Perché Hamas vuole la guerra?
di Daniel Pipes (*)
17 luglio 2014 ESTERI
In uno studio magistrale, dal titolo Le cause delle guerra, Geoffrey Blainey osserva che i politici iniziano le guerre quando sono ottimisti sulle prospettive di vincere, altrimenti eviterebbero di combattere.
E allora perché Hamas ha provocato la guerra con Israele? Di punto in bianco, l’11 giugno è iniziato il lancio di razzi, che ha mandato in frantumi una quiete in vigore dal novembre 2012. [Il rapimento dei 3 coloni è del 12 giugno, NdR] Il mistero di questa esplosione di violenza ha spinto David Horowitz, direttore del Times of Israel, a rilevare che i combattimenti in corso “non sono minimamente giustificati”. E perché la leadership israeliana ha risposto in modo irrisorio, cercando di evitare il combattimento? È così, anche se entrambe le parti sanno che le forze israeliane sono di gran lunga superiori a Hamas in ogni settore: raccolta di informazioni, comando e controllo, tecnologia, potenza di fuoco, dominio dello spazio aereo.
Come si spiega questa inversione di ruoli? Gli islamisti sono così fanatici al punto che non gliene importa nulla di perdere? I sionisti hanno troppa paura di morire nei combattimenti? In realtà, i leader di Hamas sono abbastanza razionali. Periodicamente (è successo nel 2006, 2008, 2012) decidono di fare guerra a Israele ben sapendo di essere battuti sul campo di battaglia, ma rimangono ottimisti su una cosa: vincere a livello politico. I leader israeliani, al contrario, ritengono di poter vincere a livello militare ma temono una sconfitta politica: critiche da parte della stampa, per esempio, o le risoluzioni delle Nazioni Unite.
Concentrarsi sulla politica rappresenta un cambiamento storico; nei primi venticinque anni di vita di Israele abbiamo assistito a ripetute sfide alla sua esistenza (soprattutto nel 1948-1949, 1967 e nel 1973) e non si sapeva come quelle guerre sarebbero andate a finire. Ricordo il primo giorno della guerra dei Sei giorni del 1967, quando gli egiziani proclamavano splendidi trionfi, mentre il silenzio della stampa israeliana faceva pensare a una catastrofe. È stato uno shock apprendere che Israele aveva ottenuto la più grande vittoria negli annali della guerra. Il punto è che le sorti della guerra furono decise in modo imprevedibile sul campo di battaglia.
Non è più così: le sorti delle guerre arabo-israeliane degli ultimi quarant’anni sono state prevedibili. Tutti sapevano che le forze israeliane avrebbero prevalso. È stato come giocare a guardie e ladri piuttosto che combattere una guerra. Paradossalmente, questa asimmetria sposta l’attenzione dalla vittoria e dalla sconfitta alle questioni etiche e politiche. I quattro conflitti scoppiati dal 2006 hanno rinverdito la reputazione offuscata di Hamas di “movimento di resistenza”, hanno costruito la solidarietà sul fronte interno, hanno fomentato il disaccordo fra arabi e ebrei in Israele, hanno spronato i palestinesi e altri musulmani a diventare degli attentatori suicidi. E poi hanno imbarazzato i leader arabi non-islamisti, hanno garantito nuove risoluzioni da parte delle Nazioni Unite a discapito di Israele, hanno indotto gli europei a imporre delle sanzioni più severe contro Israele. In più hanno aperto i rubinetti della critica corrosiva contro lo Stato ebraico da parte della sinistra internazionale e sono riusciti a ottenere un aiuto supplementare dalla Repubblica islamica dell’Iran.
Il Santo Graal della guerra politica è riscuotere la simpatia della sinistra globale presentandosi come perdenti e vittime. Va sottolineato che, da un punto di vista storico, questo è molto strano: tradizionalmente i combattenti hanno sempre cercato di spaventare il nemico mostrandosi come terribili e inarrestabili.
La strategia di questa nuova guerra annovera una serie di espedienti come invocare l’appoggio di personaggi famosi, fare appello alle coscienze e l’utilizzo di semplici ma efficaci vignette politiche (i sostenitori di Israele tendono a eccellere in questo, ora come in passato). I palestinesi sono ancora più creativi, sviluppando due tecniche fraudolente: la “disinformazione attraverso le foto” e la cosiddetta “Pallywood” (secondo Wikipedia è un termine composto da “Palestinese” e “Hollywood, un neologismo utilizzato per indicare “la manipolazione dei media, la loro distorsione e la completa truffa da parte dei palestinesi col fine di vincere la guerra mediatica e della propaganda contro Israele”, ndt) utilizzata nei video. In passato, gli israeliani assecondavano la necessità di ciò che chiamano hasbara, ossia veicolare i messaggi (o fare propaganda), ma negli ultimi anni si sono maggiormente concentrati su questo.
Nelle guerre civili in Siria e in Iraq sono di estrema importanza le sommità delle colline, le città e le strade strategiche, mentre la moralità, la proporzionalità e la giustizia dominano le guerre arabo-israeliane. Come scrissi nel 2006 durante lo scontro diretto tra Israele e Hamas, “la solidarietà, la moralità, la lealtà e la comprensione sono l’acciaio, la gomma, il carburante e le armi dei nostri tempi”. O come sottolineai nel 2012: “Gli op-ed hanno sostituito le pallottole, i social media hanno rimpiazzato i carri armati”. Più in generale, questo fa parte del profondo cambiamento della guerra moderna quando le forze occidentali e non-occidentali combattono, come ad esempio nelle guerre condotte dagli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq. Come diceva lo stratega prussiano Carl von Clausewitz, l’opinione pubblica è il nuovo centro di gravità.
Detto questo, come procede Hamas? Non bene. Le perdite subite sul campo di battaglia dall’8 luglio sembrano più ingenti del previsto e Israele non ha ancora fatto incetta di condanne internazionali. Anche i media arabi sono tranquilli. Se va avanti così, Hamas potrebbe arguire che lanciare razzi sulle case israeliane non è una buona idea. Anzi, per essere dissuasa dall’intento di lanciare un nuovo attacco nel giro di qualche anno, Hamas ha bisogno di subire una sconfitta molto pesante sul terreno politico e su quello militare.
Traduzione a cura di Angelita La Spada
http://www.opinione.it/esteri/2014/07/1 ... 17-07.aspx