"Mosca ci mette in ginocchio"
SPECIALE MOLDAVIA - Il Paese che guarda all'UE in difficoltà per il blocco degli scambi commerciali
TUDORA (dal nostro inviato) - "Da quando lo scorso 27 giugno la Moldavia, l'Ucraina e la Georgia, hanno firmato l'accordo d'associazione europeo, Mosca ha bloccato immediatamente le importazioni dei nostri prodotti agricoli. Per noi è stato un disastro". A parlare è Slavik Drugalov, 41 anni, agricoltore di Carahasani, Comune del Sud-Est della Moldavia situato a circa 36 chilometri dal confine di Tudora. Siamo a ridosso della frontiera con l'Ucraina, in una delle regioni agricole principali del Paese, autentico polmone dell'economia nazionale. "Fino a due mesi fa i nostri prodotti ortofrutticoli - continua il responsabile dell'azienda di famiglia - prendevano la strada per la Russia, nostro tradizionale mercato di riferimento. Ora siamo fermi".
Quell'accordo con l'UE irrita Mosca
Che cos'è cambiato dopo la firma dell'accordo con gli altri partner commerciali e l'Unione europea? "Se prima, come tante altre aziende contadine del nostro territorio, potevamo vendere i nostri prodotti su un mercato nel quale si lavora ormai da anni con buoni risultati, adesso ci troviamo in una situazione di stallo. L'agricoltura moldava, senza la Russia, non ha più un mercato d'esportazione". Slavik ci accompagna nel cuore della sua attività. Parla un po' d'italiano. Come molti moldavi ha trascorso alcuni anni all'estero, dando il suo contributo alla prosperità dell'economia nazionale. "Si lavorava sui cantieri per inviare i nostri guadagni a casa, per pagare casa e automobile, e per poterci permettere qualche acquisto essenziale per l'azienda". Molti moldavi, anche in tempi più recenti, compiono lo stesso percorso verso Mosca. Ma ora la politica di Putin ha ridotto il flusso di queste forze lavoro.
Siccità prolungata
Con una punta di manifesto orgoglio, Slavik ci conduce in uno dei suoi terreni, dove, ci dice, non ha piovuto per tre mesi. Il fiume Nistro si trova a 15 chilometri, troppi per poterli irrigare. "La terra, da noi, è di ottima qualità. Ho cento ettari, sono la nostra risorsa. Secondo una valutazione tecnica condotta su scala internazionale soltanto quattro giorni fa, si è appreso che il nostro Paese, insieme a una regione dell'Ucraina e della Romania, si è attestato al primo posto dal profilo della qualità del terreno". Slavik si abbassa e ne prende in mano una manciata. "È di colore scuro, morbida, fino a diversi metri di profondità. Per evitare che venga arsa dal sole, quest'estate ho lasciato crescere l'erba. Speriamo che venga a piovere, altrimenti sarà una catastrofe. Siamo già abbastanza in difficoltà".
Mancano associazioni agricole di riferimento
L'agricoltura, come ci ha spiegato il sindaco della capitale Chisinau Dorin Chirtoaca (VD suggeriti), è stato e resta un settore strategico di sviluppo della Moldavia. Ma ora insicurezza e paura prevalgono. I problemi esistono anche sul fronte interno: investimenti insufficienti, scarso (per non dire nullo) sostegno dallo Stato, mancanza di organizzazione. "Non ci sono associazioni di riferimento cui far capo, non abbiamo fiducia". In questo clima di dubbi, prosegue il nostro interlocutore, ci si concentra sul mercato interno, dove, comunque, la domanda non manca; ma i guadagni, almeno per ora, sono più contenuti. "Come tutte le altre aziende della zona, ogni settimana prendiamo le nostre vetture e ci rechiamo nei mercati locali per vendere i nostri prodotti: l'uva, le mele, il granoturco, l'olio di girasole, i fagioli, il mais, i ceci, le pesche e altri ancora". Un capitolo a sé meriterebbe il vino moldavo, che è notoriamente uno dei più apprezzati a livello mondiale.
Tutti sperano che Mosca sblocchi il mercato
Vi sono collaborazioni tra aziende agricole? "Non che io sappia. È una questione di organizzazione e di costi. Come detto, non abbiamo contatti che ci possano permettere di risolvere i problemi comuni e di avviare sinergie. Almeno, questa è la situazione per le aziende di famiglia come la nostra, che sono la maggioranza in Moldavia". Per ora, insomma, tutti guardano alla Russia e auspicano lo sblocco dele importazioni. "Siamo molto preoccupati - conclude Slavik - ci attendiamo un segnale, la fiducia non ci manca, ma non possiamo attendere ancora a lungo. Dobbiamo rimboccarci le maniche e sperare che i nostri politici ci sostegano nel nostro interesse e in quello della nazione. Collaborare con qualche azienda svizzera? Saremmo felici, qui le opportunità non mancano".
30.08.2014 - 06:00