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Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda claudiogiudici il 03/06/2008, 15:36

Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

di Liliana Gorini
presidente del Movimento internazionale Diritti Civili Solidarietà

29 maggio 2008 – Il Parlamento italiano è chiamato a ratificare il Trattato di Lisbona, che conferirà poteri straordinari alla Commissione dell’Unione Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini, e soprattutto su questioni di politica economica e di difesa, privando il nostro Paese della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione italiana, a partire dall’Articolo 1 che recita “la sovranità appartiene al popolo”. In altri paesi, tra cui Francia e Germania, esso è stato ratificato benchè il testo non fosse ancora stato reso noto, e risultasse del tutto incomprensibile, inducendo molti parlamentari ad approvarlo senza neanche averlo letto. Il Presidente della Repubblica tedesco non ha firmato la ratifica perché sono immediatamente scattati tre ricorsi alla Corte Costituzionale. In Irlanda è previsto un referendum contro il Trattato che, secondo le previsioni, lo boccerà il 12 giugno esattamente come fecero i referendum contro la Costituzione europea in Francia e Olanda nel 2005. Lo stesso testo, con alcune modifiche, è stato riproposto col nome di Trattato, benchè si tratti di un progetto costituzionale, con l’intento di vanificare alcuna iniziativa referendaria in paesi come l’Italia che non prevedono referendum sui trattati. Negli ultimi mesi si sono tenute numerose manifestazioni contro la ratifica del Trattato a Vienna, Berlino, e in tutta la Francia, manifestazioni in cui eminenti costituzionalisti hanno sottolineato la violazione di numerose norme costituzionali, tra cui quella della neutralità prevista dalla Costituzione austriaca.

La politica di difesa del Trattato prevede infatti, oltre alle missioni di pace, anche missioni offensive, che violano l’Art. 11 della nostra Costituzione, che recita “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Attraverso il potenziamento delle forze militari messe a disposizione dell'Unione Europea, è in atto un tentativo di fare dell'Europa un braccio della NATO. Con la creazione di un gruppo ristretto di paesi a cui verrebbero demandate le iniziative militari, sarebbe più facile aggirare l'opposizione di chi vorrebbe evitare lo scontro strategico portato avanti da Londra e Washington nei confronti di Russia e Cina[1].

Ma è in politica economica che si sentiranno di più gli effetti nefasti di quella che molti definiscono una vera e propria “dittatura dell’Unione e della Banca Centrale Europea”. Grazie al Trattato di Lisbona, infatti, i burocrati dell’Unione Europea avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dal nostro governo, e dagli altri governi europei, per difendere la propria economia, l’occupazione, i redditi, l’industria e l’agricoltura, ed intervenire sui prezzi.

La crisi alimentare è un esempio del problema, che verrà aggravato dal Trattato di Lisbona. Mentre in tutto il mondo si moltiplicano gli appelli a intervenire per frenare la corsa al rialzo dei prezzi delle derrate alimentari, e mettere fine alla folle politica di sussidi ai “biofuels” che ne è tra le cause, l’Unione Europea, nella persona del Commissario Agricolo Mariann Fischer Boel, continua ad insistere nell'abolire la PAC (Politica Agricola Comune) che difende gli agricoltori, e nel mantenere l’obiettivo del 10% di consumi energetici coperti dai biocarburanti, il che significa che riceveranno sussidi solo gli agricoltori che producono per i biofuels, e non per nutrire il mondo, benchè da più parti (il Ministro dell’Agricoltura francese Michel Barnier, il ministro Tremonti e l’ex ministro del Commercio Estero Emma Bonino) questa sia stata definita una politica “criminale” che aumenterà le carestie in tutto il mondo e provocherà rivolte non solo nei paesi poveri ma anche in quelli “intermedi”, quali Egitto, Indonesia e Pakistan. Nel nome del “mercatismo” e del “libero commercio”, Unione Europea e WTO impediscono ai governi di intervenire contro la speculazione finanziaria sui prezzi, non solo delle derrate alimentari, ma anche del petrolio, su cui si arricchiscono i grandi speculatori, mentre la gente comune non arriva a fine mese. Interventi come quello del ministro dell’Agricoltura francese Barnier in difesa dei pescatori, o del governo italiano in difesa dell’Alitalia, potranno essere vietati dalla burocrazia di Bruxelles nel nome del Trattato di Lisbona, che dà la precedenza a delibere europee.

Ci sono almeno 2 articoli della Costituzione italiana che prevedono tali interventi dello Stato, e che dovrebbero avere la precedenza sul diktat europeo:

Art. 3.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 43.

A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. (enfasi nostra)

Il Presidente Schifani ha annunciato che il voto sul trattato è prioritario. Ma anche da noi si levano autorevoli voci di critica. L'ex ministro e insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è, perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o "organocrazia". Il prof. Guarino ha esposto la sua critica in una conferenza pubblica a Firenze il 19 maggio, alla presenza di costituzionalisti, esperti e amministratori. Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Art. 1 ("La sovranità appartiene al popolo") e l'Art. 11 (L'Italia "consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie"). Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca, membri del trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono, ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.

Inoltre, osserva Guarino, il Trattato di Lisbona aumenta sensibilmente i poteri della Commissione Europea. Ad esempio, nel caso della procedura di infrazione del Patto di Stabilità, stabilita dall'Art. 104, la Commissione finora aveva solo il potere di notificare l'avvenuta infrazione al Consiglio dei Ministri dell'EU, che poi decideva se avviare la procedura o meno. Nella nuova versione, sono stati introdotti tre piccoli cambiamenti che spostano quei poteri in seno alla Commissione. Non sarebbe saggio approvare il trattato, riproponendosi di cambiare in seguito le sue parti sbagliate, ha osservato il prof. Guarino. Ciò sarebbe di fatto impossibile, dato che occorre l'unanimità.

Un altro eminente costituzionalista tedesco, il prof. Schachtschneider, ha sviluppato una lezione dal titolo “La legittimazione della pena di morte e dell'omicidio” in cui sostiene che il Trattato di Lisbona nel suo continuo sostenere una cosa e rimandare ad altra contraria attraverso il richiamo alle “Spiegazioni della Carta dei Diritti Fondamentali” legittima la pena di morte e l’omicidio “per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o un'insurrezione” e “per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra” (ben 14 Stati dell’Unione europea sono impegnati nella guerra in Iraq). A queste tesi ovviamente se ne contrappongono di contrarie. Ma mentre la “battaglia delle opinioni” incalza, la politica deve decidere.

Ci appelliamo dunque al Parlamento italiano affinchè eviti approcci settoriali, e veda il contesto generale in cui si inserisce il Trattato di Lisbona: una crisi sistemica in cui si è pronti a scelte anti-democratiche pur di tenere in piedi una bolla speculativa destinata comunque ad esplodere. Se il dato giuridico è importante, esso deve essere contestualizzato al particolare momento storico. La considerazione del momento storico non può prescindere dalla lettura economica intesa come capacità relazionale dell’umanità con la biosfera.

Se già dalla semplice lettura e contestualizzazione storica del Trattato di Maastricht, era comprensibile che il processo avviatosi nel ’92 non era altro che una tappa di un sovraprocesso oligarchico-imperiale, oggi, a distanza di 16 anni, abbiamo l’evidenza della tardiva percezione dei sensi a dimostrarcelo. E pensare che avremmo evitato alla popolazione europea 16 anni di progressive difficoltà, rimettendoci alla lungimirante luce della ragione piuttosto che attendere il tardivo verdetto della percezione sensoria!

Come sostiene giustamente il Prof. Guarino, occorre distinguere tra euromercato (nel senso di mercato europeo) ed eurosistema (nel senso di sistema composto di istituzioni europee). L’euromercato esisteva già prima dell’eurosistema. L’euromercato non necessitava dunque dell’eurosistema. Questo eurosistema è una costruzione evidentemente oligarchica. Il cuore dello stesso non è la Corte di Giustizia europea, tanto meno il Parlamento europeo o il Consiglio d’Europa. Il cuore e dominus della costituzione materiale europea, dei processi all’interno della quale si sviluppano, è la Banca centrale europea (Bce).

Non ci si deve confondere. La Bce non è un ente democratico. La Bce è formalmente un ente di diritto pubblico, ma nella sostanza è un ente dominato dalle banche private. La Bce decide la politica monetaria e finanziaria, e conseguentemente decide la politica economica dell’Europa. Guarino mette al centro del suo discorso il trattato stesso con i suoi meccanismi. Tuttavia Guarino stesso riconosce che dei due parametri fondamentali della struttura dell’Unione monetaria europea, si è prestato attenzione al rapporto defitic/pil ma non a quello debito pubblico/pil. Quest’ultimo è di anno in anno progressivamente peggiorato non solo per l’Italia, ma anche per la Germania e la Francia; le violazioni di questo europarametro non sono state sanzionate in alcun modo. Dunque è subentrato nella costituzione materiale un elemento discrezionale. Questa discrezionalità è esercitata appunto dalla Bce[2].

Ratificare il Trattato di Lisbona rappresenterebbe un’ulteriore legittimazione di questo sistema oligarchico che già troppo a lungo è durato ed i cui disastrosi risultati, in termini di tenore di vita reale della popolazione europea, sono sotto gli occhi di tutti. Ratificare il Trattato di Lisbona vorrebbe dire rafforzare ancor più un eurosistema oligarchico.

Il disegno dei padri fondatori dell’Europa, De Gasperi, De Gaulle e Adenauer, era quello di un’Europa dei Popoli non di un’Europa delle banche.

Facciamo dunque appello al Parlamento italiano ed al Presidente Napolitano affinchè non ratifichino il Trattato di Lisbona, e promuovano piuttosto presso le sedi internazionali un nuovo sistema monetario e creditizio, una Nuova Bretton Woods, che metta fine alla speculazione e rilanci l’economia reale, come viene ormai chiesto a viva voce da più parti.

Liliana Gorini

(presidente del Movimento Solidarietà, Milano)

v. Sant’Alessandro Sauli 24

20127 Milano

tel. 02-2613058


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[1] In questo contesto Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BueSo) fa riferimento ad un documento politico sul conto dell’Alleanza che circola in ambienti neo-conservatori transatlantici. Il documento è intitolato “Verso una grande strategia per un mondo nell’incertezza” ed è stato redatto da cinque generali in congedo che espongono una nuova strategia per la NATO, secondo cui la nuova struttura di difesa composta da USA, UE e NATO ha il compito di affrontare una serie di sfide, tra cui: crescita demografica (!), cambiamento del clima, sicurezza energetica, aumento dell’irrazionale e declino della ragionevolezza (!), indebolimento degli stati nazionali e delle istituzioni mondiali (come l’ONU, l’UE, la NATO), terrorismo internazionale, crimine organizzato, proliferazione di armi di distruzione di massa, “abuso della leva finanziaria ed energetica”, migrazioni, HIV/AIDS e SARS. I firmatari sono: gen. Klaus Naumann (Germania), feldmaresciallo lord Inge (Regno Unito), gen. John Shalikashvili (USA), amm. Jacques Lanxade (Francia), e gen. Henk van den Bremen (Olanda).

[2] La Bce ha puntato ad essere rigida sul primo rapporto e non sul secondo, perché è la spesa che di anno in anno uno stato può effettuare che potrebbe distrarre troppe risorse finanziarie dal costante rifinanziamento della bolla speculativa globale ed arrestare quel processo di distruzione controllata dell’economia. Ed è proprio perché si è rigidi su questo rapporto che il secondo rapporto è sempre più non rispettato. Impedire la spesa pubblica annuale come massicciamente orientata ai processi produttivi, fa sì che l’economia reale si impoverisca sempre più e che conseguentemente i saldi finanziari peggiorino.
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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda trilogy il 13/06/2008, 11:53

L'Irlanda verso il no all'adesione?

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DUBLINO - Occhi puntati sull'Irlanda. Il paese è stato chiamato alle urne per esprimersi sull'approvazione del trattato di Lisbona per la riforma dell'Ue. Questa mattina è iniziato lo spoglio e per il tardo pomeriggio si attendono i primi risultati ufficiali. Intanto un dato preoccupa gli osservatori internazionali: stime non ufficiali riferiscono di una bassa affluenza alle urne, pari a circa il 40%, che potrebbe favorire gli antieuropeisti. Secondo il quotidiano "Irish Times" avrebbe votato il 50% dei 3,1 milioni di aventi diritto.

Dei ventisette paesi dell'Unione, l'Irlanda è l'unico che ha affidato ratifica del documento a una consultazione popolare, ma i sondaggi parlano di un'opinione pubblica spaccata e di un'alta percentuale di indecisi. La scarsa partecipazione alle cunsultazioni, però, sembrerebbe favorire il fronte del "no".

Già nel 2001 gli elettori irlandesi respinsero con un referendum il trattato di Nizza, approvandolo poi in una nuova consultazione l'anno successivo. La vittoria del "no" potrebbe creare degli attriti all'interno dell'Unione Europea, dove il trattato è già stato ratificato dai parlamenti di 18 paesi. Non è escluso che l'Ue decida di applicare comunque il patto di Lisbona, ma non è chiaro come l'Irlanda potrebbe rapportarsi agli altri stati membri.

Se i cittadini irlandesi bocciassero il documento ''ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti per le istituzioni europee'', ha commentato il presidente della Camera, Gianfranco Fini. L'ipotesi di un risultato negativo piace invece a Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord.

"Un grazie agli irlandesi per il loro voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi, dimostrando di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti", ha dichiarato il ministro ancor prima dei risultati. La vittoria del "no" sarebbe in linea con "la posizione tenuta da sempre dalla Lega Nord - ha aggiunto Calderoli - ovvero che la sovranità appartiene ai popoli e che, come sostenuto anche dal presidente emerito Cossiga e dal professor Guarino, l'approvazione di questo trattato da parte del solo Parlamento avrebbe rappresentato un atto incostituzionale per gli articoli 1 e 11 della Costituzione, perché avrebbe affidato i nostri destini nelle mani dei burocrati e non degli eletti dal popolo".

Repubblica.it (13 giugno 2008)
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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda franz il 13/06/2008, 20:04

Trattato di Lisbona, l'Irlanda dice no
Napolitano: "Fuori chi blocca la Ue"
La Lega esulta, governo diviso


Alle urne solo il 51%, tra questi il 53,4% ha votato no.
Barroso: "Andiamo avanti".
Juncker: "Non entrerà in vigore a gennaio". C
alderoli e Castelli: "Sconfitti i burocrati".
Fini: "Il governo riferisca".
Veltroni: "La destra chiarisca"
_________________________________________
l referendum a Dublino: al voto il 50 per cento, ai no oltre il 53%
Il presidente della Commissione Ue: "Già approvato da 18 paesi, procediamo"
Trattato di Lisbona, "no" irlandese
Barroso: "Si vada avanti lo stesso"
Merkel e Sarkozy: "Procedere". Juncker: "Non potrà entrare in vigore nel 2009"

Trattato di Lisbona, "no" irlandese Barroso: "Si vada avanti lo stesso"

Il presidente irlandese Mary McAleese alle urne insieme al marito
DUBLINO - L'Irlanda ha scelto di non ratificare il Trattato di Lisbona per la riforma Ue. E' questo il risultato del referendum che si è svolto ieri. L'annuncio ufficiale è arrivato dal ministro della Giustizia. "Hanno vinto i no - ha dichiarato il ministro in diretta televisiva - alla fine, per una miriade di ragioni, il popolo si è espresso così. Un risultato che lascia delusi ma di cui bisogna prendere atto". I risultati definitivi dicono che il "no" ha vinto con il 53,4% dei voti, contro il 46,6 del Sì. L'affluenza è stata di poco superiore al 50% degli aventi diritto. Gli esponenti del governo, sentiti dalla televisione pubblica Rte, avevano già ammesso di aspettarsi una vittoria del "no". E già dalle prime ore della mattina i sondaggi vedevano in testa i voti contrari al documento.

Il risultato del referendum ha avuto immediate conseguenze sui mercati finanziari, con l'euro che ha toccato nei confronti del dollaro Usa il minimo mensile a 1,5307 dopo le notizie diffuse. In particolare, il primo ministro lussemburghese, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato che il Trattato di Lisbona non potrà entrare in vigore come previsto il primo gennaio del 2009.

Il premier ceco Mirek Topolanek - la Repubblica Ceca assumerà la presidenza di turno all'inizio del 2009, definisce la bocciatura irlandese una "complicazione politica", ma ribadisce che l'Unione Europea dispone di una forza contrattuale stabile, che le permette di "funzionare" comunque. "L'Unione ha già affrontato e superato complicazioni di questo livello", ha aggiunto Topolanek che tuttavia ricorda che "le regole del gioco ci dicono che - se un solo paese ricusa il processo di ratifica, questo è da considerarsi automaticamente finito".

Francia e Germania, pur dispiaciute per il "no", si augurano in un documento comune che il processo per la ratifica vada avanti. E' importante che gli altri stati membri dell'Ue che non l'abbiano ancora fatto proseguano con il processo di Lisbona, sottolineano il cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy. "Prendiamo atto della decisione democratica dei cittadini irlandesi con tutto il rispetto loro dovuto, anche se non ce ne rammarichiamo". In ogni caso, proseguono i due statisti, "il trattato di Lisbona è stato firmato dai capi di Stato e di governo dei 27 stati membri e la procedura di ratifica è già completata in 18 paesi. Speriamo dunque che gli altri stati membri proseguano il processo di ratifica".

Sarkozy e Merkel si dicono "convinti che le riforme contenute nel trattato di Lisbona siano necessarie per rendere l'Europa più democratica e più efficace e che le permetteranno di rispondere meglio alle sfide che devono affrontare i suoi cittadini".

Barroso: "Il trattato non è morto". Sulla bocciatura irlandese, si è pronunciato il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Nel corso di una breve conferenza stampa, ha puntualizzato la posizione della Commissione Europea "Diciotto paesi - ha detto Barroso - hanno già approvato il Trattato, l'Irlanda ha votato no ma noi dobbiamo continuare il processo delle ratifiche per sapere esattamente alla fine quali sono le posizioni di tutti i partner".

Il presidente della Commissione Europea ha ribadito più volte che ora è "troppo presto" per parlare di quali soluzioni potranno essere trovate per andare avanti dopo il no irlandese. "Dovremo ascoltare prima il premier irlandese - ha osservato Barroso - e poi i leader europei che si incontreranno giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles per il vertice Ue avranno una risposta collettiva da dare a fronte di quella che è una responsabilità collettiva".

Barroso ha anche sottolineato che il no dell'Irlanda non risolve certamente quei problemi a cui i 27 volevano dare una risposta efficiente ed efficace proprio attraverso il Trattato sottoscritto a Lisbona lo scorso dicembre. Ha tuttavia aggiunto che il "no" irlandese ha lo stesso peso della bocciatura francese della bozza costituzionale nel 2005. "Non è vero che c'è un trattamento per i Paesi grandi e un trattamento per i Paesi piccoli", ha assicurato Barroso, "io sono contro ogni tipo di discriminazione dei Paesi in base alla grandezza e l'opinione dell'Irlanda conta quanto quella della Francia, che a sua volta conta quanto la Germania o l'Olanda".

(13 giugno 2008)

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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda franz il 13/06/2008, 20:05

L'esito del referendum irrompe nel dibattito politico italiano
La Lega: "Bene, burocrati sconfitti". Frattini: "Un grave colpo"
Ue, il no irlandese spacca il governo
Fini: "Urge riflessione Parlamento"
Napolitano: "Lasciamo fuori dall'Unione chi minaccia di bloccarla"

Ue, il no irlandese spacca il governo Fini: "Urge riflessione Parlamento"
ROMA - L'Irlanda dice no al Trattato di Lisbona. E in Italia la maggioranza di governo si spacca. Come già accaduto nel Consiglio dei ministri del 30 maggio, quando l'esecutivo approvò la ratifica della nuova Carta Ue e il Carroccio si dissociò. Anche ora, dopo il referendum irlandese, i lumbard rilanciano la loro verve polemica: e prima con Calderoli, poi con Castelli, fanno i complimenti alla "celtica e verde Irlanda".

Così, se per l'ex ministro della Giustizia "sono stati sconfitti i burocrati europei", il ministro degli Esteri Frattini la pensa nel modo opposto: "Si tratta di un grave colpo alla costruzione europea, che per ora non consente l'adozione di decisioni essenziali sulla sicurezza, la gestione dell'immigrazione, la politica energetica o la protezione dell'ambiente".

Altrettanto preocupato il presidente della Camera Gianfranco Fini. Che chiede una riflessione del Parlamento sulla strategia ("Il Parlamento italiano deve avviare subito una riflessione sul futuro delle istituzione europee"), il presidente della Repubblica Napolitano considera "inimmaginabile" ripartire da zero. E dice con forza che questa è "l'ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi nonostante impegni solennemente sottoscritti minaccia di bloccarla. Non si può più pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell'1% della popolazione dell'Unione possa arrestare l'indispensabile processo di riforma".

Per Walter Veltroni, leader del Pd, le parole leghiste sono la conferma che il governo deve sciogliere le sue ambiguità suelle grandi questioni europee. "Il voto irlandese - dice il segretario democratico - è un serissimo segnale di allarme: l'Europa ha bisogno di regole e accordi capaci di assicurare forza alle istituzioni e garantire ai cittadini dell'Unione un quadro sicuro di riferimento. Nel nostro paese la procedura di ratifica deve continuare".

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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda franz il 13/06/2008, 20:10

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« E se l’Irlanda dicesse no?
Venerdì, 13 Giugno 2008
Le contraddizioni della democrazia


Ci saranno molte riflessioni da fare dopo questo venerdì 13 in formato europeo che vede la bocciatura del Trattato di Lisbona da parte degli elettori irlandesi. I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.

Ci saranno enormi problemi pratici e politici da risolvere per le istituzioni, che già si preparavano alla riforma il primo gennaio prossimo. Bisognerà decidere, come accennavo nel blog precedente, se per l’Europa sia meglio fare a meno del nuovo Trattato o fare a meno dell’Irlanda. Ci saranno opportune e tardive riflessioni su quanto possa essere accettabile e comprensibile ai cittadini questa Ue che non è né carne né pesce: che è diventata molto più di una zona di libero scambio, ma che non riesce a fare il passo per trasformarsi in una struttura federale democraticamente <accountable> verso gli elettori.

Io però in questa sede di discussione e di confronto più libera vorrei porre il problema del referendum. Ma siamo davvero sicuri che questa massima espressione della democrazia diretta sia il modo migliore per gestire scelte difficili in società complesse come sono quelle attuali? L’Europa ha già collezionato una lunga serie di <no> (Irlanda due volte, Danimarca, Svezia, Francia, Olanda) su temi diversi e con motivazioni diversissime, spesso contrapposte. E anche in Italia, a partire dal referendum sul nucleare per arrivare a quello sulla fecondazione assistita, il risultato delle consultazioni popolari su scelte particolarmente complesse non si è sempre dimostrato di grande lungimiranza. Uno dice: questa è la democrazia, adeguiamoci. Va bene. Ma che democrazia è quella in cui la gente si pronuncia su temi che non conosce facendo scelte di cui non può prevedere gli effetti? Anche su questo, forse, occorrerebbe riflettere.

http://bonanni.blogautore.repubblica.it ... emocrazia/
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Il governo chiarisca da che parte sta

Messaggioda Sandra Zampa il 13/06/2008, 23:08

Rieccomi di nuovo qui con voi.
Oggi, come membro della Commissione per le Politiche Comunitarie, ho emesso un comunicato in cui chiedo che, alla luce del voto irlandese sul Trattato di Lisbona, il governo chiarisca al piu’ presto da che parte sta.

Avrete tutti letto o sentito che, mentre oggi il Presidente Berlusconi si dice preoccupato per gli esiti del voto in Irlanda, c'e' un ministro del suo stesso governo che esulta con giubilo alla bocciatura dei cittadini irlandesi.

Ho chiesto che l’esecutivo chiarisca le proprie ambiguita’: intende mantenere fede agli impegni presi ratificando il Trattato di Lisbona o preferisce seguire il ministro Calderoli nel solco di in un antieuropeismo che si rivelera’ suicida?

Mi interessa molto sapere cosa ne pensate e seguiro' anche questa discussione.

Sandra Zampa

Il trattato di Lisbona, e altro materiale inerente a questo tema si possono trovare anche qui:
http://www.sandrazampa.it/?p=233
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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda matthelm il 14/06/2008, 9:55

Mi sembra evidente che l'allargamento dell'Europa ha per adesso solo ed esclusivamente motivazioni economiche.
Di conseguenza il popolo lo vede come il solito grande affare economico senza tener conto delle diversità ancora enormi tra le varie nazioni. Con un potere politico europeo che non esiste o quel poco che esiste funzionale ai "grandi".

Livellare le diversità culturali può essere un disastro e non faccio certamente un discorso leghista.

Mancano i grandi europeisti che iniziarono quel percorso.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Il governo chiarisca da che parte sta

Messaggioda annalu il 15/06/2008, 9:58

Sandra Zampa ha scritto:Ho chiesto che l’esecutivo chiarisca le proprie ambiguita’: intende mantenere fede agli impegni presi ratificando il Trattato di Lisbona o preferisce seguire il ministro Calderoli nel solco di in un antieuropeismo che si rivelera’ suicida?


Prima di tutto, grazie di nuovo, Sandra, per la tua presenza qui.

La chiarezza all'esecutivo mi sembra necessaria: e fortuna che questa è una maggioranza compatta, mentre quella del governo Prodi era litigiosa!

Da parte mia, mi preoccupa la mancanza di chiarezza nel nostro fronte.

matthelm ha scritto:Mi sembra evidente che l'allargamento dell'Europa ha per adesso solo ed esclusivamente motivazioni economiche.
Di conseguenza il popolo lo vede come il solito grande affare economico senza tener conto delle diversità ancora enormi tra le varie nazioni. Con un potere politico europeo che non esiste o quel poco che esiste funzionale ai "grandi".

Livellare le diversità culturali può essere un disastro e non faccio certamente un discorso leghista.

Mancano i grandi europeisti che iniziarono quel percorso.


Se Matthelm vede l'Europa Unita come luogo di "livellamento delle diversità culturali", in pratica nega alla Ue ogni prospettiva di sviluppo.
Mancano i grandi europeisti del passato?
Il mondo ora è diverso, l'Europa è già avanti sulla strada tracciata dagli europeisiti, e fermare questo processo mi sembra una grande sciocchezza.
L'integrazione (che non è affatto livellamento) tra diverse culture, che però hanno in larga parte radici comuni ed una storia di intrecci continui, non può che arricchire tutti.
Lo stesso federalismo, le differenza regionali all'interno di ogni singolo paese, possono trovare la loro collocazione naturale solo in un "sovraStato" più vasto e diversificato: le resistenze della Lega, quelle sì, le giudico dovute solo a motivi strettamente economici e ottusamente protezionistici.

Certo, un'Europa unita è anche una grande potenza economica, ma questo è un male?

Piuttosto, cerchiamo al più presto di chiarire anche la nostra (come PD) collocazione nel parlamento europeo, perché il processo di unificazione richiede anche un parlamento forte, e nel parlamento, posizioni chiare ed ... europee.

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Re: Il Trattato di Lisbona deve essere respinto

Messaggioda franz il 15/06/2008, 10:27

matthelm ha scritto:Mi sembra evidente che l'allargamento dell'Europa ha per adesso solo ed esclusivamente motivazioni economiche.

No, "esclusivamente" no. Mi sembra ingeneroso.
Forse "prevalentemente".
Riamane comunque il fatto politico evidente che questa europa ci ha dato 60 anni consecutivi di pace, cosa che forse non è mai accaduta in centinaia di anni di storia europea.

E rimane il fatto che alla base di una pace duratura ci sono fondamentalmente sistemi politici di regolazione dei conflitti e dei contrasti economici tra le nazioni, ottenuti anche abbattendo barriere che impediscono il movimento di persone, merci, servizi.

Che si debba fare di piu' sul livello istituzionale, arrivando ad una migliore integrazione politoco istituzionale (tipo federazione) io sono d'accordo ma vediamo che ancora le grandi nazioni sono contrarie, perché difendono la loro sovranità.

Ciao,
Franz
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L'opinione di Prodi sul voto in Irlanda

Messaggioda annalu il 15/06/2008, 11:37

Riporto da l'Unità:

Prodi: hanno avuto tanto ci ripagano così...
Gabriel Bertinetto

Romano Prodi è «molto addolorato» per la vittoria del «no» in Irlanda. Al telefono dalla Slovacchia l’ex-presidente della Commissione europea, si dice preoccupato per il voto contrario «ad un Trattato che è il minimo che si poteva raggiungere, frutto di compromessi su compromessi». Anche perché il popolo irlandese «più di ogni altro ha goduto i vantaggi della sua appartenenza alla Ue. Mi chiedo se tutte quelle multinazionali che sono andate in Irlanda sapendola membro dell’Unione, ci sarebbero andate ugualmente qualora non ne avesse fatto parte».

Romano Prodi ha voglia di scherzare solo su se stesso, «imbottigliato in una fila di auto ferme lungo un’autostrada che dalla Slovacchia va verso la Polonia». Due Paesi, Slovacchia e Polonia, entrati a far parte della Ue nel 2004 quando l’ex-capo del governo italiano presiedeva ancora la Commissione europea. Di quell’allargamento Prodi si rallegrò allora come di un importantissmo risultato nel processo di integrazione politica del vecchio continente. Così come oggi al contrario è «molto addolorato» per le notizie in arrivo dall’Irlanda, dove nel referendum sul Trattato di Lisbona i «no» hanno prevalso.

«Per forza questa notizia mi rattrista -afferma al telefono Prodi-. L’Irlanda già due volte aveva vacillato. Ed ora è un elemento di grande preoccupazione sapere che di fronte ad un Trattato che è il minimo che si poteva raggiungere, frutto di compromessi su compromessi, il voto popolare è stato contrario».

Chiediamo al professor Prodi se vuole aggiungere qualcosa al testo di una dichiarazione, da lui stesso appena diramata, in cui rileva come il popolo irlandese «più di ogni altro ha goduto i vantaggi della sua appartenenza all’Unione europea e ha avuto tassi di sviluppo elevatissimi e aiuti economici che non hanno confronto in situazioni analoghe».

Irlandesi ingrati? «Mi limito ad osservare che l’Irlanda ha goduto di enormi vantaggi dall’appartenenza alla Ue. E mi chiedo se tutte quelle multinazionali che sono andate in Irlanda sapendola membro dell’Unione, ci sarebbero andate ugualmente qualora non ne avesse fatto parte. Tutto qua. Mi pongo l’interrogativo».

Per Prodi ovviamente «la volontà popolare va rispettata, ma è altrettanto chiaro che l’Unione europea deve andare avanti, e che i popoli che decidono in modo autonomo e democratico di rifiutare i trattati sottoscritti dai loro governi ne traggono coerentemente le conseguenze».

L’ex-presidente del Consiglio non vuole entrare nel merito delle conseguenze che l’esito del referendum potrebbe avere sul processo di integrazione europea. Ma è categorico sul fatto che «non ci possiamo e non ci dobbiamo fermare. Guai ritenere che questo voto blocchi un grande processo storico, che deve invece proseguire».

Trarre le conseguenze significa che qualche Paese dovrebbe arrivare a decidere se stare in Europa oppure uscirne? Prodi considera il problema da un punto di vista generale: «Dico solo che non si può più andare avanti in una situazione in cui uno prende dall’Europa solo i vantaggi e poi blocca lo sviluppo delle istituzioni comunitarie ogni volta che questo gli salta in mente. È una situazione insostenibile».

Si può prevedere insomma la possibilità che alcuni dei Paesi entrati a far parte dell’Europa, a un certo punto se ne vadano? «Certo dobbiamo arrivare anche ad obbligare certi Stati a scegliere. Non si può restare parzialmente in Europa e poi svolgere una funzione di rottura all’interno dell’Europa stessa». «L’Europa -aggiunge Prodi- non può più procedere a singhiozzo, bloccata dai veti di coloro che non si sentono più appartenendoti a questa grande impresa».

«Ora -conclude l’ex-presidente del Consiglio- è importante che i vari Paesi vadano avanti con la ratifica del trattato. Bisogna procedere se possibile ancora più rapidamente».

Inutile cercare di volgere la sua attenzione verso l’ennesimo spettacolo di divisione offerto dal governo italiano, anche di fronte all’esito del referendum irlandese. «Sulle vicende italiane non rilascio alcuna dichiarazione». E la telefonata finisce lì. La coda alla frontiera fra Slovacchia e Polonia non si è ancora smaltita.

Pubblicato il: 14.06.08
Modificato il: 14.06.08 alle ore 11.13
annalu
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