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perchè Hillary ha perso

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

perchè Hillary ha perso

Messaggioda carlo gualtieri il 25/05/2008, 6:59

riporto due post dal blog di Del Pero (http://mariodelpero.italianieuropei.it/):
1. -
Game over, then
Da Mario Del Pero, 16.03.08 21:30
Sette dei quattordici delegati conquistati da Edwards nei caucus dell'Iowa hanno annunciato ieri che sosterranno Obama alla convention di Denver. Quasi il doppio dei delegati (quattro) recuperati da Hillary Clinton con la sua vittoria in Texas. I numeri rivelano una verità difficilmente contestabile. Senza contare i superdelegati, molti dei quali stanno però annunciando il loro sostegno a Obama, il senatore dell'Illinois ha un vantaggio ora di 170 delegati. Clinton può sperare di recuperarne la metà o poco più, stravincendo in Pennsylvania (ma perderà di lì a poco in North Carolina) e tornando a votare in Florida e nel Michigan. La partita è in altre parole chiusa. Ci vorrebbe davvero un bizzarro colpo di mano per riaprirla. Un colpo di mano che spaccherebbe i democratici e avvantaggerebbe ancor più McCain, già in rimonta nei sondaggi grazie alla guerra fratricida tra Clinton e Obama. La politica sa essere implacabile. Perde probabilmente la candidata più preparata e quella che su alcune questioni nodali - riforma sanitaria su tutte - ha assunto posizioni più coraggiose e progressiste. Ma il voto è stato un altro e avremo tempo di rifletterci sopra assieme. Game Over, then. Prima i clintonistas lo riconoscono, meglio è per tutti. Anche per noi europei.
2.-
Perché Clinton ha perso
Da Mario Del Pero, 23.05.08 19:11
Mentre riparte il tormentone sul dream ticket, si possono provare a tirare le prime somme di queste interminabili primarie democratiche. Soprattutto, si può cercare di capire perché Clinton abbia perso, a dispetto della sua forza politica, delle sue risorse, delle sue indubbie capacità e del fatto, forse non sufficientemente sottolineato, che i programmi dei due candidati fossero alla fine assai simili. La sfortuna, gli errori, la sorprendente abilità di Obama: tutti questi fattori hanno concorso nel determinare l'esito finale. Ma hanno agito anche trasformazioni più ampie, che rendono l'America di oggi assai diversa da quella clintoniana degli anni Novanta. Provo, in sintesi, a ricapitolare le ragioni della sconfitta di Hillary Clinton (ognuno dei punti di cui sotto è ovviamente passibile di vari approfondimenti e specificazioni):



a) I clintoniani hanno completamente sbagliato la strategia elettorale. Pensavano di replicare il modello del 2004: vittorie in Iowa e in New Hamsphire, domino conseguente e partita chiusa il supermartedì. È bastata la sconfitta in Iowa per far saltare tutto. A quel punto la maggior organizzazione sul campo di Obama ha fatto la differenza nei caucus, la cui importanza è stata a sua volta sottovalutata dai Clinton (tanto per intenderci: nei caucus del solo stato di Washington, dove erano in palio 78 delegati, Obama ha ottenuto 26 delegati in più di Clinton, che ne ha recuperati appena 19 nelle due larghe vittoria in Ohio e in Pennsylvania, dove i delegati n palio erano 300)

b) Obama è stato a lungo trattato con i quanti di velluto dai media


c) Clinton e il suo team hanno sottovalutato Obama. Non si spiega altrimenti l'incapacità di sfruttare prima la vicenda del reverendo Wright, che se sollevata in tempo avrebbe potuto modificare l'esito del voto a partire, appunto, dai caucus dell'Iowa

d) Obama ha sfruttato appieno la blogosfera: la sua capacità di mobilitazione, cruciale nella creazione di un movimento attivo sul campo, e, ancor più, quella di fundraising, che ha dotato Obama di straordinarie risorse, rivelatisi decisive nel limitare i danni negli stati - di nuovo Pennsylvania e Ohio - dove Clinton era decisamente più forte.

e) Maturato il distacco decisivo tra il supermartedì (5 febbraio) e il voto in Texas e Ohio (4 marzo), Clinton ha deciso di alzare il tono della polemica e di ricorrere spesso a una campagna negativa. Difficile dire se ciò le abbia giovato elettoralmente, ad esempio tra una parte dell'elettorato bianco, ma è certo che ciò abbia finito per compattare il fronte obamiano e, ancor più, l'elettorato afroamericano. A quel punto è divenuto impossibile per Clinton conquistare la nomination senza alienare quell'elettorato, spaccare il partito e pregiudicare le possibilità di successo in novembre. E in modo inarrestabile, i superdelegati - tra i quali Clinton aveva un ampio vantaggio - hanno cominciato a schierarsi con Obama per evitare questo esito.

f) Fattore Bill. Di nuovo difficile da misurare in termini elettorali, anche se ha fatto una certa impressione vedere un ex presidente scendere nella contesa in questo modo (lo si confronti con l'atteggiamento di George Bush Sr. nel 2000, ad esempio). Ma le critiche ricevute da molti superdelegati e la profonda irritazione di alcuni dei più influenti politici afroamericani hanno finito per contribuire al processo di cui al punto d).

g) E questo ci riporta al fatto che l'America di oggi non è quella degli anni Novanta. E che il messaggio tecnocratico, ma algido, della Clinton ha rivelato una debole capacità di mobilitazione, anche perché non bilanciato in alcun modo dal carisma e dal fascino che Bill sapeva proiettare

h) Molto più importante della competenza e, anche, dei programmi è stato il giudizio sul comportamento di Obama e Clinton negli ultimi sei anni e, in particolare, la loro posizione rispetto alla politica estera di Bush. Obama è riuscito a sfruttare l'ostilità alla guerra e la richiesta forte della maggioranza dei militanti democratici di uscire quanto prima dall'Iraq, anche se la sua posizione non è stata sempre lineare e coerente su questo (si vedano le dichiarazioni, e ancor più i silenzi, del periodo 2002-2004). Hillary ha pagato il suo sostegno alla guerra e la sua incapacità di emanciparsi da un'immagine di falco, ampiamente coltivata negli anni passati e confermata in alcune decisioni recenti (ad esempio il suo voto a favore della risoluzione che dichiara la Guardia Rivoluzionaria Iraniana una organizzazione terroristica)



Per questi motivi Clinton ha perso. Resta ora da capire se l'America sia cambiata a sufficienza, se Obama sia abile abbastanza e se McCain sia debole quanto sembra.

MIO COMMENTO
mi preoccupa in particolare il punto "b) Obama è stato a lungo trattato con i quanti di velluto dai media". Vedo un parallelo con la pre-nomination di Veltroni a capo del PD, effettuata con dovizia di mezzi dai media (trasversalmente, con un ruolo determinate di Repubblica) molto, molto tempo prima delle effettive primarie.
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda louisebonzoni il 01/06/2008, 10:03

Io la vedo molto semplice, invece, al di là di programmi o sondaggi.
Il popolo americano non è pronto ad una presidentessa, perciò il presidente anche se di colore, è preferibile ad una donna in quanto tale.
Purtroppo solo sulla carta la donna americana è "tutelata", mentre nella vita quotidiana, è ben altra la situazione e si deve battere duramente per i suoi diritti.
L'americano medio, non è propriamente quello che ci fanno vedere in TV, anche perchè l'aspetto "morale" è quello che meno ostentano.
L'americano medio è, in genere su questioni di morale e di senso del pudore, di mente meno aperta e ligio a retaggi culturali, suprattutto nelle vaste zone non metropolitane.
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda franz il 01/06/2008, 10:45

louisebonzoni ha scritto:Io la vedo molto semplice, invece, al di là di programmi o sondaggi.
Il popolo americano non è pronto ad una presidentessa, perciò il presidente anche se di colore, è preferibile ad una donna in quanto tale.
Purtroppo solo sulla carta la donna americana è "tutelata", mentre nella vita quotidiana, è ben altra la situazione e si deve battere duramente per i suoi diritti.
L'americano medio, non è propriamente quello che ci fanno vedere in TV, anche perchè l'aspetto "morale" è quello che meno ostentano.
L'americano medio è, in genere su questioni di morale e di senso del pudore, di mente meno aperta e ligio a retaggi culturali, suprattutto nelle vaste zone non metropolitane.
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Vero: le donne fanno molto piu' fatica. In Europa ci sono state molte donne "capo di stato".
La società americana non è ancora pronta. Ed Hillary non è una donna qualsiasi.
Anzi per me il suo punto debole è proprio di essere la moglie di un ex presidente.

Ciao,
Franz
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda watson il 01/06/2008, 16:11

franz ha scritto: Vero: le donne fanno molto piu' fatica. In Europa ci sono state molte donne "capo di stato".
La società americana non è ancora pronta. Ed Hillary non è una donna qualsiasi.
Anzi per me il suo punto debole è proprio di essere la moglie di un ex presidente.

Ciao,
Franz


Non vorrei che tutti venissimo affascinati dalla lotta che si svolge tra Hillary ed Obama, come se fosse davvero la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, e non solamente per le primarie del Democratic Party.

Sia Hillary che Obama hanno punti di forza e di debolezza. Hillary è donna e moglie di Clinton; credo che se non fosse la moglie di Clinton non sarebbe arrivata dove è ora, e nel contempo il fatto di esserlo la indebolisce.

Obama è scuro di pelle, ma sembra più un intellettuale europeo che un afroamericano, ed anche in questo caso le due cose rappresentano contemporaneamente una forza ed una debolezza.

Se i due avessero saputo fermarsi, e soprattutto se Hillary, appena Obama ha cominciato a prevalere, avesse avuto la forza di ritirarsi e candidarsi a vice di Obama, forse i due insieme avrebbero potuto rappresentare un nucleo di forza in grado di vincere.

Questo però non è accaduto, ed anzi, il continuo conflitto tra i due non ha fatto altro che favorire la visibilità dei limiti di ciascuno.
Questo andrà a tutto vantaggio dei Repubblicani. L'anziano reduce di guerra sta in secondo piano, pronto a mostrasi come il simbolo saggio e pacato dell'America più profonda e retriva.

Spero solo di sbagliarmi.
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda incrociatore il 02/06/2008, 11:13

watson ha scritto:...
Spero solo di sbagliarmi.

temo che invece ci... "becchi"...
:(
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda franz il 03/06/2008, 12:16

Si chiudono le primarie americane. Hillary lascia il passo a Obama
Siamo andati a vedere il suo ultimo trionfo. A casa degli indiani
Usa, in Montana e South Dakota
ultima battaglia tra i democratici

A novembre a sfidare John McCain sarà il senatore nero dell'Illinois
La guerra però ha sfiancato tutti, e la senatrice ha indebolito il suo avversario
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI

WASHINGTON - Ancora la grande muraglia degli Stati Uniti, le Rocky Mountains dove la storia americana sempre s'infrange, anche la maratona per il gran premio politico più ambito del mondo, la Casa Bianca, questa sera finisce nei due stati del Far West, il Montana e il Sud Dakota, e quel conteggio di delegati eletti o delegati a invito dovrebbe convincere anche Hillary Clinton che è finita davvero.

Non ci saranno altre stazioni, nella corsa elettorale divenuta calvario che cominciò il 3 gennaio scorso, e quindi sapremo finalmente se Hillary l'Irriducibile si arrenderà contro Barack l'Irraggiungibile, e gli consentirà di battersi contro il già sicuro avversario repubblicano, John McCain. "Non è finita fino a quando il conteggio non darà la maggioranza a Omaba", diceva ieri la signora, facendo sorridere chi ricorda la battuta di un deriso allenatore di baseball che ripeteva "la partita finisce soltanto quando finisce". Ma una cosa sappiamo da settimane: che Hillary ha ottenuto cioè che voleva quando ha capito di non poter più vincere la nomination: dividere e distruggere il partito, per consegnare a Obama una vittoria di Pirro e impedirgli di vincere quella Presidenza che lei considerava di diritto sua.

La storia di questi cinque mesi esatti, dai consigli elettorali dei cittadini convocati nell'Iowa il 3 gennaio fino al voto di stasera 3 giugno nelle antiche e violate terre ancestrali dei guerrieri Sioux e Cheyenne, è stata un'altra dimostrazione di quanto imprudente sia sempre tentare di leggere e di capire preventivamente gli umori di una nazione-continente abitata da un popolo di popoli. In gennaio, quando la carovana partì dalla ghiacciaia chiamata Iowa, nessuno avrebbe rischiato la propria reputazione profetizzando che la finale sarebbe stata disputata fra il quasi 72 enne John McCain (li compirà ad agosto) pluridecorato e plurioperato di melanomi, e il 47enne Barack Obama (anche lui li compirà ad agosto) sconosciuto alle folle, figlio di un immigrato kenyano, e oppresso da un secondo nome, Hussein, trapanato nella immaginazione nazionale come sinonimo del male. Una finale, per gli appassionati di astrologia, tutta fra due "Leoni".

Se qualcosa appariva probabile, era che la gara fra i repubblicani, nel partito oppresso dall'eredità radioattiva di un Presidente che ancora ieri è sprofondato a un altro record personale di impopolarità, sarebbe stata una gara al massacro. E invece bastarono appena due mesi perché la destra, in mancanza di meglio e senza grandi entusiasmi, si affidasse a John McCain.

L'esatto contrario era stato previsto per i democratici. Avevano in pugno le chiavi della Casa Bianca, tra Iraq e collassi dei mutui. E avevano la campionessa già incoronata, quella senatrice Clinton che esigeva il pagamento della cambiale firmata quando lei aveva salvato la presidenza di Bill, e il partito, dallo scandalo Monica. I suoi strateghi, come quel Mark Penn già noto in Italia per i sondaggi elettorali fatti per Berlusconi nel 2006, le dissero di giocare tutto su un tavolo, il "Supermartedì" elettorale, il martedì 3 febbraio nel quale avrebbero votato 22 stati mettendo in paio 1.861 delegati per il congresso democratico di agosto.

Essendo necessari 2.015 delegati per la acclamazione del "nominato" al congresso del partito, sembrava ovvio che un en plein quel giorno avrebbe chiuso la partita. Così fu per John McCain, che vinse 9 stati, incassò 511 delegati per il congresso repubblicano e costrinse gli avversari ad arrendersi. Ma lo shock fu quello democratico.

Obama e Hillary si erano scambiati colpi d'assaggio, nel mese di gennaio. Il senatore aveva vinto a sorpresa il primo round nell'Iowa. La senatrice aveva risposto subito dopo nel piccolo New Hampshire, con un celebrato accenno di lacrimazione. Ma nel "Supermartedì" decisivo, Obama vinse 14 stati, contro gli 8 della signora e conquistò 847 delegati contro gli 834 di lei. L'errore imperdonabile della Clinton e del suo inutilmente strapagato Penn fu di avere sottovalutato il fatto che fra i democratici i delegati sono assegnati con metodo proporzionale, dunque è impossibile vincere di "goleada", mentre i repubblicani li assegnano secondo il "vincitore pigliatutto".

Cominciò allora il calvario di una donna che si sentiva scivolare tra le dita quello che credeva di tenere in pugno e che lanciò la strategia della polarizzazione, io donna bianca contro tutti. Mentre riaffiorava l'inestirpabile paura dell'"uomo nero" contro Obama, anche grazie alla sua frequentazione di predicatori facinorosi, la Clinton calava la "carta del genere", lasciando al marito il compito di giocare la "carta della razza" e ricordare, nel caso gli elettori non se fossero accorti, che Obama è innegabilmente un black, un afro. Il senatore era costretto a giocare in difesa, ad appannare il proprio slancio di cambiamento, a indossare quella banale bandierina americana all'occhiello per togliere dubbi sui suo patriottismo, ad arrancare di Stato in Stato inseguito dalla spazzatura internet che lo indicava come un "islamico" segreto. Giocando contro l'orologio, per far trascorrere tempo ed elezioni primarie fino alla scadenza di oggi, senza perdere il vantaggio.

Hillary attaccava, spendendo soldi propri (e del marito, soprattutto) per alimentare una campagna in asfissia da fondi, pare fino a 20 dei 100 milioni dichiarati alle tasse. Obama si aggrappò al sud, agli stati dove l'elettorato di colore faceva scudo attorno a lui, così spingendo l'elettorato bianco più diffidente, insieme con le donne meno giovani, a rifugiarsi dietro i pantaloni di Hillary. Il vincitore cominciò a perdere Stato dopo Stato, Indiana, Pennsylvania, Texas.

La sconfitta cominciò a vincere. Ma per quanto la Achille in taillieur pantalone accelerasse, la tartaruga Obama manteneva o accresceva il proprio vantaggio, grazie ai superdelegati, a quei mandarini e vip di partito non eletti, ma votanti al congresso, che pendevano sempre più dalla sua parte. E che rivelavano il segreto impronunciabile di questa contesa: che dietro i salamelecchi politicamente corretti, questa donna sta cordialmente indigesta alla maggioranza dei suoi colleghi, colleghe comprese, nel partito.

In maggio, con la clessidra ormai quasi esausta, le vittorie di Hillary in stati come il West Virginia, il Kentucky o in quel Portorico che grottescamente partecipa alle primarie dei partiti, ma poi non vota alle elezioni generali perché non è uno Stato, le vittorie di Hillary avevano assunto carattere di valanga, 60 a 30 ovunque, il doppio dei voti, lasciandola sempre più frustrata e accanita, perché la rimonta era cominciata troppo tardi. Neppure la fatica di recuperare ila metà dei voti e dei delegati di due Stati che lei stessa, come il campo opposto, aveva deciso alla vigilia di non conteggiare per violazioni procedurali, la Florida e il Michigan, ma che ora le diventavano indispensabili per continuare a sperare, le sono serviti. Se ora si arrenderà, lo farà con tutta la furia shakespeariana di cui una donna formidabile e frustrata sa essere capace. Soddisfatta di avere, con la propria condotta elettorale, fatto avverare la previsione che Obama non potrà vincere, e dunque pronta a ripresentarsi nel 2012.

Sarà stata lei a tracciare quel sentiero dell'Ovest sul quale passeranno le carovane di McCain, se il repubblicano, finora molto mediocre, saprà seguirlo per sconfiggere Obama.
(3 giugno 2008)

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Obillary?

Messaggioda franz il 08/06/2008, 9:07

Obillary?

La Signora ha rinfoderato la spada e, come detta il tradizionale fair play anglosassone, ha usato parole di apprezzamento nei confronti del suo ex avversario ma non ancora compagno di cordata nella convenzione che in agosto dovrà incoronare il ticket democratico.

A sua volta e con tempismo Barack Obama ha imposto ai suoi di piantarla con le soffiate che ‘mai il giovane senatore nero si metterà al fianco come vice presidente l’ingombrante senatrice di New York’, in permanenza semi oscurata dall’ombra di un marito il cui ruolo, in questa lunga campagna di 18 mesi per le primarie democratiche in giro nei 50 stati, si è rivelato più deleterio che costruttivo.


Barack Obama adesso aspetta che cali la polvere dei comizi. E poi prenderà la sua decisione. Anche perchè si tratta di valutare con chiarezza i pro e i contro di una alleanza che nella previsione generale potrà produrre solo scintille. Come del resto la vicepresidenza di Al Gore dovrebbe far ricordare.

Quanto all’auspicato ritorno all’unità del partito democratico la strada è tutta in salita per Obama. Sarà molto difficile recuperare i 18 milioni di persone che hanno votato Hillary contro il nero semikenyota. Sono molti i democratici che adesso affermano di avere deciso di votare a novembre per il candidato ‘meno pericoloso’, quel John McCain dalla oratoria piatta e senza idee, schiacciato dalla figura di un Bush giunto ormai all’ultimo gradino dell’apprezzamento del popolo americano, oppresso dalla sua età e dalla lotta che ha intrapreso contro il melanoma. Senza parlare del suo caratteraccio che gli è costato molto sino dai lontani tempi della sua giovinezza.

Ma il discorso di Hillary Clinton al National Building Museum di Washington di fronte a migliaia di sostenitori entusiasti, ha rappresentato un vero punto di svolta. Hirllay ha più volte, intensamente, sostenuto la necessità di far eleggere Barck Obama alla presidenza della Federazione. E lo ha fatto in maniera convinta e convincente, scaldando una platea abbastanza scettica all’inizio, senza eccedere nei toni da comizio.

Ma spesso usando il pedale del ‘piano’ con grande efficacia quando ha ricordato che queste primarie hanno rappresentato una rivoluzione per la società americana, perché hanno proposto con grande sostegno di voti (36 milioni) una donna ed un nero quali candidati alla Casa Bianca. La Clinton ha sottolineato più volte la necessità che in America si arrivi finalmente ad avere una copertura sanitaria nazionale, il tema di fondo di tutta la sua vita politica sin da quando ha messo per la prima volta il piede dentro la White House come first lady. Un gran discorso quello di Washington. Adesso si tratta di vedere quale decisione vorrà prendere il senatore nero se non vorrà spaccare definitivamente il Partito Democratico.

Letter from Washington
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda guidoparietti il 08/06/2008, 23:50

watson ha scritto:Questo andrà a tutto vantaggio dei Repubblicani. L'anziano reduce di guerra sta in secondo piano, pronto a mostrasi come il simbolo saggio e pacato dell'America più profonda e retriva.

Spero solo di sbagliarmi.


Però, McCain è effettivamente vecchio, senza grandi idee e scarso assai in comunicazione.
Guardatevi questo, vi farà tornare un po' d'ottimismo.
E comunque tutti i sondaggi danno Obama in vantaggio contro McCain, nonostante la battaglia delle primarie, e ha anche più soldi da spendere in pubblicità e propaganda elettorale rispetto al repubblicano.
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda carlo gualtieri il 09/06/2008, 8:56

Molti pensano che il ventre molle degli USA non possa non respingere il nero. Ma oggi forse c'é una situazione diversa, quell'organismo collettivo che si chiama gente di solito anche lì, come da noi, é profondamente reazionario, ma oggi é spiazzato, si mette in discussione, e per una volta potremmo assistere a un'ondata veramente orientata al cambiamento.
Come con F.D.Roosvelt.
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Re: perchè Hillary ha perso

Messaggioda guidoparietti il 09/06/2008, 11:55

carlo gualtieri ha scritto:Molti pensano che il ventre molle degli USA non possa non respingere il nero. Ma oggi forse c'é una situazione diversa, quell'organismo collettivo che si chiama gente

Da noi si chiama "gente", lì no, si chiama "people" che non per caso non è affatto la stessa cosa.
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