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Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 30/12/2008, 21:04

Roma, 18:03
GAZA: FASSINO, HAMAS NEGA PRECONDIZIONE PACE

Piero Fassino ha sollecitato un'iniziativa piu' forte della comunita' internazionale per creare un clima di "fiducia" tra le parti nel conflitto mediorientale. "L'impegno della comunita' internazionale in questi anni e' stato al di sotto del necessario", ha sottolineato il ministro degli Esteri del governo ombra del Pd intervenendo a Palazzo Madama durante l'audizione del ministro degli Esteri Franco Frattini. E ha puntato il dito contro Hamas, vero "nodo" da sciogliere perche' "non riconosce il diritto di Israele a esistere". "Il Quartetto e' stato del tutto evanescente", ha insistito, "e la determinazione che la comunita' internazionale doveva mettere in campo in realta' non e' stata all'altezza". Dunque, Fassino ha sollecitato "alla comunita' internazionale piu' iniziativa politica" perche' "tutti hanno chiaro come deve finire" in Medio Oriente, "ma non come ci si deve arrivare". Hamas, ha ricordato, "fin qui non e' stata disponibile ad alcuna forma di controllo". E proprio sulla posizione del Movimento di resistenza islamico Fassino si e' soffermato a lungo, dopo che Massimo D'Alema aveva ha sollecitato un coinvolgimento di Hamas nel processo di pace. "Chiediamo a tutti una tregua perche' siamo convinti che non vi sia soluzione militare al conflitto in Medio Oriente e che si debba tornare alla politica, ma c'e' un nodo che si chiama Hamas", ha detto. La crisi, ha ricordato, e' precipitata quando sul terreno si coglievano "segnali di condizioni piu' favorevoli". Molto importante, per Fassino, e' "il sostegno all'Egitto e alla Lega araba, alla leadership moderata che scommette ancora sul costruire condizioni che portino Hamas a convincersi che non c'e' soluzione senza il riconoscimento del diritto di Israele a esistere".
http://www.repubblica.it

In effetti sarà un caso (per chi crede al caso) ma la fine della tregua di hamas corrisponde al momento in cui dovevano ripartire i negoziati internazionali. Ma è chiaro che chi non vuole la pace vuole solo la distruzione del nemico farà di tutto per sabotarla. A volte basta un solo missile ... figuriamoci 3000 missili e 2500 lanci di mortaio cosa possono fare.

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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 31/12/2008, 0:06

20:14 "Coinvolgere Hamas": scontro D'Alema-Pdl

Non è possibile raggiunge alcun accordo di pace tra Israele e Anp "senza coinvolgere Hamas". Massimo D'Alema lo ribadisce, replicando al suo successore alla Farnesina, Franco Frattini. E immediata si scatena la bagarre politica. Anche stavolta, come dopo la passeggiata a Beirut dell'ex ministro degli Esteri a fianco di un deputato Hezbollah dell'agosto 2006, il Pdl reagisce con vigore, accusando D'Alema di "amoreggiare con i terroristi". Ma anche nell'opposizione, la sua posizione viene accompagnata da tesi più filo-israeliane. Per Piero Fassino, ministro degli Esteri del governo ombra del Pd, il "nodo" è proprio Hamas che, "negando a Israele il diritto di esistere, nega le precondizioni per un processo di pace".


Commento.
A me pare, una volta tanto, uno scontro D'Alema - Fassino.
D'alema sembra avere ragione nel dire che Hamas ha vinto democraticamente le elezioni ... ma le vinse anche Hitler, nel 1933.
Bisogna considerare Hitler, avrebbe detto un D'Alema di allora? Grottesco, col senno di poi.
Bisognerebbe dire che ... "Non possiamo cercare la pace in europa senza un dialogo con il nazismo"? Ma siamo pazzi?

Vincere democraticamente le elezioni non dà alcun diritto di continuare a negare un diritto come quello dell'esistenza dello stato di Israele e non dà alcun di diritto di lanciare 3000 razzi su Israele e sparare 2500 colpi di mortaio facendolo (in spregio alle convenzioni di ginevra) dai centri abitati, usati come illegale scudo difensivo.

Fassino mi pare piu' ragionevole. Poi il ministro ombra è Fassino e D'alema dovrebbe a mio avviso stare zitto sulle questioni internazionali. Il fatto che sia stato il precedente ministro degli esteri non lo obbliga ad esternare opinioni in contrasto cosi' palese con il ministro ombra del PD.


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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda Paolo65 il 31/12/2008, 12:31

Le facce ragionevoli nella questione israelo-palestinese sono rappresentate da Israele ed Abu Mazen.

Hamas spalleggiata da Hezbollah e quindi dall'Iran è la faccia integralista che vuole solo il tanto peggio tanto meglio,per cui dal suo modo di vedere questo durissimo attacco è da considerarsi una manna caduta dal cielo.

Più palestinesi muoiono più Hamas festeggia perchè mediaticamente Israele viene attaccato.

Da parte mia ritengo che i veri criminali in tutta questa vicenda siano Hamas e chi lo appoggia.

In questi 60 anni molti sono stati gli errori commessi anche da Israele,ma un accordo è sempre possibile con gli israeliani,anche loro stufi di vivere un continuo assedio.

Ma fino a che ci sarà hamas,hezbollah e Iran con le loro posizioni integraliste,continuerà questa guerra che mieterà ancora molte,troppe vite.

Gli USA hanno sbagliato guerra,se dovevano farla una sbagliata,quella non era contro l'Iraq,ma contro la Siria e L'iran.

Almeno se errore doveva esserci,sarebbe stato più utile per la questione palestinese.

Paolo
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda Stevin il 31/12/2008, 16:51

Paolo65 ha scritto:Le facce ragionevoli nella questione israelo-palestinese sono rappresentate da Israele ed Abu Mazen.

Hamas spalleggiata da Hezbollah e quindi dall'Iran è la faccia integralista che vuole solo il tanto peggio tanto meglio,per cui dal suo modo di vedere questo durissimo attacco è da considerarsi una manna caduta dal cielo.

Più palestinesi muoiono più Hamas festeggia perchè mediaticamente Israele viene attaccato.

Da parte mia ritengo che i veri criminali in tutta questa vicenda siano Hamas e chi lo appoggia.

In questi 60 anni molti sono stati gli errori commessi anche da Israele,ma un accordo è sempre possibile con gli israeliani,anche loro stufi di vivere un continuo assedio.

Ma fino a che ci sarà hamas,hezbollah e Iran con le loro posizioni integraliste,continuerà questa guerra che mieterà ancora molte,troppe vite.

Gli USA hanno sbagliato guerra,se dovevano farla una sbagliata,quella non era contro l'Iraq,ma contro la Siria e L'iran.

Almeno se errore doveva esserci,sarebbe stato più utile per la questione palestinese.

Paolo



da un articolo di Miguel Martinez
Kelebek

«... i soldati israeliani sono entrati in tutte le piccole isole della cosiddetta autonomia palestinese in Cisgiordania, dove hanno sequestrato autobus, bloccato centri commerciali e chiuso una scuola per ragazze e un’associazione che distribuisce cibo ai poveri. Hanno anche chiuso un centro medico a Nablus, impossessandosi dei computer, del denaro e dei mobili. Dice Haaretz

Le istituzioni vicine a Hamas che sono state colpite finora comprendono scuole, centri medici, centri di beneficienza e persino mense popolari e orfanatrofi. Decine di associazioni sono state chiuse e il cibo sequestrato.

Il cibo degli orfanotrofi sequestrato...».

In Cisgiordania dove governa il "ragionevole" Abu Mazen (in realtà corrotto e piegato ai voleri USraeliani) nessuna struttura palestinese è al riparo da igerenze e prepotenze dell'esercito sionista.
Quello che viene spacciato al mondo per un inizio di Stato Palestinese è in realtà una riserva per un popolo-zerbino con la testa sotto lo stivale occupante.
Naturalmente, le testimonianze in tal senso sono rarissime perchè o non vengono deliberatamente pubblicate oppure non pervengono neanche perchè gli osservatori internazionali compresi i delegati ONU vengono regolarmente dai sionisti.

D'altra parte nessuno vuole confessarlo, ma sia i sionisti che i loro fiancheggiatori equiparano gli Arabi a dei maiali la cui vita e la cui dignità non valgono nulla.

Il fatto poi che il raid e (purtroppo) la futura invasione di Gaza sia stata pianificata 6 mesi fa, quando Hamas stava proponendo una tregua, non ce le viene a ricordare nessuno, vero?

Davanti ai bombardamenti di caserme della polizia, case e scuole dove (soprav)vivono esseri umani innocenti, ecco il tipico atteggiamento politicamente corretto:

Immagine
Stevin
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Dove sono le organizzazioni per i diritti umani?

Messaggioda franz il 31/12/2008, 17:26

Hamas ha recentemente approvato un disegno di legge islamista che introduce frustate, taglio di arti ed esecuzioni capitali per impiccagione e crocifissione come pene standard nel codice penale in vigore nella striscia di Gaza.
Ne ha dato notizia mercoledì (24.12.2008) il quotidiano pan-arabo edito a Londra al-Hayat.

Secondo al-Hayat, il disegno di legge è già stato approvato in prima e seconda lettura dal parlamento di Gaza con l’unanime voto favorevole di tutte e tre (sic) i parlamentari presenti alla seduta. È improbabile che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) sia disposto a ratificare il disegno di legge dopo la terza lettura, come previsto dalla costituzione palestinese. Ma Hamas non avrebbe per questo alcun problema ad applicare la nuova legislazione nella striscia di Gaza, che è sotto suo completo controllo.

Il disegno di legge contempla 214 articoli. L’articolo 59 afferma che “qualunque palestinese riconosciuto colpevole d’aver levato le armi contro la Palestina a favore del nemico; d’aver negoziato contro gli interessi della Palestina con un governo straniero; d’aver messo in pericolo l’esistenza della Palestina commettendo atti di aggressione contro un paese straniero… sarà condannato alla pena di morte”.

Analoga sorte spetta a chiunque sia trovato colpevole “d’essersi associato a un esercito straniero in guerra con la Palestina o d’aver favorito una tale azione; d’aver intrapreso atti volti a demoralizzare il popolo palestinese in uno dei suoi movimenti di resistenza; d’aver spiato la Palestina o d’aver intrapreso azioni di spionaggio in tempo di guerra”.
L’articolo 84 stabilisce che chiunque sia trovato colpevole “d’aver bevuto, venduto o prodotto vino sarà punito con quaranta frustate… d’aver bevuto e molestato la gente sarà punibile con quaranta frustate e tre mesi di carcere”. La frusta verrà usata anche su chiunque “si sia dato al gioco d’azzardo, abbia offeso i credo religiosi, abbia diffamato la personalità altrui”.

Il disegno di legge autorizza inoltre i tribunali a comminare il taglio di arti, per lo più quello della mano destra, a danno di chi venga riconosciuto colpevole di furto in flagranza di reato.
Dove sono le organizzazioni per i diritti umani?

Per me sono come la foto dell'uomo qui sopra.

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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 31/12/2008, 19:27

Quinto giorno, respinta la tregua di 48 ore proposta dalla Francia
L'aeronautica israeliana ha portato a termine la propria missione

La guerra ad Hamas ad una svolta
obiettivi aerei esauriti. Fase due pronta

Israele avrebbe ha fatto avere a Sarkozy quattro punti irrinunciabili
Nelle prossime ore si capirà se l'invasione di terra verrà messa in atto

di VINCENZO NIGRO

La guerra di Israele ad Hamas ha raggiunto un passaggio di svolta. Nelle prossime ore si capirà se il piano militare già pronto per un'invasione di terra verrà messo in atto. La tregua umanitaria di 48 ore proposta dalla Francia per il momento è stata respinta da Israele. Per accettare un cessate-il-fuoco, il governo e i militari di Israele vorrebbero vedere Hamas in ginocchio dopo un colpo serio alla sua capacità militare. Al quinto giorno di bombardamenti, l'aeronautica israeliana di fatto ha esaurito la lista degli obiettivi principali; gli aerei, gli elicotteri, i droni delle IDF continueranno a controllare dall'alto la Striscia di Gaza, a colpire obiettivi non ancora raggiunti, ma la fase della guerra aerea si può dire che sia sostanzialmente chiusa.

Il ministro della Difesa Ehud Barak, il vero capo supremo dell'operazione militare, ha chiesto che il premier Olmert e il ministro degli Esteri Tzipi Livni discutessero la possibilità di tregua. Naturalmente dovrà essere una tregua nei termini di Israele, che metta Hamas nelle condizioni di una inferiorità strategica decisiva. Secondo Barak Ravid, il corrispondente militare di Haaretz, Israele avrebbe ha fatto avere a Sarkozy quattro punti irrinunciabili:
1) Cessate-il-fuoco definitivo di tutti i razzi Qassam e di ogni altro ordigno su Israele;
2) bloccare ogni attività terroristica, smantellando tutti i tunnel alla frontiera e bloccando bombe alla frontiera;
3) interruzione di ogni contrabbando di armi;
4) creazione di un apparato di sorveglianza (una missione internazionale?) per verificare il rispetto di Hamas dei suoi obblighi.

Israele con la campagna a Gaza vuole creare una condizione di sicurezza totalmente diversa per lo Stato di Israele nella sua regione meridionale.

In verità per il momento è difficile credere che una tregua del genere possa essere raggiunta; tutti sanno in Israele che il doloroso passo dell'invasione di terra potrebbe essere inevitabile, per non lasciare incompiuta l'operazione militare avviata sabato scorso. Questa volta l'esercito di Israele si è preparato ad affrontare un'ala militare di Hamas che da tempo è diventata un piccolo esercito guerrigliero.

I capi di Hamas sfidano Israele ad entrare nella Striscia di Gaza, dove bombe-trappola e miliziani suicidi sono pronti ad accogliere le IDF. Ieri i giornali israeliani hanno pubblicato il profilo degli uomini che guidano l'esercito di Hamas: l'uomo che ha riorganizzato l'esercito integralista è il suo comandante, Ahmed Jaabari. E' il comandante che progressivamente ha trasformato le numerose cellule terroristiche su cui era basata l'ala militare di Hamas in piccole unità militari pronte a compiere, appunto, azioni militari. Le "brigate" di questo esercito sono l'unità settentrionale comandata da Ahmed Ghandur, quella di Gaza City sotto il controllo di Raed Saad, l'area centrale della Striscia comandata da Ayman Nofel (che attualmente però è in carcere in Egitto), l'unità di Khan Yunis comandata da Mohammed Sinwar e la zona meridionale comandata da Mohammed Abu Simala.

Negli ultimi mesi Hamas ha fatto entrare a Gaza un grande quantitativo di armi, di esplosivi, adatti soprattutto alla guerra anti-carro. Secondo l'intelligence israeliana delle vere e proprie trappole esplosive assai potenti sono state piazzate su tutte le principali strade che carri armati israeliani Merkava potrebbero percorrere in caso di invasione.


L'altro ieri, nel dibattito parlamentare alla Knesset, Ehud Barak l'ha detto chiaramente: "Sappiamo che la realtà non è mai come ce la siamo immaginata, ma in guerra è sempre meglio prepararsi bene, e noi ci siamo preparati". Ed è certo che l'ex capo di stato maggiore, l'ex leader delle forze speciali israeliane sappia bene come e quando fare entrare i suoi soldati a Gaza quando la guerra passerà alla fase terrestre. Per il momento, sapendo quale sarà il prezzo che il suo paese dovrà pagare, è proprio Barak a chiedere a Olmert e Livni di non andare avanti a testa bassa con un'operazione militare scollegata dalla politica.

(31 dicembre 2008)
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Israele su youtube

Messaggioda franz il 01/01/2009, 12:26

Le Forze di Difesa israeliane hanno aperto un canale YouTube dedicato a videoclip ripresi nei giorni scorsi durante le operazioni della controffensiva contro le strutture dei terroristi Hamas al potere nella striscia di Gaza. I filmati mostrano in particolare il grado di accuratezza e precisione con cui vengono sezionanti e presi di mira gli obiettivi di valore militare.
Martedì YouTube (di proprietà della Google Inc.) aveva brevemente bloccato i videoclip definendoli inappropriati, per poi ripristinarli dopo poche ore, soprattutto grazie alla reazione di blogger e visitatori, limitandosi a segnalarli come inadatti ai minorenni.
Uno dei video aerei visibili sul canale (Israeli Air Force Strikes Rockets in Transit 28 Dec. 2008) mostra, ad esempio, un gruppo di terroristi Hamas che caricano missili Grad su un veicolo un attimo prima d’essere colpiti da un razzo israeliano. Un altro mostra l’attacco israeliano a rampe di lancio di missili palestinesi (Israel Air Force Pinpoint Strike on Grad Missile Launchers 30 Dec. 2008).
“È importante informare l’opinione pubblica e mostrare, anche all’estero, ciò che fanno esattamente le Forze di Difesa israeliane”, ha spiegato Avital Leibovich, portavoce militare israeliana.

Per vedere i videoclip delle Forze di Difesa israeliane su YouTube:
http://it.youtube.com/idfnadesk



E' evidente che non mostreranno le immagini di missili che colpiscono civili per sbaglio ma intanto le immagini che si possono vedere mostrano la distruzione di rampe e di missili. Il fatto è che i missili lanciati da Hamas, come anche quelli lanciati dagli Hezbollah ai tempi della crisi libanese, partono da edifici situati nei centri abitati.
Usare le città come basi militari operative, nascondendosi nelle case e nelle moschee, è un atto criminale (espressamente vietato dalla convenzione di Ginevra) in quanto espone la popolazione, tra l'altro in un'area densamente abitata, a rischi altissimi. Si calcola che siano stati per ora lanciati 12000 missili. Il dato ricorre spesso in rete ma potrebbe essere relativo a tutti i missili lanciati su Israele. Per quanto riguarda Gaza, a partire dall'anno 2001 il calcolo, fermo a maggio 2008, era di 3050 missili e 2500 lanci di mortaio. http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Qa ... et_attacks ed anche http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Qa ... el_in_2008
Il grafico, fermo ad aprile, mostra la escalation dei lanci, ripresi poi il 21 novembre con altri 324 missili lanciati.

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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda Paolo65 il 01/01/2009, 13:13

Ormai questa guerra che va in onda da vari decenni ha stufato molti perchè si ripropone sempre negli stessi modi.

Fortunatamente negli ultimi tempi,in Italia, sta finendo quell'onda terzomondista che ha sempre voluto vedere Israele come il tiranno crudele ed i palestinesi come delle vittime innocenti.

In ogni conflitto prima o poi si raggiunge una fine,quando la ragione si fa strada e permette di capire alle parti fino a dove ci si può spingere.

Israele con l'abbandono della striscia di Gaza ha dato ampi segnali che uno stato palestinese deve esistere, e seppur con tutte le tutele necessarie,ha compreso che i palestinesi saranno per sempre i loro vicini.

Una parte della leadership palestinese e secondo me almeno il 70% della popolazione vuole solo una pace stabile,un governo che permetta lo sviluppo del paese,fine della guerra e rapporti stabili e sempre più civili con gli israeliani.

Invece Hamas,abilissimo nello sfruttare le situazioni a suo favore,complice la corruzione emersa da Al Fatha,porta avanti un guerra impossibile d vincere,dai costi umani pesantissimi per la popolazione, perchè l'integralismo fanatico di cui è pervaso ha come fine solo una guerra infinita con la speranza che un giorno sia possibile distruggere Israele.

Se le 2 leadeship palestinesi avessero negli ultimi 20 anni lavorato seriamente ad una pace duratura,oggi ci sarebbe uno stato palestinese, un popolazione finalmente in grado di vivere eccellentemente.

Basti ricordare che quei 2 popoli vivono sopra di una miniera d'oro,sul piano storico culturale e quindi turistico,che debitamente sfruttato, li farebbe vivere da nababbi.

Hamas invece pensa alla sharia e su come distruggere Israele.....ma finora ha solo contribuito a distruggere vite e la speranza di una vita migliore per i palestinesi.

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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 01/01/2009, 13:39

Paolo65 ha scritto:Hamas invece pensa alla sharia e su come distruggere Israele.....ma finora ha solo contribuito a distruggere vite e la speranza di una vita migliore per i palestinesi.

Paolo

Non solo pensa, ma agisce. E lo fa sulla base dei suoi obiettivi, per nulla nascosti.

Il 18 agosto 1988 Hamas, l'organizzazione del fondamentalismo jihadista palestinese, ha pubblicato la propria Carta fondamentale, tuttora in vigore: un “manifesto” in cui viene invocata una jihad (guerra santa) senza compromessi contro gli ebrei, Israele e la civiltà moderna.

Il testo integrale in inglese è qui http://www.jewishvirtuallibrary.org/jso ... plete.html

Una sintesi in italiano è questa:

La Carta fondamentale di Hamas
Il 18 agosto 1988 Hamas, l'organizzazione del fondamentalismo jihadista palestinese, ha pubblicato la propria Carta fondamentale, un “manifesto” in cui viene invocata una jihad (guerra santa) senza compromessi contro l'esistenza di Israele. Nella settimana successiva alla pubblicazione, la Carta veniva affissa nelle moschee in tutti i territori di Cisgiordania e striscia di Gaza . Quelli che seguono sono alcuni dei punti principali della Carta fondamentale di Hamas.

Estremismo islamista

Hamas (acronimo di "Movimento di Resistenza Islamica") si considera parte del più generale movimento della Fratellanza Islamica. Hamas definisce se stesso anche come un "importante movimento palestinese, fedele ad Allah e il cui modo di vita è quello islamico" e "uno degli anelli della catena della lotta contro gli invasori sionisti" (art. 6, 7). Hamas si considera parte integrante di un più vasto movimento che può essere definito “estremismo islamista jihadista”, un movimento intellettuale e sociale caratterizzato da una militante ostilità verso la modernità e il laicismo in ogni aspetto della vita. Dal fanatismo islamista scaturisce la “dichiarazione” su Hamas contenuta nell'art. 9 della Carta: “Allah è il suo obiettivo, il profeta il suo modello, il Corano la sua costituzione, la jihad il suo cammino e la morte in nome di Allah il più dolce dei suoi desideri”. Hamas considera gli elementi esterni e le organizzazioni non-islamiche (quali persino Rotary, Lions ecc.) come forze sinistre che cospirano con i sionisti contro l'islam e contro l'umanità (art. 17, 22, 28). “Il giorno in cui l'islam avrà il controllo della guida delle cose della vita, queste organizzazioni, ostili all'umanità e all'islam, saranno cancellate" (art. 17).

Ebrei, ebraismo e sionismo


Hamas non limita i propri obiettivi ad uno scontro con il sionismo nel contesto soltanto del conflitto arabo-israeliano. Esso si considera la punta di lancia di un movimento di massa in lotta contro gli "ebrei guerrafondai" e il "sionismo mondiale" (art. 32). Nella visione di Hamas, "i nemici" (ebrei, ebraismo e sionismo in questo contesto sono concetti totalmente intercambiabili) complottano contro il mondo. Ricorrendo ai temi classici dell'antisemitismo usati, fra gli altri, dai nazisti e citando “I Protocolli dei Savi di Sion”, noto falso usato dagli antisemiti all'inizio del secolo, la Carta di Hamas sostiene che questi "nemici" stanno dietro ad ogni male e sono i veri nemici di tutto il genere umano (art. 17, 22, 28, 32).

Palestina e Olp

"Israele esisterà e continuerà ad esistere finché l’islam non lo cancellerà, proprio come ha cancellato altri prima di esso". Questi i termini con cui Hamas dichiara le proprie intenzioni in una delle frasi d'apertura della Carta. Hamas punta a istituire una Repubblica Islamica su tutta la Palestina, considerata parte dell'eterno patrimonio musulmano. La Carta afferma che nessuna parte della Palestina deve essere ceduta: "La Palestina è terra di proprietà islamica (waqf), consacrata alle generazioni musulmane fino al giorno del giudizio" (art. 11). Il ritorno della Palestina nelle braccia dell’islam occupa una parte centrale della Carta. Sostenendo che la Palestina è stata "nelle mire degli espansionisti" fin dagli albori della storia, Hamas afferma che la perdita della sovranità musulmana sulla Palestina è un episodio passeggero. Citando la battaglia del XII secolo in cui gli eserciti musulmani, guidati dal Saladino e sotto le bandiere della religione, sconfissero i crociati e "liberarono la Palestina" dalla dominazione cristiana (art. 34, 35), la Carta di Hamas dice: "Questo è il solo modo per liberare la Palestina" (art. 34). Hamas rifiuta tutte le "iniziative e le cosiddette soluzioni di pace e le conferenze internazionali [...]. Non c'è soluzione alla questione palestinese che non sia attraverso la jihad. Iniziative, proposte e conferenze internazionali sono tutte perdite di tempo e sforzi vani" (art. 13). L'atteggiamento di Hamas verso l'Olp è definito dal giudizio che dà della posizione di questa di fronte all’islam. La Carta non nasconde le basi della propria principale differenza rispetto all'Olp: l'impegno di quest'ultima per l'istituzione di uno stato laico sulla Palestina. L'Olp, dice Hamas, accettando la nozione di “stato laico”, si è fatta ingannare dalla "confusione ideologica prevalente nel mondo arabo, frutto dell'invasione ideologica sotto la cui influenza il mondo arabo è caduto sin dalla sconfitta dei crociati e che è stata, ed è, alimentata dagli orientalisti, dai missionari e dagli imperialisti". Uno stato laico deve essere respinto totalmente. Tuttavia la Carta aggiunge: "La nostra patria è una, la nostra situazione è una, il nostro destino è uno e il nemico è uno e comune per tutti noi [...]. Il giorno in cui l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina [Olp] adotterà l’islam come suo sistema di vita, noi saremo i suoi soldati e saremo il combustibile del fuoco che brucerà i nemici" (art. 27).

Hamas e il mondo arabo-islamico


La jihad, secondo la Carta, è un dovere per ogni musulmano. La liberazione della Palestina è un "dovere individuale per ogni musulmano, dovunque si trovi" ed è legata a tre ambiti: palestinese, arabo e musulmano (art. 14). Pertanto la visione di Hamas dei regimi e dei popoli arabi e del mondo islamico nel suo complesso è determinata dal loro grado di devozione all’islam e dalla loro dedizione alla lotta eterna contro il sionismo (art. 32, 33). In questo spirito Hamas invoca azioni che portino le masse ad accettare la propria partecipazione alla jihad contro il sionismo come un dovere e a rafforzare la loro adesione all’islam (art. 15, 29, 30). Hamas chiede agli stati arabi che circondano Israele di permettere il passaggio dei combattenti arabi e islamici attraverso i loro confini. Anche agli altri paesi arabi e islamici viene chiesto di fornire aiuto (art. 28). Hamas mette in guardia dalla tendenza propugnata dalle "forze imperialiste" le quali, viene detto, stanno di fatto collaborando con il sionismo allo scopo di far uscire uno per uno gli stati arabi dalla lotta contro il sionismo. Ritirarsi da questa lotta è alto tradimento, tradimento dell’islam "e possa essere maledetto chi lo commette" (art. 32, 33).
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Così la guerra nella Striscia uccide la solidarietà araba

Messaggioda franz il 02/01/2009, 10:09

Così la guerra nella Striscia
uccide la solidarietà araba

dal nostro inviato GUIDO RAMPOLDI

IL CAIRO - "Dove sono i leader arabi? Dove sono? Dove?", grida la donna rivolgendosi alla telecamera, e la sua ira è così fisica che gli occhiali sembrano vibrarle sul naso. La risposta stasera non è difficile, i leader arabi sono al Cairo, in una sala foderata di legno che nell'occasione ricorda un vecchio teatro. Non li si può biasimare se hanno scritto in faccia noia, irritazione, perfino disgusto per questa recita dal titolo "Riunione d'emergenza della Lega araba" che li obbliga a finzioni ormai patetiche. Molti convenuti sperano che gli israeliani liquidino in fretta Hamas, considerandola un infiltrato iraniano nelle terre sunnite e un focolaio di sovversione; la Lega araba è un defunto ufficialmente in vita perché nessuno sa come seppellirlo; e le ostilità che l'attraversano sono così feroci che non c'è verso di addivenire ad una posizione comune neppure sulla questione palestinese, origine del panarabismo. Ma queste verità non possono essere dichiarate ufficialmente, pena una perdita di legittimità.

Così la recita cairota si risolverà nei soliti esercizi di futilità diplomatica: un'invocazione al Consiglio di sicurezza (esito scontato: il veto americano bloccherà la risoluzione di condanna di Israele) e un appello alla Svizzera perché promuova un'indagine sul comportamento delle Forze armate israeliane alla luce della Convenzione di Ginevra. Insomma, nulla. "Non possiamo tendere la mano ai palestinesi", dirà il ministro degli Esteri saudita, perché sono divisi. E perché Gaza ha votato Hamas, avrebbe potuto aggiungere.

E la rabbia delle piazze arabe? Le adunate furiose che ci mostrano i telegiornali, mentre si bruciano bandiere con la stella di David e manichini nella veste saudita? Dove sono le masse? Nel pomeriggio la polizia ha sbaragliato in pochi minuti una dimostrazione organizzata dai Fratelli musulmani, non più di un migliaio di persone. Molte di più sono accorse stanotte davanti all'Hard Rock Cafe, non per dare fuoco ad un simbolo del colonialismo culturale, ma per passarvi il capodanno, festa sconosciuta al calendario islamico. Tra i cairoti che invece sciamano per la Corniche, molti giovani esibiscono il copricapo quest'anno di gran moda, il berretto da baseball, tipico gioco egizio. Nei ristoranti, nelle discoteche, arabi ed europei salutano l'anno nuovo nello stesso modo, con la stessa felicità obbligatoria, i brindisi, gli schiamazzi, il rock. Otto anni di ansie identitarie, di narrazioni sulle opposte civiltà e le incompatibili culture, le "radici cristiane" e il "mondo musulmano", per ritrovarci a mollo in questo ceto medio globale, indifferenziato e per la gran parte forse indifferente. Neppure i richiami della foresta a solidarietà di tipo religioso o etnico sembrano fare effetto, se è vero, come sembra, che il tormento di Gaza sconvolge gli egiziani non più di quanto ci colpiscano le sofferenze dei cristiani brutalizzati dall'estremismo induista nel remoto Orissa.

Le rovine di Gaza non saranno allora lo sfondo di una crisi dell'identità araba, cominciata molto prima e solo adesso affiorata? E dove conduce, dove sbucherà? Che una crisi profonda sia in atto, lo conferma Mohamed el Sayed Said, vicedirettore dell'al-Ahram Center for Political and Strategic Studies, forse il miglior centro-studi arabo. L'esito, prevede Said, "al 90 per cento" dipenderà ancora una volta dal modo in cui evolverà il conflitto arabo-israeliano, la storia su cui da quarant'anni si forma la cultura politica araba. Sarà un processo lungo, non ci sono rivoluzioni dietro l'angolo. Si può essere ottimisti? Si può sperare, ad esempio, in un successo di quelle forze laiche e liberali che sono state le prime vittime, in questi otto anni, dell'effetto congiunto di binladismo, inettitudine americana e ignavia europea?

Forse, dice Said; dopotutto nelle società arabe è generale il consenso verso un'evoluzione democratica. Però i regimi arabi gli sembrano "notevolmente stabili". Così anche il regime egiziano, malgrado in genere gli analisti lo considerino il più pericolante tra i regimi cosiddetti moderati. "La società civile egiziana oggi è debole e il regime è potente: la crisi di Gaza non lo scuoterà. Però potrebbe inasprire il conflitto tra il regime e gli islamisti (i Fratelli musulmani) e diffondere dubbi su Mubarak, sull'efficacia della sua politica".

La residua credibilità di Mubarak forse non precipita alla velocità vertiginosa con cui sale in queste giornate la popolarità del ministro della Difesa israeliano, ma probabilmente è vicina ai minimi storici. Benché famoso per la sua cautela, il raìs ha commesso l'imprudenza di ricevere al Cairo l'israeliana Tzipi Livni alla vigilia dell'offensiva su Gaza: e questo lo espone all'accusa mortale che adesso gli rivolge l'iraniano Ahmadinejad, intelligenza con Israele. Come gli altri capi moderati, come Abu Mazen, come il re giordano, Mubarak ha già perso la battaglia di Gaza. Se Hamas riuscisse a resistere, sarebbe il trionfo dell'estremismo legato ai Fratelli musulmani.

Se invece Israele cogliesse la vittoria, il raìs verrebbe accusato di averla quantomeno facilitata con una politica pavida e irresoluta. Al momento nessuno di questi esiti sembra rappresentare una sfida seria per il poderoso stato di polizia egiziano (mezzo milione di impiegati soltanto negli apparati di sicurezza). Ma un ulteriore lungo incrudelire dello scontro a Gaza accrescerebbe il disagio del regime e del moderatismo arabo.

Cosa attendersi da Gaza? I primi rapporti dell'americana Human Rights Watch, la più autorevole organizzazione per i diritti umani, suggeriscono che nella Striscia si mostri la stessa sequenza della guerra del Libano, così come HRW la ricostruì in un puntiglioso rapporto contestato sia da Hezbollah (che ne proibì la presentazione a Beirut) sia da Israele (che però, fatto non secondario, ne permise la presentazione). All'inizio pareva che una delle due parti sparasse sui civili, l'altra su obiettivi militari. Presto gli obiettivi militari neutralizzabili con precisione finirono. Il conflitto proseguì, si affacciò il sospetto che le due parti praticassero lo stesso gioco: entrambi cercavano di rendere la situazione intollerabile alla popolazione avversaria affinché quella si ribellasse al proprio governo e lo costringesse ad accettare le condizioni del nemico. Tutto questo si può chiamare "l'essenza della guerra aerea" oppure definire in termini più precisi e più crudi. Quel che però qui conta è la sproporzione nei rapporti di forza, la differenza tra i danni che possono infliggere gli uni e i danni che riescono a provocare gli altri. Per ogni israeliano ucciso nel 2006 morirono dieci libanesi. A Gaza il rapporto è decuplicato: uno a cento (secondo l'Autorità palestinese, per un quarto gli uccisi sono donne e bambini). Se ne dovrebbe ricavare che Hamas non potrà che arrendersi. Ma se questo è il calcolo d'Israele, degli americani, dei regimi arabi moderati e di molti europei, potrebbe rivelarsi errato.

Il confine tra Gaza e l'Egitto è una strana groviera. I contrabbandieri, cioè buona parte dei maschi adulti di Rafah, la città egiziana proprio sulla frontiera, hanno scavato nella sabbia dozzine di tunnel che dopo non più di quattrocento passi sbucano dall'altra parte della frontiera, sotto tende o dentro cantine. In genere le gallerie sono tutte uguali, con una bocca larga un metro per un metro che scende in verticale per quattro o cinque. La maggior parte sono franate sotto le bombe dell'aviazione israeliana: ma i contrabbandieri assicurano che le ripristineranno in tre settimane. E poiché di lì entrano a Gaza i razzi che piovono su Israele, senza che la polizia egiziana possa o voglia intercettarli, ne consegue che i bombardamenti in corso non saranno risolutivi. Hamas non rinuncerà a proclamare la propria vittoria tornando a colpire le città nemiche. Per evitarlo gli israeliani dovrebbero occupare la Striscia, pagando il prezzo, verosimilmente alto, di combattimenti casa per casa. I palestinesi, un milione e mezzo, per l'85 per cento già profughi (anche due volte, nel 1948 e nel 1967), cercherebbero scampo in Egitto, dove non sono benvenuti. Mubarak ha chiuso il confine. Non vuole prendersi in casa Hamas, ma neppure può massacrare i palestinesi che fuggissero per non finire massacrati a Gaza.

Come interferirà tutto questo con la crisi di identità araba? La percezione della propria debolezza sembra costringere le società arabe a fare i conti con il principio di realtà, vaccino contro il fondamentalismo. Ma l'inconsistenza della Ue non le aiuta affatto a fidarsi dell'Europa. Restano gli americani. Certo non Bush: Obama. Inshallah Obama, gridavano in novembre piccoli cortei di arabi entusiasti: speriamo in Obama.

(2 gennaio 2009)
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