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Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda Iafran il 16/03/2013, 12:04

I pirati moderni non penso che si presentino con un bel cartellino e si facciano riconoscere prima di assaltare una nave, ma se le inventano tutte ... anche di farsi coprire dai pescatori locali.

Questi solerti funzionari dello Stato del Kerala, poi, non sono quel che vorrebbero apparire ed hanno usato l'inganno per indagare sui fatti.
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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda pianogrande il 16/03/2013, 12:48

Grazie.
Adesso ne so qualcosa di più.
Non mi sento né esterofilo né italofilo ma mi piace capire e dire la mia.
Magari, questa volta, ho invertito un po' l'ordine.
Adesso capisco che il casino lo hanno combinato il comandante della nave e l'armatore.
Porco cane!
Un altro inchino di troppo?
Il settore dilettanti/incoscienti si allarga a macchia d'olio.
Ma cosa sta diventando l'Italia?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda flaviomob il 16/03/2013, 13:53

Rimane il fatto che il presidente della Repubblica italiana ha dato la sua parola: perché lo ha fatto?


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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda franz il 16/03/2013, 15:45

flaviomob ha scritto:Rimane il fatto che il presidente della Repubblica italiana ha dato la sua parola: perché lo ha fatto?

Ottima domanda.
Non doveva, perché non è suo compito darla.
A lui competono altre responsabilità (basta leggere la Cost.) ma non questa.
È i governo che è responsabile delle relazioni internazionali, non il PdR.
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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda flaviomob il 17/03/2013, 12:01

Chi dice la verità?

Questo articolo è linkato da un post di "Internazionale"

http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=10639

...Quando tutta questa vicenda verrà archiviata e i marò saranno sottoposti a un giusto processo – in Italia o in India, speriamo che sia giusto – sarà bene ricordarci come non fare del cattivo giornalismo, come non condurre un confronto diplomatico con una potenza mondiale e, soprattutto, come non strumentalizzare le nostre forze armate per fini politici....


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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda flaviomob il 19/03/2013, 16:12

http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2268

Una via negoziale per lo scontro Italia-India
Natalino Ronzitti
18/03/2013


Meglio tardi che mai! Finalmente il governo, quantunque dimissionario, ha adottato una decisione che avrebbe già dovuto prendere il 20 dicembre scorso, quando ai due marò italiani era stato consentito di tornare in patria per una breve licenza natalizia. Già allora ci pronunciammo per la non riconsegna all’India. Valide ragioni giuridiche potevano (e possono ancora) essere adotte.

Ragioni giuridiche
In primo luogo, la rottura dell’affidavit, reso dal nostro ambasciatore, con cui si sottoscriveva l’impegno a far ritornare i marò in India, poteva essere giustificata a titolo di “contromisura” per un comportamento ingannevole tenuto dalla guardia costiera indiana nell’attirare i militari italiani nel porto di Kochi.

In secondo luogo, coerenza avrebbe voluto che i nostri militari godessero di un diritto costituzionalmente protetto e non fossero sottratti al loro giudice naturale, che è quello italiano, avendo noi sostenuto che la giurisdizione era italiana e che i nostri militari godevano dell’immunità funzionale.

In terzo luogo, la restituzione avveniva senza nessun procedimento giurisdizionale, con l’aggravante che i militari italiani, essendo imputati di omicidio volontario, correvano il rischio di essere condannati alla pena di morte, in contrasto con la Costituzione italiana e con le convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte (Convenzione europea dei diritti dell’uomo e Protocollo aggiuntivo contro la pena di morte).

La sentenza della Corte suprema indiana del 18 gennaio u.s., pur avendo avocato il caso sottraendolo alla competenza delle corti del Kerala, ha tuttavia ribadito la giurisdizione indiana, affermando nello stesso tempo che i due militari dovevano essere giudicati da una corte speciale, che non è ancora stata istituita.

Il fatto che la sentenza della Corte suprema facesse riferimento al dovere degli stati di cooperare per reprimere la pirateria, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite del diritto del mare, era stato interpretato come uno spiraglio per poter risolvere diplomaticamente la questione. Ma così non è stato e la Corte speciale non ha visto la luce. Il Ministro degli esteri italiano, che ha agito in accordo con altri membri dell’esecutivo, si è visto costretto a dichiarare che i due marò non faranno ritorno in India, al termine della licenza per motivi elettorali, che era stata loro concessa il 22 febbraio.

Rappresentanti diplomatici italiani
Della vicenda si vedono gli effetti innanzitutto sul piano dei rapporti diplomatici.

Innanzitutto sul piano dei rapporti diplomatici e già se ne vedono gli effetti. Tanto in occasione della prima licenza, quanto in occasione della seconda, l’ambasciatore italiano, che nel frattempo è cambiato, ha dovuto rilasciare una dichiarazione giurata (affidavit nella terminologia di common law), con cui s’impegnava a far rientrare i marò in India. Niente di più sbagliato. Un ambasciatore non giura, ma firma (o sigla e basta), come ha sostenuto su queste colonne un nostro ex ambasciatore in India, che si è occupato del caso. Sarebbe stato opportuno limitarsi ad inviare una nota al Ministro degli affari esteri indiano.

Tranne che non si voglia sostenere che l’affidavit sia invalido per qualche vizio della volontà di chi lo ha sottoscritto, il mancato ottemperamento apre la via alla pretesa indiana di sottoporre il rappresentante diplomatico italiano alla giurisdizione penale locale per “comptent of the Court” (oltraggio alla Corte).

Pretesa tuttavia inconsistente. L’agente diplomatico gode nello stato di accreditamento dell’immunità assoluta dalla giurisdizione penale, secondo la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961, e non si può sostenere, come si afferma da parte indiana, che con l’affidavit egli abbia implicitamente rinunciato all’immunità. Sul punto la Convenzione di Vienna è assolutamente chiara: la rinuncia deve essere esplicita e i precedenti giurisprudenziali depongono in questo senso.

Corte internazionale di giustizia o arbitrato internazionale
Occorre naturalmente trovare un modo per risolvere la controversia e mettere la parola fine ad una vicenda che ha esacerbato i rapporti tra i due paesi. È stato proposto, da parte italiana, di sottoporre la questione alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja o ad un Tribunale arbitrale da costituirsi nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Niente di tutto questo. La Corte o il Tribunale dovranno giudicare non solo in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ma anche (e soprattutto) in base alla consuetudine internazionale, parte di una branca del diritto che, essendo non scritto, è oggetto spesso di contrastanti interpretazioni.

L’anno scorso l’Italia ha perso una controversia con la Germania dinanzi alla Corte internazionale di giustizia per i risarcimenti delle vittime dell’occupazione tedesca, nonostante avesse dalla sua parte le ragioni della storia e del diritto. Non ripetiamo l’esperienza. Cosa accadrebbe se la Corte o il Tribunale nelle more della sentenza o con la stessa sentenza ci obbligassero a rinviare i marò in India? Tra l’altro la rottura dell’affidavit non aiuta e potrebbe impressionare negativamente il giudice internazionale.

Il negoziato è il modo migliore. I buoni uffici e l’intervento del terzo, magari con l’interessamento del Segretario generale delle Nazioni Unite o la stessa Unione europea ora che Lady Ashton si è finalmente attivata, dopo essersi in un primo tempo limitata a prendere atto di quanto era successo.

Niente impunità
La sottoposizione alla giurisdizione italiana non significa impunità. La procura militare e quella ordinaria possono intervenire secondo le proprie competenze. I tribunali italiani offrono adeguate garanzie di giustizia, anche per le vittime (cioè i due pescatori), qualora nel corso del procedimento fosse provato che effettivamente a far fuoco siano stati i marò italiani. Tra l’altro le vittime sono già state risarcite, sia pure a titolo “grazioso” e, qualora si ritenessero insoddisfatte, potrebbero addirittura presentare un ricorso contro la sentenza italiana alla Corte europea dei diritti dell’uomo, poiché la Convenzione di Strasburgo risulterebbe applicabile extraterritorialmente.

Libera l’India, se lo ritiene opportuno, di iniziare un proprio procedimento. In un articolo pubblicato il 16 scorso sul quotidiano The Hindu, due giuristi indiani propongono di iniziare il procedimento nei confronti dei due marò, come se questi fossero presenti in India. A tal fine dovrebbe essere istituita la Corte speciale prevista nella sentenza della Corte suprema, con la possibilità di emanare un ordine di arresto internazionale che, per quanto ci riguarda, resterebbe lettera morta.

La storia diplomatica è piena di questi precedenti. Essi servono in qualche modo a calmare la tensione, rinviando a tempi migliori una definitiva soluzione della controversia.

Natalino Ronzitti è professore di Diritto Internazionale e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali.


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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda franz il 19/03/2013, 21:28

flaviomob ha scritto:La sentenza della Corte suprema indiana del 18 gennaio u.s., pur avendo avocato il caso sottraendolo alla competenza delle corti del Kerala, ha tuttavia ribadito la giurisdizione indiana, affermando nello stesso tempo che i due militari dovevano essere giudicati da una corte speciale, che non è ancora stata istituita.

Grazie ai link del messaggio precendente apprendo che sempre il 18 gennaio la stessa corte ha amesso che l'incidente sarebbe avvenuto fuori delle acque internazionali, dove per convenzione vale la giurisdizione penale come in terraferma (appunto la giurisdizione dello stato di karbala) anche se pur sempre nella zona contigua http://en.wikipedia.org/wiki/Territorial_waters#Contiguous_zone
Non si smette mai di imparare e la zona contigua dovrebbe essere una giurisdizione solo per "infringement of its customs, fiscal, immigration or sanitary laws and regulations within its territory or territorial sea", non per altro.
In pratica il 18 lo stato indiano (federale) ha ammesso che lo stato del Karbala non ha giurisdizione penale territoriale.
Ha tentato di sostenere una sua giurisdizione federale, estesa alla zona contigua, su cui pero' non esistono regole chiare ma solo diplomazia o la forza.
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Re: Italia-India: la guerra dei dilettanti?

Messaggioda Stefano'62 il 20/03/2013, 0:34

pianogrande ha scritto:Ma chi abbiamo al ministero degli esteri, diplomatici della domenica?
Per qualche amico che mi contraddiceva, porto questo palese esempio di dilettantismo a suffragio del fatto che in politica ci vogliono dei professionisti (sì,si, onesti, ci mancherebbe).

Veramente questo fatto è proprio la dimostrazione che il professionismo in politica non serve a una mazza e non ci salva dai cialtroni.
Il professionismo deve essere il requisito del tecnico che mette in opera e pagato per quello,non del politico che invece deve essere precario per definizione,visto che non è democrazia se io non posso scegliere o licenziare (=precario) chi mi pare,ma devo invece per forza pescare in un albo,tra l'altro grottesco,autoreferenziale,e stabilito da chi poi......

Tornado In topic,io condivido con forza ogni singola parola scritta da Vittorio.

L'India sta semplicemente giocando una schifosissima partita finalizzata a scopi interni e la nave italiana è stata fermata con l'inganno e senza nessuna certezza che si trattasse della nave giusta,ma andava benissimo da dare in pasto alla popolazione.
La cattiva fede dell'India è dimostrata dal rifiuto iniziale poi mantenuto in seguito,di far partecipare l'Italia all'inchiesta.
Fu portata come prova a carico il fatto che "alcuni dei proiettili fossero compatibili con le armi in dotazione ai soldati italiani".
Stiamo scherzando vero.... ?
I termini "compatibili" e "alcuni" fanno ridere.
Hanno le armi e pure i proiettili.....
"Compatibili" significa che non sono stati in grado di dire che i colpi sono stati sparati da quelle armi,senno avrebbero usato altri termini.
"Alcuni" significa che hanno anche proiettili che NON possono essere stati sparati dai nostri Marò;cosa pensano,che i nostri hanno tirato fuori alcune armi segrete e sparato un pò con quelle e un pò con le altre ?
E poi anche fossero stati loro....qualcuno è andato a vedere se erano davvero pescatori,o se non facevano magari un secondo lavoro ?
Che cosa ci facevano attorno ad una nave che anche i sassi sanno che è scortata da soldati in funzione anti-pirati ?
Ma che si credono,che i pirati quando tornano in porto dicono che hanno assaltato qualche nave ?
Chiaro che la copertura dei pirati è la pesca e non l'agricoltura.
Tutto l'impianto non sta in piedi,e l'India non sembra avere intenzione di fare in fretta,ed è un chiarissimo espediente a scopi interni.
Stiamo parlando di un paese che nonostante la situazione dell'Italia non ha nessun motivo per sentirsi migliore del nostro.
Integralismi religiosi,condizione della donna assurda e medioevale,promesse spose già a dodici anni.
Il comportamento del Governo italiano è certamente da censurare,non per questa mossa,ma perchè non l'ha fatto prima e hanno lasciato i nostri ragazzi in una situazione assurda per tutto questo tempo.
Un Governo serio avrebbe detto all'India,ridateci i nostri soldati che sapete benissimo che non c'entrano una mazza e cercatevi qualcun altro come capro espiatorio....senno vi bombardiamo.
Se erano americani,nemmeno li facevano sbarcare dalla nave.
Ultima modifica di Stefano'62 il 20/03/2013, 0:42, modificato 5 volte in totale.
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Re: Italia-India: la guerra dei dilettanti?

Messaggioda Stefano'62 il 20/03/2013, 0:37

Uffa che stress,mi parte sempre doppio,cancellare.
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Re: Italia-India: sul web la guerra degli ignoranti

Messaggioda flaviomob il 20/03/2013, 8:25

In quanto a femminicidi e disparità di genere non credo che ci spetti il ruolo di giudici nei confronti dei cittadini dell'India. In ogni caso questi argomenti non possono essere estesi ad un intero stato e sostenere che esso non sia in grado di emettere una sentenza equa per "come tratta le donne" è quantomeno velatamente razzista.
L'Italia ha ragione a chiedere un arbitrato internazionale, dopodiché noi non c'eravamo e non sappiamo cosa sia realmente successo, dove e con quali modalità: difficile non farsi influenzare dalla fonte giornalistica utilizzata. Certamente entrano in gioco molti fattori: le relazioni tra l'India e tutta l'Unione europea, le questioni politiche interne e le polemiche legate alla vicinanza all'Italia di Sonia Gandhi, lo scandalo AugustaWestland, la promessa non mantenuta dalle più alte autorità italiane (dopo un primo permesso natalizio seguito dalla riconsegna dei due accusati).


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