Qualcosa si muove tra le due Coree e Seul si prepara all'ipotesi riunificazione
di Alessia Cerantola
Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2010 alle ore 22:21.
Mentre continuano gli attacchi cibernetici di Pyongyang attraverso le proprie pagine di Facebook e Twitter contro i "paesi nemici", qualche segnale di disgelo arriva dalla via diplomatica. La Corea del Nord sembra pronta a riaprire, dopo la sospensione nel 2008, i colloqui a sei sul disarmo nucleare, assieme a Cina, Corea del sud, Giappone, Russia e Stati Uniti. Intanto Seul inizia a considerare sempre più seriamente la possibile riunificazione della penisola, dato l'alto rischio di collasso del regime. Rimaste separate per circa 60 anni, dopo un confitto militare durato dal 1950 al 1953, le due Coree hanno intrapreso due percorsi diversi, seguendo la strada del comunismo al nord e del capitalismo al sud. Il risultato, secondo quanto riporta The Korea Herald, è che l'economia di Pyongyang oggi è 38 volte più piccola di quella sudcoreana, il tasso di mortalità tra i neonati durante il primo anno di vita è di 5 su mille 1000 e la speranza di vita è di 78.7 al sud, mentre al nord i dati sono rispettivamente di 51 ogni 1000 e di 63.8 anni.
Il più penalizzato al nord rimane il settore industriale. Per tentare di ricostruire le proprie infrastrutture distrutte dalle alluvioni della metà degli anni '90, Pyongyang ha promosso nel 2009 due "battaglie" rispettivamente di 150 e 100 giorni, chiamando all'appello un'ingente forza lavoro da tutto il paese. Ma l'inefficienza e l'arretratezza degli impianti fanno dubitare che il livello ottenuto possa portare a qualche risultato nel lungo termine. Infine, la mancanza di liquidità continua a far crescere il debito del regime nei conforti dei paesi stranieri. Secondo alcuni recenti resoconti, la Corea del Nord avrebbe offerto di pagare il proprio debito verso la Repubblica Ceca con una fornitura di gingsen.
Di fronte a questa situazione Seul si chiede quale sarà il costo che dovrà pagare per l'intera penisola. Dopo la proposta del presidente sudcoreano Lee Myung bak di introdurre nel paese una tassa per la riunificazione, il governo sta ora lavorando a un piano in tre fasi e a dicembre l'Istituto per lo sviluppo della Corea (Korea Development Institute KDI) presenterà una stima delle spese. Secondo i primi calcoli la Corea del Sud dovrà spendere una media di 10 miliardi di dollari l'anno per 30 anni, se si tratterà di un processo di unione graduale, ma in caso di un collasso improvviso del regime del nord, le spese saliranno a 72 miliardi per lo stesso arco di tempo. E il divario è destinato a crescere giorno dopo giorno.
A Pyongyang intanto fervono i preparativi per la parata militare che si terrà a settembre, in cui si prevede la consegna del testimone per la guida del regime dal leader Kim Jong-il al figlio ventenne Kim Jong-un.
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