da pierodm il 19/01/2009, 13:10
Se non ricordo male, l'argomento originario verteva sulla trasmissione di Santoro, non su un riassuntino di sessant'anni di conflitti arabo-israeliani.
Se così fosse stato, vorrei dire a Matt Helm che una ripassatina della storia dei boscimani sarebbe stata estremamente utile - o meglio, del tentato e silente genocidio del popolo dei boscimani.
Ci sarebbe ben poco da aggiungere a quello che hanno cercato disperatamente di dire alcuni amici del forum, per salvaguardare il diritto di un giornalista di scrivere il suo articolo, di fare la sua trasmissione, di comunicare la sua opinione nel modo che ritiene migliore: arrivando a questo punto della discussione rimane soprattutto da commentare le opinioni che sono state espresse, più che commentare la proposta originaria.
E da queste opinioni anti-santoriane viene fuori - non in quanto anti-santoriane, ma per le ragioni profferite in corso d'opera - viene fuori che un giornalista televisivo non può avere e tanto meno esprimere il suo proprio punto di vista.
Sulla carta stampata sì, in televisione no, soprattutto se la televisione è la RAI, cioè pagata col canone di tutti.
Se questa tesi venisse accettata, avremmo dovuto da decenni fare fuoco e fiamme contro tutti i beghini, baciapile e pinzocheri di corte, che fanno professione di religiosità papalina sui pubblici teleschermi.
Indignarci per intere trasmissioni centrate sulle virtù del capitalismo e, specialmente, su quelle delle dinastie capitaliste nostrane.
E, pescando a piene mani nel sacco, possiamo citare almeno dieci o venti o trenta "punti di vista" che sono assolutamente faziosi e nient'affatto rappresentativi di tutti i cittadini, e che pure non vengono notati sotto questa veste: non dico condannati o accusati, ma solo notati. E aggiungo: giustamente non accusati o condannati, perché non è la "faziosità" a dover scandalizzare, dato che in una certa misura non è possibile fare giornlismo senza faziosità, ossia senza assumere una posizione.
Quello che conta è il pluralismo delle faziosità, e l'intelligenza e l'onestà con cui si fa una trasmissione o si scrive un articolo: senza falsificare notizie e immagini, senza costruire artatamente "testimonianze".
Stringendo l'inquadratura on topic, sull'intricatissima vicenda palestinese si possono fare dieci tipi di analisi giornalistiche, tutte perfettamente lecite: sulle strategie dei movimenti palestinesi, sulla politica dei paesi arabi, sull'influenza della guerra fredda sul teatro mediorientale, sulle tecniche belliche d'Israele, sulle vicende politiche interne d'Israele in relazione alla guerra, sull'economia dei territori occupati, etc etc etc.
Ognuno di queste analisi e ricostruzioni può essere fatta da un palestinese, da un israeliano, da un italiano, da un russo, un americano, etc: ognuno ha il suo punto di vista, ed è possibile anche che un europeo o americano veda quelle questioni dal punto di vista degl'interessi del proprio paese - strategici, economici, politici - dato che esiste anche quest'angolazione.
Il fatto, che spesso si dimentica, è che una trasmissione o un articolo sono solo un momento, un pezzetto di una più generale conoscenza.
S'intende invece una trasmissione, più ancora che un articolo, come una dichiarazione di bandiera: un'inchiesta sui preti come blasfemìa, una ricostruzione della sconfitta americana in Vietnam come anti-americanismo, un'inchiesta di Report come un attacco al sistema capitalistico - e a conferma di questa visione accusatoria si porta l'ateismo, l'anti-americanismo, il "comunismo" del giornalista, come se queste fossero delle colpe o diminuissero la validità dell'inchiesta.
Va be'.