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La Volvo diventa cinese: marchio ceduto alla Geely per 1,8 m

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

La Volvo diventa cinese: marchio ceduto alla Geely per 1,8 m

Messaggioda franz il 28/03/2010, 18:08

la più grande takeover automobilistica mai effettuata da una società asiatica
La Volvo diventa cinese: marchio ceduto alla Geely per 1,8 miliardi di dollari
La cifra è meno di un terzo di quanto aveva sborsato nel 1999 l'americana Ford alla casa madre svedese

MILANO - Dalla Svezia agli Usa, e ora alla Cina. E' ufficiale: la casa automobilistica svedese Volvo è stata acquistata dalla cinese Geely. Un accordo finale - è stato annunciato da un portavoce del gruppo - è stato firmato domenica per la vendita della casa da parte dell'americana Ford. Per l'acquisto di Volvo da Ford la società cinese Zhejiang Geely Holding Group ha pagato 1,8 miliardi di dollari di dollari (circa 1,3 miliardi di euro). E' la più grande takeover automobilistica mai effettuata da una società cinese. Secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg, l'importo sarà versato cash per 1,6 miliardi di dollari e per il rimanente attraverso impegni a pagare. La Ford - secondo le prime indiscrezioni - continuerà a collaborare con la Volvo anche dopo la vendita.

«SVENDUTA» AI CINESI - La casa svedese era stata acquistata dagli americani nel 1999 per 6,4 miliardi di dollari, oltre tre volte il prezzo pagato oggi dai cinesi. La casa automobilistica americana ha tentato di vendere la Volvo alla fine del 2008, per far fronte alle sue difficoltà finanziarie, e il nome di Geely come possibile acquirente della controllata svedese era già emerso nell'ottobre 2009. La voce si era poi fatta più insistente, tanto che solo alcuni giorni fa il Financial Times aveva annunciato la possibile conclusione dell'accordo. Geely, che ha iniziato a produrre auto nel 1998, è la principale società automobilistica privata cinese ed ha il suo quartier generale nel Sud-Est della Cina, nella provincia di Zhejiang. Volvo ha 22 mila dipendenti, di cui 16 mila solo in Svezia, ma ciò che interessa all'acquirente asiatico sono soprattutto il marchio e la tecnologia.

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Re: La Volvo diventa cinese: marchio ceduto alla Geely per 1,8 m

Messaggioda franz il 28/03/2010, 18:43

Mi capita ogni tanto di imbattermi in notizie che rappresentano a mio modo di vedere una sorta di manifesto, bandiera o anche cartina al tornasole della realtà di oggi. E di come essa sia profondamente diversa da quanto è nell'immaginario collettivo.

Dopo la caduta del muro di berlino tutti, a destra come a sinistra, ipotizzavano (o temevano) l'ascesa trionfale dell'unica superpotenza economica e militare rimasta. Gli USA avrebbero fatto da "asso pigliatutto" ora che nessuno si poneva piu' sullo loro strada nell'egemonia economica mondiale. Il liberismo avrebbe quindi portato verso un monopolio di fatto dell'unica superperpotenza solitaria.

In realtà non è andata cosi'. Da un lato è vero che ormai anche quello che era il blocco comunista si è convertito all'economia di mercato e quindi a parte forse Cuba e qualche residuo di populismo sud-americano tutto il mondo è un grande mercato globale, pur con diffeenti livelli di libertà economica. Dall'altro se osserviamo la capitalizzazione borsistica, N.Y. che rappresentava nel 1999 il 46% del totale mondiale (e cio' della somma delle capitalizzazioni di tutte le imprese mondiali quotate) ora è solo il 28% (2009). Il resto dei paesi sviluppati, noi compresi siamo calati meno (dal 46% al 41%) mentre è impressionante l'ascesa dei paesi in via di sviluppo, passati dall'8 al 32%.
All'interno dei paesi emergenti spicca il famoso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) passato da 2 a quasi il 20% mentre tutti gli altri emergenti hanno pur sempre piu' che raddoppiato, passando dal 6 al 13%.

Hai voglia che ora siano i cinesi a comprare gioielli come la svedese Volvo.
Ma diventa anche chiaro che il mercato ha permesso un arricchimento generalizzato, una distribuzione globale della ricchezza e non l'accentramento nelle tasche della presunta potenza egemone. Anzi oggi, superata dagli altri paesi occidentali, e dai paesi emergenti, essa è prossima ad essere superata dai paesi del BRIC. La povertà rimane invece dove non sono garantite le libertà economiche fondamentali, dove la struttura sociale ed economica è feudale e tribale.

Rimane anche il dramma della mancanza delle libertà politiche. In occidente si sono affermate da un secolo ed oltre, anche se sono minacciate dalle derive populiste (di destra in europa e di sinistra in america latina). Nei paesi emergenti la sfida è nell'affermazione della democrazia, come conseguenza piu' o meno automatica, delle libertà economiche e delle libertà di espressione.
Il problema è che le libertà economiche vengono quasi da sole, come necessità di sviluppo e progresso.
Le libertà politihe invece vengono su richiesta, a fronte di una lotta. Cosa che in una dittatura comporta molti rischi.
La Cina anni fa ha permesso la proprietà privata (inserendola nella costituzione) e questo ha consentito un impressionante sviluppo economico. L'allargamento alle libertà politiche (diritti civili) costituirebbe un ulteriore sviluppo?

Franz
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