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Elezioni in Iran

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Elezioni in Iran

Messaggioda Gab il 26/06/2009, 10:43

Il video clandestino di Ahmadinejad «La nostra rivoluzione è planetaria»
Il filosofo Bernard-Henri Lévy diffonde un discorso del leader iraniano: «E' fascismo»


«Un vero discorso di ispirazione fascista-messianica, perché seppur in modo diverso dal nostro in Europa quel mélange di culto della forza e di ossessione della purezza altro non è: fascismo». «Un chiaro annuncio del progetto di rivolgimento planetario e di esportazione della rivoluzione islamica nel mondo: terrificante». Bernard-Henri Lévy, noto filosofo e intellettuale francese, impegnato in politica nonché reporter, non ha dubbi sull'importanza del video appena uscito clandestinamente dall'Iran e di cui è venuto in possesso.


«Un documento straordinario» che riprende il presidente Mahmoud Ahmadinejad mentre arringa, con voce sommessa, una quindicina di religiosi iraniani in turbante bianco o nero, alla presenza del suo mentore, l'ayatollah oltranzista Mesbah Yazdi. «Ho deciso di mettere quel filmato sulla mia pagina di Facebook — spiega Lévy al Corriere — perché la gente deve sapere. E perché i giovani e l'opposizione in Iran non vanno lasciati soli in questo momento. È un atto di solidarietà come cittadino, anche se non so chi l'abbia ripreso, nè chi l'abbia inviato». Nel video, oltre dieci minuti di audio e immagini scadenti, probabilmente filmato di nascosto con il telefonino da un partecipante, Ahmadinejad sussurra con voce e occhi bassi rivolgendosi ai «cari» invitati, seduti a un tavolo ingombro di fiori e microfoni. Dice di essere a Qom, la città santa sciita dove risiede e predica Mesbah Yazdi (e molti altri ayatollah anche dell'opposizione, come Ali Montazeri o Yousef Sanei). Ringrazia i presenti per i «servigi» offerti, dice che questi serviranno a preparare finalmente una «grande vittoria, perché i tempi sono propizi». «Non sappiamo quando sia avvenuto l'incontro ma penso che fosse il 13 giugno, all'indomani delle elezioni — dice Lévy —. Quel ringraziamento riguarda i brogli che hanno hanno consentito al presidente di "vincere", anche se qualcuno tra i miei amici iraniani pensa sia precedente al voto e che il grazie sia invece per la preparazione delle elezioni truccate. Ma se i tempi sono ambigui, non lo è il resto: la "grande vittoria" di cui parla Ahmadinejad è la futura esportazione della rivoluzione islamica nel mondo che il presidente sogna da tempo. Un progetto terrificante. Un video che fa ancora più impressione di quelli sulle proteste a Teheran».

Nel consueto mix di Corano e politica, toni profetici e apparente umiltà, Ahmadinejad si dice in effetti certo che «la rivoluzione islamica ha ormai trovato la sua strada e un grande rivolgimento è iniziato: avrà dimensioni planetarie poiché il mondo ha sete di cultura musulmana, come diceva sempre l'Imam Khomeini». Il movimento, di cui lui si dice «solo uno dei partecipanti», ha una «forza immensa». «E se qualcuno pensa che l'organizzazione o le forze armate a nostra disposizione non siano sufficienti — continua Ahmadinejad sussurrando monotono — ebbene si sbaglia, poiché la logica comune non si applica a movimenti come questo, sostenuti dalla volontà e dalla misericordia divina». Se da un lato Ahmadinejad si dichiara certo del «sostegno di Dio», dall'altra chiede però ai presenti di fare il possibile per rafforzare il movimento: «Bisogna mobilitare tutti i potenziali intellettuali e manager per realizzare la legge e la giustizia dell'Islam e instaurare una società sul modello islamico nella nostra cara patria», dice, convinto come Yazdi che lo spirito della Repubblica Islamica in Iran si sia perso, e che prima di esportare la rivoluzione nel mondo si debba far pulizia in casa. Poi parla del popolo iraniano «che nel suo insieme non è malvagio» anche se «chi si basa su analisi e non su Dio non è certo un illuminato», e se «tutti quei giovani cresciuti in casa e a scuola non sanno niente dei grandi avvenimenti. Che noi, umani e maturi invece conosciamo». Discorsi che preludono a un golpe, come qualche commentatore iraniano su siti e forum sostiene?, chiediamo a Lévy. «Non saprei, difficile dirlo — risponde lui —. Ma di certo so che il regime è condannato. Se cercate in archivio gli articoli che il filosofo Michel Foucault scrisse proprio per il Corriere della Sera nel 1979, vedrete che dall'inizio delle proteste alla caduta dello Scià passò un anno. Ci volle del tempo allora, ce ne vorrà adesso. Ma alla fine accadrà».

Cecilia Zecchinelli
26 giugno 2009

da www.corriere.it
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Teheran-Tienanmen: due foto simbolo

Messaggioda franz il 28/06/2009, 16:56

Immagine
A sinistra una donna contro Ahmadinejad.
La foto, emersa da YouTube, ricorda quella dello studente di piazza Tienanmen davanti al carro armato, a destra
http://www.corriere.it

la foto prima del fotomontaggio
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Re: Elezioni in Iran

Messaggioda franz il 29/06/2009, 18:08

La protesta, in Iran, continua e cerca metodi sempre nuovi anche per evitare
la feroce repressione. Tutti i mezzi sono buoni per far girare la voce della rivolta

"Web, banconote e ancora in piazza
Così va avanti la nostra protesta"

Anche la manifestazione (autorizzata) per un martire iraniano può diventare
un modo per riunirsi e farsi sentire. Ma la violenza del regime è in agguato
di FATEMEH KARIMI

Fatemeh Karimi è una studentessa iraniana che, come tanti altri, sta vivendo questi giorni di paura, rabbia ed emozioni. Giorno per giorno, riferisce sul nostro sito quello che vede e sente, quello che vedono e sentono i suoi amici. Fatemeh aveva cominciato il suo racconto sul sito "AgendaComunicazione.it" che da tempo si occupa dei temi dell'informazione. I colleghi di "AgendaComunicazione" ci hanno chiesto di accogliere la sua voce anche su Repubblica.it per ampliarne la portata.

TEHERAN - Gli ultimi giorni di apparente calma non devono trarre in inganno: ci stiamo organizzando in maniere differenti. Il sangue dei nostri fratelli ci ha traumatizzato, non vogliamo più vederne il colore e il modo con cui ci hanno trattato ci ha disgustati. La nostra protesta sta diventando sempre più razionale e organizzata.

Su internet ci sono le istruzioni per mandare avanti il movimento in maniere sempre più sofisticate. Anche tra amici e parenti girano le proposte di come agire nei prossimi giorni. Le grida di Allaho Akbar si sentono ancora, nonostante le irruzioni dei basiji che di notte entrano nelle case e devastano tutto per creare terrore nella gente.

Questo rimane un segno distintivo delle protesta pacifica che stiamo portando avanti. Il passaparola su Facebook dice che anche i prigionieri politici sentono le urla della città, e sono rincuorati. C'è una calma apparente di giorno dove ogni movimento per il caldo diventa faticoso, ma la sera gli animi si accendono e si grida "Dio è Grande".

Su alcune banconote che mi sono capitate ho letto scritte di protesta come: "Dov'è il mio voto?" oppure "Viva l'Iran": mi è sembrata una bellissima idea, mi ha dato la carica e anch'io sto scrivendo i miei messaggi di protesta. Scrivo con una penna verde sulle banconote che spendo: "Dio è Grande, Mir Hossein Mousavi ti appoggiamo, liberate i prigionieri politici" e poi il nostro slogan principale "Dove è finito il mio voto?". Scrivo anche lo slogan che tutti gridiamo nelle manifestazioni dal giorno dopo le elezioni: "Il mio voto verde non era il tuo nome nero". Perché noi abbiamo votato il colore simbolo del movimento guidato da Mousavi e ci siamo ritrovati un uomo "nero" al suo posto.

Qualcuno ha avuto anche l'idea di legare nastri verdi in tutta la città, mi sono attrezzata, ho comprato altri palloncini e stoffa verde per contaminare tutti i posti in cui vado. Il verde dà fastidio al governo, ma incoraggia gli animi delle persone stanche della situazione. Li legherò di sera sulle serrande dei negozie, sui tergicristalli delle auto parcheggiate, sui lampioni e ovunque possa farlo.

Il clima in questi giorni è pesante, i Basiji stanno dando la caccia ai feriti negli ospedali e sul web cercano i Twitter iraniani. Inoltre la televisione manda le foto dei manifestanti e chiede alla gente di fare le spie e denunciarli se riconosciuti. Su Facebook ho trovato anche un video dove Andy, un cantante iraniano della diaspora, insieme a John Bon Jovi e Richi Sambora, hanno ricantato anche in farsi "Stand by me", questo piace tanto ai giovani e gli farà sentire l'appoggio dall'estero. Ci ho messo una vita a scaricarlo, ma ne valeva la pena. L'ho fatto anche perché tutti i miei amici lo avevano cnodiviso nel loro profilo.

Inoltre, nelle pagine Facebook si sono creati tanti gruppi di protesta. Alcuni intitolano cosi: "Boicottiamo i prodotti pubblicizzati dalla tv", "Alle elezioni presidenziali non ho votato Ahmadinejad", "Protesta contro Ahmadinejad per tradimento, bugie e infamia all'Iran", "In memoria di Neda" e "Dove è il mio voto?"
É difficile andare su Internet, ed è pericoloso, come ho spiegato anche sull'Agenda News, però è proprio Internet che ci consente di stare uniti, e il rischio è compensato.

Mi ha commosso il sito dedicato "A tutti gli iraniani corraggiosi che hanno sacrificato la propria vita dopo le elezioni del 12 giugno per la democrazia e la libertà nel loro Paese (*)". Si può anche accendere una candela virtuale per commemorare il ricordo dei martiri uccisi e per Neda Agha Soltan, il simbolo della protesta.

Inoltre abbiamo l'unica possibilità di non farci massacrare andando alla celebrazione autorizzata del martire Seyyed Mohammad Hossein Beheshti, uno dei personaggi della rivoluzione islamica che fu assassinato da una bomba il 28 giugno 1981 insieme ad altre 70 persone legate al potere. La cerimonia si terrà domenica (oggi; ndr) dalle 18 alle 20 nella moschea Ghoba vicino a via Shariati.

(Fatemeh scrive quando può mettendo insieme notizie diverse raccolte in tempi diversi. Il testo ci mette del tempo ad arrivare in Italia. In questo caso lei parla della manifestazione che si è svolta oggi pomeriggio durante la quale la polizia ha sparato lacrimogeni sulla folla; ndr).

Questa è occasione da non perdere per riunirci di nuovo e pregare per i nostri martiri, visto che ieri era il settimo giorno dalla morte di Neda e degli altri giovani uccisi sabato scorso. Non abbiamo potuto piangerli in una cerimonia decente e degna del loro coraggio perché il regime ha proibito le celebrazioni funebri e dobbiamo inventarci altri modi per farlo. Io sono andata sul mio terrazzo e ho acceso cinque candele nere e verdi per lei. Ho visto che altre candele erano accese sulle finestre vicine.

I nostri rituali funebri non finiscono con la sepoltura e il funerale in moschea. Il morto deve essere seppellito il prima possibile, anche il giorno stesso della morte. Il giorno della sepoltura è il primo, poi il terzo ci si riunisce nella casa del defunto e si prega, il settimo si può celebrare in moschea e in casa, il quarantesimo finisce il lutto e si prega. Poi si celebra l'anno, tutti gli anni.

Come ha ribadito più volte anche Mousavi noi vogliamo protestare in modo pacifico evitando tensioni e risposte alle provocazioni della polizia, non vogliamo farci uccidere, ma siamo pronti a tutto per avere una giovinezza libera.

Non so se ci saranno le manifestazioni come nei primi giorni, ma la resistenza si percepiscono in tanti gesti quotidiani. Mi è giunta una mail con l'appuntamento per la catena umana dell'onda verde da piazza Tajrish al nord di Teheran attraverso via Vali Asr fino ad arrivare a piazza Rah Ahan al sud di Teheran per lunedì (domani; ndr).

Informazioni ulteriori mi saranno date nelle prossime ore, fino all'ultimo meglio evitare contatti, per non farsi scoprire.

Questa catena umana l'avevamo fatta con grande successo i giorni prima delle elezioni ed era riuscita bene, con tanta partecipazioni gioiosa e piena di speranza nel cambiamento dal volto di Mousavi.
In questi giorni dovremo essere più attivi che mai, per non lasciar dimenticare al mondo il nostro grido di libertà.

(28 giugno 2009)
www.repubblica.it

(*) http://www.iranian-heroes.org/#
Potete anche voi dare un segno di solidarietà
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