STATI UNITI Il presidente americano lancia il suo ambizioso piano per la riforma della salute: fornire, tra le altre cose, un’assicurazione medica a 48 milioni di cittadini. Ma è messo alle strette dai
repubblicani e da alcuni
democratici.
Dai banchi dei repubblicani l’hanno già ribattezzata la “Waterloo di Obama”. È la riforma sanitaria, ambiziosa promessa della campagna elettorale del presidente. Obiettivo: fornire l’assicurazione medica ai circa 48 milioni di americani,
di cui 8 sono bambini, che ne sono privi, e impedire che altri 14 milioni la perdano perché non se la possono più permettere. Obama preme per far approvare, entro la pausa estiva, almeno una prima versione iniziale.
Una speranza forse ormai arenata tra gli ostacoli che, ancora una volta, s’oppongono al cambiamento di un sistema sanitario su cui si dibatte anni, ma che resta sempre lo stesso. «Alcuni repubblicani vogliono bloccare la riforma per farmi a pezzi. Sia ben chiaro non sono io il problema, io ho un’ottima polizza, il problema sono i milioni di americani senza copertura sanitaria», incalza Obama. Sul piede di guerra, però, non c’è solo lo schieramento repubblicano, che giudica il piano troppo costoso,
ma anche alcuni compagni di partito del presidente storcono il naso.
I democratici conservatori avanzano dubbi su
come il governo risparmierà e finanzierà il nuovo sistema sanitario e anche i liberali non sono morbidi. A rafforzare l’opposizione ci si mettono anche i sondaggi: Usa Today indica che il gradimento del presidente è calato al 55 per cento, mentre la disapprovazione sfiora il 44.
E ancora, la metà degli americani è contraria alla riforma.
Le tasse aumenteranno, non si riuscirà a ridurre gli sprechi e a razionalizzare il budget federale,
il piano costerà almeno un miliardo di dollari, la priorità è la crisi economica.
Sono solo alcune delle preoccupazioni degli americani.
Ma Obama non molla, e annuncia: «Approveremo la riforma sanitaria entro l’anno, sarà una riforma che
abbassa i costi, offre più scelte e assicura la copertura a ogni americano». La classe media può dormire sonni tranquilli, perché, assicura il presidente, pagheranno i ricchi:
le imposte saranno aumentate a chi guadagna più di 500mila dollari all’anno e alle famiglie con oltre un milione di dollari di reddito. L’impatto sul deficit sarà «
neutrale» e, continua Obama, «due terzi dei costi si possono ripianare redistribuendo il denaro che si perde nei programmi di salute federali inefficienti ».
Niente paura anche sul fronte della recessione, la riforma è «centrale » per l’economia. Può contribuire infatti all’uscita dalla crisi finanziaria e dare una boccata d’ossigeno al bilancio federale. Quest’ultimo è a rischio per l’impennata del costo degli aiuti medici agli anziani (Medicare) e ai poveri (Medicaid) e anche a causa delle assicurazioni sanitarie ritenute da Obama «il fattore più pesante dell’incremento del deficit ».
Sullo sfondo della riforma c’è anche il duello “privato” tra le lobby assicurative e quelle farmaceutiche. In campo ci sono tanti giocatori, custodi dei propri interessi, abili nell’utilizzare la crisi economica come scusa contro ogni cambiamento. Una partita in cui Obama, se non otterrà i voti necessari per approvare la riforma, potrebbe dover ridiscutere parte del suo programma.
http://www.terranews.it/news/2009/07/ba ... ompromesso