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Chiarire sorte dei detenuti eritrei

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Chiarire sorte dei detenuti eritrei

Messaggioda franz il 07/07/2010, 8:41

LIBIA
"Chiarire sorte dei detenuti eritrei"
Il Consiglio d'Europa chiama l'Italia

Frattini: "E' in corso una delicata mediazione. Dalla Libia segnali di apertura, forse un diplomatico visiterà i prigionieri". Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Al Braq, 80 chilometri da Sebah, nel Sud della Libia

STRASBURGO - Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia 1.

Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al Ministro degli Interni, Roberto Maroni - il cui testo è stato reso noto solo oggi - Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".

Da parte loro, i due ministri italiani hanno fatto sapere che stanno mediando: "In queste ore è in corso una delicata mediazione sotto la nostra egida, mediazione che stiamo finalizzando, per poter arrivare all'identificazione dei cittadini eritrei" e "poter loro offrire un'occupazione, nella stessa Libia, contro il rischio e la paura del rimpatrio". Frattini ha anche annunciato da Mosca che "la Libia ha già dato segnali di importante disponibilità. Non escludo che sia permesso ad un rappresentante diplomatico italiano di accompagnare le autorità libiche e di visitare il campo dove questi eritrei sono custoditi".

"Vogliamo contribuire alla soluzione della vicenda - ha continuano Frattini - in uno spirito di amicizia. Lo abbiamo fatto contribuendo alla liberazione di un cittadino svizzero evitando una grande crisi Europa Libia sui visti a causa di un contenzioso con la Svizzera.Ma lo abbiamo fatto senza puntare il dito, senza approcci invasivi, rispettando l'autonomia di uno Stato, e i risultato è arrivato". Quanto alla chiusura in Libia dell'ufficio Onu per i rifugiati (Unhcr), il ministro ha ricordato che "è un problema che sollevammo e la risposta fu 'ci lavoriamo'. "Oggi l'ufficio esiste, vi è un reggente perchè il titolare è stato sostituito: attendiamo che torni a funzionare a pieno regime, ma un inizio di ripresa delle attività c'è già stato".

Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Al Braq, a 80 chilometri da Sebah, nel Sud della Libia, dove sono stati trasferiti dal centro di detenzione per migranti di Misurata. Il gruppo era stato deportato su tre camion container come "punizione" a seguito di una rivolta scoppiata il giorno prima fra coloro che non hanno voluto dare le proprie generalità a diplomatici del loro Paese per paura di essere rimpatriati a forza.

Secondo i numerosi rapporti ricevuti dal commissario Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all'altro, "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite". Sempre in base ai rapporti ricevuti - scrive Hammarberg nella lettera a Frattini e Maroni - tra i migranti, che rischierebbero ora l'espulsione verso l'Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l'Italia".

"Data la recente decisione delle autorità libiche di porre fine alle attività dell'Unhcr nel Paese, è divenuto estremamente difficile avere conferme sull'accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serietà delle accuse", domanda all'Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".

(06 luglio 2010) www.repubblica.it
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Re: Chiarire sorte dei detenuti eritrei

Messaggioda franz il 07/07/2010, 11:29

Premesso che quello che racconta Frattini sul contributo italiano alla liberazione del cittadino svizzero, rapito quasi due anni fa dalle autorità libiche e rilasciato il 14 giugno scorso, è solo propaganda (il realtà l'Italia ha sornionamente appoggiato le rischieste libiche ed il contributo alla liberazione di Max Göldi è stato offerto dalla diplomazia tedesca e spagnola) anche nel caso dei cittadini eritrei l'Italia fa il pesce in barile e fa di tutto tranne che usare la voce grossa, o almeno autorovole.
250 esseri umani sono sottoposti a tortura e l'unica cosa che Frattini sa dire è che ci stanno lavorando e non escludono una visita di un diplomatico. Invece questi poveretti dovrebbero ricevere la visita della croce rossa ed essere curati, medicati. Alcuni hanno gli arti rotti per le torture subite.
Come vedete il petrolio non fa solo danni quando brucia, producendo CO2 e composti cancerogeni.
Fa danni anche quando induce un governo "petrolio dipendente" a diventare zerbino del produttore (spacciatore) più vicino.

Franz
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Re: Chiarire sorte dei detenuti eritrei

Messaggioda franz il 16/07/2010, 20:54

Libia, "liberati" 205 eritrei
nel deserto senza documenti e soldi

Incarcerati come immigrati clandestini, per il rilascio hanno dovuto pagare 800 dollari ciascuno. Per loro unica prospettiva il reimpatrio con un destino incerto. Una nuova emergenza umanitaria

TRIPOLI - Le autorità libiche, stamattina intorno a mezzogiorno, hanno rilasciato 205 eritrei, rinchiusi nel carcere di Al Biraq come immigrati clandestini che avevano tentato di arrivare in Italia, chiedendo loro 800 dollari ciascuno. Di altri detenuti, che facevano parte di un gruppo di 250 persone, per le quali era cominciata una campagna di stampa cominciata dall'Unità, non si sa più nulla. Le persone liberate sono state accompagnate a Sebah, 75 chilometri dal carcere, in pieno deserto, senza soldi, senza documenti, con solo un permesso di permanenza nel territorio libico valido 3 mesi, allo scadere del quale potranno andare a chiedere il passaporto alla loro ambasciata.

Un modo come un altro per essere di nuovo rispediti dal luogo dove erano disperatamente fuggiti e poi miracolosamente sopravvissuti dopo viaggi allucinanti di giorni assiepati in container, fino a pochi chilometri dall'Europa. Il loro destino, dunque, è e rimane quello di detenuti "a cielo aperto", non più stipati nelle celle sotterranee, 2 metri per 2 con 50 gradi, senza alcun diritto da far valere, se non quello di tornare nel paese d'origine, dove li aspetta come minimo un'altra galera, se non la morte.

Il governo italiano, per voce del ministro Frattini, aveva "garantito il massimo interessamento" per i cittadini eritrei arrestati in Libia. Un intervento che sta mostrando oggi tutta la sua debolezza e inconsistenza, tanto più - come racconta Moses Zerai, responsabile della Ong Habesha - "che la polizia libica continua indiscriminatamente a fare veri e propri rastrellamenti in tutto il paese e a Tripoli, in particolare, dove proprio stamattina sono stati catturati un altro centinaio di profughi eritrei e somali, in fuga dai loro paesi. Anche il loro destino sarà quello di essere presi in consegna da poliziotti, veri o falsi, che si arricchiscono chiedendo denaro in cambio di una libertà che non arriva mai". Dunque, una nuova emergenza umanitaria a pochi chilometri dai nostri confini, che riguarda persone alle quali non viene neanche dato il tempo di chiedere l'asilo politico in Italia, un diritto espressamente previsto dalla nostra Costituzione.

(16 luglio 2010) www.repubblica.it
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Re: Chiarire sorte dei detenuti eritrei

Messaggioda pianogrande il 17/07/2010, 22:37

Il "governo" italiano, al dilà delle palle che continua a raccontare, ha ben altro a cui pensare.
Deve sconfiggere i lanciatori di fango (ben consapevole che c'è una qualità di fango che viene allegramente prodotto anche quando non piove) ed i cospiratori in toga.
Deve difendere i vari imputati e condannati ed indagati ed intercettati e chiacchierati che orbitano intorno al "premier".
Deve difendersi dalla sua stessa "maggioranza" che, in mancanza del fantomatico federalismo di Bossi, comincia a federalizz... (come diavolo si dice?) il partito del capo.
Cosa volete che glie ne freghi di qualche centinaio di morti di fame che sono stati respinti ancora prima del bagnasciuga?
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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