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Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Messaggioda franz il 05/02/2012, 11:58

Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina
Homs bombardata, oltre 300 morti

Pechino e Mosca bloccano la condanna internazionale del regime di Assad. Obama: "Il presidente se ne deve andare". L'attacco dell'esercito con artiglieria e mortai. Decine di case completamente distrutte. La maggior parte delle uccisioni nel quartiere di Khalidiya, oltre mille feriti. L'osservatorio siriano per i diritti dell'uomo: "L'attacco peggiore dall'inizio delle proteste".

Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina Homs bombardata, oltre 300 morti Un edificio di Homs (reuters)
DAMASCO - È stata una notte di sangue a Homs, la roccaforte della protesta anti Assad. L'esercito del regime - secondo quanto raccontano gli attivisti antigovernetivi, smentiti dal regime - avrebbe lanciato una pesante offensiva, bombardando più zone della città con artiglieria e mortai, facendo una strage. Secondo i gruppi di attivisti che sostengono la protesta, i morti sono almeno 260, con centinaia di feriti. Ma i numeri che arrivano dalla tv panaraba al Arabiya sono ben altri: si parla di 337 persone uccise e circa 1.300 ferite. Queste vittime si sommano alle 28 registrate nel corso della giornata.

E di fronte all'escalation di violenza la comunità internazionale non riesce a trovare una linea univoca di condanna del regime di Bashar al Assad. La Russia e la Cina hanno posto il veto a una risoluzione presentata nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha duramente accusato chi "impedisce che il mondo condanni le violenze" e ha puntato il dito apertamente contro Mosca con cui "non è stato possibile un dialogo costruttivo". Il veto, ha aggiunto il segretario di Stato, porterà a "maggiori probabilità che la Siria precipiti in una guerra civile. E' difficile immaginare che, dopo la giornata finora più sanguinosa in Siria, ci sia chi impedisce alla comunità internazionale di condannare questa violenza".

Il presidente Usa Barack Obama ha espresso "condanna" per il "terribile attacco contro la gente di Homs. Assad deve fermare la propria campagna contro la sua gente". Assad - aggiunge Obama in una nota - mostra "disprezzo per la vita umana e la dignità". Assad deve "lasciare subito e consentire una transizione democratica", ha aggiunto il presidente Usa.

Anche il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè interviene duramente: "Bombardando Homs, Damasco ha fatto un passo ulteriore nella barbarie", dice. "E chi ostacola la risoluzione al Consiglio di sicurezza Onu sulla Siria si assumerà responsabilità storiche". Critica anche l'Italia: "La popolazione siriana non può più attendere: la comunità internazionale deve assolutamente trovare la capacità di rispondere alla gravissima crisi, politica e umanitaria, in corso", dice il ministro degli Esteri Giulio Terzi dopo la "pessima notizia" della bocciatura della risoluzione. Come si legge in una nota della Farnesina, "i numeri delle vittime civili della repressione messa in atto dal regime siriano parlano chiaro".

L'offensiva sarebbe iniziata intorno alle otto di sera. Preso di mira soprattutto il quartiere di Khalidiya, dove si sono contati oltre 130 morti. Secondo i testimoni, almeno 26 abitazioni sarebbero state rase al suolo, con le famiglie al loro interno. I corpi vengono ammassati in due moschee della zona.

"E' il peggior attacco dall'inizio della protesta, lo scorso marzo", fa sapere Rami Abdul-Rahman, capo dell'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo, una delle organizzazioni anti regime. Il Consiglio nazionale siriano, che raccogli gli oppositori di Assad, ha definito l'attacco "un massacro terrificante", chiedendo alla Russia "di condannare il regime". Ma il regime si affretta a nega responsabilità nell'attacco: "Smentiamo la notizia del bombardamento da parte dell'esercito di diversi quartieri di Homs, divulgata dalle emittenti televisive che incitano alla violenza".

(04 febbraio 2012) www.repubblica.it
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Re: Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Messaggioda franz il 05/02/2012, 12:00

Russia e Cina temono che le rivolte contro regimi totalitari o mafiosi si estendano dall'africa al medio oriente e via via verso di loro?
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Re: Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Messaggioda flaviomob il 10/02/2012, 13:06

Appello di Amnesty alla Russia, perché prenda posizione contro le stragi in Siria

http://www.amnesty.it/siria_consiglio_di_sicurezza


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Siria: una nuova Costituzione?

Messaggioda flaviomob il 17/02/2012, 13:47

L'ultima mossa di Assad,
un referendum popolare


MICHELE GIORGIO
16.02.2012

Il 26 febbraio i siriani chiamati a votare su una nuova costituzione. Tre mesi dopo, elezioni legislative sulla base del multipartitismo. La svolta - per ora ignorata in occidente - dovrebbe metter fine al dominio del partito Baath, che dura da quasi cinquant'anni. Forse determinanti le pressioni russe. Resta il problema di credere alla regolarità del voto


La notizia è passata quasi in sordina, tra le dichiarazioni di Anders Fogh Rasmussen sul non coivolgimento della Nato in Siria e le pressioni francesi sulla Russia per un nuovo voto al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Eppure ieri i media statali siriani hanno diffuso un comunicato di grande importanza. Il 26 febbraio prossimo si terrà un referendum popolare sulla nuova Costituzione siriana e, dopo tre mesi, si terranno elezioni legislative sulla base del multipartitismo. Comunicato che, di fatto, annuncia la fine del dominio assoluto del partito Baath, che dura dal 1963.
Forse persuaso dall'alleato ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, in visita la scorsa settimana a Damasco, il presidente Bashar Assad gioca la carta del consenso popolare. Pensa, evidentemente, che un «sì» massiccio alla nuova Costituzione metterebbe all'angolo l'opposizione più intransigente, il Consiglio nazionale siriano (Cns), e i suoi sponsor nel mondo arabo e in Occidente. Sempreché il referendum del 26 febbraio e le successive elezioni siano regolari, credibili e il regime non organizzi un voto fasullo.
Per fugare ogni dubbio, Assad dovrebbe permettere il monitoraggio indipendente del referendum e l'ingresso nel paese di osservatori elettorali internazionali. Deve dare il segno inequivocabile di una volontà di cambiamento, per spiazzare chi sta facendo di tutto per ottenere, presto o tardi, un intervento militare «stile Libia», mascherato da quei corridoi umanitari - da «aprire» all'interno del territorio siriano - che invoca la Francia di Sarkozy.
Secondo quanto si è appreso ieri, la nuova Costituzione sancisce che «il potere esecutivo spetta al Presidente della repubblica e al Consiglio dei ministri» e «la libertà è un diritto riconosciuto dallo Stato ai cittadini» e che «tutti gli attacchi alle libertà personali o alla sacralità della vita o alle libertà sancite dalla Costituzione rappresentano un crimine punito dalla legge». Nel testo si precisa che «la religione del presidente della Republica è l'Islam e il diritto musulmano è la fonte principale della legge» (una evidente concessione agli islamisti). Più di tutto si afferma che «il sistema politico è pluralista e si basa sul sistema democratico di elezione dei partiti e dei raggruppamenti che partecipano alla vita politica», che «il potere legislativo è rappresentato dal parlamento, eletto ogni 4 anni» e che il presidente non può ottenere più di due mandati, ciascuno di sette anni. Un bel salto rispetto alla Costituzione adottata dal Parlamento il 31 gennaio 1973 che all'articolo 8 sancisce che «il partito Baath (al potere dal 1963) dirige lo Stato e la società».
Quale impatto avrà questa mossa di Damasco, non è facile quantificarlo in queste ore. Secondo il ministero degli esteri russo Lavrov, «la nuova Costituzione e la fine del dominio del partito unico sono un passo in avanti». Per Paul Salem, del «Carnegie Middle East Centre», è importante che Assad abbia annunciato riforme concrete, «ma è arduo credere alla fattibilità di un referendum sulla Costituzione mentre il governo combatte una parte dei suoi cittadini». L'annuncio di ieri sarebbe giunto «troppo tardi» per l'analista Mouin Rabbani. «Sei mesi fa avrebbe avuto un altro significato, oggi con i carri armati nelle strade, i combattimenti e bombardamenti ad Homs e Hama che provocano morti e feriti tra i civili, dubito che il referendum riesca ad avviare un processo politico vero e ad aprire il dialogo con le opposizioni». Fino a ieri sera l'opposizione siriana non aveva commentato la notizia. Washington invece ha prontamente bocciato l'annuncio del referendum, definendolo «risibile».
Andrà tenuto conto anche delle pressioni di varie parti regionali che vogliono la resa dei conti in Siria e sono pronte - anzi già lo fanno - a sostenere con rifornimenti di armi i disertori dell'esercito siriano. La monarchia saudita che vieta la costituzione di partiti politici e nega diritti fondamentali ai suoi sudditi, farà votare oggi all'Assemblea generale delle Nazioni unite una sua proposta di risoluzione che intima a Damasco di andare verso un sistema democratico e multipartitito. È solo uno dei paradossi di questa crisi siriana.

http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/6506/


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Chi si oppone al regime siriano?

Messaggioda flaviomob il 03/03/2012, 10:55

Chi si oppone agli Assad e perchè.
Saad Kiwan, a lungo giornalista del "Manifesto", fa qui una breve storia della giunta degli Assad e un dettagliato "chi è chi" dei gruppi che si oppongono al regime.
Giuliana Sgrena
giovedì 1 marzo 2012 18:37
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di Saad Kiwan, da Beirut
II siriani vivono da oltre quarant'anni sotto una dittatura del partito unico e del potere assoluto di un militare Hafez Assad che organizzò nel 1971 un colpo di stato, contro i suoi compagni del partito "Baath" (nazional-social-sciovinista) già al potere dal 1963 in seguito a un primo golpe attuato dagli stessi ufficiali del Baath rovesciando l'ultimo governo civile di coalizione in Siria.
Assad padre ha governato per la prima metà del suo regno col suo braccio destro il fratello Refa'at (anche egli militare, cacciato poi nel '84 in seguito al tentativo di rovesciare Hafez), arrestando la troika "baathista" (civile) al potere: il leader del partito, il presidente della repubblica e il primo ministro, morti poi in carcere.
Assad ha governato praticamente da solo mettendo in piedi un "perfetto regime" poliziesco basandosi sui servizi, azzerando la vita politica, annullando partiti (dai comunisti ai nasseriani, dai socialisti ai liberali e agli stessi baathisti) e parlamento e sostituendo le elezioni con il plebiscito al capo-candidato unico.
Per 30 anni (1971-2000) ha riempito le carceri siriani da oppositori, militanti e attivisti per reati di opinione, praticato ogni tipo di tortura a brutalità, fatto scomparire centinaia di prigionieri, siriani e arabi. Il dittatore siriano ha imbavagliato stampa e mezzi di informazione, ha vietato qualsiasi tipo di associazione sindacale o attività di carattere culturale o sociale. Con il famoso articolo 8 della costituzione che sentenzia: "il "Baath" e' il partito guida dello stato e della società"!
Il primo orribile crimine il dittatore baathista l'ha compiuto bombardando con l'aviazione la città di Hama nel lontano '82, massacrando oltre 20mila persone, per mettere a tacere i "Fratelli musulmani". Un massacro passato quasi sotto silenzio in Occidente, ma anche in Oriente, per la assoluta mancanza di "testimoni", cioè dei mezzi di informazione tradizionali di allora. Anche perché Assad era considerato un "laico" (ma alawita) che si opponeva ai musulmani fanatici e reazionari, quindi conta poco se vengono massacrati famiglie e figli. E sconta di meno se dopo quel massacro il "laico" Assad introduce nella costituzione l'islam come religione del presidente della Siria, cosa che ha confermato in questi giorni il suo figlio Bashar (anche egli laico!) con la sua "nuova costituzione", aggiungendo addirittura a quell'articolo che l'islam "e' la fonte principale di legislazione".
Nel '76 Assad padre aveva anche mandato le sue truppe (30mila soldati) in Libano "per mettere pace" tra i libanesi, con il beneplacito degli Stati uniti e la benedizione dello stesso Israele. Risultato: i soldati di Assad sono rimasti 30 anni in Libano, comportandosi da esercito di occupazione, distruggendo lo stato e le sue istituzioni, inventando una classe politica servile e irrispettosa di ogni regola o codice di comportamento civile e etico. Inoltre gli uomini dell'apparato di Assad e i suoi ufficiali hanno saccheggiato le ricchezze economico-commerciali del paese. Il saccheggio si è sposato al "dividi et impera", aizzando forze e partiti gli uni contro gli altri, e le comunità l'una contro l'altra.
Sul piano palestinese, l'ex dittatore siriano che si era eretto a "difensore della causa del popolo arabo palestinese", ha usato tutti i mezzi possibili e immaginabili per addomesticare l'Olp alla sua politica e mettere il leader palestinese Yasser Arafat sotto la tutela del regime siriano. Per Assad, il Libano e la Palestina erano "carte" da giocare e usare a piacere, sullo scacchiere regionale, sia per riscaldare la situazione sia per alzare il "prezzo" delle sue trattative con americani o israeliani, fin dai primi anni 'Settanta. Successivamente l'Iraq diventò anche un altra "carta" che l'erede Bashar ha usato per trattare con gli Usa, o per ricattarli, mandando "volontari" di gruppi integralisti e "jihadisti" per compiere atti di terrorismo o di sabotaggio in Iraq, o dare rifugio a elementi di "al-Qaeda".
Nella terza metà del suo regno (1990-2000), Assad padre iniziò a preparare il figlio primogenito Bassel per la sua eredità, passando da un regime dispotico a un regime dispotico-familiare. Nel 1994, l'erede però muore in un "incidente stradale" che venne attribuito a delle faide all'interno della stessa famiglia degli Assad. Allora, fu messo in pista il giovane oftalmologo, plebiscitato nel 2000 in seguito alla morte del padre. Parecchi in Siria e nel mondo arabo avevano sperato che il giovane presidente potesse avviare una nuova stagione di riforme del regime. La cosiddetta "Primavera di Damasco" - durata poco più di un anno - si rivelò un "fumo negli occhi". Il figlio si scoprì più spietato dal padre. La campagna di arresti e repressione sferrata dal regime, già dal 2002, sorprese un po' tutti. Le carceri sono riempite di attivisti per la difesa dei diritti dell'uomo e della libertà di espressione, e che sono rimasti a languire nelle prigioni per anni, senza processi.
Il loro decano, l'avvocato Haytham al-Maleh, oggi figura di spicco dell'opposizione, e' stato rilasciato all'inizio della rivolta, nel marzo 2011, avendo compiuto 80 anni in carcere, arrestato più volte e mai processato. Tra le carceri del regime spiccano quello di Mazze, nella capitale Damasco, dove vengono detenuti e torturati palestinesi e libanesi, che poi vengono fatti scomparire (il Libano aspetta ancora di sapere il destino di centinaia di libanesi rapiti dalle truppe siriane in Libano), e quello di Saidnaya riservato agli oppositori e attivisti siriani, dove uno dei massacri commessi contro i detenuti l'ha compiuto proprio Maher il fratello di Bashar.
Intellettuali, scrittori e artisti sono stati quasi tutti esiliati in Europa e in alcuni paesi arabi. Dei giornalisti non ne parliamo perché non esistono giornali liberi o privati, solo giornali del regime dove campeggia quotidianamente la foto del presidente-dittatore Bashar. Come anche la tv di stato che apre il tg con i detti del presidente-dittatore. Una liceale di 19 anni, Tol al-Mallouhi, e' stata arrestata nel 2010 e condannata a 5 anni di carcere per aver espresso nel suo blogg i suoi pensieri riguardo la causa palestinese. L'accusa: "complotto contro il regime" e "contatti con il nemico americano"!
Oggi, la Siria e' governata da ben 17 servizi segreti, sotto il comando di una stretta cerchia della famiglia Assad: Bashar, il fratello Maher, la madre e il cognato. Poi ci sono i cugini Makhlouf che tengono la cassa. In questo "regno del terrore" scoppia la rivolta e si trasforma rapidamente in una sollevazione popolare generalizzata. Nasce quindi una opposizione "tricefala" tra l'interno e l'estero: I Comitati di coordinamento locali, il Coordinamento per il cambiamento democratico e il Consiglio nazionale.
1 - I Comitati locali sono i veri artefici della rivolta, organizzati rapidamente su tutto il territorio da giovani volontari che non appartengono a nessun partito; sono quelli della nuova generazione, nata sotto il regno degli Assad e che ha conosciuto soltanto l'operato e le pratiche del regime del Baath, ma che conosce anche tutto il repertorio delle nuove tecnologie nonostante il tentativo del regime di ritardarne l'accesso e controllarne la diffusione nel paese. Questi comitati nascono e si organizzano via internet (facebook, twitter e youtube), e organizzano la protesta su tutto il territorio. Così la rivolta si estende nei primi mesi a macchia d'olio riuscendo a sfuggire a ogni tentativo di controllo o di intervento diretto da parte delle forze speciali di Bashar. Ma l'aspetto ancora più importante e significativo e' che tutti i giovani attivisti dei comitati che guidano la rivolta si muovono nella clandestinità. Chi esce allo scoperto sono i portavoce dei comitati, che tengono i contatti con i media, e quanti all'inizio della rivolta hanno trovato rifugio a Beirut, a Istambul e poi al Cairo per motivi logistici e di coordinamento tra i comitati e l'estero. E per maggior sicurezza, i comitati hanno inoltre creato dei "comitati-ombra", che sostituiranno i "titolari" in caso questi vengano scoperti o arrestati.
2 - Il Coordinamento per il cambiamento. Lo scoppio della rivolta ha praticamente sorpreso anche la vecchia generazione di militanti politici, scrittori e artisti, comunisti e nazionalisti, che si battevano già dai primi anni '70 contro il regime del Baath. Gran parte di questi hanno allora creato il "Coordinamento per il cambiamento democratico", il suo portavoce e' Hassan Abdel-Azim, e raggruppa anche spezzoni di vecchie formazioni politiche tra ex comunisti e ex nazional-socialisti e nasseriani, oltre a personalità indipendenti come Michel Kilo e Fayez Sara. Il Coordinamento e' una formazione che nasce sostanzialmente all'interno, ma ha ovviamente alcune delle sue figure all'estero. Rivendica la caduta del regime, ma si oppone a un qualsiasi intervento straniero, il regime gli ha strizzato l'occhio tentando di agganciarlo al finto dialogo che inventa di tanto in tanto, e al quale alcune personalità del Coordinamento hanno partecipato. L'altro giorno hanno rifiutato di partecipare all' "incontro degli amici della Siria" tenutosi a Tunisi per protestare contro il tentativo di dichiarare il Consiglio nazionale come unico e legittimo rappresentante del popolo siriano.
3 - Il Consiglio nazionale, guidato oggi dal professore alla Sorbona Burhan Ghouliun, nasce invece all'estero, a Istambul, e comprende la maggioranza degli oppositori dell'estero e dell'interno, figure di spicco, come l'ottuagenario giurista Haytham Al-Maleh, politici e intellettuali. I parecchi giovani che siedono nel Consiglio nazionale in rappresentanza dei Comitati locali garantiscono il collegamento con l'interno e rendono il Consiglio il più popolare tra la popolazione nelle città in rivolta. Il Consiglio comprende anche un folto gruppo dei "Fratelli musulmani" spalleggiati dalla Turchia di Erdogan. E gode anche dall'appoggio dalla stramaggioranza dei paesi arabi, dalla Francia e da gran parte degli europei. Loro insistono per un "intervento umanitario per proteggere i civili" oramai in preda alla macchina di guerra di Bashar che uccide con una media di 100 vittime al giorno.
4 - Poi, viene l' Esercito siriano libero formato dai soldati che hanno disertato l'esercito del regime e che nonostante le scarse e ridotte armi a disposizione sono riusciti a far fronte alle brigate di Bashar, liberare alcune città e garantire una protezione alla popolazione. E sembra che tutte le anime dell'opposizione siano d'accordo per sostenerlo e considerarlo il braccio armato dell'opposizione.
I Comitati locali sono i veri militanti che si muovono sul terreno tra la gente, e sono quindi l'ossatura portante della sollevazione. Sono di conseguenza poco inclini al compromesso, e cosi sembrano garantire solidità e continuità alla sollevazione nonostante i tentativi del regime di soffocare la sollevazione e nonostante il fallimento della Lega Araba a imporre la partenza del "piccolo dittatore" o almeno costringerlo a far marcia indietro. E' ovvio però che col passare dei mesi e con l'inferocimento della banda degli Assad contro la popolazione che continua a manifestare pacificamente, il pericolo di una militarizzazione della rivolta diventa maggiore. Ma e' lo stesso regime a spingere nella direzione di una guerra civile che giustificherebbe la sua guerra di sterminio. Ed è anche vero che potrebbero avere il sopravvento le ali più radicali e più disposte al confronto militare. Però è altrettanto vero che la popolazione è giunta a quasi un anno della sua rivolta pacifica, è legittimo allora chiedersi perchè deve poter continuare a resistere e a morire? E per quale motivo o ideale devono esporsi ai bombardamenti dei cannoni dei carri armati e dell'aviazione di Bashar e lasciare che si ammazzino e si massacrino uomini, donne, vecchi e bambini (circa 500)??
Infine, due ferme considerazioni:
- Credo che l'obiettivo primario e fondamentale sia quello di smantellare un regime così totalitario e repressivo, spietato, cinico e disumano, e di processare Bashar e la sua stretta cerchia. E su questo non c'e' ragione che tenga e non può esistere nessuna scusa o giustificazione. - Le rivoluzioni ideali "belle" e "pulite" che sanno prevedere tutto non esistono, e non sono mai esistite. Ma chi verrà in Siria dopo Assad non sarà mai peggio di lui, di suo padre e del regime del Baath, che oltre agli Assad ha fatto dono al museo degli orrori anche del regime di Saddam Hussein in Iraq.
Non si può pretendere quindi da una opposizione quasi clandestina e repressa per oltre 40 anni, e che non ha mai potuto operare in un clima di libertà, di essere democratica e garantista o di non subire pressioni o influenze estere. Tuttavia, un' opposizione così composita e politicamente variopinta e' una garanzia di pluralismo o comunque preannuncia un futuro di una vita politica aperta a esperienze nuove.


http://giulianasgrena.globalist.it/Deta ... d-e-perche


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Re: Chi si oppone al regime siriano?

Messaggioda franz il 03/03/2012, 12:51

flaviomob ha scritto: ... contro i suoi compagni del partito "Baath" (nazional-social-sciovinista) già al potere dal 1963 in seguito ...

Calma e Gesso. C'è sicuramente un'impronta nazionalistica dietro il "Partito Baʿth Arabo Socialista" ma è prevalente il carattere pan-arabo, oltre che laico, tanto che il movimento arabo-socialista si sviluppa, con fondatori diversi, anche in Iraq e giordania. E in fondo anche Nasser, in Egito, fu in quegli anni nel pieno filone del socialismo arabo. La matrice di partenze quindi è pan-araba e socialista. Il carattere socialista è anche dovuta alla fusione (o confluenza) tra ba'th e partito socialista alla fine del 1947. Ho come l'impressione che l'articolista del manifesto tenda a minimizzare l'animo panarabo socialista (cementata dalla stretta alleanza militare con l'Uniione Sovietica) e sottolineare gli aspetti sciovinisti. Poi come spesso capita a quelle latitudini politiche, il movimento ha cominciato a spezzettarsi per lotte di potere interne, questo ha comportato lotte e repressioni a la naturale spirale dittatoriale che fa da filo condutture un po' a tutto il socielismo arabo e orientale.
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Siria, per la repressione 8mila morti

Messaggioda franz il 13/03/2012, 11:15

LA REPRESSIONE
Siria, la strage continua
"Ottomila morti in un anno"

Secondo il presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser fra le vittime ci sono molti donne e bambini. Assad dovrebbe rispondere oggi alle proposte di pace presentate nei giorni scorsi dall'inviato dell'Onu Kofi Annan

ROMA - Sono più di 8.000 le persone che sono state uccise in Siria da quando, circa un anno fa, esplose la rivolta contro il regime di Bashar al Assad: lo ha dichiarato il presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, Nassir Abdulaziz al-Nasser. Secondo Al-Nasser, citato dai siti di Bbc e Cnn, fra le vittime ci sono molti donne e bambini.

Al-Nasser ha detto che "violazioni dei diritti umani sono diffuse e sistematiche 1" e in questo "la comunità internazionale ha una sua responsabilità". Secondo l'opposizione siriana, il numero delle vittime è invece superiore a 9.000.

VIDEO: L'APPELLO DI AMNESTY
http://video.repubblica.it/mondo/amnest ... ref=HREA-1

Assad risponderà oggi alle proposte di pace presentate nei giorni scorsi dall'inviato dell'Onu Kofi Annan. Al termine della sua visita a Damasco, lo scorso fine settimana, Annan aveva detto di aver presentato "proposte concrete" ad assad per porre fine alla repressione e garantire un accesso umanitario alle città più colpite. Ieri, il ministro degli esteri francese Alain Juppe aveva fatto sapere che il presidente siriano ha accettato di dare una risposta entro "48 ore", e oggi alcuni diplomatici al palazzo di vetro hanno precisato che la risposta è attesa per questa mattina.

Sul fronte degli scontri almeno dieci soldati siriani sono stati uccisi oggi all'alba in un attacco sferrato da ribelli nella città di Maaret al-Noomane, nella provincia ribelle di Idleb. Lo ha riportato l'osservatorio siriano dei diritti umani (osdh).

I soldati sono stati uccisi in "un attacco sferrato da un gruppo di disertori contro un checkpoin" ha precisato l'osdh. Dal 9 marzo, l'esercito porta avanti un'offensiva in questa regione montuosa e alla frontiera con la turchia per soffocare la rivolta e riprendere il controllo della città di Idleb e molti siti della provincia dove sono barricati i ribelli. La città, che subisce bombardamenti a intermittenza, è controllata in parte dall'esercito e i combattimenti violenti nella città e in provincia hanno provocato decine di morti in alcuni giorni.
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Assad volta le spalle al piano di pace

Messaggioda franz il 09/04/2012, 12:43

Esercito spara ai campi profughi in Turchia
Oltre mille morti in una settimana. Il regime: «Ci ritireremo solo con garanzie scritte». Annan: «Violenze inaccettabili»

MILANO - Un'escalation di violenze terribili e «inaccettabili» come le ha definite Kofi Annan, quelle che sta vivendo in queste ore la Siria. Oltre mille morti in una settimana. Poi l'esercito di Assad che spara contro un campo profughi al confine con la Turchia, ferendo tre persone. Ma non solo. Si combatte anche in Libano, nella valla della Bekaa. Il tutto, a poche ore dal voltafaccia di Assad al piano di pace di Kofi Annan.

«I RIBELLI SI RIARMANO» - Le autorità di Damasco hanno infatti annunciato che non ritireranno le truppe dalle città, come previsto dalla proposta dell'inviato dell'Onu Kofi Annan, se non avranno «garanzie scritte» da parte dei «gruppi terroristi armati» del Paese. Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri siriano in una nota, precisando che i gruppi devono mettere per iscritto che a loro volta «deporranno le armi». Immediata è stata la reazione dei ribelli che hanno dichiarato di non accettare le richieste del regime, pur avendo intenzione di rispettare la tregua e il piano di pace proposto delle Nazioni Unite. Il portavoce del ministero, Jihad Makdessi, ha riferito che le precedenti dichiarazioni secondo cui Damasco avrebbe ritirato i propri soldati dalle città e dai sobborghi entro martedì «sono spiegazioni sbagliate». Makdessi ha aggiunto che la Siria non permetterà che si ripeta quanto accaduto durante la missione della Lega araba in Siria a gennaio, quando il regime ha ritirato le proprie forze armate dalle città e dai dintorni, mentre i ribelli prendevano possesso di quelle stesse zone. «I terroristi armati usarono quella situazione per riarmare i propri elementi e allargare la loro autorità a interi distretti», ha detto Makdessi. A irrigidire la posizione di Damasco anche l'uccisione di dodici siriani rimasti uccisi nei violenti scontri in atto nelle province di Aleppo, nel nord, e in quella di Deir Ezzor, nell'est.

ESERCITO DI ASSAD SCONFINA IN LIBANO E TURCHIA - Nel frattempo, nuovi combattimenti sono stati segnalati nella mattinata di lunedì tra l'esercito di Damasco e i disertori dell'Esercito libero siriano nei villaggi di Bekaa al confine con il Libano. Secondo gli organi di stampa, il suono dell'artiglieria pesante proveniva dal lato siriano del confine mentre i media siriani riferiscono che l'esercito regolare si è scontrato con alcune bande armate che sono entrate per un centinaio di metri nel territorio siriano dal Libano attraverso i valichi di Naoura e Halat. Scontri si sono verificati, secondo fonti turche, anche al confine con la Turchia, dove tre persone sono rimaste dopo che le forze armate siriane hanno aperto il fuoco contro un campo di rifugiati dentro ai confini del Paese vicino. Lo riferiscono fonti turche. Per l'Osservatorio siriano per i diritti umani inoltre sei doganali e guardie di frontiera sono stati uccisi domenica dopo che i ribelli sono stati attaccati al confine tra Siria e Turchia nella provincia settentrionale di Aleppo. E Il ministero degli Esteri turco ha telefonato all'incaricato d'affari siriano ad Ankara «chiedendo che le forze siriane smettano di sparare immediatamente».

FATICA A SEPPELLIRE I MORTI - E il precipitare della situazione ha provocato anche le reazioni della Francia, che ha condannato il voltafaccia di Assad bollando come «inaccettabili le nuove richieste» avanzate dal regime. Mentre il premier italiano Mario Monti, da Israele, dove si trova per la seconda tappa del suo viaggio in Medio Oriente, ha fatto sapere che l'Italia «è impegnata fortemente» per la pace in Medio Oriente e in particolare in Siria. Intanto la città di Homs rimane sotto attacco da tre fronti, e a Khaldiyeh, gli abitanti faticano a seppellire i propri morti a causa degli attacchi. In un video amatoriale pubblicato online si vedono inoltre bombe cadere su quella che viene spiegato essere la zona residenziale di Qusour a Homs, con alte colonne di fumo che si alzano dall'area. «L'attuale escalation di violenza - ha commentato Kofi Annan - è inaccettabile» e il governo siriano deve ricordare «il bisogno della piena applicazione dei suoi impegni» per la pace. Secondo Annan, che si recherà martedì in Turchia nella provincia meridionale di Hatay per visitare i campi profughi, i combattimenti stanno causando «livelli allarmanti di vittime, rifugiati e sfollati» e devono concludersi. Un monito che suona davvero urgente, anche alla luce delle parole del Papa che ha auspicato la fine delle violenze durante la preghiera mariana e alla luce del l'ultimo rapporto di Human Rights Watch, secondo cui le forze di sicurezza e le milizie filo-regime hanno eseguito a sangue freddo, in pieno giorno e davanti a testimoni, almeno 101 esecuzioni sommarie dalla fine del 2011. Secondo l'ong, la maggior parte delle esecuzioni è avvenuta nel mese di marzo e almeno 85 delle vittime erano residenti che non avevano preso parte alle rivolte, tra cui donne e bambini.

Redazione Online 9 aprile 2012 | 12:22 www.corriere.it
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Assad rischia la fine di Gheddafi

Messaggioda franz il 23/04/2012, 16:33

Il presidente tunisino Moncef Marzouki: un bene per la Siria e per il mondo
Giudizio esplicito del presidente tunisino Marzouki.

TUNISI - Bashir al Assad rischia di fare la fine di Muammar Gheddafi, e questo «sarebba una buona cosa per la Siria e per il mondo ». Sono questi la previsione e l'auspicio che il presidente tunisino Moncef Marzouki ha espresso nel corso di una intervista alla Bbc, di cui oggi hanno dato notizia alcuni media tunisini. Marzouki ha detto che un intervento militare in Siria , da parte dei Paesi arabi, sarebbe necessario per porre fine al conflitto siriano e sostenere una transizione democratica.

Intanto nuove sanzioni contro la Siria
L'UE adotta un nuovo pacchetto di misure contro Damasco

LUSSEMBURGO - Via libera dei 27 paesi della UE ad un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime siriano. Le nuove misure colpiscono l'import di beni di lusso e di materiale che può essere usato nella repressione.
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Assad sta vincendo?

Messaggioda flaviomob il 27/04/2012, 12:32

Assad non è scemo come sembra. E per ora sta vincendo

Il tiranno finge di comportarsi da vittima ma la sua strategia finora funziona. Non non vuole scendere a patti e rimmarrà in piedi ancora a lungo.



di Lorenzo Declich

Gli argomenti degli "amici di al-Asad" tendono costantemente a dipingere il tiranno come una vittima delle "Grandi Potenze" che ordiscono complotti contro di lui. Il tiranno, che non è uno scemo anche se il suo viso non trasmette acume, dimostra invece ogni giorno di conoscere perfettamente il meccanismo della propaganda fingendo di comportarsi esattamente come una vittima.

Due sono le cose che in questi giorni dimostrano che la sua è una "posa":

ha sfruttato la "tregua" in maniera magistrale ovvero l'ha considerata un "via" al massacro nei giorni precedenti la sua attivazione e l'ha costantemente violata nei giorni seguenti, adducendo scuse. Quando ha accettato la tregua sapeva già cosa avrebbe fatto. Kofi Annan, qualche giorno fa, ha detto che dal satellite si evince che al-Asad non ha mai, in questi giorni, spostato indietro un solo carro armato;

Al-Asad fa sapere che non accetterà osservatori dell'Onu che provengano dai paesi "amici della Siria" cioè quel (pur criticabile) gruppo di paesi che ufficialmente supporta la caduta del regime e cerca (senza finora riuscirci davvero) un referente unico dell'opposizione da appoggiare.

Le due cose, messe insieme, dimostrano che il tiranno Bashshar al-Asad non ha nessuna intenzione di giungere a patti e che ogni sua mossa è diretta alla conservazione del suo potere. Strategicamente, d'altronde, le sue mosse si dimostrano vincenti. Il suo è un copione, niente di più.

E' riuscito in questi mesi a trasformare un moto di piazza in una ribellione armata, dipingendolo da subito come un complotto internazionale e agitando lo spettro del terrorismo jihadista, a muovere le corde del "conflitto settario", a internazionalizzare il conflitto, a far irrigidire le posizioni delle parti in campo, a far intervenire attori "oscuri" (anche se in misura molto ridotta rispetto a quanto egli denunci). E tutto questo è un materiale ottimo dal punto di vista della propaganda.

Resta però un tiranno, un efferato omicida, un massacratore di innocenti il cui interesse non ha nulla a che vedere con l'interesse del suo paese ma con quello dei suoi amici e fratelli. E se non lo avremo più in circolazione non lo rimpiangeremo, anzi.

Purtroppo, questa è la mia sensazione, al-Asad rimarrà in piedi ancora per un bel po' e di questo sono responsabili anche quelle potenze che, nei primi mesi della rivolta hanno applicato pesi e misure "speciali" alla rivolta siriana, ragionando in base al proprio tornaconto.

Può suonare retorico dire, in chiusura, che la vittima di tutto questo è il popolo siriano. Ma, tuttavia, non si può non ricordarlo. A questo punto tutte le vie d'uscita alla crisi prevedono, per i siriani, solo sangue e miseria.

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 95&typeb=0


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