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Istanbul bizim, Taksim Bizim

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 02/06/2013, 18:45

Istanbul bizim, Taksim Bizim: la lotta non si ferma

Un nuovo reportage di Sara Datturi. E' il racconto delle piazze in rivolta contro il Sultano Erdogan ma anche delle aspirazioni di un intero popolo

da Istanbul
Sara Datturi

Istanbul bizim, Taksim Bizim... Sono passati due giorni dall'inizio delle proteste e il clima è ancora forte, non solo per l'odore acre che si sente nell'aria nonostante la pioggia di stamattina.

Non dobbiamo dimenticare quello che abbiamo visto e vissuto. E stata un'emozione grande partecipare a questa parte di storia Turca. Ieri, primo giugno, gli scontri sono dilagati anche in altre parti della Turchia da Ankara, Izmir e Bursa e ad Istanbul le proteste, l'occupazione della città è arrivata anche nella calma Besiktas.

Cuore che batte forte, adrenalina alle stelle. Grida, slogan... Istanbul bizim, Taksim Bizim... poi altri su Erdogal e il suo governo, inni di lotta, di conflitti politici passati che troppe volte sono stati repressi con la forza, annientati e si sono persi nelle righe di questa storia Turca. La gente è stanca di dimenticare, di fare finta di niente, accettare passiva il suo destino ed essere lasciata inconsapevole. In questi giorni, il malcontento accumulato in questi anni si è risvegliato, la gente si è ripresa le strade, i marciapiedi, l'innata solidarietà che le appartiene.

A Cihangir (area centrale dove vivono molti internazionali ed artisti) ieri mattina, in concomitanza con gli scontri di Taksim, la gente è scesa per le strade: giovani, anziani, dottori ed impiegati... donne alle finestre a battere le pentole. Hanno, abbiamo gridato basta a questa oppressione e all'uso della violenza che la polizia sta utilizzando contro la folla grazie al consenso avuto dal governo Turco. Gas lacrimogeno, acqua grigia, gas arancione nervino. Scene di guerriglia ovunque. Panico e caos organizzato. Gente che grida di mantenere la calma, richiama la folla una volta che la carica della polizia è passata.

Eppure, nonostante questo, in questi giorni ho ricevuto una grande lezione di resistenza da questa gente. Ogni persona era preparata a resistere: maschere di gas, limoni, scarpe ben allacciate, anti acidi, latte, fazzoletti. Ragazzi che distribuivano panini, acqua e chai gratis... gente che faceva entrare nelle case e nei bar i manifestanti per trovare un rifugio a questo gas micidiale; dottori ed infermieri a disposizione nelle piazze. Ho ancora negli occhi la scena di questo signore anziano, con il suo berretto alla zuava, con le mani incrociate dietro la schiena che ci guardava compiaciuto. Silenzioso nei suoi occhi verdi profondi ci ha detto. "Ho quasi settant'anni, ed è da tanto tempo che non ero così orgoglioso di essere turco, sono anch'io con voi nella lotta".

Dopo gli scontri della mattina e del pomeriggio, la resistenza ha avuto il sopravvento. La notizia è arrivata: la polizia è si è ritirata. Un'emozione indescrivibile... abbiamo marciato compatti, uniti, gente di ogni provenienza per una lotta comune che sebbene sia iniziata da un Yezi Park ha le sue radici in una struttura sociale e politica occidentale radicata. Un sistema malato, che adesso più che mai, ci pone di fronte i suoi limiti. Tante domande. Discussioni che necessitano una rielaborazione che l'adrenalina non può dare. Bracci alzati, battiti di mano.. insieme siamo entrati a Taksim, tutti i gruppi che hanno resistito da Istiklal, Cihangir, Taksim, Tarlabs hanno sfilato nella piazza. Una piazza riconquistata, colorata, stanca e piena di vita. Simbolo di una battaglia prima di tutto Turca, ma che riprende anche alcune similitudini con quelle delle primavere arabe, e degli Occupy Moviments vissuti in America ed Europa. La piazza, Taksim e le sue strade sono state riprese...

Non più un turista, Taksim ed Istanbul alla "sua" gente. Uno Street party che è continuato tutta la notte.. un clima misto di adrenalina e consapevolezza che questo è solo l'inizio di cambiamento più forte. Il governo limita i danni, cerca di sminuire l'accaduto, decide di ritirare la polizia ma promette deciso che "non può lasciare che Istanbul sia ripresa dai manifestanti criminali". Detto, fatto. La notizia inizia a girare. Forti scontri a Besiktas, i ragazzi lasciano le loro birre e si dirigono a sostenere l'altra parte di resistenza. Non avevo mai visto le strade così piene, la gente così organizzata. Scene di guerriglia urbana. Lacrimogeni, lancio di acque grigie.. la gente ancora forte ed arrabbiata, indignata per le troppe vittime di questa protesta pacifica (ad ora si contano 1000 feriti e due morti). Un autobus pieno di scudi da mandare alla polizia è stato fermato, dirottato, usato come barriera per bloccare le strade e la polizia. Notizie e twitter di abitanti di Besiktas che hanno lasciato aperte le porte di casa per i manifestanti, che hanno lanciato televisori alla polizia.

Questa lotta urbana è forse la prima che ha avuto una ricezione mediatica così seguita. La comunicazione è stata attenta, lucida... ogni azione è stata riportata e fotografata. La comunicazione come strumento di controllo e opposizione. Da un lato il governo e il suo controllo dei media, dall'altro i dimostranti e l'uso d'internet per riportare notizie ed organizzarsi.

La connessione e l'intreccio umano creato in questi giorni fra la gente è ancora qui, anche oggi in questa domenica mattina grigia e piovosa. Qualcosa è cambiato. L'ingranaggio si è spezzato. Istanbul non rappresenta tutta la Turchia, ma questa è una lotta non solo politica e non solo turca. E' il frutto di un dissenso ed un'indignazione che va letta in tutta la sua complessità e variabili socio-ecomiche, politiche e storiche.

Le strade sono state pulite e non solo dagli agenti della municipalità, ma anche dai tanti manifestanti che hanno voluto dimostrare forte il loro amore e partecipazione per la loro città, se la sono ripresa con tutte le responsabilità che questo comporta.

La calma prima di una nuova tempesta..niente polizia, niente elicotteri, ma la sensazione è strana, tutto quello che si è vissuto in questi giorni non può e non deve essere dimenticato. La reazione disumana e atroce che questo governo ha autorizzato deve continuare ad essere denunciata. Come hanno mi hanno detto ieri un gruppo di amici turchi per riassumere la situazione. "Una donna quando si arrabbia sembra sempre più bella. Quindi in questo momento la Turchia è stupenda".

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 34&typeb=0


vedi anche:
http://www.articolo21.org/2013/06/la-ri ... ericolosa/


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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda mauri il 03/06/2013, 19:11

non per motivi economici ma per difendere libertà e democrazia, non avevo capito cosa accadesse,
islamizzazione di una nazione laica
ciao mauri

If you guys are wondering why Turks are rising against the government and its diving policies:
You probably know Turkey as a moderate Islamic country but we do not. We were founded secular and grew up in a culture that was tolerant to differences.
Our women voted and elected to leadership before yours. Religion was not a tool for politics. Our grandfathers went to mosques to pray but also drank Raki with their friends and never judged others for their lifestyle.
Islam has not been our defining identity until this government.
What Europe and US sees is a strong government, a good example of a predominantly Muslim nation as a shining beacon to Middle East and a growing economy. What we see is our journalists being prisoned, our army dispersed and a government who single handedly changes the constitution to serve their purpose with the intention of slowly taking away our freedoms. We are being pitted against each other based on our heritage, lifestyle or religious beliefs. This is why we are protesting. We want our original founding principals back. We want the whole world to know: The people on the streets are not the TURKS or MUSLIMS or LIBERALS- they are the PUBLIC that claim their uniting identity back. That identity is SECULAR and UNITED as a nation.
http://www.ilpost.it/2013/06/03/perche- ... e-turchia/
mauri
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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda Iafran il 03/06/2013, 19:57

In Turchia coloro che manifestano oggi per la loro libertà si appellano alla nostra storia ...
Grazie, grazie di cuore ragazzi ...

. . . . .
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... io/614803/

Scontri Istanbul, ‘Bella Ciao’ sulla collina di Bisanzio di Domenico Valter Rizzo

Sulla rete sta circolando un breve filmato che arriva da Istanbul, l’antica Bisanzio. Ci mostra i giovani che, in piazza Taksim, protestano contro il governo turco e cantano, nella loro lingua, una canzone italiana. Una canzone, Bella Ciao, che è stata colonna sonora della guerra di liberazione. Una canzone che, in molti nel nostro Paese, considerano poco più di un folkloristico residuo, un avanzo retorico di una stagione ideologica da cancellare e seppellire sotto la spinta del nuovo, del moderno, della nuova politica che supera il concetto arcaico di destra e sinistra, di fascismo e antifascismo. Tutto in nome della politica nuova, post moderna, attenta agli scontrini e immune dalle idee.
Ecco, quei giovani di piazza Taksim forse ci stanno dicendo qualcosa. Ci stanno dicendo che le idee, le nostre idee, quelle sulle quali è stata scritta la nostra Costituzione sono ancora idee per le qualiragazzi di vent’anni possono battersi, possono rischiare anche di morire, come purtroppo è avvenuto proprio in Turchia, dove uno di quei ragazzi è in coma irreversibile.
Cosa dicono i versi di quella canzone? Ci siamo scandalizzati a lungo in questo Paese perché i calciatori e i ragazzini delle nostre scuole non conoscevano le parole di una marcetta retorica che, per varie casualità, è finita per diventare inno nazionale. Bene, la canzone che i giovani di piazza Taksim hanno trovato talmente bella, talmente capace di rappresentarli, da tradurla in turco, la conoscono in pochi e invece dovrebbero insegnarla a scuola come i versi meravigliosi di Leopardi o Montale. Quella canzone è basata su una sola parola e quella parola è libertà.
“Bella Ciao” parla dell’insopportabilità dell’oppressione; quel verso “…oh partigiano portami via, che mi sento di morir“, contiene in se mille pagine, dicendoci l’impossibilità di sopravvivenza, se ci si trova privati della libertà. Un dolore fisico, che spegne la vita.
Per questo quei ragazzi l’hanno scelta e la cantano con una partecipazione profonda.
Fa specie che qualcuno nel Paese dove quella canzone è stata scritta, la si consideri una canzone da tenere quasi al bando perché sarebbe elemento di divisione. In realtà lo è, ma è una divisione che separa le due anime di questo Paese: un’anima nobile e un’anima infame. Questo è il Paese che ha inventato il fascismo, lo ha poi esportato con successo e gli ha garantito consenso di massa per un ventennio; ma che ha anche avuto dentro di se la forza e la dignità per sconfiggerlo, ma non del tutto. Il fascismo, la sua cultura, la volontà di delegare ad uno le sorti di tutti è viva, pervade ancora questo Paese e questa cultura, negli ultimi due decenni, è diventata in larga misura egemone. Lo è diventata per la sciatteria e la pigrizia, che si è tentato di mascherare riproponendo magari triti rituali, di una sinistra che non ha saputo difendere i propri valori, quei valori che stanno in quella Carta che si cerca ogni giorno di fare a pezzi.
Il sentirsi sconfitti da chi era già stato sconfitto dalla Storia, da modelli sociali ed economici, come il liberismo, che non hanno mai funzionato al pari di come non ha funzionato il cosiddetto socialismo reale. Una sinistra malata di conformismo, di trasformismo, priva di fantasia, piegata sulle idee e suoi modelli degli altri, ha portato alla costruzioni di modelli di rappresentanza politica ibridi, incapaci di avere punti di riferimento. Si è tolta di mezzo l’ideologia, ma si sono gettate via anche le idee. Quelle idee e quei valori che vengono cantate oggi da quei ragazzi sulla collina che domina Bisanzio.
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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 04/06/2013, 11:06

Immagine

Un gruppo di giornalisti a Istanbul

http://www.internazionale.it/live-blog/ ... n-turchia/


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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 04/06/2013, 12:07

Azione urgente Amnesty per la Turchia:

http://www.amnesty.it/turchia_violenze_ ... nifestanti


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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda trilogy il 05/06/2013, 8:30

Iafran ha scritto:In Turchia coloro che manifestano oggi per la loro libertà si appellano alla nostra storia ...
Grazie, grazie di cuore ragazzi ...

Scontri Istanbul, ‘Bella Ciao’ sulla collina di Bisanzio di Domenico Valter Rizzo

Sulla rete sta circolando un breve filmato che arriva da Istanbul, l’antica Bisanzio. Ci mostra i giovani che, in piazza Taksim, protestano contro il governo turco e cantano, nella loro lingua, una canzone italiana. Una canzone, Bella Ciao, che è stata colonna sonora della guerra di liberazione...


E' molto conosciuta da anni in Turchia, l'hanno ri-arrangiata in versione disco. Qualche anno fa se andavi in discoteca a Istanbul la ballavano ovunque. Quello che sta accadendo in Turchia comunque è un fenomeno più complesso di come lo racconta la stampa italiana. In Turchia il governo sta portando avanti una politica di recupero della tradizione dell'impero ottomano che è una cosa diversa dalla "re-islamizzazione". La religione islamica ne è una componente importante ma non c'è solo quella. Insomma è una cosa diversa "dall'inverno arabo" portato avanti dai fratelli musulmani e dai salafiti in nord Africa.
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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda Iafran il 05/06/2013, 9:38

trilogy ha scritto:
Iafran ha scritto:In Turchia coloro che manifestano oggi per la loro libertà si appellano alla nostra storia ...
Grazie, grazie di cuore ragazzi ...

Scontri Istanbul, ‘Bella Ciao’ sulla collina di Bisanzio di Domenico Valter Rizzo

Sulla rete sta circolando un breve filmato che arriva da Istanbul, l’antica Bisanzio. Ci mostra i giovani che, in piazza Taksim, protestano contro il governo turco e cantano, nella loro lingua, una canzone italiana. Una canzone, Bella Ciao, che è stata colonna sonora della guerra di liberazione...

E' molto conosciuta da anni in Turchia, l'hanno ri-arrangiata in versione disco.

Ho ringraziato i ragazzi di Istanbul per la spinta che ci danno a ricordare la nostra recente storia.
A loro auguro di avere quella libertà che desiderano.

Questa è un’edizione iraniana di "Bella ciao" ed il video può farci pensare ai ragazzi di Istanbul.

http://www.youtube.com/watch?v=SNocyz1NRjA
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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 06/06/2013, 10:35

Turchia, 10 articoli di legge contro la libertà d’espressione
di Riccardo Noury


In Turchia il diritto alla libertà d’espressione è sotto attacco. Lo testimoniano le centinaia di procedimenti giudiziari a carico di attivisti, giornalisti, scrittori e avvocati, “colpevoli” di aver criticato l’operato di rappresentanti dello stato o di aver espresso legittimamente le loro idee su questioni politiche considerate sensibili.

La denuncia nei confronti del governo di Ankara è contenuta in un rapporto diffuso questa mattina da Amnesty International, in cui l’organizzazione per i diritti umani espone una dettagliata analisi dei peggiori 10 articoli di legge tra quelli che pregiudicano il diritto alla libertà d’espressione in Turchia.

Otto articoli fanno parte del codice penale del 2005: 301 (“denigrazione della nazione turca”), 318 (“allontanamento del pubblico dal servizio militare”), 125 (“diffamazione”), 215 (“apologia di un crimine o di un criminale”), 220/6 (“commissione di un crimine in nome di un’organizzazione terrorista”), 220/7 (“assistenza a organizzazione terrorista”), 216 (incitamento all’odio o all’ostilità”) e 314 (“appartenenza a organizzazione terrorista”). Gli altri due sono contenuti nella Legge antiterrorismo del 1991: il 6/2 (“stampa o pubblicazione di dichiarazioni o affermazioni di organizzazioni terroriste”), già oggetto di una sentenza della Corte europea dei diritti umani, e il 7/2 (“propaganda terrorista”).

Il parlamento turco sta attualmente esaminando un pacchetto di riforme legislative, ma la sensazione di Amnesty International è che alla fine resterà un’opportunità persa per allineare le leggi nazionali agli standard internazionali sui diritti umani e per togliere le catene alla libertà d’espressione nel paese. Neanche questa riforma, infatti, tende a risolvere il problema di fondo: la definizione di cosa s’intenda per “terrorismo” nel codice penale e nella Legge antiterrorismo.

Negli ultimi anni, sottolinea Amnesty International, si è assistito sempre più spesso al ricorso arbitrario alle norme antiterrorismo per criminalizzare attività del tutto legittime, come discorsi politici, scritti di contenuto critico, partecipazione a manifestazioni e militanza in organizzazioni e gruppi politici riconosciuti. Dibattiti pacifici sui diritti dei curdi e su altre questioni politiche a loro legate, così come i temi e gli slogan al centro delle manifestazioni in favore dei curdi, sono stati all’origine di numerosi procedimenti giudiziari per “propaganda terrorista”.

Per fare un esempio, nel 2008 l’allora ministro della Giustizia Mehmed Ali Sahin rese noto che più di 7000 persone erano state incriminate per aver parlato di Abdullah Ocalan, il leader in carcere del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) attribuendogli il titolo onorifico di sayın (equivalente al nostro “signor”).

Ecco una selezione di storie, contenute nel rapporto di Amnesty International, in cui l’applicazione di uno o più di uno di quei 10 articoli ha causato violazioni dei diritti umani.

Temel Demirer è stato incriminato per aver affermato che Hrant Dink, giornalista e difensore dei diritti umani, era stato assassinato in quanto armeno e per aver denunciato il ruolo avuto dallo stato nell’omicidio.

Halil Savda è stato condannato più volte per aver “allontanato il pubblico dal servizio militare”, ovvero per aver difeso pubblicamente il diritto all’obiezione di coscienza, che in Turchia – unico caso in Europa – non è riconosciuto per legge.

Selçuk Kozağaçlı, avvocato, è stato processato nel febbraio 2010 per aver cercato di ottenere giustizia per i detenuti morti nel 2000, quando l’esercito fece irruzione in 20 prigioni per porre fine a un lungo sciopero della fame. Nel 2013, è stato nuovamente processato per appartenenza a un gruppo fuorilegge di estrema sinistra, il Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo. Alla fine di febbraio, era ancora in detenzione preventiva.

Fazil Say, pianista di fama internazionale, è stato incriminato nell’aprile 2012 per alcun tweet in cui prendeva in giro esponenti religiosi e la concezione islamica del paradiso. Il 15 aprile è prevista la terza udienza del processo.

Due giornalisti investigativi, Ahmed Şık e Nedim Şener sono sotto inchiesta per aver dato “sostegno consapevole e volontario a un’organizzazione terrorista”. Sono sospettati di aver preso le parti di Ergenekon, un gruppo criminale accusato di aver tentato di prendere il potere con la violenza. Le prove nei confronti di Şık si basano soprattutto sul suo libro “L’esercito dell’imam”, che denuncia l’esistenza di un gruppo trasversale, interno alle istituzioni e presente nella società civile, composto da sostenitori dello studioso islamico in esilio Fetullah Gülen, un sostenitore del Partito per la giustizia e lo sviluppo, che guida il governo. Le prove contro Şener consistono in alcuni suoi scritti e nelle intercettazioni di telefonate con imputati del processo Ergenekon, i cui contenuti non riguardavano attività criminali.

Nel 2009 Vedat Kurşun, proprietario e direttore di Azadiya Welat, unico quotidiano in lingua curda, è stato condannato in primo grado a 166 anni e mezzo per “aver commesso un reato per conto di un’organizzazione terrorista” e per “propaganda terrorista”. In secondo grado è stato assolto per il primo reato mentre la condanna per il secondo è stata ridotta a 10 anni e mezzo.

Sultani Acıbuca, 62 anni, (al centro della foto) esponente di un gruppo di madri i cui figli sono morti o sono in carcere per fatti relativi al conflitto tra l’esercito turco e il Pkk, è stata condannata a 10 mesi di carcere per appartenenza a gruppo terrorista, per il solo fatto di aver invocato la pace e aver chiesto la fine degli scontri armati.

“Una società in cui le persone possano liberamente esprimere le loro opinioni, dibattendo sulle questioni più importanti all’ordine del giorno senza timore di essere incriminate, è una società in buona salute ed è ciò di cui la Turchia ha bisogno” – si legge nel rapporto di Amnesty International.

“Una riforma profonda delle leggi che rimuova le catene alla libertà d’espressione, associazione e assemblea porterà aria pulita nel paese e sarà un passo avanti essenziale verso una Turchia pacifica e democratica”.

I tempi sarebbero maturi per quella riforma profonda. Significherebbe voltare pagina rispetto a decenni di violazioni dei diritti umani e cogliere la contemporanea opportunità scaturita dal cessate il fuoco annunciato da Abdullah Ocalan la settimana scorsa.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/ ... pressione/


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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 06/06/2013, 16:05

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Turchia: Istanbul. Un muro di libri a Taksim Gezi Park, contro la polizia.

“Prendete un libro e leggetelo in faccia a un poliziotto”, questa è la consegna.


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Re: Istanbul bizim, Taksim Bizim

Messaggioda flaviomob il 09/06/2013, 21:16

Un manifestante arrestato racconta la 'Bolzaneto' turca

di Redazione Contropiano


Uno studente di un'università di Istanbul racconta le incredibili violenze subite da lui e da altri giovani arrestati durante le manifestazioni contro il regime dell'Akp. Una "Bolzaneto" all'ennesima potenza.

Più del 90% delle centinaia di migliaia di manifestanti anti-governativi in Turchia, rivela uno studio, é sceso in piazza per denunciare la svolta autoritaria di Recep Tayyip Erdogan e del suo governo, la deriva islamista del paese, e le feroci violenze della polizia contro le prime proteste. Da tutto il mondo sono piovute reazioni di sdegno e condanna davanti alle durissime immagini della repressione. Dall'inizio della protesta almeno tre manifestanti sono stati uccisi (fonti dell'opposizione fanno lievitare il numero delle vittime a 6), 5mila feriti.
Il quotidiano Hurriyet ora ha pubblicato la testimonianza di uno studente dell'università del Bosforo, che ha raccontato con la terribile esperienza del suo arresto a Istanbul. ''Ero alle nove di sera su Barbaros Sokak, a Besiktas. Non facevo niente, non gridavo slogan, non buttavo pietre. Appena mi hanno visto mi hanno afferrato. E sono scivolato nell'inferno'', racconta Erkan. ''Ogni poliziotto presente ha iniziato a prendermi a calci e pugni. Per 150 metri, fino al bus della polizia, tutti mi hanno picchiato, maledetto, insultato: 'puttana tua madre', 'figlio di puttana'. Non finivano mai. Stavano per mettermi nel bus, altri agenti hanno chiamato: 'portatecelo qui'. Mi hanno di nuovo picchiato dietro al bus. Ho saputo poi il perche': li' non potevano arrivare le telecamere''. ''All'interno le luci erano spente. Ho sentita la vocetta di una ragazza che supplicava: 'non ho fatto nulla, signore'. Continuavano a percuotermi, nel buio potevo solo cercare di proteggermi la testa''. ''Intanto picchiavano la ragazza, che stava soffocando. Un agente in borghese, di nome Ismail, le ha detto esattamente questo: 'ti sbatto per terra e ti violento, ora'. La risposta della ragazza, con un filo di voce, ci ha spezzato il cuore: 'si', signore' ''. ''Subito dopo ci hanno costretto, con altri tre arrestati, a gridare, tra una pioggia di botte: 'Amo la polizia! Amo il mio paese!'. Urlavano: 'piu' forte, piu' forte!', ci picchiavano, ci insultavano''. ''Hanno portato un altro ragazzo. Aveva il naso rotto. Mi ha detto che due lo tenevano mentre un terzo lo picchiava''. ''Poi é arrivato un altro giovane. Mustafa, dell'Università del Bosforo. Venti agenti lo avevano attaccato. Non stava in piedi. Nel bus lo hanno ancora colpito alla testa con un casco. Non bastava. Gli hanno sbattuto il capo contro il finestrino. Perdeva sangue dalla testa. Era ammanettato. Hanno continuato a picchiarlo''. Alla fine sono stati portati al commissariato, dove li attendevano gli avvocati mandati dagli altri manifestanti. ''I poliziotti hanno cominciato a parlarci educatamente''. La giornalista di Hurriyet Belgin Tan avverte. ''Sapete che cosa succedera' ora? Erkan sara' intimidito con una infinita' di denunce dei poliziotti, che diranno che lui li ha attaccati. Il procuratore dara' la priorita' alle loro denunce. Erkan e gli altri ragazzi del bus che confermeranno il suo racconto saranno dichiarati colpevoli e condannati''.

E' la prima volta che un quotidiano turco pubblica in maniera così dettagliate le minacce e le violenze subite da alcuni manifestanti caduti nelle maglie delle forze di sicurezza. Un tale comportamento è abituale da parte della polizia turca ed era adottato anche prima dell'esplosione della protesta popolare e di massa che da più di una settimana ha occupato le piazze turche. Solo che prima sia la stampa turca sia quella internazionale preferiva guardare da un'altra parte. Come quando la tv turca Cnn invece di trasmettere le immagini della violenta repressione contro i manifestanti nel centro di Istanbul, il fine settimana scorso, trasmise un documentario. Sui pinguini...

http://www.contropiano.org/esteri/item/ ... neto-turca


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