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Ci conviene uccidere la Grecia?

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Ci conviene uccidere la Grecia?

Messaggioda flaviomob il 05/02/2012, 17:12

BLOG di PierGiorgio Gawronski
(Il Fatto)

Ich bin ein Griecher

La Grecia soffre, costretta a subire una violenza economica che ormai va molto oltre le sue colpe. I politici greci hanno fatto troppi debiti. Le banche francesi e tedesche hanno prestato soldi con troppa leggerezza. Si può discutere se – in casi come questo - è giusto o meno condividere le responsabilità e le perdite. Ma resta il fatto che, se uno i soldi non ce li ha, non li può restituire.

Che farebbe un paese disastrato “normale”? Come l’Argentina nel 2001, o l’Islanda nel 2008, farebbe un default parziale: una ristrutturazione del debito. Poi svaluterebbe il cambio di almeno il 20%, assieme ad altre manovre per rilanciare la crescita e bloccare l’inflazione. E ripartirebbe. Tre anni dopo, in piena ripresa, comincerebbe a restituire i debiti residui.

Ma la Grecia non è un paese normale. Ha l’Euro, non può svalutare. Rischia di contagiare altri paesi dell’Eurozona, non può ristrutturare il debito. (Perché il rischio di contagio? La BCE è l’unica banca centrale al mondo che si dichiara disinteressata alla stabilità finanziaria dei debitori sovrani: il ché richiama orde di speculatori, che amplificano le onde d’urto). Infine, la Grecia non vuole litigare con i “partners” Europei. Perciò ha accettato il loro aiuto e le loro “condizioni”. Da due anni, l’Europa detta la politica economica del paese. I risultati sono noti: recessione continua e senza fine, disoccupazione al 18% e in crescita. E i soldi recuperabili dai creditori sono diminuiti vistosamente.

La tragedia greca degli ultimi due anni nasce da politiche sbagliate? Lo scrivevo già nel 2010. Ma nell’Ottobre 2011, proprio mentre stavo per cambiare opinione, questa è diventata la tesi ufficiale dell’Europa: scusate, ci siamo sbagliati. Ora penso invece che c’è qualcosa di sadico in questa vicenda. Ma ammettiamo che l’Europa abbia sbagliato in buona fede. Vorrei porre qualche domanda.

Primo: come mai chi ha sbagliato è ancora lì a dettare alla Grecia quello che deve o non deve fare? Non sarebbe meglio sostituirli, con quelli che nel 2010 invocavano politiche diverse? Secondo: in cosa le politiche attuali (Austerità e Riforme Strutturali in Grecia e in Europa) divergono da quelle fin qui seguite? Terzo: la BCE ha comprato sui mercati titoli pubblici della Grecia che valgono 100 pagandoli in media 70. Ora, mentre i principali creditori cercano un accordo (anche nel proprio interesse) per ristrutturare il debito, la BCE si chiama fuori, pretende 100, e non accetta di ridurre i suoi crediti a 70? Vuole fare un profitto: speculare sulla tragedia. Anche questo sta scritto nel suo famoso Statuto?

Quarto: l’Italia è azionista della BCE e dell’Europa. Ha sborsato parecchi miliardi per la Grecia. Ha interesse a risollevarla: per evitare contagi; per recuperare almeno parte dei soldi prestati. Il governo italiano non ha niente da dire su quello che sta avvenendo? Ha proposto nuove strategie, basate sul rilancio della domanda e del PIL? Oppure, chi tace acconsente?

Di fronte a tanta gratuita sofferenza, noi coeredi della più grande civiltà dell’antichità, paese fondatore dell’Europa, portatori di un’ispirazione di solidarietà europea, con il nostro silenzio sulla Grecia stiamo perdendo la nostra anima. Perciò diciamo: “Amici greci, siamo al corrente delle vostre sofferenze, vi siamo vicini, e chiederemo al nostro Parlamento e al nostro governo di attenuare la pressione dei creditori su di voi”. Qualche europeista di Varese dovrebbe ricordare che l’Europa non si costruisce sulla sopraffazione e l’odio fra i popoli, a una Signora di Amburgo beneficiata due volte – prima nel 1948, poi nel 1990 – dalla solidarietà europea.


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Re: Ci conviene uccidere la Grecia?

Messaggioda franz il 05/02/2012, 18:55

flaviomob ha scritto:BLOG di PierGiorgio Gawronski...
La Grecia soffre, costretta a subire una violenza economica che ormai va molto oltre le sue colpe. I politici greci hanno fatto troppi debiti. Le banche francesi e tedesche hanno prestato soldi con troppa leggerezza. Si può discutere se – in casi come questo - è giusto o meno condividere le responsabilità e le perdite. Ma resta il fatto che, se uno i soldi non ce li ha, non li può restituire.

Che farebbe un paese disastrato “normale”? Come l’Argentina nel 2001, o l’Islanda nel 2008, farebbe un default parziale: una ristrutturazione del debito. Poi svaluterebbe il cambio di almeno il 20%, assieme ad altre manovre per rilanciare la crescita e bloccare l’inflazione. E ripartirebbe. Tre anni dopo, in piena ripresa, comincerebbe a restituire i debiti residui.

Testo interessante ma al primo paragrafo PierGiorgio dimentica un aspetto per nulla secondario, che lo indice a sottovalutare le colpe dei greci: le malversazioni, il falso in bilancio. I politici non solo hanno fatto debiti (per finanziare uno stato sociale deficitario e le costosissime olimpiadi di Atene) ma li hanno nascosti (per entrare nell'Euro) falsificando il bilancio dello stato. E quando la magagna è venuta a galla il bubbone era troppo grosso.

La seconda dimenticanza è che in effetti quanto si chiede è cio che viene fatto: default parziale. Ma senza svalutare il cambio. Non si puo' ed è inutile, in quanto sarebbe solo un default parziale ulteriore. Uno basta. Oggi si sta discutendo, tra creditori, quanto parziale sia accettabile questo default.

La tragedia greca nasce da politiche sbagliate dei greci (e non dimentichiamo un'evasione fiscale che supera la nostra).
Il 99% delle responsabilità sono della Grecia ma ricadono sul sistema bancario di mezza europa, che sa già che il 60% degli importi prestati non li vedrà piu', nemmeno col binocolo.

Ora se la Grecia fosse l'unico paese in difficoltà, non sarebbe un problema aiutarlo. Ma in coda abbiamo Spagna, Italia, Portogallo ed Iralanda. L'Italia, che stenta a risollevarsi di suo, non è in grado di aiutare la Grecia. La quale potrebbe aiutarsi da sola se i capitali in fuga tornassero (idem per l'Italia, anche se in misura minore).

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Re: Ci conviene uccidere la Grecia?

Messaggioda flaviomob il 27/02/2012, 23:37

La Grecia. il default e il poker

22 / 2 / 2012

Christian Marazzi ha ben spiegato quale sia il rapporto, assolutamente indissolubile, tra stati d’animo come il panico, l’euforia, la depressione e l’andamento finanziario. La parte emozionale della produzione di denaro a mezzo di denaro o se volete, quella che lucidamente affida al calcolo irrazionale l’esito di operazioni che muovono quantità di ricchezza nominale che corrisponde a molte volte il PIL mondiale, in questi anni si è strutturata e organizzata. Le agenzie di rating, società private, condizionano gli stati, ma questo è noto da tempo. Se poi ad essere il cuore e il cervello di quelle agenzie, che in mano hanno il destino dei governi oltre che delle banche, sono gli stessi capitalisti della speculazione finanziaria che posseggono attraverso gli hedge found consistenti quote del debito pubblico di uno stato, e contemporaneamente hanno investito attraverso i Credit default swap sulla probabilità che esso fallisca, allora forse risulta chiaro che il “gioco delle emozioni” è esattamente come quello che si instaura in un tavolo di poker, solo che il piatto è composto di beni e vite altrui.
“La Grecia ha evitato il default” annunciano da Bruxelles, dopo aver stretto l’accordo con il governo Papademos, un fantoccio messo lì dalla Banca Centrale per garantire gli interessi privati delle banche tedesche e francesi che sono piene di titoli ellenici. Subito risponde qualche altro illustre giocatore, dalle pagine del Financial Times “misure ancora insufficienti”, e la partita continua.
Il piatto, cioè la posta in gioco, cresce di quantità e qualità, aggiungendo brividi ed emozioni per i giocatori: le privatizzazioni di beni pubblici,il taglio dei salari, i licenziamenti fanno cassa. Ma poi si mette in mezzo al tavolo la costituzione, la sovranità, si sperimenta fino a che punto di profondità anche la vita, la rabbia, la disperazione di un popolo intero possa diventare denaro, si possa convertire in azioni, in finanza derivata, in obbligazioni future.
Ora, dopo l’accordo di Bruxelles, già si porrà il problema di non far svolgere le elezioni in Grecia previste per Aprile. Nella Costituzione Papademos dovrà introdurre il rispetto degli accordi, e i funzionari della Troika siederanno sopra il Parlamento nazionale e controlleranno il Governo. Louka Katseli era ministro del Lavoro e della Previdenza sociale durante il governo Papandreu. E’ stata buttata fuori dal suo partito, il Pasok, perché si è rifiutata di avallare le scelte decise dal direttorio europeo per la Grecia. Ma è anche una nota economista di fama internazionale. E’ lei a ripetere in queste ore che tutte le misure varate, che devastano la società greca e introducono definitivamente l’era post-democratica in Europa, serviranno solo a prendere tempo.
Non c’è alcun default scongiurato perché la Grecia, il cui rapporto debito pubblico/pil raggiungerà entro due anni quello della Nigeria, è già pienamente insolvente. Semplicemente si stanno sperimentando nuovi meccanismi di drenaggio di ricchezza, anche sotto la forma della privatizzazione completa di beni comuni come l’acqua o l’immenso patrimonio artistico, che serve ad alimentare la partita a poker di cui sopra.
La favoletta della riduzione del credito dovuto dalla Grecia ai privati di cento miliardi di euro, è buona per le opinioni pubbliche frastornate e terrorizzate dal big crash. Ma è evidente, anche ad esempio scorrendo le dichiarazioni di un Bocconiano come Marco Onado docente senior al Dipartimento della Finanza e amico del superpremier “tecnico” italiano, che l’obiettivo di tutta questa operazione è “innanzitutto salvare le banche”, a costi sociali che sono già sotto gli occhi di tutti. Anche secondo Oddo, la situazione per la Grecia non solo non è cambiata, ma anzi, si è aggravata e con essa anche quella di tutta l’eurozona.
Come dire che non solo la Grecia siamo noi, ma saremo anche il futuro della Grecia. O che il nostro futuro si sta disegnando proprio lì, adesso. Per la prima volta tutti i diritti, anche costituzionali, sono stati venduti da uno stato sotto forma di derivati. Se li sono giocati in borsa insomma. I creditori privati potranno attingere perfino all’oro della Banca Centrale ellenica.
Le emozioni aumentano, e i territori di conquista della finanziarizzazione si espandono. La Deutche Bank, era una notizia di qualche tempo fa, ha messo a punto un nuovo tipo di bond, chiamati i “bond morte”. Sostanzialmente si investe sulla probabilità di vita di un certo numero di cittadini, e si scommette che muoiano entro un tot di anni. Se ciò si verifica si moltiplicano i soldi investiti.
Ecco forse noi dovremmo smetterla di fare tanto gli schizzinosi: questi signori giocatori di poker con le vite altrui, giocano pesante.
Forse dovremmo entrare in questa filosofia e investire energie, cooperazione, intelligenze, che sono la nostra sola ricchezza, sul fatto che moltitudini di gente incazzata, prima o poi, gli rovesci il tavolo in testa.
Forse dovremmo alimentare con speranza quello che sta accadendo in Grecia in termini di rivolta, e riuscire a trasformarlo in un sentimento diffuso, comune, europeo. Non si può stare a guardare mentre investono sulla nostra morte.

http://www.globalproject.info/it/in_mov ... oker/10862


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