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CHAVEZ PER SEMPRE!

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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda franz il 19/02/2009, 17:22

chango ha scritto:che l'Africa sia messa peggio dell'America latina è evidente, questo però non implica che il modello capitalista statunitense che è stato storicamente applicato in Sud-America abbia generato notevoli sacche di povertà e disuguaglianze.
è un modello che ha generato sviluppo ma al tempo stesso ha escluso da quello sviluppo ampie fasce della popolazione.

Ok, questo è noto, assodato, certificato al limone.
Non esiste alcun modello di sviluppo che non generi, oltre allo sviluppo ad alla ricchezza in fasce sempre più ampie di popolazione, anche una quota di povertà relativa (non assoluta) per una fascia (sempre piu' piccola) di popolazione.
Ne abbiamo già discusso in un lungo thread in questi forum ma se ti sei perso la discussione non ho difficoltà a ribadire.

E' il meccanismo stesso della crescita (basato su scambi commerciali ed investimenti) che crea le disparità.
Nessun meccanismo è esente dal creare disparità ed il socialismo ha fatto peggio (come sviluppo e distribuzione).

Quindi il problema non si pone, perché si tratta di usare il meccansismo che crea piu' sviluppo e da li partire per una ridistribuzione ottimale.

Mentre paesi come Brasile, Cile e Argentina (quest'ultima etnicamente e culturalmente è europea)sono stati mete di destinazioni di immigrati che nei decenni hanno introdotto idee, culture dei paesi di origine, gran parte dell'Africa è stata semplicemente utilizzata come serbatoio di risorse naturali e di manovalanza a bassissimo costo.
Mentre all'inizio dell'Ottocento nascevano i moderni Stati sudamericani, in gran parte dell'Africa non esisteva una concetto di Stato così avanzato come quello europeo. Mentre i nascenti stati sudamericani con al cacciata di spagnoli e portoghesi non perdevano una struttura burocratico statale complessa, con la fase di decolonizzazione diversi stati dell'Africa si trovarono con una macchina statale forse efficiente per gestire una colonia ma non certo uno Stato moderno.
Mentre In Sud-America molti Stati conoscevano (con fortune alterne) periodi di democrazia, in Africa questo non è mai avvenuto.così come il rapporti culturali,intellettuali, la circolazione delle idee tra l'America latina e l'Europa, sono stati molto più intensi che con l'Africa.

Vero. Molto pero' è dovuto al fatto che l'immigrazione "bianca" in africa è stata ostacolata da gravi malattie locali (malaria, mosca tze-tze) e da una fortissima difficoltà nella introduzione climatica delle specie agricole nostrane. Invece in america latina siamo stati noi ad introdurre malattie (sterminando i locali [95% di calo della popolazione] ed esportare alimentari (pomodori, patata, mais) adatti a noi.

La struttura civile locale era simile (tribale) ma in america era piu' avanzata (le grandi tribu' del nord e del sud).
Mentre in America queste tribu' sono state falciate dalle nostre malattie (un banale raffreddore da parte di un volonteroso colono o missionario) in africa invece la struttura sociale tibale è stata frantumata dalla imposizone della monogoamia in luogo della poligamia ad opera dei cristiani. Tutta la struttura delle molteplici relazioni tra villaggi, che era rinforzata da matrimoni che ogni capo villaggio aveva con tante donne di tanti villaggi confinanti (figle o sorelle di altri capi) , è stata impedita dalla monogamia e le tante guerre tribali che ci sono oggi sono anche causa di questo grave errore di imposizione culturale ad opera della cultura cristiana. Imporre reggiseni e pantaloncini non ha creato danni sociali ma la monogamia ha sovvertito le relazioni politiche tra i popoli vicini. Oggi molti cattolici di sinistra non esitano dare controlle multinazionali per i disastri in africa ma farebbero meglio a considerere i disastri ben peggiori che, a fin di bene, hanno fatto i missionari nei secoli scorsi imponendo la monogamia in una struttura sociele e politica poligamica. Chiaramente di questo in un paese come l'Italia si parla pochisimo (l'argomento è tabu') ma fuori d'Italia è argomento comune nelle analisi della grave situazione africana.

Ciao,
Franz
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda chango il 19/02/2009, 18:19

franz ha scritto:
chango ha scritto:dell'Italia penso che sia storicamente (anche Berlusconi come Chavez è più il sintomo che la malattia) una democrazia di bassa qualità e quella venezuelana un paio di gradini sotto. sia pensando con riferimento alla qualità della loro classe dirigente (non solo i politici), sia alla libertà dei mezzi di informazione sia alla possibilità di ingerenze straniere nelle questioni interne.

rispetto alla correzione dell'errore, il vincolo nel numero di candidature aiuta in misura casuale. il limite permette di eliminare l'errore ma al tempo stesso rischia di non premiare adeguatamente il merito.
può risultare di fatto deresponsabilizzante per l'elettore: Bush non è un errore corretto dagli elettori ma dal sistema.

Corretto, ma per il caso USA si tratta (anche se qualcuno forse non sarà d'accordo) di una qualita della democrazia e del sistema di libertà di stampa che è di molti gradini .... sopra.
Li' esiste una possibilità enorme di ricambio. 50 governatori, per esempio. Obama non viene dal nulla. Era un governatore.

Ineressante pero' il discorso su "sintomo e la malattia". vero che Berlusconi è solo il sintomo.
Mi ricorda pero' il fatto che nei casi mentali (costruzioni di una realtà artificiale) un grande psichiatra come Paul Watzlawick non si fa problemi nel prescrivere una cura sintomatica in luogo di una cura della malattia.
Anzi la sua è nota come "prescrizione del sintomo".
Forse Montanelli aveva in mente qualcosa del genere.

Ciao,
Franz



Difficile mettere in discussione l'alta qualità democratica degli USA, anche se Bush ne ha temporaneamente abbassato lo standard.
mi vien un dubbio: non sarà l'alta possibilità di ricambio a rendere efficace negli USA il limite dei due mandati?
una precisazione: Obama è stato senatore non governatore, uno dei pochi a passare direttamente da parlamentare a Presidete degli Stati Uniti.

Montanelli, se non ricordo male, disse qualcosa di simile all'inizio dell'esperienza berlusconiana, negli anni Novanta. allora forse il sintomo era ancora curabile.
oggi, 10-15 anni dopo, temo che la malattia sia degenerata a tal punto che curare solo il sintomo non basti più.
l'Italia da paese mal messo come era all'avvento del berlusconismo si sta riducendo sempre più a semplice espressione geografica.
ciò che il PD ha davanti prima che una battaglia politica (battere berlusconi) è una battaglia culturale (battere il "berlusconismo").
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda chango il 19/02/2009, 18:33

franz ha scritto:Ok, questo è noto, assodato, certificato al limone.
Non esiste alcun modello di sviluppo che non generi, oltre allo sviluppo ad alla ricchezza in fasce sempre più ampie di popolazione, anche una quota di povertà relativa (non assoluta) per una fascia (sempre piu' piccola) di popolazione.
Ne abbiamo già discusso in un lungo thread in questi forum ma se ti sei perso la discussione non ho difficoltà a ribadire.

E' il meccanismo stesso della crescita (basato su scambi commerciali ed investimenti) che crea le disparità.
Nessun meccanismo è esente dal creare disparità ed il socialismo ha fatto peggio (come sviluppo e distribuzione).

Quindi il problema non si pone, perché si tratta di usare il meccansismo che crea piu' sviluppo e da li partire per una ridistribuzione ottimale.


so benissimo che non esiste un modello di sviluppo che non generi disuguaglianze e povertà. ciò che contesto non è il capitalismo nel suo complesso ma una certa idea di capitalismo (quello statunitense di stampo neoliberista) che prevede un idea di stato sociale residuale e una teoria redistributiva che tende a mantenere inalterata la distribuzione della ricchezza.
questo tipo di modello economico sta mostrando i suoi limiti negli USA, figurarsi in contesti in cui il livello della ricchezza è ancora più basso e lo stato sociale ancora più approssimativo come può essere in un paese dell'America Latina.

franz ha scritto:Vero. Molto pero' è dovuto al fatto che l'immigrazione "bianca" in africa è stata ostacolata da gravi malattie locali (malaria, mosca tze-tze) e da una fortissima difficoltà nella introduzione climatica delle specie agricole nostrane. Invece in america latina siamo stati noi ad introdurre malattie (sterminando i locali [95% di calo della popolazione] ed esportare alimentari (pomodori, patata, mais) adatti a noi.

La struttura civile locale era simile (tribale) ma in america era piu' avanzata (le grandi tribu' del nord e del sud).
Mentre in America queste tribu' sono state falciate dalle nostre malattie (un banale raffreddore da parte di un volonteroso colono o missionario) in africa invece la struttura sociale tibale è stata frantumata dalla imposizone della monogoamia in luogo della poligamia ad opera dei cristiani. Tutta la struttura delle molteplici relazioni tra villaggi, che era rinforzata da matrimoni che ogni capo villaggio aveva con tante donne di tanti villaggi confinanti (figle o sorelle di altri capi) , è stata impedita dalla monogamia e le tante guerre tribali che ci sono oggi sono anche causa di questo grave errore di imposizione culturale ad opera della cultura cristiana. Imporre reggiseni e pantaloncini non ha creato danni sociali ma la monogamia ha sovvertito le relazioni politiche tra i popoli vicini. Oggi molti cattolici di sinistra non esitano dare controlle multinazionali per i disastri in africa ma farebbero meglio a considerere i disastri ben peggiori che, a fin di bene, hanno fatto i missionari nei secoli scorsi imponendo la monogamia in una struttura sociele e politica poligamica.Chiaramente di questo in un paese come l'Italia si parla pochisimo (l'argomento è tabu') ma fuori d'Italia è argomento comune nelle analisi della grave situazione africana.

Ciao,
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l'ho sempre detto che i missionari ne hanno più ammazzati che convertiti...
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda franz il 19/02/2009, 19:21

chango ha scritto:so benissimo che non esiste un modello di sviluppo che non generi disuguaglianze e povertà. ciò che contesto non è il capitalismo nel suo complesso ma una certa idea di capitalismo (quello statunitense di stampo neoliberista) che prevede un idea di stato sociale residuale e una teoria redistributiva che tende a mantenere inalterata la distribuzione della ricchezza.
questo tipo di modello economico sta mostrando i suoi limiti negli USA, figurarsi in contesti in cui il livello della ricchezza è ancora più basso e lo stato sociale ancora più approssimativo come può essere in un paese dell'America Latina.

Non credo che il problema sia un modello neoliberista americano (dato recente, posto caduta del muro) perché le diversità tra la realtà del Centro e Sud America con l'Africa mi sembrano provenire non solo dal 1900 ma anche dal secolo precedente.
Piuttosto è la qualità del colonialismo europeo (in Africa) che andrei a sindacare. Quello del 1800 e di parte del 1900.
ma ci stiamo allontanando dal tema Chavez, direi.
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda chango il 19/02/2009, 20:32

franz ha scritto:
chango ha scritto:so benissimo che non esiste un modello di sviluppo che non generi disuguaglianze e povertà. ciò che contesto non è il capitalismo nel suo complesso ma una certa idea di capitalismo (quello statunitense di stampo neoliberista) che prevede un idea di stato sociale residuale e una teoria redistributiva che tende a mantenere inalterata la distribuzione della ricchezza.
questo tipo di modello economico sta mostrando i suoi limiti negli USA, figurarsi in contesti in cui il livello della ricchezza è ancora più basso e lo stato sociale ancora più approssimativo come può essere in un paese dell'America Latina.

Non credo che il problema sia un modello neoliberista americano (dato recente, posto caduta del muro) perché le diversità tra la realtà del Centro e Sud America con l'Africa mi sembrano provenire non solo dal 1900 ma anche dal secolo precedente.
Piuttosto è la qualità del colonialismo europeo (in Africa) che andrei a sindacare. Quello del 1800 e di parte del 1900.
ma ci stiamo allontanando dal tema Chavez, direi.
Franz


non sto dicendo che il modello neoliberista americano è alla base delle differenze tra Sud-America e Africa, ma che questo modello è probabilmente una delle principali cause dell'ondata "bolivarista" che sta caratterizzando l'area sudamericana.
con un modello di sviluppo di tipo scandinavo Chavez non avrebbe avuto molte possibilità di essere eletto democraticamente Presidente.
chango
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda franz il 19/02/2009, 21:51

chango ha scritto:non sto dicendo che il modello neoliberista americano è alla base delle differenze tra Sud-America e Africa, ma che questo modello è probabilmente una delle principali cause dell'ondata "bolivarista" che sta caratterizzando l'area sudamericana.
con un modello di sviluppo di tipo scandinavo Chavez non avrebbe avuto molte possibilità di essere eletto democraticamente Presidente.

Mah, affermazione incontestabile, ma solo perché è della serie, se mio nonno aveva 5 palle era un flipper (o se aveva una ruota e due manici era una carriola).
Credo che con un modello (in USA) di tipo scandinavo loro (gli abitanti USA) starebbero molto meglio ma avrebbero tasse piu' alte (il doppio: 60% invece di 30%) e quindi ci sarebbe pochissimo "grasso che cola" nel senso di "trippa per i gatti" per i vicini. Nel centro e sud america invece senza grasso che cola starebbero molto peggio, .... forse quasi come in africa.
Dovremmo vedere le bilance commerciali dei paesi del centro e sud america e come sono sbilanciate verso gli stati uniti (e viceversa)
Poi si a vedere la bilancia commerciale dei peasi scandinavi e come sono rispetto al sud del mondo.
Guarda da quali paesi importano merci gli usa.
Guarda da quali paesi importa beni la svezia.
Poi ne riparliamo.

Nessun paese povero è correlato a modelli di sviluppo scandinavi (nessun paese "scandinavo" ha forti scambi commerciali con paesi poveri o in via di sviluppo) quindi nella realtà dai fatti il tuo "se" secondo me non esiste (vedi flipper e carriola).

In Africa casi ancora piu' gravi di quello di Chavez sono all'ordine del giorno (come Mugabe in Zimbabwe, appoggiato dalla Cina) ma loro non hanno bisogno di chiedere modifiche costituzionali.

Ciao,
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda Stefano'62 il 20/02/2009, 1:58

franz ha scritto:
Quindi il problema non si pone, perché si tratta di usare il meccansismo che crea piu' sviluppo e da li partire per una ridistribuzione ottimale.

Ecco,Franz ha ragione,e colgo l'occasione per sottolineare una grande differenza storica tra la destra e la sinistra,cioè la parola ridistribuzione....il mio essere di sinistra origina dalla sfiducia nelle capacità taumaturgiche del mercato che a destra giurano che esistono,con tanto di grafici che dimostrano come alla fine arriverà il livellamento del benessere e raggiungerà tutti eliminando le disparità;ne aspettiamo l'arrivo con ansia da circa tre secoli e le disparità aumentano;siamo stufi di aspettare e preferisco credere nella legittimità appunto della redistribuzione tramite il prelievo fiscale,per tutta una serie di motivi che non sto a elencare quì e ora.
Eliminati gli -ismi,credo che oggi essere di sinistra significhi esattamente questo,più che essere anti-capitalisti.
Almeno,per me è così.
chango ha scritto:ciò che contesto non è il capitalismo nel suo complesso ma una certa idea di capitalismo (quello statunitense di stampo neoliberista) che prevede un idea di stato sociale residuale e una teoria redistributiva che tende a mantenere inalterata la distribuzione della ricchezza.

Questo perchè gli USA hanno la fobìa del socialismo e sono terrorizzati da tutto quello che ci si avvicina;questo è il loro grande limite perchè di fatto allontana ogni possibilità di politiche sociali veramente concrete,che sono viste come il babau,e la conseguenza è che il mercato arriva dritto nei denti ai più deboli facendone polpette e dimostrando senza alcuna ombra di dubbio l'opportunità di studiare strumenti che eliminino questo scempio.
Obama sembra averlo capito,invece in Italia si vuole tornare indietro.
Persino a sinistra sento strani discorsi sulle tasse e sul debito....
Speriamo bene...
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda franz il 20/02/2009, 10:02

Stefano'62 ha scritto:Ecco,Franz ha ragione,e colgo l'occasione per sottolineare una grande differenza storica tra la destra e la sinistra,cioè la parola ridistribuzione....il mio essere di sinistra origina dalla sfiducia nelle capacità taumaturgiche del mercato che a destra giurano che esistono,con tanto di grafici che dimostrano come alla fine arriverà il livellamento del benessere e raggiungerà tutti eliminando le disparità;ne aspettiamo l'arrivo con ansia da circa tre secoli e le disparità aumentano;siamo stufi di aspettare e preferisco credere nella legittimità appunto della redistribuzione tramite il prelievo fiscale,per tutta una serie di motivi che non sto a elencare quì e ora.

Francamente non capisco. Inizi a darmi ragione ma appena hai finito di farlo quello che scrivi è l'esatto contrario.
Io non ho mai letto, tra l'altro, di nessuna promessa di livellamento (con o senza grafici) delle virtu taumaturgiche del mercato ma so che questa era la promessa del socialismo, perfettamente realizzata nei paesi del cosiddetto socialismo reale. Solo che era un livellamento verso il basso. Tutti poveri, salvo i burocrati ed i capi partito con dacia annessa.
Tra l'altro la ridistribuzione (welfare) è storicamente nata come proposta delle destre liberali euroopee e fino agli inizi del 1900 la sinistra era ferocemente contraria, perché temeva una erosione e graduale scomparsa del proletariato e della sua stessa base. Cosa che è avvenuta. Solo con il dopoguerra la sinistra ha sostenuto il welfare, diventando di fatto socieldemocratica.

Ma torniamo al mercato. Io vedo solo che le disparità diminuiscono gradualmente (nel medio e lungo periodo) ed aumentano solo nei brevi periodi di crisi del mercato. Se esaminiamo l'evoluzione dell'economia di questi millenni e di questi ultimi tre secoli, non c'è dubbio che sia aumentata la ricchezza (ed anche quanche cosa d'altro che vediamo dopo) e per quanto riguarda le disparità occorre fare un ragionamento oggettivo. Nel passato avevamo un ricco ogni mille abitanti. Paradossalmente se non avessimo avuto nemmeno un ricco, avremmo il massimo della ugualianza. Appena uno sta meglio, inizia la disparità. Essa aumenta gradualmente e raggiunge il suo massimo quando metà della popolazione è ricca e l'altra metà è povera. Torna a diminuire se esaminiamo un 80% di benestanti ed un 20% di poveri. Da noi, nei paesi occidentali, siamo a crca un 88% di benestanti ed un 12% di poveri. Anche se c'è mobilità e quindi non si esclude che un benestante possa impoverirsi ed un povero possa uscire dalla povertà. Se prendiamo l'Italia di 100 anni fa, le disparità sono diminuite. Fortemente. E cosi' per tutto il mondo capitalista. Se prendiamo il mondo intero il discorso è molto simile. Siamo passati da un 10% di ricchi ed un 90% di poveri di qualche secolo fa e già a metà del secolo scorso si era ad un rapporto 20-80. Molti sono rimasti a quel dato e non si sono aggiornati. Oggi, con l'ingresso dirompente di paesi come la Cina, la Russia, il Brasile e l'India (il BRIC) ci stiamo avvicinando al rapporto di 60% agiati e 40% povero. Considera che oggi il numero degli obesi e sovrappeso è doppio rispetto ai denutriti e che questo problema dell'obesità non è forte tanto da noi in europa e usa ma è drammatico nei paesi in via di sviluppo (egitto, messico, india, cina).

Probabilmente solo la crisi attuale rallenterà il processo. Ma detto questo io non credo che arriveremo mai al 100% di agiati, perché come dicevo non esiste alcun sistema che produca ricchezza senza produrre nuove differenze economiche.
Come è stato anche dimostrato, anche se partissimo da una situazione in cui tutti noi siamo ricchi uguali ed ugualmente bravi a fare affari, tutti con le stesse conscenze (know-how) ed opportunità, dopo pochi anni avremmo comunque disparità (non saremmo piu' uguali) pur osservando un incremento medio della ricchezza e del benessere generale.
Nessun meccanismo che aumenti il benessere sfugge a questa regola. Possiamo solo redistribuire.
C'è pero' da dire che se il rapporto è 90% poveri e 10% agiati (come nei paesi poveri e nei sistemi del socialismo reale) c'è ben poco da distribuire. Anzi, nulla. Quando invece il rapporto è inverso ecco che è possibile ridistribuire. Ed è per questo che la sinistra seria non è anticapitalista e non è contro il mercato (e possiamo quindi capire le ragioni della scelta economica cinese).

Quanto al tuo aspettare da tre secoli, mi pare fortemente egoistico. E ti spiego perché. Tu non vedi una cosa. Non vedi quel qualcosa che dicevo prima che avrei spiegato dopo. Solo negli ultimi 100 anni la popolazione mondiale è quadruplicata. Tu aspetti chissà cosa ma gli altri invece di aspettare si sono dati da fare. Nella storia dell'umanità non era mai successo che la popolazione quadruplicasse in 100 anni. E' successo adesso e non 1000 anni fa perché solo ora, grazie al sistema capitalistico globalizzato, che unisce scienza, conoscenza, tecnologica, capitali, lavoro, abbiamo non solo abbattuto la mortalità infantile ma anche siamo in grado di produrre le risorse alimantari necessarie per alimentare 5 miliardi di persone in piu' in soli 100 anni (eravamo 1.5 miliardi alla fine del 1800, siamo sei miliardi e mezzo oggi). Come vedi quindi il problema non è "aspettare" ma darsi da fare, lavorare sodo, per produrre la ricchezza, invece di aspettare che qualche "ismo" ce la faccia piovere dal cielo.

Se tu reclami la ridistribuzione, consentimi di affermare che prima vegono i poveri del mondo, i quali fanno molti piu' figli di noi e nel farlo appesantiscono l'onere della ridistribuzione e poi viene il resto. Nella ridistribuzione noi occidentali, noi italiani, non siamo coloro che devono aspettarsi qualche cosa. Siamo coloro che devono pagare. Mi pare che da noi pero' con l'evasione al 25-30% si faccia un po' i furbi. Non si paga ed intanto si reclamano i servizi. Si lavora in nero, con il doppio e triplo lavoro, ed intanto si discute di ridistribuzione. Con il nero si tolgono risorse alla ridistribuzione, alla ricerca ed allo sviluppo ed intanto si chiede di andare in pensione troppo presto, mentre dall'altra parte del mondo lavorano duramente per guadagnarsi la pagnotta. Strano mondo.

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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda Stefano'62 il 20/02/2009, 15:11

Non sono riuscito a spiegarmi bene nemmeno stavolta.
Già in un altro post era successo,sullo stesso punto.
Hai ragione nel senso che è giusto applicare il sistema che produce più sviluppo (e concordo con te su moltissime altre cose,ma ora il punto è questo).
Quello che io dico che non si è ancora verificato non è lo sviluppo promesso da quel sistema,ma la sua accessibilità a tutti,cioè il livellamento del benessere (su livelli alti per tutti) che mi fu prospettato durante una lezione di economia politica tramite grafici volti a dimostrare le tesi in questo senso,formulate da un eminente economista del passato (non ne ricordo il nome),e che più meno coincide con la tesi delle destre del mondo:cioè che troppe leggi non servono perchè alla fine il mercato farà giustizia e si starà tutti nel paese di bengodi,e che le apparenti ingiustizie prodotte dal mercato allo stato brado sono solo incidenti di percorso destinati a sparire.
Questo ero quello che io notavo che non si è ancora verificato da tre secoli.
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Re: CHAVEZ PER SEMPRE!

Messaggioda franz il 20/02/2009, 16:20

Stefano'62 ha scritto:Quello che io dico che non si è ancora verificato non è lo sviluppo promesso da quel sistema,ma la sua accessibilità a tutti,cioè il livellamento del benessere (su livelli alti per tutti) che mi fu prospettato durante una lezione di economia politica tramite grafici volti a dimostrare le tesi in questo senso,formulate da un eminente economista del passato (non ne ricordo il nome),e che più meno coincide con la tesi delle destre del mondo:cioè che troppe leggi non servono perchè alla fine il mercato farà giustizia e si starà tutti nel paese di bengodi,e che le apparenti ingiustizie prodotte dal mercato allo stato brado sono solo incidenti di percorso destinati a sparire.
Questo ero quello che io notavo che non si è ancora verificato da tre secoli.

Compreso. Se osservi la situazione di 300, 200,100, 50 anni fa è comunque vero che la accessibilità è cresciuta in modo enorme cosi' come è anche cresciuta la popolazione. Io non so cosa ti abbia raccontato l'eminente economista ma in fondo lui si è già messo al riparo quando dice "troppe leggi etc". Oggi le troppe leggi esistono veramente (soprattutto in Italia) e ti assicuro che uno oggi che vuole aprire una attività economica nella nostra penisola fa una fatica bestia, per la burocrazia e gli adempimenti inutili, su quelli utili non discuto ma sono pochi). Non meravigliamoci quindi se tante imprese si delocalizzano. Ora visto che le condizioni ideali del liberismo classico non sono verificate è evidente che l'eminente in questione puo' benissimo dirti che è ovvio che tu devi aspettare ancora un bel po'. Nel caso, in germania ci sono circa 4000 leggi, contro le nostre 70'000 (piu' di 100'000 secondo alcuni) e li' c'è piu' lavoro e sviluppo. Perché mai credi che tanti vadano là a lavorare, compresi molti italiani? Per me il mercato va regolato ma con poche e chiare leggi. Da noi il mercato non funziona perché ingessato da troppe leggi, confusionarie, contraddittorie, onerose.

Tra l'altro questo si osserva un po' in tutta l'america latina (per tornare a Chavez). Esiste un parametro di confronto internazionale dato dal numero di passaggi burocratici negli enti pubblci per una pratica amministrativa (una licenza edilizia, una nuova impresa). Piu' sono i passaggi e maggiore la possibilità che la burocrazia estorca somme all'economia (corruzione per ungere le ruote e accorciare i tempi). Se ci pensi anche questa è una forma di ridistribuzione (coatta) ma è di tipo parassitario, che opera come una sanguisuga. In tutta l'america latina il numero di passaggi burocratici supera quelli italiani e noi stessi siamo ai vertici della classifica (negativa) occidentale.
In gran parte quindi l'eminente ha ragione ma occhio che i liberisti non sono anarchici.
Non dicono "zero stato", dicono "meno stato".
Nel contesto italiano per me è una giusta parola d'ordine, anche perché vedo nazioni che con meno stato burocratico e meno corporazioni e spesa fiscale, riescono ad avere migliori servizi (ottima sanità, ottime scuole, ottime pensioni, logistica dei trasporti e delle comunicazioni di prim'ordine) ed una migliore ridistribuzione.

Ciao,
Franz
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