Non tutti i “PIGS” sono uguali

Non tutti i “PIGS” sono uguali
Articolo di Economia salute e ambiente, pubblicato giovedì 29 aprile 2010 in Svizzera.
[Neue Zürcher Zeitung]
L’Italia sembra più stabile di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda
L’Italia è afflitta dal più pesante debito pubblico dell’Unione Europea. Ma il Paese non è ancora entrato nella linea di tiro dei mercati finanziari e sembra essere più solido dei “PIGS” Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda.
Negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria internazionale l’Italia è stata ripetutamene additata come il paziente più grave dell’euro-zona. Di fatto però la terza economia dell’euro-zona ha superato l’uragano che si è abbattuto sui mercati finanziari internazionali molto meglio di altri membri dell’unione monetaria europea fortemente indebitati. Lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi è salito meno rispetto a quello tra i titoli tedeschi e i titoli di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. E anche secondo esponenti delle più quotate agenzie di rating l’Italia resta il paese più stabile nel gruppo dei GIPSI (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia). E la I nell’altro acronimo peggiorativo PIGS sta per Irlanda.
Finora nervi saldi a Roma
Il fatto che l’Italia, almeno finora, non sia stata indebolita dai mercati internazionali e soprattutto che non abbia dovuto annunciare misure di risparmio draconiane ha diverse spiegazioni. Per prima cosa bisogna riconoscere al ministro italiano per l’Economia e la Finanza, Giulio Tremonti, di essere stato cosciente, fin dall’inizio della crisi finanziaria, dei rischi di un già consistente indebitamento pubblico, di aver mantenuto i nervi saldi anche nel mezzo della recessione e di non essersi avventurato in avventure keynesiane.
Di fatto l’indebitamento contratto nell’ultimo anno, con un deficit pari a circa il 5% del prodotto interno lordo (PIL), è stato molto inferiore rispetto a quello di altri grossi paesi dell’Unione Europea, per non parlare proprio dei paesi PIGS. L’azione della politica finanziaria, relativamente rigorosa, è stata facilitata dal fatto che l’Italia, a differenza di molti altri paesi industrializzati (tra cui vanno annoverati anche Spagna e Irlanda), non è stata toccata da disastrosi fallimenti bancari, né dal collasso di un mercato immobiliare eccessivamente gonfiato a causa di speculazioni precedenti. E per questo bisogna rigraziare le banche italiane che, di norma, sono rimaste concentrate sulla tradizionale attività di credito e che hanno applicato criteri relativamente più rigidi nel settore ipotecario.
L’Italia si trova però in una situazione relativamente positiva anche grazie ad una diffusa tendenza al risparmio (in totale contrasto con Grecia e Portogallo) e grazie ad un deficit di bilancio fino ad oggi ancora relativamente moderato. Questo ha contribuito a mantenere i debiti, non solo con l’estero, bassi rispetto agli altri paesi GIPSI. A questo si aggiungono i dati di Banca d’Italia che dicono che solo il 43% (dati di novembre 2009) dei titoli di Stato italiani è in mano a investitori stranieri, contro il 70% dell’Irlanda e l’oltre 80% di Grecia e Portogallo.
Nonostante questi relativi punti di forza, è prevedibile che i mercati finanziari internazionali vorranno prima o poi mettere alla prova la solidità dell’Italia e spingere il governo di Roma ad un consolidamento più energico delle finanze statali. Ma secondo un nuovo studio del Centre for European Policy Studies dal titolo “Adjustment Difficulties in the GIPSY Club” ['Problemi di aggiustamento nel club GIPSY'] l’Italia si trova comunque in una situazione di partenza chiaramente migliore rispetto agli altri PIGS, anche in relazione ai continui passi intrapresi per stabilizzare la situazione debitoria.
Il rischio di un effetto valanga
Secondo l’analisi, tra questi paesi solo l’Italia sarebbe in grado, senza grossi problemi e con interventi correttivi interni della sua politica economica, di riportare il suo debito di bilancio sotto il limite del 3% del PIL fissato dal trattato di Maastricht. Negli altri paesi invece sarebbero necessarie delle cure drastiche difficili da mettere in pratica dal punto di vista politico. Nello studio viene anche calcolata l’entità della correzione che i singoli governi dovrebbero apportare al saldo primario (saldo senza interessi) nel bilancio statale per impedire un effetto valanga negativo e per mantenere costante la quota di debito rispetto al PIL. In Italia la correzione del saldo primario dovrebbe essere pari al 2,9% del PIL, contro il 7,4% richiesto all’Irlanda e il 9,9% alla Grecia.
“Il re è nudo”
Questi confronti con economie statali per lo più di minori dimensioni non dovrebbero però far dimenticare che il debito pubblico italiano rimane una seria ipoteca non solo per il Paese, ma anche potenzialmente per l’euro-zona, anche se il ministro dell’economia Tremonti per il momento sembra avere tutto sotto controllo. Tito Boeri, professore di Economia della rinomata Università Bocconi di Milano, ha scritto in questi giorni in un commento apparso sui giornali che l’Italia deve ora prepararsi ad uno scenario in cui “lo scudo dell’Euro sarà sempre più tenue. Uno scudo di vetro ora che il Re è Nudo”.
Cresce il costo unitario del lavoro
Secondo Boeri l’Italia deve convincere i mercati che può tornare a crescere, condizione fondamentale per stabilizzare la questione del debito. Non sono però in vista riforme strutturali che possano stimolare notevolmente la crescita. Anche la presidente degli industriali italiani, Emma Marcegaglia, ha recentemente espresso il suo pessimismo sulla situazione.
La presidente di Confindustria ha ricordato che in Italia, nel periodo 2000-2009, il PIL pro capite reale si è ridotto del 4,1% e che il Paese ha perso 11 punti percentuali rispetto alla media europea. Allo stesso tempo il costo unitario del lavoro è cresciuto più velocemente del 25% rispetto alla media dell’euro-zona. Prima dell’ingresso nell’unione monetaria l’Italia poteva neutralizzare questi sviluppi negativi con regolari svalutazioni della lira.
[Articolo originale "Nicht alle «PIGS» sind gleich" di Nikos Tzermias]
http://italiadallestero.info/archives/9427
Articolo di Economia salute e ambiente, pubblicato giovedì 29 aprile 2010 in Svizzera.
[Neue Zürcher Zeitung]
L’Italia sembra più stabile di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda
L’Italia è afflitta dal più pesante debito pubblico dell’Unione Europea. Ma il Paese non è ancora entrato nella linea di tiro dei mercati finanziari e sembra essere più solido dei “PIGS” Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda.
Negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria internazionale l’Italia è stata ripetutamene additata come il paziente più grave dell’euro-zona. Di fatto però la terza economia dell’euro-zona ha superato l’uragano che si è abbattuto sui mercati finanziari internazionali molto meglio di altri membri dell’unione monetaria europea fortemente indebitati. Lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e tedeschi è salito meno rispetto a quello tra i titoli tedeschi e i titoli di Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. E anche secondo esponenti delle più quotate agenzie di rating l’Italia resta il paese più stabile nel gruppo dei GIPSI (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia). E la I nell’altro acronimo peggiorativo PIGS sta per Irlanda.
Finora nervi saldi a Roma
Il fatto che l’Italia, almeno finora, non sia stata indebolita dai mercati internazionali e soprattutto che non abbia dovuto annunciare misure di risparmio draconiane ha diverse spiegazioni. Per prima cosa bisogna riconoscere al ministro italiano per l’Economia e la Finanza, Giulio Tremonti, di essere stato cosciente, fin dall’inizio della crisi finanziaria, dei rischi di un già consistente indebitamento pubblico, di aver mantenuto i nervi saldi anche nel mezzo della recessione e di non essersi avventurato in avventure keynesiane.
Di fatto l’indebitamento contratto nell’ultimo anno, con un deficit pari a circa il 5% del prodotto interno lordo (PIL), è stato molto inferiore rispetto a quello di altri grossi paesi dell’Unione Europea, per non parlare proprio dei paesi PIGS. L’azione della politica finanziaria, relativamente rigorosa, è stata facilitata dal fatto che l’Italia, a differenza di molti altri paesi industrializzati (tra cui vanno annoverati anche Spagna e Irlanda), non è stata toccata da disastrosi fallimenti bancari, né dal collasso di un mercato immobiliare eccessivamente gonfiato a causa di speculazioni precedenti. E per questo bisogna rigraziare le banche italiane che, di norma, sono rimaste concentrate sulla tradizionale attività di credito e che hanno applicato criteri relativamente più rigidi nel settore ipotecario.
L’Italia si trova però in una situazione relativamente positiva anche grazie ad una diffusa tendenza al risparmio (in totale contrasto con Grecia e Portogallo) e grazie ad un deficit di bilancio fino ad oggi ancora relativamente moderato. Questo ha contribuito a mantenere i debiti, non solo con l’estero, bassi rispetto agli altri paesi GIPSI. A questo si aggiungono i dati di Banca d’Italia che dicono che solo il 43% (dati di novembre 2009) dei titoli di Stato italiani è in mano a investitori stranieri, contro il 70% dell’Irlanda e l’oltre 80% di Grecia e Portogallo.
Nonostante questi relativi punti di forza, è prevedibile che i mercati finanziari internazionali vorranno prima o poi mettere alla prova la solidità dell’Italia e spingere il governo di Roma ad un consolidamento più energico delle finanze statali. Ma secondo un nuovo studio del Centre for European Policy Studies dal titolo “Adjustment Difficulties in the GIPSY Club” ['Problemi di aggiustamento nel club GIPSY'] l’Italia si trova comunque in una situazione di partenza chiaramente migliore rispetto agli altri PIGS, anche in relazione ai continui passi intrapresi per stabilizzare la situazione debitoria.
Il rischio di un effetto valanga
Secondo l’analisi, tra questi paesi solo l’Italia sarebbe in grado, senza grossi problemi e con interventi correttivi interni della sua politica economica, di riportare il suo debito di bilancio sotto il limite del 3% del PIL fissato dal trattato di Maastricht. Negli altri paesi invece sarebbero necessarie delle cure drastiche difficili da mettere in pratica dal punto di vista politico. Nello studio viene anche calcolata l’entità della correzione che i singoli governi dovrebbero apportare al saldo primario (saldo senza interessi) nel bilancio statale per impedire un effetto valanga negativo e per mantenere costante la quota di debito rispetto al PIL. In Italia la correzione del saldo primario dovrebbe essere pari al 2,9% del PIL, contro il 7,4% richiesto all’Irlanda e il 9,9% alla Grecia.
“Il re è nudo”
Questi confronti con economie statali per lo più di minori dimensioni non dovrebbero però far dimenticare che il debito pubblico italiano rimane una seria ipoteca non solo per il Paese, ma anche potenzialmente per l’euro-zona, anche se il ministro dell’economia Tremonti per il momento sembra avere tutto sotto controllo. Tito Boeri, professore di Economia della rinomata Università Bocconi di Milano, ha scritto in questi giorni in un commento apparso sui giornali che l’Italia deve ora prepararsi ad uno scenario in cui “lo scudo dell’Euro sarà sempre più tenue. Uno scudo di vetro ora che il Re è Nudo”.
Cresce il costo unitario del lavoro
Secondo Boeri l’Italia deve convincere i mercati che può tornare a crescere, condizione fondamentale per stabilizzare la questione del debito. Non sono però in vista riforme strutturali che possano stimolare notevolmente la crescita. Anche la presidente degli industriali italiani, Emma Marcegaglia, ha recentemente espresso il suo pessimismo sulla situazione.
La presidente di Confindustria ha ricordato che in Italia, nel periodo 2000-2009, il PIL pro capite reale si è ridotto del 4,1% e che il Paese ha perso 11 punti percentuali rispetto alla media europea. Allo stesso tempo il costo unitario del lavoro è cresciuto più velocemente del 25% rispetto alla media dell’euro-zona. Prima dell’ingresso nell’unione monetaria l’Italia poteva neutralizzare questi sviluppi negativi con regolari svalutazioni della lira.
[Articolo originale "Nicht alle «PIGS» sind gleich" di Nikos Tzermias]
http://italiadallestero.info/archives/9427