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Emergenza Congo

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Emergenza Congo

Messaggioda franz il 30/10/2008, 9:34

Centinaia di migliaia in fuga nel Nord Kivu
I filo-ruandesi sono vicini alla capitale

Congo, i ribelli verso Goma
Le Ong: "Emergenza ignorata"

Un volontario italiano: "Siamo ormai in una terra di nessuno"
di ALESSIA MANFREDI

GOMA - Centinaia di migliaia di persone sfollate, in fuga. Impaurite, costrette a lasciare la propria casa per scappare dagli scontri armati: un'emergenza umanitaria che sta mettendo in ginocchio la provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, avvolta da un silenzio assordante.

Nel nord-est del Paese, i ribelli del Cndp dell'ex generale dissidente filo-ruandese Laurent Nkunda si scontrano ormai da giorni senza sosta con le forze dell'esercito regolare congolese. A pochi chilometri da Goma, la capitale della provincia al confine con il Ruanda, si combatte con armi pesanti. Contro l'avanzata dei ribelli l'Onu ha schierato gli elicotteri da combattimento, ma i caschi blu sono in difficoltà; e un nuovo esodo di civili punta verso la capitale che i ribelli minacciano di conquistare "entro tre giorni".

"La strada tra Rutshuru e Kibumba è terra di nessuno, qui a Goma si sentono continuamente colpi di mortaio dalle colline" racconta al telefono Gavin Braschi, responsabile dei progetti della VIS a Goma. L'ong Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, promossa dal centro nazionale opere salesiane, ha diverse iniziative sul territorio, soprattutto a favore dei ragazzi: educazione, lotta alla malnutrizione, inserimento socio-economico dei più deboli, come i ragazzi-soldato. Ed è testimone diretta di una situazione che precipita di ora in ora: "Per ora la popolazione è calma, ma in città gli esercizi commerciali sono chiusi, banche comprese" continua Braschi, interrotto più volte dal fischio di una sirena. Chi può cerca di andarsene. Si sta cercando di evacuare il personale in zona e il VIS ha già fatto partire cinque volontari: ora a Goma, lontana dal fronte solo una decina di chilometri, rimangono in quattro.

Dopo una guerra decennale e cinque milioni di vittime, il Congo si trova ad affrontare una nuova pesante crisi umanitaria. Gli sfollati - per l'Onu sono 250mila solo da agosto, quando il cessate il fuoco siglato a gennaio è diventato carta straccia - aumentano di giorno in giorno. Epidemie di colera e diarrea hanno già ucciso decine di persone nei centri di accoglienza, spesso improvvisati. Il Monuc, la missione Onu in Congo, ha suggerito alle ong di congelare le attività: i caschi blu sono impegnati al massimo nel contenere l'avanzata dei ribelli e non possono assicurare protezione o assistenza.

"Nel nostro centro ci sono 250 ragazzi e non possiamo lasciarli soli" dice Braschi, ma il rischio è che la situazione si destabilizzi. "Arrivano migliaia di persone e Goma non è pronta ad accoglierle. C'è una sensazione di panico, insicurezza che si va cronicizzando, ma, tristemente, questo sembra non interessare a nessuno", racconta.

L'ennesima tragedia che cade nel silenzio: Medici senza frontiere ha rilanciato l'allarme per il Nord Kivu nel suo rapporto annuale, attribuendo alla provincia il triste primato di una delle crisi più ignorate del globo. Una guerra di fronte alla quale la comunità internazionale appare impotente, e la missione Onu un fallimento, denuncia l'organizzazione umanitaria. Ufficialmente il conflitto è fra i miliziani ribelli del Cndp, che affermano di agire per difendere la comunità tutsi, e le forze governative congolesi, accusate di collaborare coi miliziani hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), presenti nel Nord Kivu dagli anni '90. Kinshasa accusa il Ruanda di armare gli uomini di Nkunda, Kigali nega ogni coinvolgimento, ma la tensione cresce. Di fatto, l'assenza di una soluzione negoziata chiara e la mancanza di autorità del governo nella regione orientale del Paese lasciano campo libero a diverse bande armate interessate alle risorse minerarie di cui il Nord Kivu è ricco, che agiscono nell'impunità seminando il panico fra la popolazione.

L'escalation degli ultimi giorni non è una sorpresa, spiega Braschi. Era nell'aria da tempo,. "Per ora contiamo di rimanere", conclude. Finché sarà possibile.

(29 ottobre 2008)
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Re: Emergenza Congo

Messaggioda franz il 01/11/2008, 16:10

Congo in fiamme, morti e saccheggi
nell'assedio di Goma

DAL NOSTRO INVIATO DANIELE MASTROGIACOMO

NAIROBI - Assaltati, saccheggiati, dati alle fiamme. Con la gente, in massa, in preda al panico, che afferra quello che può e fugge dai villaggi. Verso nord, verso est, verso la salvezza, le frontiere dell'Uganda e del Ruanda. Dietro, a pochi chilometri, si lasciano l'inferno, le capanne bruciate, le case in terra sbriciolate dai colpi di fucili, i sentieri ridotti ad un pantano dalla pioggia che arriva ad ondate dal cielo e trasforma i crateri provocati dagli obici dell'artiglieria in enormi pozzanghere. Il Nord-Kivu adesso è in fiamme. Nonostante la tregua unilateriale annunciata dai ribelli del generale Laurent Nkunda, gli scontri con l'esercito congolese sono ripresi.

Goma, la città più importante della regione, mezzo milione di abitanti anche ieri appariva deserta. Chi non è riuscito o non ha potuto fuggire, resta tappato in casa. Ascolta le notizie alla radio, si affaccia dalle finestre. Tenta di capire cosa accade più a nord, verso i villaggi di Rutsthuru, Dumez, Nyongera, Kasasa, Kidati. Le notizie che arrivano attraverso i fuggiaschi, riempiono di orrore e di paura. I soldati dell'esercito congolese si sono accaniti sulla popolazione che non è riuscita a fuggire.

Sono entrati nei villaggi, hanno saccheggiato tutto quello che trovavano, hanno sparato, ucciso, mutilato, violentato. E poi, anche per nascondere le prove di una violenza che si ripete, ossessivamente, da almeno due mesi, hanno appiccato il fuoco e distrutto tutto. Voci, testimonianze agghiaccianti. Difficili da verificare. Gran parte del territorio del nord del Kivu è al centro di una battaglia che non ha fronti. I ribelli di Nkunda hanno sferrato l'attacco finale per la conquista di Goma: una conquista simbolica ma strategica in questa guerra dimenticata dal mondo. Prendere Goma significa chiudere un cerchio attorno ai drappelli di soldati congolesi dislocati in un raggio di 50 chilometri. I soldati lo sanno. Si spostano veloci, ripiegando e avanzando sui sentieri ricavati in mezzo alla foresta.

Il fronte del conflitto muta di giorno in giorno e chi si trova in mezzo, schiacciato da milizie demotivate e senza più disciplina, finisce per pagare il prezzo più alto. E' successo a Rutshuru, villaggio di 2000 abitanti. Qui sorgeva uno dei più grandi campi per rifugiati. I ribelli hanno ordinato a tutti di uscire, gli uomini divisi dalle donne. Si sono fatti consegnare cibo, vestiti, attrezzi, animali. Poi è scoppiato l'inferno. Qualcuno forse si è ribellato, altri hanno resistito.

Contadini, gente indifesa, aggrappati alla disperazione e alla dignità. Hanno iniziato a sparare, a colpire con i machete, a mutilare, a violentare le donne. Tra pianti, urla, gente che fuggiva nella foresta, correndo tra i campi sventrati dai colpi di mortaio, dati alle fiamme. La maggioranza è riuscita a scappare, terrorizzata. Verso sud, verso Goma. Ma il campo è stato completamente distrutto dal fuoco. La strategia è chiara: distruggere tutto per creare il deserto. Impedire alla gente di tornare, creare zone cuscinetto di difesa per rallentare l'avanzata dei ribelli del generale Nkunda. Si stima che almeno 50 mila persone siano fuggite dal campo profughi dati alle fiamme. Ma altri duecento, forse trecentomila fuggiaschi vagano senza una meta. Un dramma che coinvolge almeno un milione di persone. Le condizioni sanitarie sono allarmanti. Già si parla di un epidemia di colera. La stagione delle piogge, appena iniziata, rende tutto ancora più difficile. Le strade sono impraticabili, la sicurezza è ridotta al minimo, girano drappelli di uomini armati che rubano, saccheggiamo e violentano.

La proposta francese di inviare sul posto un contingente europeo è stata accolta con freddezza. Kigali, accusata di appoggiare i ribelli, non ne vuole sentire parlare. Kinshasa attende. Ma ieri i presidenti di Congo e Ruanda, Joseph Kabila e Paul Kagame hanno detto di essere d'accordo a partecipare ad un eventuale summit internazionale sulla crisi del Congo.

Dal 2003 ci sono già 17 mila caschi blu dell'Onu ma non sembrano in grado di assolvere il loro compito: affiancano l'esercito congolese ma non assistono più la popolazione civile. Si cerca di ricomporre il filo del dialogo. Tra mille difficoltà. Il ministro degli Esteri francese Kouchner dice "che sta accadendo un massacro mai visto in Africa". E oggi si reca a Goma assieme al collega britannico David Miliband per tentare una mediazione impossibile.

(1 novembre 2008)
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Re: Emergenza Congo

Messaggioda franz il 02/11/2008, 17:47

Anche se con meno di 20 letture sembra che questo thread interessi poco, io ritengo invece che le guerre dimenticate e le stragi che non interessano le piazze perché gli usa non sono coinvolti debbano lo stesso essere messe in primo piano.
Ciao,
Franz

La denuncia del ministro degli Esteri britannico: "Rischio epidemie e malnutrizione"
Diplomazia al lavoro per fermare la guerra civile. Veltroni: "Intervenga il governo italiano"

Congo, 1,6 milioni di profughi
"Non hanno né acqua né cibo"

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Profughi per le strade di Goma, nel Congo orientale
ROMA - "Gli sfollati in Congo sono più di un milione e 600.000. Sono presi in trappola senza né acqua né cibo". La denuncia è del ministro degli esteri britannico David Miliband che ha raggiunto la capitale del Congo devastato dalla guerra civile tra l'esercito del generale ribelle Laurent Nkunda e le truppe del presidente Joseph Kabila. "I profughi - ha detto Miliband - non possono essere raggiunti facilmente dagli aiuti umanitari. La minaccia di epidemie e di diffusa malnutrizione nella zona degli scontri è più che reale".

Il secondo giorno consecutivo di tregua sembra reggere, ma continuano le vessazioni compiute dai ribelli, dai soldati governativi e dagli sbandati di entrambi le fazioni, che hanno costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro case e a vagare nel Paese senza meta.

Il mondo diplomatico sembra reagire. A nome dell'Unione europea, il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, insieme al collega britannico, sono in missione a Kinshasa. "Nessuno può restare indifferente dinanzi ai drammatici fatti che stanno accadendo nel Congo", ha detto Walter Veltroni, segretario del Partito democratico: "E' necessario che il governo italiano assuma un'iniziativa assieme ai partner europei riferendo al più presto alle Camere".

Il fronte della guerra tra l'esercito della Repubblica democratica del Congo e i ribelli del generale Laurent Nkunda muta in continuazione. Si sposta dal massiccio del Masisi, fino ai confini con il Ruanda e l'Uganda.
"La gente - racconta Raffaella Gentilini, coordinatore sanitario di Medici senza frontiere, una della pochissime ong ancora attive nella regione insieme a alla missione salesiana - non sa dove andare. Avanza a tentoni. Cammina qualche chilometro, cerca un rifugio dove poter sostare qualche giorno. Ma vive nell'incertezza. Sa che dovrà spostarsi ancora".

Migliaia di profughi si muovono con ogni mezzo. Spesso senza scarpe, si riparano con un telo o una coperta. Hanno fame. Tendono la mano davanti ai villaggi ancora abitati. Alcuni hanno lo stomaco gonfio per le radici e l'erba ingoiate negli ultimi giorni. Molti non mangiano da un settimana. Avanzano stremati. Non sanno dove andare. Si fermano quando il corpo cede alla stanchezza, al dolore e alle ferite. Si accasciano al suolo. Crollano e dormono.

(2 novembre 2008)
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