La risposta alla Chiesa che parla di eutanasia della ragazza in coma da 16 anni
Sessanta giorni per staccare la spina. La morte non avverrà in un ospedale pubblico
Il padre di Eluana replica al Vaticano
"Conta solo la volontà di mia figlia"
di BRUNO PERSANO
LECCO - Lui la chiama una scelta di "libertà"; il Vaticano la definisce "eutanasia". Ventiquattro ore dopo le polemiche sollevate dalla sentenza della Corte d'appello di Milano che concede al padre di Eluana la possibilità di interrompere l'alimentazione a sua figlia in coma da 16 anni, Beppino Englaro replica alle accuse della Chiesa: "Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano. Quello che diceva mia figlia vale per mia figlia". Intervenuto a Viva Voce su Radio 24, Beppino Englaro si è detto rispettoso verso quello che sostiene il Vaticano, "ma per noi vale quello che ci diceva nostra figlia". Commentando poi le parole scritte nel catechismo della Chiesa cattolica dall'allora cardinal Ratzinger, il papà di Eluana ha detto: "L'interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie, o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima. Secondo voi questo non corrisponde alla situazione di Eluana? La verità - ha aggiunto - è che loro alle volte dicono tutto e il contrario di tutto. Si spingono in avanti, poi tornano indietro e non ho mai capito questo alternarsi".
C'è voluto molto tempo, molte udienze, tanta sofferenza e un fiume di polemiche per ottenere il permesso di staccare la spina. Ma anche se la sentenza è immediatamente applicabile, il padre di Eluana vuole rispettare le regole e attenderà ancora due mesi prima di staccare la spina. La Procura generale ha sessanta giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza della Corte d'appello di Milano. "Se ho paura di staccare la spina? Nessuna - ha detto il padre - non mi sfiora neppure". Sono dieci anni che Beppino Englaro lotta per ottenere l'autorizzazione ad una dolce morte per sua figlia.
Quando sarà il momento, il padre di Eluana e l'avvocato Franca Alessio, nominata curatrice di Eluana su indicazione della Cassazione, dovranno decidere dove far morire la ragazza. Attualmente Eluana è ospite nella casa di cura Beato Luigi Talamone di Lecco, una struttura gestita dalla suore, la stessa clinica dove Eluana nacque 37 anni fa.
"Le suore l'hanno sempre assistita con grande amore - ha detto il padre - ma sono contrarie a staccare la spina e noi dobbbiamo rispettare le loro idee". L'ipotesi che Eluana potesse essere trasferita all'ospedale di Lecco, è stata esclusa dal primario di rianimazione Riccardo Massei: "La morte di Eluana non avverrà all'ospedale Manzoni di Lecco. L'ospedale di Lecco, come gli altri ospedali, è per la cura del paziente acuto. Questa è una situazione diversa per cui il papà, se vuole da solo, oppure con me o ad altri medici, deciderà il posto. Non l'ospedale di Lecco, come non un altro ospedale".
"Sarà una struttura privata convenzionata", ha detto l'avvocato Franca Alessio, curatrice di Eluana. "Accanto ci sarà molto probabilmente il professor Massei che seguì Eluana nel 1992 dopo l'incidente stradale. I giudici non hanno ordinato che durante la sospensione dell'alimentazione, Eluana sia assistita anche da un medico legale. La scelta fatta dal padre di Eluana di attendere ancora sessanta giorni prima di applicare la sentenza, io non la condivido. Non credo proprio che il procuratore generale avanzi ricorso: è davvero improbabile, ma mi adeguo comunque alla scelta del padre di Eluana e attenderò anch'io che la sentenza passi in giudicato".
(10 luglio 2008)
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