Si combatte ancora a Gori mentre la Russia apre al riconoscimento dei separatisti
Il segretario di Stato Usa, dopo il vertice con Sarkozy, vola domani in Georgia
Tregua in bilico tra bombe e sgarbi
Rice: "Subito la pace Mosca-Tbilisi"
Washington vuole la firma dell'accordo, ma avvisa Putin: relazioni in pericolo per il futuro
Il 26 agosto Frattini in Parlamento per riferire sulla crisi, Napolitano chiama Medvedev
ROMA - Con il fuoco della guerra che continua a bruciare sotto la cenere di una tregua solo apparente e il solito stillicidio di accuse reciproche tra Mosca e Tbilisi su quanto sta realmente accadendo in particolare a Gori e Poti, quella di oggi nella crisi tra Russia e Georgia è stata la giornata degli Stati Uniti.
L'ira del Pentagono. Dopo la dimostrazione di impotenza data suo malgrado in questa prima settimana di conflitto, Washington ha cercato di imporsi sulla scena, agitando da un lato il bastone e dall'altro la carota. A impugnare il primo è stato il segretario alla Difesa americano Robert Gates che non ha esitato a parlare di uno scenario da guerra fredda. "Gli Stati Uniti - ha detto - non la vogliono", salvo però precisare che "finora abbiamo mostrato pazienza", nell'evitare di "rispondere alle provocazioni" da parte russa e che l'attacco alla Georgia può aver danneggiato le relazioni tra Washington e Mosca "per gli anni a venire".
Il nodo dello scudo antimissili. Ad allargare lo strappo è arrivata tra l'altro la notizia che il governo polacco ha raggiunto l'accordo con gli Usa sullo scudo antimissili che tanto fa infuriare Mosca. L'intesa, in cambio dell'ok di Varsavia all'installazione di dieci missili intercettori sul suo territorio, prevede da parte americana la creazione in territorio polacco di una base permanente di missili anti balistici Patriot e la promessa di cooperazione in caso di minacce militari alla Polonia.
La Rice da Sarkozy. A tentare di ridurre le tensioni tra Mosca e Washington, sgombrando innanzitutto il campo dalla crisi in Ossezia, ha provato il segretario di Stato Condoleezza Rice. La responsabile della diplomazia americana è volata a Parigi per incontrare il presidente francese Nicolas Sarkozy, accodandosi di fatto all'opera di mediazione dell'Unione Europea, ma cercando anche di dare nuovo impulso all'accordo di pace non ancora ratificato dai due paesi in conflitto. Domani volerà infatti a Tbilisi con una versione che dovrebbe andare finalmente bene anche al presidente georgiano Mikhail Saakashvili. Il protocollo in sei punti per la fine del conflitto, ha detto il segretario di Stato Usa insieme a Sarkozy, deve essere "firmato senza indugio". Solo così, ha aggiunto, sarà possibile "consolidare la fine delle ostilità e accelerare il ritiro delle forze russe sulle posizioni anteriori al 7 agosto scorso".
Si combatte a Gori. Per il momento le truppe di Mosca sono invece saldamente insediate nel territorio della Georgia, compresa la città di Gori dove venivano segnalati stamane sporadici colpi di artigliera e alcuni combattimenti. "La stanno minando", è stata l'accusa lanciata da un portavoce del ministero dell'Interno di Tbilisi, secondo il quale i russi hanno continuato a bombardare anche il porto di Poti e le infrastrutture della zona circostante. Accuse smentite dagli stati maggiori moscoviti, che hanno però confermato di aver inviato dei blindati a Gori per "garantire la sicurezza dei cittadini".
Mosca apre ai secessionisti. Scontri che fanno rimanere in bilico il raggiungimento della pace, messa tra l'altro ulteriormente a repentaglio dalle ultime mosse politiche di Mosca. Il presidente russo Dmitri Medvedev, ricevendo al Cremlino i capi delle due entità secessioniste della Georgia, si è detto infatti pronto a riconoscere l'indipendenza delle repubbliche separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud, se i rispettivi popoli lo chiederanno.
Il 26 agosto Frattini in Parlamento. Sul versante italiano va poi segnalato che dopo le polemiche per aver proseguito tranquillamente la vacanza alle Maldive malgrado la guerra nel Caucaso, il ministro degli Esteri Frattini ha annunciato oggi che martedì 26 agosto riferirà sul conflitto tra Mosca e Tbilisi alle commissioni parlamentari di Camera e Senato. Polemiche che il governo anche oggi ha bocciato come pretestuose, diffondendo una nota per riferire che in una telefonata il presidente francese Sarkozy ha ringraziato l'Italia per quanto fatto nel corso della crisi. Quanto alla possibilità che nelle prossime settimane Roma possa mandare delle truppe di interposizione in Ossezia, il ministro delle Riforme Umberto Bossi ha chiarito che la cosa potrebbe andare in porto nel caso di una richiesta da parte di Bruxelles. Da registrate infine una telefonata del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'omologo russo Medvedev nella quale ha invitato Mosca ad "agire con senso di responsabilità".
(14 agosto 2008)
http://www.repubblica.it
Come prevedibile la prepotenza di Mosca (contro cui è naturale essere impotenti, per senso di responsabilità verso il pianeta) spinge chi la teme verso gli americani e la Nato. I polacchi, per esempio.
Ma anche la Krimea e la Georgia sono in lista d'attesa. Sicuramente se le due province autonomiste dovessero secedere (in stile Kossovo) io ritengo che ne avrebbero diritto ma che a questo punto nulla piu' impedirebbe alla Gerogia di enrare nella NATO ed alla NATO di accettarla. Oggi il solo fatto che ci siano territori contesi con conflitti in corso blocca di fatto l'adesione alla NATO ma un domani la Russia potrebbe scoprire di essersi data la zappa sui piedi.
Ciao,
Franz