da franz il 29/06/2013, 10:00
Che siano frati o civili che viaggavano vestiti da frati la cosa è comunque efferata, ma non piu' delle centinaia di morti a sarajevo, cusati dai colpi di mortaio sparati dalla colline circostanti dalle reciproce fazioni a volte anche contro se stessi per addossare all'altro la colpa di un atto criminale. La differenza puo' essere, per i sensibili di cuore, data dal contatto diretto visto che immagino la decapitazione sarà avvenuta con un'arma da taglio. Quindi azionata a mano dalle proprie braccia.
Siamo abituati forse troppo invece al cannoneggiamento, al bombardamento, chirirgico, intelligente. Pensiamo ad Hiroshima e Nakasaki, ai moderni missili cruise ed all'ultima frontiera di droni, gli aerei senza pilota che fanno non solo ricognizione ma sparano anche missili e dove chi preme il bottone sta a migliaia di km di distanza, seduto davanti ad una console con di fianco patatine e cocacola. E se l'obbiettivo è spesso un deposito, un mezzo militare, una rampa di lacio, è anche capitato che l'obiettivo di una esecuzione a distanza fosse un iman in carrozzella, mandante a sua volta di centinaia di missioni kamikaze.
In mezzo a questa carneficina, ai 100'000 morti invisibili della siria, sotto i bombardamenti ed ai colpi dei carri armati, è sorprendente l'attidudine a commuoversi quando la vittima è ben visibile, perché ripresa da centinaia di telefonini usati da spettatori presenti come ad un surreale cast, e quando l'esecuzione avviene tramite un contatto diretto, con la forza delle braccia e delle mani, non lanciando proiettili da lontano (pochi metri o km la differenza non è qualitativa).
L'altro aspetto che mi fa riflettere è quello del cast. I ribelli affermano, per discolparsi da questa infamia, che è tipico del regime inscenare rappresentazioni per addossare la colpa ai ribelli. In fondo nel caotico quadro della regione ci vuole poco a predere tre disgraziati, vestirli da frati, vestirsi da ribelli, gridare che allah è grande, chiamare a raccolta una torma di ragazzini, tutti rigorosamente con telefonino, ed inscenare quello che abbiamo visto. Non c'è alcun reporter occidentale presente che possa aver verifcato fatti e circostanze e siamo nelle mani solo della propaganda di una parte e dell'altra.
Anche se fosse tutto vero non bisogna fare di ogni erba un fascio. I "ribelli" non sono tutti cosi' e gli americani appoggiarono la nostra Resistenza anche se all'interno ci fu chi commise delitti e vendette non certo nobili. A meno che l'aspetto che turba non sia sparare una pallottola in cranio (cosa eticamente permessa) mentre disturberebbe la decapitazione per sgozzamento.
Francescani: "Non sono nostri frati"
Le immagini pubblicate dal sito Syrian Documents mostrano l'esecuzione di due uomini su tre incappucciati e accusati di collaborazione con l'esercito di Assad. Secondo Radio France International si tratterebbe di monaci francescani rapiti il 23 giugno. Ma padre Pizzaballa smentisce: "Non ci risulta nulla". Per la Coalizione nazionale siriana, è opera del regime "per gettare discredito sulla rivoluzione"
DAMASCO - Sono immagini raccapriccianti quelle pubblicate sul sito 'Syrian Documents' che mostra un processo sommario a tre uomini incappucciati e poi la brutale esecuzione per sgozzamento di due di loro. Uno dei quali - secondo il sito 'Syrian Documents' dov'è stato caricato il video -, sarebbe il sacerdote francese Francois Murad, che risultava ucciso domenica nella provincia di Idlib, nel nord della Siria.
L'identità delle vittime non può essere verificata con certezza, vista la bassa qualità del video. Secondo Radio France International si tratterebbe di tre monaci francescani del convento di Ghassanieh rapiti il 23 giugno.
Le immagini mostrano la decapitazione di fronte a un centinaio di persone. Probabilmente uomini del Fronte Al Nusra li uccidono per "essere al soldo del regime". Due dei tre uomini vengono sgozzati lentamente fino al taglio completo della testa, sotto lo sguardo della folla che esulta, urla "Allahu akbar" ("Dio è grande") e filma la scena con i cellulari.
Le immagini dell'esecuzione di tre uomini decapitati con l'accusa di "essere al soldo di Assad". Secondo Radio France International si tratterebbe di monaci francescani rapiti il 23 giugno. Ma padre Pizzaballa smentisce: "Non ci risulta nulla". Per la Coalizione nazionale siriana è opera del regime "per gettare discredito sulla rivoluzione"
Ma la Coalizione nazionale siriana accusa il regime di Assad di realizzare video shock "per gettare discredito sulla rivoluzione siriana" e annuncia in una nota di aver "ordinato l'apertura di un'inchiesta". Nel comunicato non si fa mai riferimento al portale 'Syrian Documents', ma si sottolinea che il filmato è stato diffuso "da una rete pro-Assad".
Secondo Radio France International in un raid del 23 giugno ribelli jihadisti avevano rapito tre religiosi, tra i quali anche padre Francois, nel convento di Ghassanieh. Gli stessi tre uomini mostrati nel video.
Ma padre Pizzaballa, custode di Terra Santa, smentisce: "Non ci risulta nessuna notizia di questo tipo. Non abbiamo notizia della morte di nessuno dei nostri frati. Abbiamo chiamato in Siria e non ci risulta nulla. Sono tutti vivi. Leggendo ciò che alcuni media hanno scritto credo abbiano mischiato notizie vecchie. Non ci risulta nulla". Il 24 giugno padre Pierbattista Pizzaballa aveva raccontato la razzia del giorno prima. Nel raid, aveva detto, "i ribelli avevano anche ucciso un eremita cattolico, padre Francois, che era rifugiato nel convento".
Nelle immagini un militante, forse del fronte ribelle Al Nusra legato ad Al Qaeda, si avvicina alla sua prima vittima e la chiama, erroneamente, "vescovo" prima di cominciare a sgozzarla con un coltello. Poi è la volta della seconda vittima, alla quale è riservata la stessa sorte. Alla fine le teste delle due vittime vengono innalzate e mostrate alla folla esultante, per poi essere adagiate sui rispettivi corpi, riversi sul suolo in una pozza di sangue.
Francescani o meno la reazione del generale Riad al Assad, uno dei capi militari dell'Esercito siriano libero (Esl), è stata dura condannando fermamente il fatto, ha subito dichiarato: "Questi gruppi estremisti non hanno nulla a che fare con la religione musulmana né con il popolo siriano".
Torture. In un ospedale di Damasco sono stati trovati i corpi di 16 uomini torturati a morte dalle forze di sicurezza siriane e sono stati consegnati alle loro famiglie, tutte della vicina località di Harasta. Lo riferiscono gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, spiegando che non è chiaro quando i 16 siano stati uccisi. Harasta è una delle roccaforti dei ribelli nei pressi di Damasco e da settimane è sotto un duro attacco da parte delle forze del regime, che mirano a 'bonificare' i dintorni della capitale.
Armi chimiche. 'Le Monde' conferma l'uso di gas sarin da parte delle forze di Bashar Assad contro i ribelli in Siria. Sul suo sito web, la testata francese riporta il risultato finale dell'analisi di campioni raccolti da giornalisti a Damasco e nella regione. L'esito conferma la contaminazione di tre vittime dei combattimenti con la sostanza, altamente tossica e considerata arma chimica. La ricerca, condotta su sangue, urine, capelli e abiti, spiega 'Le Monde' è l'ulteriore conferma ai risultati resi pubblici il 4 giugno dal ministro degli Affari esteri francese, Laurent Fabius, e dalla stessa testata.
Sciiti contro sunniti: guerra religiosa regionale. Il ministro iracheno degli affari esteri, Hoshyar Zebari, ha ammesso oggi che miliziani sciiti iracheni stanno partecipando ai combattimenti in Siria al fianco delle truppe governative di Bashar al Assad. In un colloquio con il quotidiano arabo al Hayat, il capo della diplomazia di Baghdad ha commentato: "Non nego che combattenti sciiti iracheni stanno partecipando ai combattimenti in Siria, come fanno i sunniti delle monarchie del Golfo. Ma questo non è sintomatico di alcuna politica del governo iracheno".
L'opposizione siriana aveva ripetutamente denunciato la presenza di miliziani iracheni, al fianco dei combattenti sciiti del movimento libanese Hezbollah, che hanno avuto un ruolo decisivo nella riconquista del nodo strategico di Qusayr da parte delle truppe rimaste fedeli ad Assad.
Ribelli riprendono Daraa. I ribelli siriani, che avanzano dal confine giordano, hano espugnato una strategica postazione dell'esercito nella città di Daraa. Lo ha reso noto l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. "Hanno conquistato due edifici che le forze del regime usavano per tenere sorvegliata la città", ha spiegato il direttore, Rami Abdel Rahman. "E' la postazione più importante conquistata a Daraa: la provincia potrebbe fare da canale per far fluire le armi che arrivano dalla Giordania nella provincia di Damasco".
L'aiuto della Cia. Il 'Los Angeles Times' ha riferito la scorsa settimana che la Cia e le forze speciali statunitensi stanno addestrando i ribelli siriani in Giordania e in Turchia. L'addestramento, che riguarda tra l'altro l'uso di armi anti-carro e anti-aereo, sarebbe dunque ben precedente all'annuncio della Casa bianca di voler fornire armi ai ribelli. L'avanzata dei ribelli siriani ha coinciso con l'intensificarsi dei bombardamenti dell'esercito sulle aree ribelli della provincia di Daraa (bombardamento che, secondo l'Osservatorio, ha causato la morte di 4 donne e altrettanti bambini). A Damasco, giovedì, invece sono rimaste uccise cinque persone in un quartiere abitato prevalentemente da cristiani, nel cuore della capitale.
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)