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Elezioni in Iran, ha vinto il riformista Rohani

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Elezioni in Iran, ha vinto il riformista Rohani

Messaggioda franz il 16/06/2013, 8:12

Vittoria della moderazione sull'estremismo»
Evitato per un soffio il ballottaggio. Il nuovo presidente vuole un avvicinamento agli Usa e affrontare la questione nucleare

Hassan Rohani è il nuovo presidente dell'Iran, il successore del "falco" Ahmadinejad. Il candidato moderato-riformista (unico dopo che l'altro candidato ammesso, Mohamamd Reza Aref, si è ritirato) ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali superando di un soffio la soglia necessaria del 50% che gli consente di evitare il ballottaggio. L'annuncio ufficiale è venuto dal ministro degli Interni di Teheran alla fine di una giornata che ha visto Rohani saldamente in testa fin dalle prime schede scrutinate. Rohani ha salutato «la vittoria dell'intelligenza, della moderazione e del progresso sull'estremismo» in un messaggio letto alla televisione di Stato iraniana. Il neo presidente ha ottenuto il 50,68% dei voti, pari a 18,6 milioni di schede. Hanno votato in tutto 36,7 milioni di aventi diritto, pari al 72,7% dell'elettorato. A Teheran e in diverse parti del Paese sono subito cominciate le celebrazioni per la vittoria del candidato moderato.

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REAZIONE USA - La Casa Bianca plaude all'esito del voto e si congratula col coraggio degli iraniani che sono andati a votare «nonostante la censura e l'intimidazione». L'amministrazione Obama auspica che sia l'ora delle «scelte responsabili per un futuro migliore», con un nuovo governo che rispetti la volontà del popolo. Gli Stati Uniti - conclude la nota - sono pronti a un dialogo diretto con Rohani.

CHI È ROHANI - Il neo presidente è stato per 16 anni segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale. Attualmente guida il centro di ricerca strategica ed è membro del Consiglio del Discernimento e dell'Assemblea degli Esperti. Nel 2003 fu nominato capo negoziatore sul nucleare. Le principali forze politiche che lo sostengono sono 'Mosharekat' (Condivisione), i Mojahedin della Rivoluzione Islamica, 'Kargozaran' e l'Associazione del Clero Combattente. Rohani è appoggiato da personalità di spicco quali gli ex presidenti Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e Seyyed Mohammad Khatami e dall'hojatoleslam Hassan Khomeini, nipote del defunto leader della Rivoluzione Islamica, l'ayatollah Ruhollah Khomeini. In politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede un'apertura verso l'Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, con l'obiettivo di risolvere la questione nucleare. Prospettive che non convincono Israele, che resta scettico e giudicherà Rohani dalle «sue azioni in materia di nucleare e terrorismo». Lo afferma il portavoce del Ministero degli Esteri sottolineando che «fino a oggi sul programma nucleare iraniano ha deciso la Guida Suprema (l'Ayatollah Ali Khamenei, ndr), non il presidente».

LUNGHE CODE AI SEGGI - Le urne si sono chiuse dopo cinque ore di rinvio, quando i cittadini hanno accolto i ripetuti appelli a recarsi a votare: per tutta la giornata di venerdì si sono registrate lunghe code ai seggi, sia a Teheran sia in altre città del Paese. L'affluenza è stata buona, smentendo i timori pre elettorali di una scarsa partecipazione. I sei candidati hanno rivolto un appello ai loro elettori, invitandoli alla calma e ad evitare di scendere in strada per festeggiare prima che i risultati del voto siano annunciati in modo ufficiale. Fin dal'inizio dello spoglio è apparso che Rohani fosse in testa «in alcune città», mentre non era subito chiara la tendenza di due grandi metropoli come Teheran e Mashad. Il candidato conservatore Mohammad Bagher Qalibaf, sindaco di Teheran, ha ammesso la sconfitta: ha avuto il 16,56% dei voti. Al terzo posto il capo dei negoziatori per il nucleare Saeed Jalili (11,36%), seguito dal leader dal leader dei pasdaran Mohsen Rezaei (10,58%), dal Consigliere per gli affari internazionali della Guida Suprema Ali-Akbar Velayati (6,18%) e infine dall'indipendente Mohammad Gharazi (1,22%).

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L'APPELLO AL VOTO DI KHAMENEI - Venerdì mattina l'ayatollah Ali Khamenei si è recato presto alle urne e ha invitato tutti gli iraniani a votare. In alcune dichiarazioni trasmesse dalla tv di Stato, la Guida suprema dell'Iran ha usato parole dure contro gli Stati Uniti: «Recentemente ho sentito che un funzionario della sicurezza Usa ha detto che non accetteranno queste elezioni. Ok, andate al diavolo». Giovedì la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Jen Psaki, aveva detto che Washington non pensa che il processo elettorale iraniano sia trasparente, ma al tempo stesso non scoraggia i cittadini dal recarsi al voto. L'Iran non ha autorizzato la presenza di osservatori esterni durante la votazione. Anche l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, cui non è stato permesso di candidarsi, ha lanciato un appello per evitare il boicottaggio del voto, scelto da molti come forma di protesta contro anni di arresti e intimidazioni.

VITTORIA DEI RIFORMISTI - Venerdì gli elettori avevano la possibilità di votare anche all'estero: seggi sono stati allestiti a Dubai, Londra e negli Stati Uniti. L'alta partecipazione al voto suggerisce che le elezioni, per le quali un tempo era considerata scontata la vittoria dell'establishment, siano viste dai riformisti come un'opportunità per tornare a far sentire la propria voce dopo anni di repressione. Tra i sei candidati l'unico riformista era proprio Hassan Rohani, 64 anni, l’unico religioso fra tanti candidati ufficialmente laici, l’unica colomba rimasta fra tanti falchi, l’unico a sperare nel ballottaggio con gli ultraconservatori. La sua vittoria è considerata una piccola battuta d'arresto per l'establishment, ma si tratta comunque di una sfida minore rispetto a quella costituita quattro anni fa dal movimento riformista verde, sul quale fu attuata una brutale repressione nelle proteste che seguirono le ultime elezioni.

Redazione Online14 giugno 2013 (modifica il 15 giugno 2013)
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