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Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda Iafran il 16/02/2012, 12:25

C'è stato comunque un bel parlare ... finora.
Di certo la notizia non è stata inventata ad arte dal Fatto (mi sembra).
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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda franz il 16/02/2012, 13:06

Iafran ha scritto:C'è stato comunque un bel parlare ... finora.
Di certo la notizia non è stata inventata ad arte dal Fatto (mi sembra).

Ma no, e ci mancherebbe altro. :!:
La notizia della lettera anonima è vera. Il contenuto non si sa, visto che Romeo nega di aver detto quelle cose.
Per me il Fatto poteva pubblicare un riassunto oppure annerire nome e cognomi e sottolineare 20 volte che era un appunto anonimo.
Ma sarebbe statata poi una notizia da sbattere per giorni in prima pagina a caratteri cubitali?
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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda Iafran il 16/02/2012, 13:53

franz ha scritto:La notizia della lettera anonima è vera. Il contenuto non si sa, visto che Romeo nega di aver detto quelle cose.

Se la notizia era contenuta in una nota anonima, il cardinale Castillon poteva cestinarla (come tante altre, suppongo) e poi quel che seguiva rimaneva un segreto per tutti.
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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda franz il 16/02/2012, 14:03

Iafran ha scritto:
franz ha scritto:La notizia della lettera anonima è vera. Il contenuto non si sa, visto che Romeo nega di aver detto quelle cose.

Se la notizia era contenuta in una nota anonima, il cardinale Castillon poteva cestinarla (come tante altre, suppongo) e poi quel che seguiva rimaneva un segreto per tutti.

Il se iniziale è sbagliato, perché è stato scritto da tutti i giornali che l'appunto era anonimo.
Poi cosa fa Castillon a casa sua, non sono affari nostri.
Per quanto ne sappiamo una copia poteva pervenire al Fatto anche se Castillon la cestinava.
Sempre di scritto anonimo si sarebbe trattato.

Il fatto che si sia ritenuto di far conoscere l'appunto anche nella altre sfere, fino al diretto interessato, non vuol dire nente.
Se arrivasse una lettera anonima in casa mia con minacce di morte, sarebbe cosa giusta mettermi a conoscenza della cosa.
Ma se la stessa lettera anonima arrivasse anche ad un giornale, per altre strade, e questo la pubblicasse, la figura di merda la farebbe il giornale.
Il fato che la lettera sia vera e che io l'abbia letta non è una scusa per mettere da parte l'etica giornalistica.
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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda flaviomob il 16/02/2012, 16:16

Il Corriere parla di "un appunto", Repubblica parla di lettere riportate da "talpe", ma NON anonime.

http://www.repubblica.it/esteri/2012/02 ... -29906017/

Fughe di notizie dal Vaticano
inchiesta lampo identifica le talpe


L'indagine della Gendarmeria: ecco da quali uffici sono uscite le lettere segrete. Sanzioni in vista per i responsabili. L'Osservatore: il Papa un pastore che non indietreggia davanti ai lupi
di MARCO ANSALDO

CITTÀ DEL VATICANO - La prima lettera, quella in cui monsignor Viganò chiedeva di restare al suo posto per combattere "corruzione e prevaricazione", risulta uscita dalla II sezione della Segreteria di Stato vaticana. Ufficio addetto ai Rapporti con gli Stati esteri.

La seconda invece, il memo "riservatissimo" sullo Ior, in realtà un appunto di discussione sulle richieste provenienti dalla magistratura italiana, è stata estratta dagli archivi della I sezione. Ufficio per gli Affari generali interni.

Accertato anche chi avrebbe diffuso la terza missiva, partita da un amico tedesco del cardinale Castrillon, e inviata da sua eminenza al Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, riportando il viaggio del collega porporato Romeo in Cina. E il cui contenuto su un fantomatico attentato a Ratzinger è ormai motivo di dileggio nelle Segrete stanze.

Il cerchio si è stretto in Vaticano attorno a chi ha passato le lettere alla stampa. Sono stati prima controllati gli originali dei documenti, e si è poi risaliti a chi li ha trattati. In questi giorni il comandante Domenico Giani, direttore dei Servizi di sicurezza e del corpo della Gendarmeria vaticana, è in Messico e a Cuba per i sopralluoghi in vista del viaggio del Papa a fine marzo. Ma i suoi uomini hanno setacciato le carte, messo gli occhi sui sospettati e infine individuato gli ecclesiastici responsabili di avere diffuso i documenti.

Così era avvenuto lo scorso anno, quando si scoprì che una lettera di un misterioso "corvo" indirizzata al cardinale Bertone era stata inviata da un anziano monsignore campano. "Non è un'operazione difficilissima - spiega una fonte interna - perché non sono molte le persone che hanno accesso a quel tipo di file. Adesso, io non vorrei essere nei loro panni".

Sanzioni amministrative, denunce penali (per rivelazione di segreti d'ufficio e diffamazione), e la possibilità che qualcuno all'improvviso sparisca e venga trasferito altrove dalle due Sezioni centrali della Segreteria di Stato, collocate nella I e nella II Loggia del Palazzo Apostolico custodito dalle Guardie svizzere. Questo è lo scenario che si prepara.

La caccia alle talpe del Vatileaks, il caso nato con la diffusione delle lettere vaticane sulla stampa, è in pieno sviluppo. Dietro le Mura leonine i veleni continuano ad affiorare, mentre si profila una settimana densa di appuntamenti importanti, fra politica e spiritualità. Domani, per l'anniversario dei Patti Lateranensi, i cardinali si riuniranno all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede per la prima volta con i ministri del governo Monti. Sabato si terrà il Concistoro, la riunione del Sacro collegio, con la creazione da parte di Benedetto XVI di 22 nuove berrette rosse.

Ma la coda dei veleni aleggiava ancora ieri sera, al Consiglio dei cardinali, riuniti sullo stato delle finanze: Bertone, Vallini, Bertello, Calcagno, Versaldi. A latere del tavolo convocato per fare il punto sulla salute finanziaria della Santa Sede, voci critiche per le ultime cadute di immagine della Chiesa di fronte all'opinione pubblica.

Una trama insistente vuole che dietro l'ammutinamento dei monsignori che diffondono le lettere segrete non ci sia solo un questione di carrierismo interno, o beghe anti-Bertone. Ma che si stia consumando, dopo anni, la sottile vendetta dell'ex segretario di Stato, Angelo Sodano. Bertone, una volta preso il suo posto come braccio destro del Papa, avrebbe inviato lontano alcuni uomini di fiducia del cardinale-decano. E adesso che è lui ad arrivare a fine anno alla scadenza dei 78 anni (età in cui Sodano si dimise dal suo incarico), l'operazione sarebbe partita.

Veleni che faticano a stemperarsi, e anzi si diffondono. Come nel caso del contrattacco del portavoce della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Autore di una nota impeccabile per molti aspetti ("l'amministrazione americana ha avuto Wikileaks, il Vaticano ha ora i suoi leaks, le sue fughe di documenti che tendono a creare confusione"). Ma anche dai toni insolitamente duri, ben colti da alcuni osservatori, rimasti perplessi quando il portavoce del Papa dice che "la lettura in chiave di lotte di potere interne dipende in gran parte dalla rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa".

Eppure la messa in circolo di documenti segretati ha messo in luce con chiarezza (vedi il contrasto Castrillon-Romeo) come proprio tra i porporati circolino veleni e agiscano cordate. Con lo sguardo di alcuni rivolto a un futuro conclave. "Questo mite pastore - ammoniva ieri l'editoriale dell'Osservatore Romano - non indietreggia davanti ai lupi" mentre "nottetempo nel campo il nemico semina zizzania". Una battaglia ancora tutta da osservare, e da scrivere, quella tra il pastore e i lupi.

(15 febbraio 2012)


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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda franz il 16/02/2012, 17:06

Lo dice lo stesso Fatto il 10 febbraio
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... vi/190221/
Mordkomplott. “Complotto di morte”. Fa impressione leggere nero su bianco su un documento strettamente confidenziale e riservato, pubblicato in esclusiva dal Fatto che un Cardinale autorevole, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, prevede con preoccupante certezza la morte del Papa entro novembre del 2012. Una morte che, per la sicurezza con la quale è stata pronosticata, lascia intendere agli interlocutori del cardinale l’esistenza di un complotto per uccidere Benedetto XVI. L’appunto è anonimo e reca la data del 30 dicembre del 2011. E’ stato consegnato dal Cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa nei primi giorni di gennaio con il suggerimento di effettuare indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina.


Ed in effetti la pubblicazione del PDF mostra che non c'è alcuna firma.
E se ci fosse stata perché mai scomodare la gendarmeria vaticana per snidare l'autore?
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Se anche il Corriere parla di veleni...

Messaggioda flaviomob il 19/02/2012, 12:41

LA LOTTA DI POTERE INTERNA

I sotterranei del Vaticano

Nei giorni che dovrebbero dimostrare il primato degli italiani fra i cardinali, è difficile sfuggire alla sensazione che la loro consistenza numerica ne esalti, per paradosso, la debolezza. Lo sforzo di mostrare una Chiesa cattolica unita e di esorcizzare i conflitti e i veleni degli ultimi mesi è meritorio. E il tentativo di archiviare lo scontro sordo fra Segreteria di Stato e Cei è stato esplicito, nelle parole con le quali il cardinale Tarcisio Bertone ha esaltato la «sinergia» con i vescovi: la sua è una disdetta delle ambizioni di guida espresse nel 2007, e motivo di tanti malintesi.

Eppure perfino quel gesto è parso tardivo, arrivando nel bel mezzo di una guerra dei dossier combattuta nei recessi più opachi del Vaticano. Insomma, se c'è una tregua in incubazione, più che l'inizio di una nuova fase sembra la coda di una faida interna sfibrante e senza vincitori. Dalle parole anche drammatiche pronunciate ieri al Concistoro nel quale ha nominato ventidue nuovi cardinali, si intuisce che Benedetto XVI ha una lucida consapevolezza di quanto si agita nelle viscere della sua Chiesa. E si intravede la volontà di correggere una deriva sfuggita al controllo di tutti. Ma il tormentato limbo degli ultimi anni ha lasciato un segno profondo.
È vero, il Vaticano ha i suoi tempi.

Una saggezza ultramillenaria lo ha abituato ad agire quando i clamori si sono attenuati, i riflettori spostati, gli animi placati. Ma la domanda è se oggi quel metodo non rischi di diventare l'alibi per velare un difetto di governo. Anche perché nessuno è in grado di scommettere su una fine ravvicinata delle manovre di discredito in atto. In qualche caso il clamore che provocano sarà anche frutto di un'ostilità preconcetta contro la Chiesa; ma è figlio soprattutto di un pregiudizio positivo.

L'eco viene amplificata dall'incredulità di un'Italia che chiede punti di riferimento e si sorprende perché le gerarchie cattoliche si mostrano divise e in lotta fra loro; e quasi imitano alcune tendenze della nomenclatura politica, che gli italiani hanno messo in mora. I cardinali venuti da tutto il mondo chiedono conto delle logiche di Curia, mentre non si fermano le voci sul futuro di Bertone: a conferma che il segretario di Stato è diventato il simbolo e il parafulmine di quanto non funziona nei sacri palazzi. È anche possibile, come insistono a dire i suoi avversari, che sia indotto a fare un passo indietro prima della fine del 2012.

Rimane da capire se le sue eventuali dimissioni basterebbero a fermare la macchina del fango in azione dentro il Vaticano. All'ombra degli intrighi curiali, c'è chi lavora per il prossimo Conclave anche in questi giorni di Concistoro. E forse ha già raggiunto lo scopo di far ritenere che difficilmente uno dei cardinali italiani potrà unificare la Chiesa. Il comportamento di alcuni di loro allunga ingiustamente un'ombra su tutti. La conseguenza potrebbe essere quella di alimentare negli altri episcopati un sentimento «anti italiano», riflesso di quello «antiromano», tanto comprensibile quanto gravido di incognite.

Massimo Franco

http://www.corriere.it/editoriali/12_fe ... f6c3.shtml

vedi anche

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02 ... pa/192314/


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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda flaviomob il 27/02/2012, 0:12

Intervista a Marco Simeon: il nuovo potere di casta tra Rai e Vaticano

Carlo Tecce*


Il segreto è un potere: “In Vaticano insegnano: chi sa non dice, chi dice non sa. E io non dico mai troppo”. Il 33 enne Marco Simeon è un equilibrista fra fede e denaro, banche e chiese, chiaro e scuro: ossequioso direttore di Rai Vaticano e responsabile relazioni istituzionali e internazionali di viale Mazzini, discepolo di maestri diversi e controversi fra il cardinale Tarcisio Bertone e il faccendiere Luigi Bisignani, fra il cardinale Mauro Piacenza e il banchiere Cesare Geronzi. Non appare mai. Non parla mai. Non commenta mai: “Questa è la mia prima intervista”. Dove c’è scandalo, c’è il nome di Simeon.

Inchiesta appalti e cricche che frantuma la Protezione Civile di Guido Bertolaso: viene beccato al telefono con Fabio De Santis, l’ex provveditore alle Opere pubbliche in Toscana. Veleni e tensioni in Vaticano, monsignor Carlo Maria Viganò denuncia al cardinale Bertone malaffare e corruzione e accusa Simeon di calunnia. Ultimi documenti che circolano dietro le mura leonine: è lui il referente per la P 4 di Bisignani dentro la Santa Sede.

Chi è Simeon?
Un ragazzo di Sanremo, figlio di un benzinaio.

Questa è una favola. Nessuno ci crede. Lei è un protetto del cardinale Bertone, il segretario di Stato.
Il cardinale è un maestro. Mi ha sempre consigliato le strade migliori. Ognuno gioca la sua carta: Bertone per me non è una carta, ma una relazione importante. L’ho conosciuto nel 2003, appena nominato arcivescovo di Genova. Anzi, prima incontrai il precedente Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano, tramite il vescovo di Ventimiglia, Giacomo Barabino.

Che faceva a Sanremo?
Collaboravo con la Chiesa, fu una mia scelta universitaria per la tesi che scrissi sul ruolo del Segretario di Stato.

All’improvviso arriva a Roma, neanche laureato, ambasciatore in Vaticano prima per Capitalia e poi per Mediobanca.
Il mio esordio in Santa Sede è merito dell’ex ministro Giuliano Urbani, che mi offrì di gestire i rapporti istituzionali, prima che io diventassi consulente per Banca Intesa.

Come ha conosciuto Urbani?
Grazie a un comune amico, l’ingegnere Giuseppe Corigliano, allora portavoce dell’Opus Dei.

Lei è soprannumerario dell’Opus Dei?
No, non ho mai aderito. Ho frequentato l’Opera durante l’università a Milano e conosco tante persone dell’Opus Dei. Ho sempre vissuto un rapporto istituzionale con la Chiesa, il mio unico capo è il Santo Padre.

A 26 anni già gestiva gli affari di Capitalia in Vaticano. Com’è possibile?
Mi presentarono a Cesare Geronzi, il banchiere istituzionale per eccellenza.

Chi la presentò?
Un amico in comune.

Benedetti amici in comune.
Io ho la passione per le pubbliche relazioni.

Come Luigi Bisignani.
Questa qualità mi accomuna a lui.

E dunque chi le presentò il faccendiere?
Non era difficile incontrare Gigi a Roma.

Neppure semplice.
Tante persone parlavano con lui. Provo sentimenti di profonda stima e affetto per Gigi, non ha mai avuto interessi economici con me. E non l’ho dimenticato neanche nei momenti più difficili.

Cos’è la P4?
Non l’ho capito.

Bisignani ha patteggiato una condanna di 1 anno e 7 mesi.
É una persona valida e perbene. Per interloquire con il Vaticano non aveva bisogno di me.

Che fa Bisignani?
Il lobbista. É un occhio informato su tutto ciò che avviene in Italia e io lo ascoltavo per capire il nostro Paese.

Lei è un massone?
No. Posso solo dire che la massoneria è una componente fondamentale del potere in Italia.

Ecco emergere un Bisignani in sedicesimo.
Divertente: il nuovo B 16. Di Gigi ce n’è uno solo, basta e avanza.

Lei disse al suo amico Bisignani: “Quello di Lirio Abbate sull’Espresso è un articolo di merda e nessuno lo ha accorciato”.
Era uno sfogo. Fui avvisato che sarebbero uscite due pagine su di me a firma di Lirio Abbate.

Da chi fu avvisato?
Non da qualcuno del settimanale. Mi lamentavo perché l’articolo non era stato corretto.

Sarà la sua abitudine a diffondere notizie sul Vaticano, a direzionare l’informazione, come scrive mons. Viganò.
Completamente falso. Non sono io il vaticanista occulto del Giornale.

Viganò dice il contrario.
Perché prese sul serio un pettegolezzo del vaticanista Andrea Tornielli, che poi mi ha chiamato per scusarsi. Non ho rancore per lui. Viganò ha ricevuto notizie sbagliate. Agiva in buona fede, però.

Lei conosce sia Bertone sia Bagnasco. Cos’è la guerra in Vaticano?
Non vedo guerre. E smentisco qualsiasi rottura fra il Papa e Bertone oppure fra Bertone e Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana)

Chi sono i corvi?
Bertone ha dichiarato che si nascondono nella boscaglia. Il potere non si esprime con lettere anonime. I corvi sono quelli che, seppure all’interno, sentono una forte avversione per la Chiesa.

Vogliono spodestare Benedetto XVI?
Fra i dodici apostoli c’è anche Giuda.

Chi sarà il successore di Papa Ratzinger?
Lunga vita al Papa. Non confondiamo la preoccupazione per la salute del Papa con la voglia di una successione.

Una voglia che coinvolge anche Bertone?

É un argomento lontano.

Perché ha suggerito a Bertone la nomina di Lorenza Lei a direttore generale della Rai?
Ho semplicemente sostenuto Lorenza negli ambienti che conosco e che frequento perché la considero una dirigente straordinaria. Anche l’ex direttore generale Agostino Saccà è stato di aiuto, essendo un dirigente bravissimo e un uomo di Chiesa.

Ma su Lorenza Lei ha cambiato idea.
Non è vero. Ci sentiamo quasi tutti i giorni. Non solo perché è cattolica. E non come dite voi perché siamo insieme nell’Opus Dei.

Lorenza Lei appartiene all’Opus Dei?
Non saprei.

Chi ha raccomandato Marco Simeon a Mauro Masi per diventare direttore istituzionale di viale Mazzini?
Non certo Bisignani.

E chi?
A quel tempo lavoravo per Geronzi.

Aveva appena chiuso un affare stratosferico per una par-cella di 1, 3 milioni di euro: la vendita di un complesso in viale Romania, di proprietà del Vaticano, al gruppo Lamaro di Toti.
Ho svolto il mio compito di consulente del gruppo, ricevendo una parcella leggermente inferiore.

Malelingue insinuano che lei sia il figlio di Bertone.
Assomiglio troppo a mio padre.

Presto tornerà a lavorare per una grande banca italiana?
Non lo escludo.


*Fonte: il Fatto Quotidiano


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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda Iafran il 28/02/2012, 10:42

Vogliono spodestare Benedetto XVI?
Fra i dodici apostoli c’è anche Giuda.

All'epoca, era uno ... (e si è impiccato). Adesso si fa fatica a notare chi manca ...
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Re: Il Fatto: «Un complotto contro il Papa»

Messaggioda flaviomob il 01/03/2012, 13:01

Se il Papa si dimette

“Il Papa morirà”. Questo il contenuto choc dell’appunto riservato pubblicato da Il Fatto Quotidiano e che annunciava un “complotto omicidiario” nei confronti di Benedetto XVI. La notizia è stata commentata con grande prudenza dai media e lasciata sfumare senza clamore. Mi ha inquietato però una nota del 28 febbraio del vaticanista de Il Riformista, che si concentra sulla candidatura gradita di Scola, attuale arcivescovo di Milano legato a Comunione e Liberazione, e sulla possibilità che solo le dimissioni anticipate di Ratzinger assicurino un Papa europeo.

Questo mi ha spinto ad interpretare l’isolamento del teologo tedesco in rapporto all’attuale conflitto interno al capitalismo globalizzato, dominato dalla finanza. Non ho certo la presunzione di penetrare mondi per me inavvicinabili, ma la lettura del pensiero del Pontefice tedesco mi ha sempre colpito per intensità e originalità di alcuni suoi passaggi. Come pure per una presa di distanza meditata dalla direzione verso cui si muove il pensiero unico imposto dai potenti della terra. In fondo, la storia dei Papi dal Novecento non è più romana, ma è tutta legata alle scosse storiche della geopolitica mondiale. Mi chiedo allora: perché mai dovrebbe arrivare un papa europeo conservatore – possibilmente italiano – se non perché il vecchio continente è diventato nelle sue istituzioni il cane da guardia del liberismo più sfrontato?

Benedetto XVI, l’autore dell’enciclica “Spe Salvi”, poco conosciuta e che attribuisce a Marx il merito di andare oltre la Rivoluzione francese per allargare i confini della giustizia sociale, non è amato negli ambienti del capitalismo finanziario internazionale. Anche se non interviene nelle vicende italiane, è visibile il contrasto del Pontefice con la Conferenza Episcopale Italiana che ha un nucleo reazionario collegato ai centri di potere finanziario che danno un sostegno netto a Mario Monti. La rivalutazione della questione sociale, il contrasto tra poveri e ricchi continuamente citato, una rifondazione dell’economia cambiando il paradigma secondo cui la Chiesa agiva sulle ingiustizie facendo la carità anziché intervenire sulle cause, devono aver preoccupato quei poteri. Questi ultimi attingono a risorse che sono prodotte da grandi masse di popolazione (il 99%) e trasferite ad un’elite (l’1%) a dispetto della dignità, delle condizioni materiali del lavoro, della sicurezza sociale. La circostanza poi che vede i governi essere protagonisti da un lato della vendita di armi e dall’altro a doverle acquistare in cambio di “aiuti” (come Grecia e Italia) mentre perseguono politiche di distruzione delle conquiste sociali e dello stato democratico, sta mobilitando e turbando il mondo cattolico, anche se non in egual modo.

C’è una gerarchia che tace e una base che si oppone e sta dalla stessa parte del Papa nella condanna contro i capitalismi finanziari anonimi, da lui indicati come “il primo pericolo del mondo odierno”. La spaccatura attiene al sociale più che al religioso, come dimostra lo scontro tra Bertone e Tettamanzi a Milano. Il “cattolicesimo” esibito dai tecnici al governo, in gran parte partecipi – pur se a diversi gradi – della trasversalità delle lobby che medicano la crisi con le stesse ricette che l’hanno provocata, sta tutta dentro questi contrasti ed è il riflesso di uno scontro che volutamente confonde politica con religione. Il caos è grande e il Papa preferisce star fuori dagli scontri di potere interni alla CEI. Tuttavia, se si leggono le due Encicliche di Benedetto XVI, si capisce che l’applicazione tecnica priva di democrazia (un’indicazione della “Trilateral”) di misure economiche per conto terzi (BCE, FMI, Borsa di Londra) ad opera del governo attuale, non sostiene certo l’indicazione di “indirizzare l’economia ai fini di utilità sociale e al bene comune” (“Caritas in Veritate”). Né di porre termine a una terrificante socializzazione del debito, che assolve il capitalismo industriale e bancario in contrasto con l’art.41 della Costituzione (“l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale… e deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali”).

Parrà strano a chi ha in mente il Prefetto del Sant’Uffizio ma oggi il Concilio Vaticano II trova nel Pontefice almeno altrettante aperture sul piano sociale quanto trova chiusure dentro ambienti della CEI, di CL, dell’Opus Dei. Come pure delle istituzioni finanziarie e degli stessi professori che dopo messa entrano nei Palazzi della così screditata politica. Non è congiura fantasiosa ma pressione politica vera quella che si esercita dalle parti di San Pietro.

Mario Agostinelli - Il Fatto - 29 Feb 2012


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