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200 atomiche sul territorio EU

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

200 atomiche sul territorio EU

Messaggioda Gab il 05/03/2010, 14:34

L'Italia delle atomiche
di Umberto De Giovannangeli
da l'Unità.it

Solerti nell'inviare altri mille militari in Afghanistan. Inerti nell'agire per liberare il territorio nazionale dalle atomiche Usa. È l'Italia del Cavaliere. Incapace di stare al passo delle battaglie più significative per il disarmo nucleare. A chiedere conto di questa latitanza governativa sono due interrogazione parlamentari del Pd: una al Senato – a firma di Anna Finocchiaro, Roberta Pinotti, Pietro Marcenaro, e una alla Camera, su iniziativa del capogruppo del Partito democratico in Commissione esteri, Francesco Tempestini. A rispondere sono chiamati i ministri «in trincea»: il titolare della Farnesina, Franco Frattini, e quello alla Difesa, Ignazio La Russa.

Fotografia della realtà: secondo le stime dell’organizzazione degli scienziati americani Fas, Italia, Germania, Olanda e Belgio custodiscono la totalità delle 200 bombe atomiche sul suolo europeo. Ebbene – ricordano opportunamente gli esponenti del Pd – il governo belga ha promosso un’iniziativa che sta coinvolgendo altri quattro Paesi della Nato (Olanda, Lussemburgo, Germania e Norvegia) per chiedere che le armi nucleari Usa, stoccate sul territorio europeo, vengano ritirate. Non solo. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle,- non certo un pericoloso pacifista antiamericano, ha fatto dell'eliminazione delle bombe atomiche sul proprio territorio un punto fermo del suo programma. Le bombe in oggetto sono cosiddette «bombe nucleari tattiche», le B61, ormai superate dalla nuova generazione di «bombe strategiche», di cui già la presidenza svedese dell'UE caldeggiò il ritiro, con una lettera aperta del Ministro degli Esteri svedese Carl Bildt. Gli ordigni nucleari – rilevano Finocchiaro, Pinotti e Marcenaro - non hanno più una funzione deterrente e contestualmente è aumentato il rischio di errori e di attacchi terroristici. A fronte dell'iniziativa belga, che ha già coinvolto altri quattro Paesi Nato – e a fronte della recente «sfida del disarmo» rilanciata da Barack Obama, il silenzio del governo italiano appare assordante. Una inerzia ingiustificata e ingiustificabile, anche alla luce di passate dichiarazioni e di appuntamenti futuri.

Una rapida carrellata. In occasione del G8 de L’Aquila è stata adottata una Dichiarazione che riconosce come la proliferazione di armi nucleari rappresenti una minaccia per la sicurezza mondiale; lo scorso settembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha adottato una risoluzione sul disarmo nucleare e la Federazione russa e gli Stati Uniti hanno avviato negoziati per rinnovare il trattato START; lo scorso dicembre nella 57° Assemblea della UEO di Parigi è stato approvato all’unanimità un rapporto sulla non proliferazione delle armi nucleari. Questo per ciò che concerne il passato recente. Non meno significativi sono gli appuntamenti dei prossimi mesi.

A maggio a New York si terrà la Conferenza per il riesame del Trattato di non proliferazione (Tnp), appuntamento al quale sarà importante arrivare – rileva l'interrogazione dei senatori Pd - avendo intrapreso azioni politiche affinché il nuovo trattato venga firmato da tutti i Paesi, anche da quelli come India, Pakistan e Israele che fino ad ora non hanno sottoscritto; nel prossimo mese di aprile, gli Stati Uniti hanno convocato un vertice sulla sicurezza nucleare. L'inerzia italiana è tanto più inquietante e inspiegabile se si tiene presente che lo scorso dicembre il Senato (Atto Senato n. 1-00204), ha approvato una mozione sostenuta da tutti i gruppi parlamentari che impegna il Governo italiano a intraprendere ogni possibile iniziativa, nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea ed attraverso contatti multilaterali e bilaterali, per sostenere un processo di disarmo e di non proliferazione nucleare. La promozione del disarmo – rimarca ancora l'interrogazione Finocchiaro, Pinotti, Marcenaro - condotta del nostro Paese, verso gli Stati che ancora non si riconoscono nei trattati di non proliferazione, trova consolidamento nel perseguire azioni concrete; la riduzione delle armi nucleari è condizione necessaria per rafforzare le capacità ispettiva e sanzionatoria dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e per convincere Stati, quali Cina, Corea del Nord, Pakistan e l’Iran, a sviluppare programmi di uso pacifico dell’energia nucleare. Concetti analoghi sono alla base dell'interrogazione alla Camera di Tempestini. Ai ministri Frattini e La Russa la parola. La richiesta è chiara: si vuol sapere se l'Italia intende sottoscrivere la richiesta del governo belga che ha già interessato Olanda, Lussemburgo, Germania e Norvegia affinché gli Stati Uniti rimuovano il proprio arsenale nucleare ancora presente nei Paesi europei.

Sul territorio italiano ci sono almeno novanta atomiche americane. E questo anche se l'Italia ha sottoscritto i trattati internazionali di non proliferazione, anche se la legislazione italiana lo vieta espressamente con la legge 185 del 9 luglio 1990, e anche se c'è stata la dichiarazione italiana di non far parte del «club atomico» con tutti gli obblighi internazionali che ne derivano. A documentarlo è lo studio «Us nuclear weapons in Europe» - settembre 2007 – dell'analista statunitense Hans Kristensen del Natural Resources Defense Council di Washington. Secondo questo rapporto nelle basi americane in Europa ci sono ben 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi, in provincia di Brescia. Tra Italia e Usa esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell'associazione degli scienziati nucleari, ne ha rilevato il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra).

Le bombe nucleari in Italia sono di tre modelli: B61-3, B61-4 e B61-10. Il primo ha una potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all'atomica di Hiroshima; il secondo modello ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. La situazione italiana è diversa per Aviano e Ghedi. Mentre ad Aviano base dell'USAF, la gestione degli arsenali nucleari è di competenza Usa come anche il possibile uso delle bombe, a Ghedi, unica base italiana con aerei a doppia capacità, tali ordigni potrebbero essere usati e sganciati da forze armate di un Paese in teoria Paese non-nucleare, ma che lo diventerebbe, con conseguente violazione del Tnp. La sola possibilità di mantenere attivo un sistema di gestione e uso di armamenti nucleari già di per sé comporta una grave violazione del Tnp senza contare che i piloti italiani del 6° stormo di stanza a Ghedi continuano ad addestrarsi per un possibile uso di armi atomiche.
04 marzo 2010
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