Petrolio e Grecia agitano i mercati, domina l'incertezza

Petrolio e Grecia agitano i mercati, domina l'incertezza
Male le piazze asiatiche il giorno dopo il tonfo: Tokyo perde il 3%. L'euro torna a scendere sotto 1,19 dollari dopo i minimi da nove anni. Continua a preoccupare il greggio, che scende sotto 49 dollari al barile: con il calo degli energetici le azioni globali hanno perso 1.000 miliardi. In calo il Pmi servizi in Italia, sale (poco) il dato composito dell'Eurozona
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - Il petrolio continua ad agitare i mercati, reduci dal tonfo di lunedì legato al calo delle quotazioni del greggio e alla campagna elettorale in Grecia, dove Alexis Tsipras si conferma in testa ai sondaggi e nell'Unione si diffonde la paura di doversi di nuovo sedere a un tavolo a ricontrattare le condizioni del debito di Atene.
I listini asiatici hanno accusato il peggior calo delle ultime sette settimane, in scia alle Borse europee e a Wall Street. Quelli del Vecchio continente provano a recuperare terreno, ma ben presto tornano sulle posizioni di partenza: Milano cerca di consolidare il recupero a metà giornata con un +0,7%. Flessioni più marcate per le altre con Francoforte che lima lo 0,1%, mentre Londra arretra dell'1,2% e Parigi è in rosso dello 0,4%. Continua il contraccolpo su Atene, in ribasso di oltre cinque punti percentuali.
Nell'ultima seduta, sono stati soprattutto i titoli del comparto energetico a fare le spese del barile di Wti sotto la quota di 50 dollari, nel mezzo di una buriana dei mercati che ha già portato, quest'anno, a erodere 1.000 miliardi di dollari di valore alle azioni sui mercati globali. "Il 2015 è arrivato appena a tre giorni di negoziazione e già i due grandi temi che erano stati indicati come influenti stanno facendo notizia: l'eccesso di scorte di materie prime e l'Eurozona", dice in una mail per i clienti, di cui dà conto Bloomberg, Evan Lucas, strategist a Melbourne per Ig Ltd. "E' difficile che i fondamentali del petrolio cambino nella prima metà di quest'anno, nei prossimi mesi continuerà la fase bear (da orso, cioè di ribassi, ndr)" per il greggio.
Non si arresta, infatti, la discesa delle quotazioni del petrolio: in tarda mattinata il Wti con consegna a febbraio ha aggiornato i minimi da fine aprile 2009, toccando quota 48,49 dollari al barile, per poi limitare le perdite e assestarsi a 48,68 dollari (-2,7% circa sulla vigilia). Stesso movimento per il Brent, con l'analoga consegna che è precipitata fino a 51,2 dollari. Dopo l'iniziale tenuta, torna in calo l'euro rispetto al dollaro, scendendo sotto quota 1,19: la moneta unica è scambiata a 1,1898 dollari, mentre ieri in chiusura la Bce l'ha rilevata a 1,1915 (dopo essere scesa in giornata fino a 1,1893). Insieme al calo del greggio, la svalutazione dell'euro rappresenta una spinta per l'economia reale.
E' stabile poco sopra 130 punti, sugli stessi valori della chiusura di ieri, lo spread tra Btp e Bund in avvio di giornata. Il rendimento del titolo decennale italiano è all'1,8%. Sul fronte obbligazionario si continua a guardare al board della Bce del prossimo 22 gennaio, dove si potrebbero avere novità sull'avvio di un quantitative easing, l'acquisto di titoli anche di Stato per combattere la deflazione. Ora, il quadro greco, con le elezioni di lì a tre giorni, complica il puzzle di Mario Draghi: si fa strada l'idea che l'Eurotower aspetti le urne ateniesi per capire come muoversi. Intanto i titoli di Stato dei Paesi forti come Usa, Germania, Australia o Giappone continuano a registrare cali dei rendimenti. Anche l'oro, bene rifugio per eccellenza, si apprezza: il lingotto con consegna immediata viene scambiato infatti a 1.211 dollari l'oncia con un aumento dello 0,6% sulle quotazioni della vigilia.
Dal fronte macroeconomico (agenda) si registrano i dati sugli indici Pmi, anticipatori dell'andamento economico, del settore dei servizi e compositi. In Italia, cala il dato del settore dei servizi: 49,4 punti a dicembre dai precedenti 51,8. Una flessione decisiva, perché passando sotto quota 50 punti l'indice indica l'ingresso in una fase di recessione del settore terziario. La Francia registra invece la crescita ai massimi da nove mesi per i servizi (50,6 punti) e da otto mesi per il dato composito (49,7 punti). In Germania, il terziario è stabile a 52,1 punti, quindi in fase di espansione. L'indice composito dell'Eurozona segna 51,4 punti, rispetto a una stima flash di 51,7 punti e ai 51,1 punti di novembre. Il valore medio di lettura dell'intero ultimo trimestre a 51.5 è risultato il peggiore dal terzo trimestre del 2013.
Anche negli Usa verrà pubblicato il dato dell'Ism non manifatturiero, insieme agli ordini alle fabbriche di novembre visti in leggero calo (-0,6%). Wall Street viene dalla peggior seduta degli ultimi tre mesi, colpita al cuore del settore energetico dal crollo del greggio: ieri il Dow Jones ha perso l'1,9% a 17.501 puinti, tre punti percentuali sotto il record di fine anno. L'S&P 500 ha perso l'1,8%, il Nasdaq l'1,6%.
In mattinata, le Borse asiatiche sono state tutte pesantemente penalizzate: a Tokyo l'indice Nikkei ha chiuso in ribasso del 3,02% perdendo 525,52 punti a 16.883,19 e tornando ai valori dello scorso 17 dicembre. Il più ampio indice Topix ha terminato la seduta a -2,85%, lasciando sul terreno 39,95 punti a quota 1.361,14. Seduta molto attiva, con 2,69 miliardi di titoli scambiati, su cui ha pesato anche l'apprezzamento dello yen rispetto a dollaro ed euro, favorta dalla scarsa propensione al rischio degli investitori. In calo anche le altre piazze asiatiche: Taiwan ha perso il 2,43%, Seul l'1,74% e Sydney l'1,57%. Ha limitato i danni Shanghai (-0,11%). Buone notizie sono arrivate dalla Cina, dove l'indice Pmi dei servizi è salito a 53,4 punti a dicembre dai 53 di novembre, segnando la maggior crescita degli ultimi tre mesi. L'indice composito, che comprende sia il manifatturiero sia i servizi, si è portato a 51,4 punti da 51,1 del mese precedente (sopra la quota 50 punti significa espansione economica).
Male le piazze asiatiche il giorno dopo il tonfo: Tokyo perde il 3%. L'euro torna a scendere sotto 1,19 dollari dopo i minimi da nove anni. Continua a preoccupare il greggio, che scende sotto 49 dollari al barile: con il calo degli energetici le azioni globali hanno perso 1.000 miliardi. In calo il Pmi servizi in Italia, sale (poco) il dato composito dell'Eurozona
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - Il petrolio continua ad agitare i mercati, reduci dal tonfo di lunedì legato al calo delle quotazioni del greggio e alla campagna elettorale in Grecia, dove Alexis Tsipras si conferma in testa ai sondaggi e nell'Unione si diffonde la paura di doversi di nuovo sedere a un tavolo a ricontrattare le condizioni del debito di Atene.
I listini asiatici hanno accusato il peggior calo delle ultime sette settimane, in scia alle Borse europee e a Wall Street. Quelli del Vecchio continente provano a recuperare terreno, ma ben presto tornano sulle posizioni di partenza: Milano cerca di consolidare il recupero a metà giornata con un +0,7%. Flessioni più marcate per le altre con Francoforte che lima lo 0,1%, mentre Londra arretra dell'1,2% e Parigi è in rosso dello 0,4%. Continua il contraccolpo su Atene, in ribasso di oltre cinque punti percentuali.
Nell'ultima seduta, sono stati soprattutto i titoli del comparto energetico a fare le spese del barile di Wti sotto la quota di 50 dollari, nel mezzo di una buriana dei mercati che ha già portato, quest'anno, a erodere 1.000 miliardi di dollari di valore alle azioni sui mercati globali. "Il 2015 è arrivato appena a tre giorni di negoziazione e già i due grandi temi che erano stati indicati come influenti stanno facendo notizia: l'eccesso di scorte di materie prime e l'Eurozona", dice in una mail per i clienti, di cui dà conto Bloomberg, Evan Lucas, strategist a Melbourne per Ig Ltd. "E' difficile che i fondamentali del petrolio cambino nella prima metà di quest'anno, nei prossimi mesi continuerà la fase bear (da orso, cioè di ribassi, ndr)" per il greggio.
Non si arresta, infatti, la discesa delle quotazioni del petrolio: in tarda mattinata il Wti con consegna a febbraio ha aggiornato i minimi da fine aprile 2009, toccando quota 48,49 dollari al barile, per poi limitare le perdite e assestarsi a 48,68 dollari (-2,7% circa sulla vigilia). Stesso movimento per il Brent, con l'analoga consegna che è precipitata fino a 51,2 dollari. Dopo l'iniziale tenuta, torna in calo l'euro rispetto al dollaro, scendendo sotto quota 1,19: la moneta unica è scambiata a 1,1898 dollari, mentre ieri in chiusura la Bce l'ha rilevata a 1,1915 (dopo essere scesa in giornata fino a 1,1893). Insieme al calo del greggio, la svalutazione dell'euro rappresenta una spinta per l'economia reale.
E' stabile poco sopra 130 punti, sugli stessi valori della chiusura di ieri, lo spread tra Btp e Bund in avvio di giornata. Il rendimento del titolo decennale italiano è all'1,8%. Sul fronte obbligazionario si continua a guardare al board della Bce del prossimo 22 gennaio, dove si potrebbero avere novità sull'avvio di un quantitative easing, l'acquisto di titoli anche di Stato per combattere la deflazione. Ora, il quadro greco, con le elezioni di lì a tre giorni, complica il puzzle di Mario Draghi: si fa strada l'idea che l'Eurotower aspetti le urne ateniesi per capire come muoversi. Intanto i titoli di Stato dei Paesi forti come Usa, Germania, Australia o Giappone continuano a registrare cali dei rendimenti. Anche l'oro, bene rifugio per eccellenza, si apprezza: il lingotto con consegna immediata viene scambiato infatti a 1.211 dollari l'oncia con un aumento dello 0,6% sulle quotazioni della vigilia.
Dal fronte macroeconomico (agenda) si registrano i dati sugli indici Pmi, anticipatori dell'andamento economico, del settore dei servizi e compositi. In Italia, cala il dato del settore dei servizi: 49,4 punti a dicembre dai precedenti 51,8. Una flessione decisiva, perché passando sotto quota 50 punti l'indice indica l'ingresso in una fase di recessione del settore terziario. La Francia registra invece la crescita ai massimi da nove mesi per i servizi (50,6 punti) e da otto mesi per il dato composito (49,7 punti). In Germania, il terziario è stabile a 52,1 punti, quindi in fase di espansione. L'indice composito dell'Eurozona segna 51,4 punti, rispetto a una stima flash di 51,7 punti e ai 51,1 punti di novembre. Il valore medio di lettura dell'intero ultimo trimestre a 51.5 è risultato il peggiore dal terzo trimestre del 2013.
Anche negli Usa verrà pubblicato il dato dell'Ism non manifatturiero, insieme agli ordini alle fabbriche di novembre visti in leggero calo (-0,6%). Wall Street viene dalla peggior seduta degli ultimi tre mesi, colpita al cuore del settore energetico dal crollo del greggio: ieri il Dow Jones ha perso l'1,9% a 17.501 puinti, tre punti percentuali sotto il record di fine anno. L'S&P 500 ha perso l'1,8%, il Nasdaq l'1,6%.
In mattinata, le Borse asiatiche sono state tutte pesantemente penalizzate: a Tokyo l'indice Nikkei ha chiuso in ribasso del 3,02% perdendo 525,52 punti a 16.883,19 e tornando ai valori dello scorso 17 dicembre. Il più ampio indice Topix ha terminato la seduta a -2,85%, lasciando sul terreno 39,95 punti a quota 1.361,14. Seduta molto attiva, con 2,69 miliardi di titoli scambiati, su cui ha pesato anche l'apprezzamento dello yen rispetto a dollaro ed euro, favorta dalla scarsa propensione al rischio degli investitori. In calo anche le altre piazze asiatiche: Taiwan ha perso il 2,43%, Seul l'1,74% e Sydney l'1,57%. Ha limitato i danni Shanghai (-0,11%). Buone notizie sono arrivate dalla Cina, dove l'indice Pmi dei servizi è salito a 53,4 punti a dicembre dai 53 di novembre, segnando la maggior crescita degli ultimi tre mesi. L'indice composito, che comprende sia il manifatturiero sia i servizi, si è portato a 51,4 punti da 51,1 del mese precedente (sopra la quota 50 punti significa espansione economica).