Colloqui diretti tra Israele e palestinesi

MEDIO ORIENTE
Colloqui diretti tra Israele e palestinesi
Netanyahu e Abu Mazen andranno da Obama
I leader hanno accettato di prendersi un anno come limite per concludere. Un passo importante, visto che da tempo i palestinesi erano preoccupati di annegare in un negoziato illimitato e indefinito
WASHINGTON - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen sono attesi a Washington il 2 settembre, su invito del presidente americano Barack Obama. Sarà Il segretario di Stato Hillary Clinton, secondo fonti istituzionali statunitensi, ad annunciare la ripresa di colloqui diretti tra israeliani e palestinesi dopo uno stop di 20 mesi. In linea di principio le trattative dureranno un anno.
Malgrado la prudenza sia sempre d'obbligo, il New York Times dà per scontata la ripresa dei negoziati di pace sottolineando che rappresenta "una piccola vittoria" di Obama nei suoi sforzi ripetuti per far rivivere il processo di pace in Medio Oriente.
I particolari che hanno portato alla ripresa dei colloqui non sono ancora pubblici ma è emerso che i leader delle due parti hanno accettato di prendersi un anno come limite per concludere i colloqui. Un passo cruciale, visto che i palestinesi erano preoccupati di finire impantanati in un negoziato illimitato e indefinito con Israele.
Le trattative indirette fra Anp e Israele - condotte con la mediazione statunitense - erano riprese il 9 maggio scorso. I colloqui dovevano durare quattro mesi e riguardare tutte le questioni relative allo status finale dello Stato palestinese, tra cui la demarcazione delle frontiere, così come le garanzie di sicurezza per lo Stato ebraico.
Alcune settimane fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva reso noto che i colloqui diretti sarebbero iniziati entro metà agosto. Ma recentemente Abu Mazen aveva definito "inutile" la ripresa dei negoziati diretti, dato che, a suo parere, ciò che sembra offrire Israele è la volontà di riprendere le trattative da zero, mentre l'Anp vuole il rispetto degli accordi raggiunti con il precedente esecutivo di Ehud Olmert, oltre al congelamento delle attività edilizie negli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est, condizioni che lo Stato ebraico ha finora rifiutato.
Abu Mazen deve fare fronte però alle insistenze della Casa Bianca per un cambio di atteggiamento: secondo un rapporto interno dell'Anp, Washington avrebbe chiesto al presidente palestinese di passare alle trattative dirette.
La Lega araba ha dato il via libera ai negoziati diretti, precisando tuttavia che spetta a quest'ultima stabilire i tempi per il passaggio alle trattative bilaterali. In una lettera indirizzata all'amministrazione Obama, i ministri della Lega hanno anche sottolineato come debbano sussistere tre condizioni per un avvio dei negoziati diretti: si dovrà trattare della "fase finale" del processo di pace, dovrà esserci una chiara tabella di marcia per i colloqui e dovranno essere creati adeguati meccanismi di controllo e verifica degli accordi.
(20 agosto 2010) www.repubblica.it
Colloqui diretti tra Israele e palestinesi
Netanyahu e Abu Mazen andranno da Obama
I leader hanno accettato di prendersi un anno come limite per concludere. Un passo importante, visto che da tempo i palestinesi erano preoccupati di annegare in un negoziato illimitato e indefinito
WASHINGTON - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen sono attesi a Washington il 2 settembre, su invito del presidente americano Barack Obama. Sarà Il segretario di Stato Hillary Clinton, secondo fonti istituzionali statunitensi, ad annunciare la ripresa di colloqui diretti tra israeliani e palestinesi dopo uno stop di 20 mesi. In linea di principio le trattative dureranno un anno.
Malgrado la prudenza sia sempre d'obbligo, il New York Times dà per scontata la ripresa dei negoziati di pace sottolineando che rappresenta "una piccola vittoria" di Obama nei suoi sforzi ripetuti per far rivivere il processo di pace in Medio Oriente.
I particolari che hanno portato alla ripresa dei colloqui non sono ancora pubblici ma è emerso che i leader delle due parti hanno accettato di prendersi un anno come limite per concludere i colloqui. Un passo cruciale, visto che i palestinesi erano preoccupati di finire impantanati in un negoziato illimitato e indefinito con Israele.
Le trattative indirette fra Anp e Israele - condotte con la mediazione statunitense - erano riprese il 9 maggio scorso. I colloqui dovevano durare quattro mesi e riguardare tutte le questioni relative allo status finale dello Stato palestinese, tra cui la demarcazione delle frontiere, così come le garanzie di sicurezza per lo Stato ebraico.
Alcune settimane fa il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva reso noto che i colloqui diretti sarebbero iniziati entro metà agosto. Ma recentemente Abu Mazen aveva definito "inutile" la ripresa dei negoziati diretti, dato che, a suo parere, ciò che sembra offrire Israele è la volontà di riprendere le trattative da zero, mentre l'Anp vuole il rispetto degli accordi raggiunti con il precedente esecutivo di Ehud Olmert, oltre al congelamento delle attività edilizie negli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme est, condizioni che lo Stato ebraico ha finora rifiutato.
Abu Mazen deve fare fronte però alle insistenze della Casa Bianca per un cambio di atteggiamento: secondo un rapporto interno dell'Anp, Washington avrebbe chiesto al presidente palestinese di passare alle trattative dirette.
La Lega araba ha dato il via libera ai negoziati diretti, precisando tuttavia che spetta a quest'ultima stabilire i tempi per il passaggio alle trattative bilaterali. In una lettera indirizzata all'amministrazione Obama, i ministri della Lega hanno anche sottolineato come debbano sussistere tre condizioni per un avvio dei negoziati diretti: si dovrà trattare della "fase finale" del processo di pace, dovrà esserci una chiara tabella di marcia per i colloqui e dovranno essere creati adeguati meccanismi di controllo e verifica degli accordi.
(20 agosto 2010) www.repubblica.it