli contadini dell’Africa o dell’Asia - rischia di essere messa in ginocchio da prezzi che stanno scivolando in alcuni casi al di sotto dei costi di produzione.
«Penso che vedremo un nuovo ribasso dell’indice Fao- prevede Abbassian - In realtà non ci sono grandi possibilità di rialzo per nessuna materia prima».
Nemmeno le commodities agricole in effetti sono riuscite a sottrarsi all’ondata di vendite che sta investendo il settore. I mercati hanno snobbato persino l’arrivo del Niño, anomalia climatica che in passato molte volte aveva infiammato i prezzi dei cereali e di altre colture. La siccità sta già affliggendo vaste regioni del Sud Est Asiatico, con probabili danni per i raccolti di riso. Ma la reazione dei prezzi finora è stata minima, grazie alle ampie scorte accumulate nelle stagioni passate, ma anche alla generale avversione per le materie prime che si è sviluppata tra gli investitori.
Dei 22 prodotti inclusi nel paniere del Bloomberg Commodity Index, ben 18 sono in “bear market”, ossia in ribasso di almeno il 20% dal più recente picco, una cosa che non accadeva dall’autunno 2008. Tra queste ci sono parecchie “soft commodities”, come lo zucchero, il caffè e la soia (anche se lo sparuto gruppo dei sopravvissuti all’Orso comprende, insieme al gas, grano, mais e bestiame).
Ad affondare il Fao Food Index in luglio sono stati soprattutto i latticini, il cui sottoindice ha perso il 7,2% in un mese per effetto dell’abolizione delle quote latte in Europa, in vigore da aprile, e di un boom di produzione in Nuova Zelanda, il primo esportatore mondiale, in un periodo in cui la Cina ha rallentato gli acquisti. Il problema è tanto grave per Wellington, da aver indotto la banca centrale a tagliare i tassi di interesse.
Anche il prezzo degli oli vegetali è crollato (-5,5%), sulla scia dei ribassi dell’olio di palma e di quello di soia. I cereali in compenso non aumentati del 2,1% (ma dopo due anni di ribassi quasi ininterrotti) e lo zucchero, di recente ai minimi da sei anni, è rimbalzato del 2,5 per cento. Stabili invece i prezzi delle carni.
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