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«L'Iran ha uranio per parecchie bombe»

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

«L'Iran ha uranio per parecchie bombe»

Messaggioda franz il 05/06/2012, 21:51

L'allarme Usa: «è per scopi militari»
L'Aiea: «Non c'è altra ragione che giustifichi l'arricchimento». E intanto viene ripulito un sito per l'arrivo degli ispettori

MILANO - «L'Iran ha accelerato la sua produzione di uranio a bassa percentuale di arricchimento sufficiente, se ulteriormente raffinato, a realizzare diversi ordigni nucleari». È l'allarme lanciato dall'inviato Usa all'Aiea (l'agenzia internazionale per l'energia atomica), Robert Wood. Sempre secondo Wood, «non c'è alcuna ragione che giustifichi l'accelerazione», impressa da Teheran, «al processo di arricchimento dell'uranio», che non sia per apparenti scopi militari. Wood ha anche aggiunto di aver saputo che i tecnici iraniani hanno ripulito il sito militare di Parchin, l'ultimo per l'arricchimento dell'uranio di cui si è avuta notizia, che gli ispettori Aiea vogliono visitare e su cui Teheran sta temporeggiando. Un altro allarme era stato lanciato in febbraio quando l'Aiea rese noto che l'Iran aveva triplicato le sua capacità di arricchire l'uranio. E sempre a fine gennaio, gli ispettori dell'Aiea si erano visti negare il permesso di entrare nel sito nucleare di Parchin.

Il programma nucleare dell'Iran fu lanciato nel 1950 con l'aiuto degli Stati Uniti. La partecipazione all'Atoms for Peace Program continuò anche dopo la rivoluzione komehinista del 1979, con numerosi impianti di ricerca, due miniere di uranio, un reattore e tre impianti di arricchimento dell'uranio.

Redazione Online 5 giugno 2012 | 19:06 www.corriere.it


Ho come l'impressione che approfittando delle distrazioni provocate dalla crisi europa/euro, qualcuno tenterà un colpaccio
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Re: «L'Iran ha uranio per parecchie bombe»

Messaggioda trilogy il 06/06/2012, 11:24

Incontro di Baghdad
Timidi spiragli sul nucleare iraniano
Nicola Pedde
25/05/2012

È stato complessivamente positivo, sebbene non risolutivo, il nuovo round di incontri tra i delegati del cosiddetto P5+1 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania) e l’Iran tenutosi a Baghdad il 23 e 24 maggio. I negoziatori hanno deciso di darsi appuntamento tra tre settimane, a Mosca questa volta, il 18 e 19 giugno.

Non è stato raggiunto alcun accordo specifico, ma è stato unanimemente riconosciuto dai partecipanti un clima propositivo e collaborativo. Opportunità che nessuno sembra voler sprecare, dopo oltre un anno di interruzione nel negoziato sul nucleare iraniano.

Sorpresa iraniana
L’Iran ha voluto giocare d’anticipo sui colloqui di Baghdad. Il giorno prima dell’avvio ufficiale dei colloqui, infatti, è stata comunicata al capo negoziatore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, la disponibilità di Tehran ad autorizzare un’ispezione dell’Agenzia nel complesso di ricerca di Parchin, a circa 30 chilometri a sud della capitale. L’annuncio, assolutamente a sorpresa, è stato dato da Amano nel corso di una breve visita a Tehran il 22 e 23 maggio, generando - con la sola eccezione di Israele - un coro di commenti moderatamente positivi.

Contestualmente, hanno fatto il giro del mondo le affermazioni del presidente Ahmadinejad relative al rifiuto dell’Iran delle armi nucleari, in quanto espressione di un principio contrario ai dettami dell’Islam, così come più volte indicato da Khomeini prima, e da Khamenei poi.

Non ultimo, la delegazione iraniana si è presentata a Baghdad con una proposta negoziale in cinque punti, i cui contenuti non sono stati ancora resi noti, mirante ad allargare il perimetro del negoziato. Non solo nucleare, quindi, ma un pacchetto regionale comprensivo di istanze politiche, economiche e diplomatiche, finalizzate al reinserimento della Repubblica islamica a pieno titolo nel circuito internazionale. Un insieme di azioni chiaramente riconducibili ad una strategia non improvvisata e attuata in modo consequenziale.

Non altrettanto, invece, si può dire sulla capacità del P5+1 e dei suoi delegati, arrivati a Baghdad con un’agenda limitata, scarsa capacità negoziale e, di fatto, il solo obiettivo di guadagnare ancora del tempo per prendere le misure dell’”avversario”.

Ciò che fortunatamente non è mancata da ambo le parti è stata , invece, la buona volontà e l’intenzione di ricercare concretamente una soluzione. Il che ha permesso di trasformare il sostanziale nulla di fatto di Baghdad in una importante tappa interlocutoria preliminare.

Corpo a corpo
Inizialmente programmato per la sola giornata del 23 maggio, l’agenda negoziale è stata estesa anche alla giornata del 24 per permettere alle delegazioni di svolgere una serie di incontri bilaterali paralleli e studiare la controproposta presentata dall’Iran nel corso della prima giornata di lavoro.

All’avvio dei lavori i delegati del P5+1 hanno condotto il dialogo esponendo le perplessità occidentali sullo stato di avanzamento del programma nucleare iraniano, e ponendo alcune condizioni per la soluzione del problema: il congelamento della capacità di arricchimento dell’Iran al 20%, il trasferimento dell’uranio già arricchito oltre la soglia del 20% al di fuori del territorio nazionale, con l’intesa di riconsegnarlo una volta riprocessato per le finalità mediche dichiarate dall’Iran e, non ultimo, lo smantellamento della struttura di ricerca di Fordo, collocata all’interno di una montagna alla periferia del centro religioso di Qom.

Un pacchetto di richieste particolarmente sostanzioso, che non prevede tuttavia la possibilità di alcuna concessione all’Iran sul piano delle sanzioni. Che, anzi, saranno ulteriormente incrementate a partire dal prossimo primo luglio con la sospensione totale delle esportazioni di greggio verso i paesi europei e la definitiva attuazione dell’esclusione di Teheran dal sistema di transazioni bancarie internazionali (Swift).

Era quindi inevitabile aspettarsi una replica iraniana estremamente cauta, vista la modestia delle offerte del P5+1: pezzi di ricambio per l’industria aeronautica, sostegno allo sviluppo della sicurezza negli impianti nucleari, ecc. Ma quello che, con ogni probabilità, non si aspettavano i delegati del P5+1, era la portata e l’ampiezza del pacchetto di controproposte che gli iraniani hanno posto sul tavolo del negoziato nella tarda mattinata del 23.

Dato per assodato che non sarebbe stato possibile assecondare le richieste del P5+1 in assenza di un allentamento delle sanzioni sia in atto che di prossima attivazione, gli iraniani hanno presentato alle controparti americane, inglesi, russe, francesi, cinesi e tedesche, un pacchetto in cinque punti su cui l’Iran avrebbe potuto impegnarsi per la soluzione del problema nucleare.

Sul contenuto del pacchetto, non ancora comunicato ufficialmente alla stampa, sono trapelate nel corso della prima giornata di lavori solo alcune indiscrezioni. Ciò che pare sicuro, è che la natura delle controproposte iraniane sia ampia e solo parzialmente connessa al programma nucleare, includendo al contrario anche richieste di natura economica e politica sul piano regionale e globale. In linea con la tradizionale posizione iraniana, orientata alla soluzione del problema attraverso l’adozione di un piano di ampio respiro, ben oltre i confini della questione nucleare.

Verso Mosca
Non è stato un fallimento l’incontro di Baghdad. I delegati del P5+1 hanno dovuto prendere tempo per formulare una risposta al documento dell’Iran, e l’incontro programmato per il tardo pomeriggio del 23 è stato alla fine posticipato al giorno successivo. Indice di un complesso processo di valutazione e negoziazione all’interno dell’eterogenea compagine internazionale delle sei principali potenze mondiali.

Il 24, infine, non si è arrivati alla definizione di un accordo, ma si è concordato di non sprecare il positivo clima maturato nell’incontro di Baghdad, convocando fra tre settimane il terzo round di incontri, questa volta a Mosca. Se non si è deciso nulla sul nucleare, si è almeno consolidato un positivo contatto tra le parti, nel quadro di un clima negoziale sereno, reciprocamente favorevole e potenzialmente ideale per mettere ulteriormente a fuoco il problema.

Nicola Pedde è Direttore dell'Institute for Global Studies, School of Goverment.
fonte : http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2046
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