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Palestina, tutti gli errori di Renzi
Sulla politica estera Renzi dice no ai palestinesi, all'Europa, per sostenere un filo-americanismo vecchio stile. E si trova scavalcato da Monti. [Guido Moltedo]
di Guido Moltedo
Anticipando la decisione comunicata ieri dal governo italiano (ne era al corrente?), Pier Luigi Bersani è stato netto, anzi è stato egli stesso a portare il discorso sull'argomento. Non si possono avere titubanze - ha detto nel duello tv di mercoledì sera - a elevare lo status della Palestina dandole il ruolo di «stato osservatore» nell'Onu «e noi dobbiamo votare sì altrimenti avrà sempre ragione Hamas e non Abu Mazen». Per Matteo Renzi è soprattutto importante non lasciare solo Obama, ricordando che già Usa e Gran Bretagna (ma Londra si è astenuta) si sono dette contrarie, e aggiunge: «Il voto di domani (di ieri) all'Onu nasce da una serie di contraddizioni interne ai palestinesi». Peraltro, per il sindaco di Firenze il vero punto «è l'Iran, non il conflitto israelopalestinese ».
Poche parole sulla politica internazionale. Ma riguardanti lo scacchiere forse più importante per il nostro paese. Il Medio Oriente, anzi il Vicino Oriente. Nel primo dibattito, a cinque, il mondo è stato tenuto rigorosamente fuori. Peccato, anche le idee di Vendola, Puppato e Tabacci sulla politica estera avrebbero contribuito a votare con più cognizione di causa domenica scorsa. Ma cosa emerge dal duello su Rai1? In quale pianeta vivono i due contendenti? Bersani ha marcato l'ambito europeo. Sulla Palestina è in sintonia con Hollande, ma anche con il popolare Rajoy e, come poi si è visto, con Monti, e con diversi governi del Nord Europa. Renzi vuole essere in linea con Washington. Eppure anche Germania e Regno Unito sanno distaccarsene (per esempio, con la loro astensione all'Onu). Ma non bisogna innanzitutto irrobustire la casa europea? E, facendolo, non è anche il modo migliore per " aiutare" Obama, piuttosto che presentarsi sempre in ordine sparso ai grandi appuntamenti? Certo, è giusta la preoccupazione di Renzi a seguire le evoluzioni della primavera araba fino a Teheran. Ma il voto all'Onu non va in quella direzione?
Anche l'israeliano Olmert, che non è un pacifista, sostiene la "promozione" della Palestina all'Onu. Avverte che Israele deve dare il suo contributo, tendendo la mano a un leader come Abu Mazen, e non certo "legittimando", sia pure con l'uso della forza, personaggi come i leader di Hamas.