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supercapitalismo

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: supercapitalismo

Messaggioda franz il 15/06/2008, 15:49

pianogrande ha scritto:Il capitalismo non può essere non soggetto alla politica.

In vena di riflessioni filosofiche domenicali, vorrei approfondire un attimo questo pensiero.
Ritengo che nessuno debba dominare. Lasciamo perdere l'etichetta abusata di "capitalismo", visto che abbiamo scoperto che anche l'unica alternativa al capitalismo (il comunismo) era una sorta di capitalismo di stato, in cui li' si che la politica era prevalente ... ma abbiamo visto come è finita.
Parliamo di "economia" e dei suoi rapporti con la politica.

A mio avviso nessuno deve prevalere. La visione per cui la politica è superiore e prevale sull'economia e sul tutto è prettamente ideologica (e viene dai tempi di Platone) ed idealista. Per me è una visione totalizzante enefasta. Anche quella opposta, naturalmente.
Per me sono aspetti diversi della società e devono conoscersi, rispettarsi, agire ognuno nella sua sfera di influenza. Rispettando dei limiti.
E' chiaro che la polis deve regolare l'economia ma è chiaro che l'economia finanzia la polis e che una pessima regolazione uccide la società intera.

Secondo alcune visioni ormai classiche la partita non è solo tra economia e politica ma c'è di mezzo anche la cultura.
I tre sono angoli di un trangolo un cui la politica è parte, non "tutto" ma elemento che da e riceve, al pari di altri.
Immagine
La società è, come ogni sistema, costituita da sottosistemi. Questi sono relazionati tra di loro (in equilibrio) e nessuno deve aver ela presunzione di essere dominante
In questo senso ogni vertice è soggetto agli altri due ed influenza positivamente gli altri (o negativamente, se il caso).
Ad esempio non esiste produzione ed economia senza apporto culturale (know-how) e non esiste cultura che stia in piedi senza rimunerazione economica.
Il legame diretto tra sistema politico e quello culturale è piu' che evidente ma esiste anche quello indiretto, dato che la cultura alimenta anche il sistema economico cosi' come quest'ultimo regola il sistema economico.
Eccessi o carenze di regolazioni ed interazioni sbilanciano il sistema complessivo.

Ma ripeto, togliamoci dalla testa questa idea (platonica, idealista e marxista) della prevalenza della politica sull'economia cosi' come quella liberista delle prevalenza dell'economia sul tutto.

Ciao,
Franz
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Re: supercapitalismo

Messaggioda carlo gualtieri il 15/06/2008, 21:14

mah, il libro dice cose giuste e trascura cose importanti, é vero, ma secondo me la cosa grave é che né il libro, né la sua recensione, né le poche migliaia di persone che in Italia seguiranno la questione potranno cambiare il dato di fatto: la democrazia, come la intendeva la Magna Carta, la Costituzione degli U.S.A. e quella italiana, Toqueville e i nostri antichi padri nobili della rimpianta Prima Repubblica... in Italia é già morta, ed é a rischio anche in molti altri Stati da sempre veramente democratici. Con la nostra "opposizione responsabile" stiamo diventando complici di un processo di estrema gravità. Che poi una elite di intellettuali e quasi-intellettuali analizzi, trovi cause e concause, individui l'origine di alcuni mali, va bene, é un lavoro che va fatto, ma qui da noi é stata creata una situazione incredibile, per cui a questo punto sembra che qualsiasi cosa si capisca, si diffonda, si spieghi, non serve, la democrazia stessa ci frega, poichè non riusciamo a modificare l'ondata di consenso che accompagna un andazzo sempre più inqiuetante. Il problema é infatti proprio questo: la democrazia ha come base il consenso, e il consenso é manipolabile: gli Italiani sono diventati, come profetizzava Ennio Flaiano, quello che la televisione ha voluto. E la televisione trash di questi ultimi dieci anni (RAI inclusa) indica un disegno preciso portato avanti con astuzia e costanza, un disegno pienamente riuscito.
Basta guardare qualcuno in faccia un po' di più, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio. (Paul Auster)
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