Giappone: reazione dignitosa ai molteplici disastri

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Gli eroici kamikaze del 2011
Lunedí 14.03.2011 15:19
Di Giuseppe Morello
Le nuove esplosioni nella centrale nucleare di Fukushima rischiano di innescare una indesiderata fusione nucleare, mentre le scosse non sono finite. La situazione in Giappone è gravissima e il peggio potrebbe ancora accadere. Quello che non smette di meravigliarci è la reazione scintoista dei giapponesi.
Persone che nel pieno della tragedia non si sono fatte prendere dal panico: seguono con zelo le istruzioni delle autorità e soprattutto mantengono una calma buddista, ammirevole e inquietante allo stesso tempo.
Ve lo immaginate cosa sarebbe successo da noi? Già in condizioni normali siamo un popolo indisciplinato e pasticcione, incapace costituzionalmente di seguire le regole; di fronte a un terremoto come questo il fuggi fuggi generale avrebbe prodotto una baraonda incontrollabile. Un aneddoto emblematico: durante le scosse in Irpinia nell'80, un uomo, alla moglie grassa che faticava a scendere le scale e che invocava il suo aiuto, rispose: "cara moglie, in tempi di terremoto, si salvi chi può".
Con imperturbabilità da samurai invece i giapponesi, anche di fronte al disastro come nella vita di tutti i giorni, mostrano un controllo delle emozioni che a noi occidentali appare disumano: non da persone, ma da manga. Eseguono gli ordini, rispettano le regole, continuano a lavorare con un distacco emotivo e con un senso di appartenenza alla comunità a noi sconosciuto. Rinunciano a fuggire e stanno lavorando con la loro abituale abnegazione per salvare il salvabile, nonostante il rischio dell'esplosione nucleare, analogamente a quanto fecero i pompieri a New York dopo gli attentati alle Torri Gemelle.
Il mondo attorno crolla, e loro si mettono in fila ordinatamente. Come quando in gita risalgono sul pullman dopo la sosta in autogrill. Solo che ora attorno c'è l'apocalisse.
giuseppe.morello@affaritaliani.it
Gli eroici kamikaze del 2011
Lunedí 14.03.2011 15:19
Di Giuseppe Morello
Le nuove esplosioni nella centrale nucleare di Fukushima rischiano di innescare una indesiderata fusione nucleare, mentre le scosse non sono finite. La situazione in Giappone è gravissima e il peggio potrebbe ancora accadere. Quello che non smette di meravigliarci è la reazione scintoista dei giapponesi.
Persone che nel pieno della tragedia non si sono fatte prendere dal panico: seguono con zelo le istruzioni delle autorità e soprattutto mantengono una calma buddista, ammirevole e inquietante allo stesso tempo.
Ve lo immaginate cosa sarebbe successo da noi? Già in condizioni normali siamo un popolo indisciplinato e pasticcione, incapace costituzionalmente di seguire le regole; di fronte a un terremoto come questo il fuggi fuggi generale avrebbe prodotto una baraonda incontrollabile. Un aneddoto emblematico: durante le scosse in Irpinia nell'80, un uomo, alla moglie grassa che faticava a scendere le scale e che invocava il suo aiuto, rispose: "cara moglie, in tempi di terremoto, si salvi chi può".
Con imperturbabilità da samurai invece i giapponesi, anche di fronte al disastro come nella vita di tutti i giorni, mostrano un controllo delle emozioni che a noi occidentali appare disumano: non da persone, ma da manga. Eseguono gli ordini, rispettano le regole, continuano a lavorare con un distacco emotivo e con un senso di appartenenza alla comunità a noi sconosciuto. Rinunciano a fuggire e stanno lavorando con la loro abituale abnegazione per salvare il salvabile, nonostante il rischio dell'esplosione nucleare, analogamente a quanto fecero i pompieri a New York dopo gli attentati alle Torri Gemelle.
Il mondo attorno crolla, e loro si mettono in fila ordinatamente. Come quando in gita risalgono sul pullman dopo la sosta in autogrill. Solo che ora attorno c'è l'apocalisse.
giuseppe.morello@affaritaliani.it