La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Mali

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Mali

Messaggioda trilogy il 13/12/2012, 21:40

Parliamo un po' del Mali, lo Stato africano.
Metto la cartina perchè a malapena sappiamo dove si trova, eppure sta diventando una questione di sicurezza per
l' Europa. Il problema è che Il nord del paese è fuori controllo, o meglio è sotto il controllo di gruppi islamisti armati e criminalità. Una situazione che richiama l'Afghanistan del Mullah Omar. Il problema che agita i governi europei è che il Mali è sulle rotte dei trafficanti di immigrati clandestini, che attraversando il deserto, raggiungono facilmente le coste del marocco e da quelle la Spagna e l'Europa.

L'Unione Europea, per ora ha deciso di inviare consiglieri militari. (vedere notizia sotto)


Immagine



11/12/2012
L'UE continua ad essere estremamente preoccupata per la situazione della sicurezza nel Mali settentrionale, che è diventato un rifugio sicuro per i terroristi e la criminalità organizzata. Il 10 dicembre i ministri degli affari esteri hanno approvato il concetto di gestione della crisi per una missione di addestramento in Mali (EUTM Mali) con l'obiettivo di sostenere il ripristino dell'integrità territoriale e dell'ordine democratico nel paese.

L'alto rappresentante dell'UE, Catherine Ashton, ha dichiarato: "Siamo determinati a mobilitare pienamente tutti gli strumenti di cui disponiamo, in cooperazione con i nostri partner regionali e internazionali, per aiutare il popolo del Mali a ripristinare lo stato di diritto e a insediare nuovamente un governo democratico pienamente sovrano la cui autorità si estenda a tutto il paese. Le competenze dell'Europa in campo militare possono dare un contributo significativo a questa iniziativa nell'ambito del nostro sostegno generale alla transizione democratica e alla nostra assistenza umanitaria alle popolazioni svantaggiate."

L'EUTM Mali persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali al fine di migliorare la loro capacità militare e la loro efficienza operativa. Addestrerà i gruppi di battaglioni del Mali e contribuirà a proteggere i civili e i diritti umani. La missione si adopererà inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito del Mali a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non sarà coinvolta in azioni di combattimento.

Il quartiere generale dell'EUTM Mali sarà situato a Bamako, mentre l'addestramento avverrà in un luogo situato a nord-est di Bamako. Inizialmente, il mandato della missione avrà una durata di 15 mesi. Si prevede di schierare circa 200 istruttori, nonché personale di supporto per la missione e personale adibito alla protezione.

Questa nuova missione farà parte dell'approccio coerente e globale alla crisi nella regione del Sahel, che comprende la cooperazione allo sviluppo, gli aiuti umanitari, l'azione diplomatica e il sostegno concreto per migliorare la situazione della sicurezza. La strategia dell'UE per il Sahel si basa sulla constatazione che lo sviluppo e la sicurezza sono interconnessi e possono sostenersi a vicenda e che la complessa crisi nella regione del Sahel richiede una risposta a livello regionale.

fonte; http://www.consilium.europa.eu/homepage ... li?lang=it
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Mali

Messaggioda trilogy il 11/01/2013, 22:44

11/01/2013
Crisi in Mali, l’Europa pronta a inviare una missione militare

Il paese dell’Africa occidentale è sconvolto dalla guerra civile scoppiata dopo il colpo di stato militare del marzo dell’anno scorso Lady Ashton: “E’ l’ora di intervenire”

MARCO ZATTERIN
BRUXELLES

L’Europa fa rotta verso il Mali. Armata. «La situazione sottolinea l’esigenza per un rafforzato e accelerato impegno internazionale che favorisca il ripristino a Bamako in Mali, in linea con la risoluzione Onu numero 2085». Pressato da molte capitali, e soprattutto da Parigi, l’alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha annunciato di voler stringere i tempi «nella preparazione dell’invio di una missione militare in Mali, che fornirà addestramento all’esercito maliano». La baronessa britannica, figura di raccordo per diplomazia europea, ha anche promesso di «valutare la possibilità di nuove sanzioni per gruppi affiliati ai terroristi».

Anche se ancora con tutte le cautele del caso, per i Ventisette è un chiaro passo verso un intervento militare nel paese dell’Africa occidentale sconvolto dalla guerra civile scoppiata dopo il colpo di stato militare del marzo dell’anno scorso. Attualmente alcuni gruppi armati, anche legati ad Al Qaeda, hanno assunto il controllo della parte Nord del paese. Il presidente a interim del Mali, Daoncounda Traorè, ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Il presidente francese, François Hollande, ha affermato che «risponderà all’appello di aiuto militare, insieme coi paesi africani e nel rispetto della volontà dell’Onu». Secondo il leader socialista, «siamo di fronte a una sfacciata aggressione, che minaccia l’esistenza stessa del Mali: fermeremo l’offensiva terrorista, se continuerà».

L’agenzia Afp ha scritto che, stando ad una fonte maliana, «militari europei, tra i quali i francesi, sono già in Mali per contrastare l’avanzata degli islamici nel Sud». Secondo la stampa francese, truppe transalpine sarebbero sbarcate all’aeroporto di Mopti, che si trova a 70 chilometri dal fronte. No comment a Parigi. La Germania ha negato che ci siano suoi uomini sul terreno, mentre stamane s’è saputo che l’esercito maliano ha ripreso il controllo della città di Douentza che era in mano ai gruppi islamici armati dallo scorso settembre.

La diplomazia corre sul filo. Il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo americano Leon Panetta. In serata, Le Drian avrà ulteriori contatti col collega britannico, Philip Hammond, e quello tedesco, Thomas de Maiziere. I paesi europei temono che il Mali possa diventare una centrale di formazione del terrorismo di matrice islamica. Intanto, proprio il governo francese ha chiesto ai suoi cittadini «la cui presenza non è indispensabile in Mali» di «lasciare provvisoriamente il Paese, a causa del «forte peggioramento delle condizioni di sicurezza». La situazione, a quanto pare, potrebbe precipitare da un momento all’altro.

fonte: http://www.lastampa.it/2013/01/11/ester ... agina.html
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Mali

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 10:43

Armed intervention in Mali risks worsening the crisis

The UN Security Council’s approval of armed intervention into Mali risks worsening the human rights and humanitarian crisis in the north, Amnesty International said today.

The Council voted unanimously on Thursday to approve an African-led force with “use all necessary measures” at its disposal to take back the country’s north from “terrorist, extremist and armed groups”.

“An international armed intervention is likely to increase the scale of human rights violations we are already seeing in this conflict,” said Salvatore Saguès, Amnesty International’s researcher on West Africa

Civilians in the north are already suffering under the rule of the armed Islamist groups that have controlled the region since April 2012.

Amnesty International fears that during the intervention, indiscriminate attacks, arbitrary detentions, torture, extrajudicial executions, and the use of child soldiers by both sides, could become even more widespread.

In order to prevent a new surge in abuses, Amnesty International is calling on the UN to ensure that any military force is bound by effective safeguards for civilian protection. Human rights monitors must be sent to observe the conflict closely, with particular attention given to government-supported militias.

“The United Nations has to ensure that any intervention force fully complies with international humanitarian and human rights law, and prioritises the protection of civilians caught in the conflict,” said Salvatore Saguès.

“The African armed forces that could take part in this intervention should not have been involved in human rights abuses against their own population.”

Since April 2012 Islamist groups in Mali’s north have imposed a reign of terror, introducing punishments such as amputations, flogging, and stoning to death for those who oppose their interpretation of Islam.

At the beginning of the conflict, the Malian security forces responded to the uprising by bombing Tuareg civilians, and arresting, torturing and killing Tuareg people apparently only on ethnic grounds. Military intervention risks triggering further ethnic conflict in a country already riven by attacks on Tuareg and other lighter-skinned people.

The Malian army is currently dominated by the military junta which overthrew the democratically elected President Amadou Toumani Touré in March 2012, and is still heavily influential in political life.

Malian soldiers have been responsible for extrajudicial executions, enforced disappearances and torture. For example, a group of 16 Muslim preachers comprised of Malian and Mauritanian nationals were arrested and then executed by the Malian military in September 2012, in Diabaly (400 km northeast of Bamako).

“The Malian soldiers have benefited from total impunity. We fear their participation in an armed intervention in the North might lead to further violations against a background of retaliation and revenge”, said Salvatore Saguès.

Amnesty International is also urging the UN to prepare for a deepening refugee crisis. The conflict has already displaced up to 400,000 people, resulting in a flood of refugees to neighbouring countries poorly prepared to protect them, including countries suffering humanitarian crises due to region-wide food shortages.


AI Index: PRE01/635/2012

http://www.amnesty.org/en/for-media/pre ... 2012-12-21


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Mali

Messaggioda trilogy il 12/01/2013, 19:57

Pilota francese ucciso in raid in Mali.
Truppe di Parigi dispiegate nella capitale

Mali, Hollande: "Cominciato intervento armato".
L'esercito francese contro estremisti islamici

PARIGI - Un pilota francese è stato ucciso ieri in Mali nel corso del raid delle forze francesi contro i salafiti in appoggio all'esercito locale. Lo ha riferito il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian. Il militare è stato ferito in circostanze non specificate ed è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale.

Le Drian ha anche precisato che gli elicotteri francesi hanno effettuato diverse operazioni e che alcune truppe sono state già dispiegate nella capitale, Bamako. "E' stato dato l'ordine di dispiegare le prime unità francesi a Bamako fin da ieri sera - ha detto il ministro - per contribuire alla protezione di Bamako e per garantire la sicurezza dei nostri cittadini. E' in corso il loro rafforzamento, e il dispositivo dovrebbe rapidamente coinvolgere diverse compagnie. Sono quindi diverse centinaia i soldati francese che sono impegnati".

Il quotidiano Le Point scrive oggi di altri due elicotteri militari francesi Gazelle abbattuti durante le operazioni in Mali. "Secondo le nostre fonti sono stati distrutti dai ribelli mentre erano sulla via del ritorno dal luogo di combattimento e si dirigevano alla base di Ouagadougou", si legge sul sito della testata

Da: http://www.repubblica.it/esteri/2013/01 ... ef=HREC2-1
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Mali

Messaggioda flaviomob il 19/01/2013, 22:45

Il Mali tra gas, petrolio, uranio e terrorismo
Le armi di Gheddafi e i separatisti Tuareg. La Jihad. Le tensioni nel paese e in altri stati non accennano a placarsi. I guai che ci aspettano se sarà Mali.

Ennio Remondino


Sacrilegio. La guerra della nostra modernità ora si introduce nel mondo della fiaba e ci violenta i sogni. Aẓǎwad era un tempo la regione a nord di Timbuctu, nelle grandi distese saheliane e sahariane abitate dai nomadi Tuareg. Gli Uomini Blu, come sono conosciuti i Tuareg, dal velo color indaco che indossano e che colora di blù la loro pelle. Un popolo nomade che vive nel sud del Magreb, Algeria e Libia e nel Sahel del Niger, Mali, Burkina Fasu. Essi si definiscono Kel Tamacheq, coloro che parlano il Tamacheq o anche Kel Taguelmust, coloro che portano il velo. Oggi sono forse, a malapena, 3 milioni. I Tuareg, per secoli i dominatori del deserto.

Poi l'Islam. I Tuareg discendono dalle popolazioni berbere preistoriche del mediterraneo e già al tempo dei fenici e dei romani, avevano un'avanzata organizzazione sociale, economica, artistica e religiosa. Le pitture rupestri del Sahara li raffiguravano su carri con le ruote e comandati da 4 cavalli. Con l'arrivo dell'Islam nel I secolo dell'Egira, 1300 anni fa, i Tuareg furono dispersi verso il Sud nel Sahara nelle montagne dell'Hoggar, dell'Air e dell'Adradr degli Iforas. La colonizzazione francese divise il popolo tuareg in confini del Mali, dell'Algeria e del Niger. Da allora decadenza e rivolta. Con alleati militari dell'islam radicale. Jihad il nemico. Loro le vittime.

Berberi contro barbari. Dalla Libia caricaturalmente amica dell'Italia, alla demonizzazione dell'ex amico e socio in molti affari di casa nostra. Come sia andata a finire lo sappiamo. O meglio, è nota a tutti la caduta del Rais. Meno sappiamo sulla sua morte con torture e sulle conseguenze che quella scelta occidentale si è lasciata alle spalle. Interessante, per capire, la lettura di un saggio di Vincenzo Gallo, analista dei paesi dell'Africa subsahariana che collabora con l'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. Uno spunto per ragionare sull'allarmante attualità di quanto sta avvenendo e potrà ancora accadere in Mali e in tutta l'Africa subsahariana.

Pecunia non olet? Partiamo dalla Libia per una ragione ben precisa. Intanto per i 40 anni di potere e ricchezze petrolifere attraverso cui il regime libico ha potuto costituirsi un arsenale assolutamente temibile. Contatti e affari con molti dei principali produttori europei di armamenti, tra cui alcune compagnie italiane. Alla sua morte, la Guardia di Finanza ha sequestrato, tra gli altri beni appartenuti alla famiglia del rais, il 2% del capitale di Finmeccanica, l'1,25 di Unicredit e lo 0,58 di Eni per un valore stimato di oltre un miliardo di euro. Forte del suo potenziale bellico, Gheddafi, una volta scoppiate le rivolte nel paese scelse la resistenza ad oltranza.

Armati e addestrati. A Gheddafi non mancavano quindi i mezzi per reclutare e armare milizie e mercenari. Molti di essi venivano dal Sahel, in particolare dalle regioni del nord del Mali abitate dalle popolazioni tuareg. La scelta non era stata casuale. Nelle fila dell'esercito libico, infatti, i membri di questi gruppi erano presenti già da molti anni ed il loro numero era cresciuto assieme alle rivolte scoppiate a più riprese nelle regioni del nord del Mali. Già negli anni 60 e 70 e, più recentemente dal 2006 al 2009, il popolo tuareg, marginalizzato dal governo centrale maliano, ha tentato con la ribellione di esercitare il diritto all'autodeterminazione.

Autodeterminazione. Allora come oggi, l'obiettivo di questo popolo nomade è la costituzione di uno stato indipendente formato dalle tre regioni di Timbuktu, Gao e Kidal. Gheddafi aveva sempre giocato anche su queste spinte indipendentistiche, con un ruolo decisivo nell'esplodere di rivolte e insurrezioni in diversi paesi africani vicini ai suoi interessi strategici, nel Shel in particolare. Le armi libiche hanno alimentato conflitti in Chad, Angola, Guinea-Bissau, Eritrea, Mozambico, Namibia e Zimbabwe. Strumenti militari e ideologia: il World Revolutionary Center, ad esempio, sorta di "università" delle guerre rivoluzionarie con campi di addestramento.

Libia "liberata". Le autorità statali di Tripoli o di Bengasi, ammesso esista realmente uno Stato unitario, e le forze di sicurezza sono tuttora incapaci di esercitare il controllo del territorio. Ce lo dicono gli attentati continui, ultimi l'agguato al console italiano e prima ancora l'assassinio dell'ambasciatore Usa a Bengasi. Disordine e crisi economica fanno fiorire il contrabbando. Di armi soprattutto. Narra Vincenzo Gallo come un Ak-47 Kalashnikov si vende a 800 dollari, mentre per una mitragliatrice antiaerea montata su un fuoristrada pick-up si pagano fino a 10.000 dollari. Un arsenale fornito in parte dall'occidente ai ribelli e ora sul libero mercato.

Libero mercato. La presenza di esponenti degli estremisti islamici del Al-Qaeda in the Islamic Maghreb nel nord Africa -l'Aqim- ha contribuito a fare della regione un porto franco per un numero crescente di trafficanti e di compratori. Le armi contrabbandate finiscono nelle mani di diversi gruppi terroristici responsabili di stragi e attentati in diversi paesi. Ad esempio i feroci attentati contro la minoranza cristiana in Nigeria dove i gruppi di Boko Haram, impegnati da anni in una lotta feroce contro il governo centrale, vogliono imporre la Sharia nel paese. Secondo il Ministro della Difesa nigeriano Olusola Obada, quelle armi vengono dalla Libia.

Risico mortale. La lista dei compratori non si limita ai paesi confinanti. Anche i miliziani ribelli che lottano contro il regime di Bashar Al-Assad in Siria e gli estremisti egiziani hanno certamente fatto incetta di armi libiche, tra cui i temutissimi missili terra-aria SA-24 di fabbricazione sovietica. Si può anche dire che l'intera regione dell'Africa settentrionale è ancora alle prese con gli effetti della caduta dei regimi dispotici imposti della primavera araba. Per il Mali, l'effetto dirompente è venuto in primo luogo dai tuareg arruolati nell'esercito libico, tornati in patria con una grande esperienza militare e con gli equipaggiamenti e le armi degli arsenali di Gheddafi.

Azaward libero. Troppe milizie operanti nelle regioni storicamente in lotta col governo di Bamako e, come prevedibile, maggiori spinte indipendentiste. Nel 2011 i separatisti creano il "Mouvement National pour la Libération de l'Azawad", l'Mnla, con a capo un ex colonnello dell'esercito libico. Accusati dal governo maliano di legami con i gruppi terroristici di Aquim, l'Mnla ribatte che gli obiettivi e l'ideologia dei fondamentalisti siano totalmente incompatibile con la tradizionale moderazione e tolleranza religiosa che il popolo tuareg ha dimostrato nella sua storia. Ma dalla capitale Bamako si gioca la carta della presunta affiliazione dei tuareg ai terroristi.

Geopoltica. Ripasso professorale. Le popolazioni tuareg sono gli abitanti storici delle regioni interne del Sahara oggi comprese nel Mali, Algeria, Niger e Libia. Queste tribù hanno da sempre controllato i traffici commerciali nel deserto e oggi si sono adattati anche a forme di banditismo per beneficiare del contrabbando di armi, droga e quant'altro. Probabile anche il coinvolgimento in alcuni sequestri di persona a scopo di estorsione la cui liberazione è stata negoziata con tutta probabilità dai membri dell'Aquim. Ma contrariamente ai gruppi di ispirazione islamica alleati militarmente, i Tuareg non vogliono la Sharia ma solo l'indipendenza.

Interessi divergenti. La contrapposizione di interessi tra Tuhareg e jihaddisti s'è sviluppata nel corso del 2012, mentre progrediva l'espansione territoriale della guerriglia nelle regioni di Timbuctu, Kidal e Gao. Colpi di stato in Mali e interventi minacciati da Nazioni Unite e Unione Africana prima delle decisioni francesi. Intento il controllo delle aree conquistate è passato di fatto alle milizie di Ansar Dine. I gruppi armati di Ag Ghali, infatti, grazie ai collegamenti con l'Aquim e alle dotazioni di armi e mezzi finanziari, si sono già insediati stabilmente nei territori occupati imponendo la Sharia e obbligando le donne a indossare il velo e gonne lunghe.

L'alleanza che uccide. L'azione militare di Parigi, anticipando quello che loro sperano possa essere presto l'intervento di contingenti militari delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana, aiuta proprio le forze jihadiste. Le milizie tuareg, benché addestrate e armate, non hanno alcuna possibilità di resistere all'avanzata di truppe straniere senza l'apporto militare e finanziario che solo Ansar Dine è in grado di dare. E la partecipazione al conflitto dell'Aqim attraverso Ansar Dine non sarà priva di conseguenze. L'insediamento da guerre occidentali dei fondamentalisti islamici in queste aree sta sconvolgendo non solo i costumi, ma i tradizionali equilibri sociali e politici.

Con gli Uomini Blu. Il popolo tuareg, da sempre padrone del deserto ha più volte dimostrato di non voler sottostare ad alcuna autorità, sia essa coloniale o statale. La ribellione è stata lo strumento con cui hanno tentato invano di affrancarsi da Bamako e domani sarà per qualsiasi altro padrone. O l'alleato islamista di oggi o il colonialismo pacificatore di ritorno domani. In questo scenario sempre più complicato i tuareg sono caduti in trappola. Per mantenere le loro posizioni ed il controllo dell'Azawad si sono serviti degli estremisti islamici di Ansar Dine e dell'Aqim. Fornendo il pretesto per l'intervento militare attuale. Loro che chiedevano solo la terra dei padri.

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 01&typeb=0


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Mali

Messaggioda trilogy il 01/05/2013, 19:59

Interessante questa intervista che riporta anche il punto di vista dei cinesi sulla questione del Mali. :roll:

[..]euronews

Ha già menzionato l’Africa. Un giornale russo ha chiamato il continente nero il jolly in una partita globale, giocata con discreto successo in modo particolare dalla Cina. Pechino ha dei rivali in questa partita?

Dimitri Mosyakov

Certo. Questa lotta è evidente e la si può vedere in diversi ambiti. I media cinesi, per esempio, non nascondono l’atteggiamento completamente diverso del Paese nei confronti dei problemi in Mali. Nei media russi, e in quelli occidentali in genere, il punto di vista più diffuso riguarda la lotta agli islamisti, ai radicali, agli estremisti e la lotta contro il loro tentativo di conquistare il Paese.

Guardate invece la stampa cinese. Scrive che l’obiettivo di questa operazione militare era un altro, ossia di cacciare la Cina, di tagliare fuori la Cina dalle riserve minerarie, specialmente dalle terre rare in Mali e che Pechino vuole sfruttare. Dunque sembra che lo scopo principale di questa operazione militare sia quello di cacciare la Cina dai Paesi a sud del Sahara..[..]

fonte: http://it.euronews.com/2013/03/25/la-ci ... in-africa/
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58


Torna a Temi caldi nel mondo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 14 ospiti

cron