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Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Siria, nave russa con armi costretta ad invertire rotta

Messaggioda franz il 19/06/2012, 21:36

UNA NAVE RUSSA BLOCCATA PERCHé TRASPORTAVA ARMI SIRIANE
Siria, nave russa con carico d'armi costretta
ad invertire la rotta dagli inglesi

L'Aled trasportava elicotteri spediti in Russia da Assad per riparazioni. L'Onu: «Agire prima che sia troppo tardi»

La crisi siriana ha rischiato si trasformarsi in una crisi diplomatica tra Russia da un lato e Gran Bretagna e Usa dall'altro. Sta tornando a Kaliningrad, da dove era partita, la nave russa diretta in Siria con a bordo un carico di elicotteri d'attacco, dopo che il governo britannico aveva imposto martedì mattina alla compagnia assicurativa inglese Standard Club di revocare la copertura al mercantile. Le sanzioni Ue contro il regime di Bashar al-Assad, infatti, vietano tra le altre cose la fornitura di servizi come le assicurazioni alla Siria. Nessun commento finora dall'ambasciata russa a Londra.

LA POLEMICA TRA USA E RUSSIA - L'Alaed, che trasporta elicotteri Mi25 spediti in Russia dal regime siriano per alcune riparazioni, è tenuto ora sotto stretta osservazione dalle autorità inglesi. Il carico della nave, di proprietà della società russa Femco, era stato al centro di un'accesa polemica tra Washington e Mosca. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, aveva infatti manifestato preoccupazione per «le informazioni secondo cui sarebbero in viaggio dalla Russia alla Siria elicotteri d'attacco, che causerebbero un inasprimento drammatico del conflitto». Il Cremlino aveva risposto che si trattava solo di velivoli venduti in passato al governo siriano, su cui erano state effettuate «riparazioni» di routine. Intanto un consigliere del presidente siriano Bashar al-Assad ha smentito una notizia diffusa dai media iraniani secondo cui la Siria è pronta a ospitare esercitazioni militari russe, cinesi e iraniane. «È un'informazione falsa, come ce ne sono tante sulla Siria» ha dichiarato a Mosca il consigliere di Assad Bouthaina Shabaan.

L'APPELLO DELL'ONU - Nel frattempo l'assistente di Ban Ki moon ha chiesto all'inviato di Onu e Lega araba Kofi Annan e ai paesi impegnati in discussioni con le parti coinvolte nel conflitto «risultati reali entro breve tempo». «Altrimenti potremo arrivare al giorno in cui sarà troppo tardi per impedire che la crisi diventi fuori controllo», ha denunciato precisando che «ben oltre un milione» di persone in Siria ora dipendono dall'assistenza e dagli aiuti internazionali.

Redazione Online 19 giugno 2012 | 21:33 http://www.corriere.it
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Accordo a Ginevra: Una via politica per la Siria

Messaggioda franz il 01/07/2012, 12:32

Una via politica per la Siria
Ginevra: accordo su una transizione attraverso un governo di unità nazionale

GINEVRA - Al vertice di Ginevra sulla Siria è stato raggiunto un accordo per una transizione nel paese. L'inviato di Onu e Lega Araba Kofi Annan ha annunciato che i cinque paesi membri del Consiglio di sicurezza e gli altri membri del Gruppo si sono detti d'accordo sull'avvio di «un processo politico che porti ad una transizione che soddisfi le legittime aspirazioni del popolo siriano» con un governo di unità nazionale che può includere membri dell'attuale governo, dell'opposizione e di altri gruppi.

Annan ha aggiunto che spera di vedere risultati concreti «entro un anno» augurandosi che le parti collaborino perché, ha proseguito, «il forte vento della trasformazione non potrà resistere a lungo».
L'ex segretario generale delle Nazioni Unite ha precisato che l'accordo di transizione raggiunto non stabilisce quale sarà il destino di Assad: del suo futuro decideranno «i siriani». «Nel documento abbiamo fissato le linee guida e i principi per assistere i partiti siriani», coinvolti «nella transizione politica» e che formeranno un «governo di unità nazionale», ha aggiunto.

30.06.2012 - 20:03
ats/Reuters | Aggiornamento: 30 giu 2012 22:11
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I 5 punti di Hollande per risolvere l'intrigo Siria

Messaggioda franz il 06/07/2012, 15:55

sanzioni sempre più dure nei confronti del regime di bashar al assad
I 5 punti di Hollande per risolvere l'intrigo Siria
E la Clinton attacca Cina e Russia
Il messaggio: «La crisi siriana è una minaccia
per la pace e la sicurezza internazionale»

La comunità internazionale deve assumersi «cinque impegni» precisi nei confronti della Siria, fra cui sanzioni sempre più dure nei confronti del regime di Bashar Al Assad e aiuti concreti per la popolazione stremata dalla guerra civile. Questo, in sintesi, il contenuto dell'intervento con cui il presidente francese Francois Hollande ha aperto venerdì mattina i lavori del terzo summit degli Amici della Siria. Con un messaggio diretto ai russi, che boicottano la riunione odierna in nome della non ingerenza nelle questioni interne siriane, Hollande ha fatto notare che la crisi siriana è diventata una «minaccia per la pace e la sicurezza internazionale». Messaggio condiviso anche dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, secondo la quale, Cina e Russia «pagheranno un prezzo» per il loro sostegno al regime siriano.

L'INTERVENTO - «Mi rivolgo a chi non è presente - ha invece dichiarato Hollande davanti alla platea gremita di un centinaio di delegazioni fra paesi arabi e occidentali - siamo arrivati a un punto della crisi siriana in cui non è più discutibile che sia diventata una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale». Poi l'inquilino dell'Eliseo ha elencato i cinque punti del suo piano. Primo: i crimini commessi dal regime di Damasco non resteranno impuniti e i responsabili saranno giudicati dalla Corte penale internazionale. Secondo: la comunità internazionale dovrà rafforzare le sanzioni già in atto contro i «responsabili delle atrocità». (terzo) Sarà inoltre necessario, ha proseguito Hollande, aumentare il sostegno all'opposizione democratica soprattutto attraverso i diversi mezzi di comunicazione. Il quarto pilastro dell'azione internazionale proposta dai francesi consiste nell'organizzazione di un sistema di aiuti umanitari efficaci per andare a sostegno delle popolazioni colpite. Infine la promessa che la comunità internazionale aiuterà il popolo siriano a ricostruire il paese dopo il conflitto.

Redazione Online 6 luglio 2012 | 13:21 www.corriere.it
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Re: Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Messaggioda franz il 13/07/2012, 16:54

segnali preoccupanti
Siria, riparte nave russa con armi per il regime
E l'esercito inizia a spostare l'arsenale chimico


WASHINGTON – Non solo stragi in Siria. Ma anche segnali preoccupanti di una crisi che appare irreversibile. Il primo arriva da fonti occidentali. La «Alaed», il cargo con a bordo elicotteri e missili russi destinati alla Siria, è di nuovo in movimento. E la sua destinazione sembra essere il porto siriano di Tartus. Ma rispetto al primo tentativo la nave non sarebbe sola. Ad una distanza tra le 50 e 100 miglia si trova la formazione russa che il Cremlino ha fatto partire alla volta della Siria. Una scorta indiretta per evitare sorprese durante il viaggio. Nella giornata di giovedì il trasponder segnalava il mercantile davanti alla costa della Norvegia, anche se è possibile che il capitano l’abbia poi spento visto che la posizione è rimasta la stessa fino a notte fonda.

VALORE SIMBOLICO - La saga della «Alaed» è iniziata in giugno quando Usa e Gran Bretagna hanno rivelato che il cargo portava rifornimenti militari russi ad Assad. In particolare alcuni elicotteri Mi 24, le temute cannoniere volanti. Un’indiscrezione seguita dall’intervento di Londra che ha ordinato alla compagnia britannica di ritirare l’assicurazione alla nave. Il capitano è stato così costretto prima a fermarsi a nord della Norvegia e, in seguito ha diretto l’unità verso il porto di Murmansk. Una manovra per poter cambiare bandiera. La «Alaed» ha ammainato quella di Curacao rimpiazzandola con il vessillo russo. Mosca ha poi completato l’operazione garantendo una doppia tutela: una nuova assicurazione, (russa) e una scorta «civile» durante il viaggio alla volta della Siria. È evidente che il caso del mercantile ha assunto un valore simbolico, soprattutto per i russi. Vogliono dimostrare alla Nato di essere al fianco dell’alleato siriano, specie in questo momento. Un messaggio sottolineato dall’aiuto militare, dall’invio della flottiglia e dagli ostacoli frapposti ad una nuova risoluzione Onu.

ARMI CHIMICHE - Ben più allarmante la notizia diffusa dal Wall Street Journal. L’esercito siriano – affermano funzionari Usa citati dal quotidiano – ha iniziato a spostare parte del suo gigantesco arsenale di armi chimiche. Alcuni ufficiali americani non escludono che Assad possa usarli contro i ribelli in determinate aree critiche del Paese. Altri, invece, sostengono che il regime stia solo cercando di evitare che i gas cadano in mano degli avversari. Quindi c’è una terza ipotesi: vogliono impedire che gli Usa sappiano con esattezza dove sia l’intero arsenale. La questione dei gas – in particolare il sarin – è già emersa in passato come elemento di grande preoccupazione in campo Nato. E, a questo proposito, si è sostenuto che gli Usa, insieme ad un gruppo di Paesi amici, hanno un piano per mettere sotto controllo i depositi di armi non convenzionali con un’azione di forze speciali. Sembra però prematuro pensare che Assad sia pronto all’uso di mezzi terribili. Sa bene che potrebbe costargli caro e fornire il pretesto per un intervento internazionale. È però anche vero che Saddam Hussein non ebbe paura di farlo il 16 marzo 1988 quando sterminò con i gas migliaia di civili curdi ad Halabja. Altri tempi e un'altra storia.

Guido Olimpio
Twitter: @guidolimpio 13 luglio 2012 | 8:44 http://www.corriere.it


Nota: ricordo che molte voci ai tempi della seconda guerra del golfo sostenevano che l'intero arsenalle chimico irakeno era stato nottetempo spostato in syria, prima dell'invasione americana. Il che vuol dire che siamo in presenza della resa dei conti sulle ADM oppure all'ennesima fola nella fola.
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Siria, l'incubo delle armi chimiche

Messaggioda franz il 14/07/2012, 9:13

Siria, l'incubo delle armi chimiche: «casus belli» o salvezza di Assad?
Redazione - Sab, 14/07/2012 - 06:29 http://www.ilgiornale.it/news/esteri/si ... vezza.html

di Fiamma Nirenstein
Già da tempo si sapeva che la Siria aveva accumulato quella che viene chiamata l'arma nucleare dei poveri, ovvero un arsenale chimico micidiale. Ma gli americani ci andavano piano a denunciarne i rischi, perché i precedenti di Saddam Hussein bruciano ancora. Obama non vuole certo, a distanza di pochi anni, gridare «al lupo» come un Bush qualsiasi. La verità però, anche se fa male, ogni tanto affiora: gli Usa, dopo mille avvertimenti israeliani anche pubblici e richiami di svariati altri servizi di sicurezza, hanno mangiato finalmente la foglia, e il Wall Street Journal riporta il fatto che svariati rappresentanti ufficiali del governo hanno affermato che Assad ha «mosso una parte del suo arsenale chimico».

È un allarme accompagnato da una dichiarazione netta: «È impensabile che si stabilisca il precedente che si usino armi di distruzione di massa sotto il nostro sguardo. È incredibilmente pericoloso per la nostra sicurezza». Figuriamoci per la nostra di europei, o per Israele. Stiamo parlando infatti di un raìs disposto a tutto che anche due giorni or sono ha perpetrato un'altra strage di 220 persone, stavolta a Treimsa nella regione di Hama dove Assad tenta una pulizia etnica che lo liberi dai nemici degli Alawiti.

Perché Assad muove le armi chimiche, di che cosa si tratta esattamente, e che cosa potrebbe succedere adesso che lo si sa? Le ragioni dei movimenti possono essere sostanzialmente tre, e citiamo le ipotesi americane: la prima è che le stia sistemando in posti comodi, pronte per essere usate contro i ribelli; la seconda che tema che altri se ne impossessino, che ritenga cioè ormai assediate dai ribelli le molteplici basi dislocate nell'area di Homs, Hama, Dei al Zour, Aleppo, dove missili di lunga gittata con testate cariche di prodotti letali sono stati finora stoccati. Sono stati segnalati in quella zona oltre che i movimenti di armi, anche lo scavo di nuovi bunker e lavori di espansione delle strutture esistenti. Al terzo punto, fra le ipotetiche ragioni dei movimenti, una mossa di forte deterrenza nei confronti dei ribelli sunniti, che dovrebbe cercare di convincerli a stare a casa invece di cercare una morte terribile.

Ma è difficile pensare solo a un'ipotesi così astratta come motivo dei lavori colossali che comporta lo spostamneto di armi chimiche in quantità massiccia: infatti, se è piuttosto facile ed economico costruirle, è invece molto difficile sistemarle in modo che possano essere tenute a bada. Per essere chiari, se per volontà o per sbadataggine, o perché gli uomini di Assad o perché i suoi oppositori ne fanno uso, entrasse in funzione l'arsenale chimico siriano, il disastro sarebbe gigantesco.E vediamo di che si tratta: la Siria possiede il più grande arsenale del genere di tutto il Medio Oriente. Sembra che i suoi missili Scud siano già muniti di testata chimica.

Le testate sono divise in due tipi: quelle con una e quelle con due sostanze. Il primo tip include in genere, secondo l'esperto israeliano Arie Egozi, il gas VX e altri materiali dello stesso tipo che procurano gravi bruciature e difficoltà respiratorie. Il secondo gruppo è fatto di due materiali che includono il gas Sarin o il GF, e ambedue sono letali. In genere per essere più efficaci possibile, le sostanze vengono disperse a un'altezza di varie centinaia di metri così da venire giù da una nuvola di gas a pioggia su una larga area. Il congegno che fa detonare la testata all'altezza giusta è molto sofisticato. La Siria possiede anche molte varietà di armi chimiche da guerra come proiettili, bombe, missili terra-terra.

Che cosa può accadere ora che queste armi vengono alla luce? O tutto o nulla: ovvero un'ipotesi è che le forze internazionali di fronte all'ipotesi che Assad diventi una bomba chimica per tutto il Medio Oriente decidano di affrontarlo e distruggerlo; l'altra è che un intervento concreto venga sconsigliato proprio dalla paura di un Assad chimico e determinato alla sopravvivenza. Il raìs poi può sempre contare sull'aperto appoggio della Russia e su quello silenzioso dell'Iran chiamato ridicolmente in causa da Kofi Annan come mediatore dopo aver rifornito la Siria di armi di ogni tipo. Lui ha le armi chimiche, e noi Kofi Annan. Partita difficile.



Vedere anche: Siria, riparte nave russa con armi per il regime http://www.corriere.it/esteri/12_luglio ... f69e.shtml
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Siria - È ufficialmente guerra civile

Messaggioda franz il 18/07/2012, 16:48

SIRIA
Attentato contro la sede della Sicurezza
morto il ministro della Difesa e il suo vice

Durante un incontro tra ministri, un kamikaze si è fatto esplodere provocando la morte del generale Dawoud Rajhavari, del cognato di Assad e del generale Turkmani. Tra i feriti anche il titolare degli Interni. A Damasco è il quarto giorno consecutivo di scontri tra lealisti e ribelli

DAMASCO - Attacco al cuore della Siria. Questa mattina un kamikaze si è fatto esplodere contro il palazzo della Sicurezza nazionale a Damasco, uccidendo il ministro della Difesa, il generale Dawoud Rajha, il suo vice Assef Shawkat, cognato del presidente siriano Bashar al-Assad, e il generale Hassan Turkmani, capo della 'cellula di crisi' che coordina le azioni contro i ribelli. Secondo la televisione panaraba Al Jazira, una seconda esplosione è avvenuta contro l'edificio che ospita il comando della Quarta divisione dell'esercito.

L'attentato suicida alla Sicurezza nazionale, sede di uno dei rami dell'intelligence nel blindatissimo quartiere Rawda della capitale, è avvenuto mentre era in corso un incontro tra ministri e responsabili della sicurezza. Molti i feriti, alcuni gravi, che sono stati portati all'ospedale Shami, ora circondato dai militari della Guardia repubblicana. Tra di loro anche il capo dei servizi segreti, Hisham Bekhtyar, e il ministro dell'interno, Mohammad Ibrahim Al-Shaar. La tv di Hezbollah e al Jazira lo danno per morto, ma l'emittente di regime assicura che il ministro dell'Interno è vivo e in condizioni stabili.

L'attacco è stato riventicato dal Libero Esercito Siriano, la milizia dei ribelli anti-Assad. Il comando dell'Els ha annunciatoil successo dell'operazione di questa mattina "che ha preso di mira la sede della Sicurezza nazionale a Damasco e ucciso diverse colonne della banda di Assad che sono responsabili di barbari massacri". "Questo è il vulcano di cui abbiamo parlato, abbiamo appena iniziato", ha avvertito il portavoce Qassim Saadedine. "Il Vulcano di Damasco e il terremoto della Siria" è il nome dell'operazione lanciata lunedì dai ribelli contro le forze del presidente. Anche Liwa al-Islam, un gruppo islamista di opposizione al regime, ha rivendicato su Facebook la responsabilità del gesto.

Immediata la reazione delle forze armate siriane. In un comunicato letto alla televisione di Stato hanno detto che rimangono "più determinate che mai ad affrontare tutte le forme di terrorismo e a tagliare le mani di chi mette in pericolo la Siria. Chiunque pensi che colpendo i comandanti può piegare il Paese, si illude". E aggiuge: "L'attentato odierno è opera di mani prese in prestito da stranieri".

Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, "tutti i membri dell'unità di crisi", che dirige le operazioni contro i ribelli, "sono morti o sono rimasti gravemente feriti". Rajha, 65 anni, apparteneva alla piccola comunità cristiana siriana. Era vice capo di stato maggiore dell'Esercito e vice presidente del Consiglio dei Ministri, e già lo scorso maggio sarebbe sfuggito a un primo tentato omicidio da avvelenamento. La tv di Stato ha annunciato che il governo siriano ha nominato il generale Fahd al-Furayj come suo successore.

Ancora poco chiara la dinamica dell'attentato. Si parla di una bomba piazzata all'interno del palazzo, ma l'ipotesi più accreditata resta quella di un kamikaze. L'attentatore, come riferisce Bassam al-Dada, consigliere politico del Libero Esercito Siriano, indossava una cintura esplosiva ed era un 'insospettabile'. Faceva parte infatti del ristretto numero di guardie del corpo che si occupavano della protezione degli alti gerarchi di regime, Assad compreso. Questa versione versione è stata anche confermata da fonti riservate delle forze di sicurezza siriane.

"È in corso una battaglia decisiva in Siria", ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Parlando con i giornalisti, il capo della diplomazia del Cremlino ha bocciato la nuova bozza di risoluzione Onu messa a punto dai Paesi occidentali, che andrà in votazione oggi stesso al Consiglio di Sicurezza. "Adottare quella risoluzione - ha affermato Lavrov - significherebbe appoggiare apertamente un movimento rivoluzionario. E, se stiamo parlando di una rivoluzione allora le Nazioni Unite non vi hanno proprio nulla a che fare".

Dalla Germania invece, la cancelliera Angela Merkel si appella "ai membri del Consiglio di sicurezza Onu affinchè approvino una nuova risoluzione". E oltre all'Europa, la crisi siriana preoccupa anche gli Stati Uniti. "C'è bisogno di aumentare la pressione su Assad", ha dichiarato il segretario alla Difesa Leon Panetta. Intanto, secondo una fonte del palazzo di Vetro, è possibile che, pur di trovare un accordo su un testo comune, il voto della bozza di risoluzione degli occidentali al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite previsto per stasera possa slittare a domani.

Per il quarto giorno consecutivo Damasco è teatro di duri scontri tra l'esercito leale al presidente Assad e i ribelli. Nel distretto di Dummar, una caserma dell'esercito, a poche centinaia di metri dal 'Palazzo del popolo', è finita sotto il fuoco dell'opposizione, notizia poi smentita dal ministero dell'Informazione. Il quartiere settentrionale di Qaboon è stato bombardato nella notte e stretto d'assedio di nuovo nelle prime ore del mattino. I carri armati e l'artiglieria contraerea del regime hanno preso posizione a Barzeh e nel quartiere centrale di Midan. Altri scontri sono stati registrati nei quartieri meridionali di Asali e Qadam, Hajar al-Aswad e Tadamun, aree a maggioranza sunnita dove vivono anche rifugiati palestinesi.

(18 luglio 2012) www.repubblica.it
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Siria - ribelli verso la sede della tv di Stato

Messaggioda franz il 19/07/2012, 10:23

Siria, nuove esplosioni a Damasco
i ribelli verso la sede della tv di Stato

L'esercito siriano libero si preparano ad attaccare l'edificio dell'emittente pubblica. Le sorti delle armi chimiche del regime preoccupano gli Usa: potrebbero essere usate contro i civili o finire nelle mani di Al Qaeda. Le Ong: 200 morti in un solo giorno. Il Guardian: la moglie di Assad è fuggita in Russia

DAMASCO - Va avanti l'operazione dei ribelli siriani contro i centri del potere di Damasco. Gli insorti dell'Esercito siriano libero (Els) - dopo aver rivendicato l'attentato di ieri 1 in cui sono morti il ministro della Difesa, il suo vice e il capo dell'unità di crisi - si "preparano ad attaccare la sede della tv di Stato": lo affermano i comitati di coordinamento locale dell'opposizione, secondo i quali i disertori hanno lanciato un ultimatum ai dipendenti dell'emittente perché lascino "immediatamente" l'edificio, nel quartiere di Mazzeh a Damasco. Secondo al-Arabiya, stamane sono state sentite esplosioni alle spalle dell'edificio che è sede del Consiglio dei Ministri. Intanto, la tv di Stato ha annunciato che il presidente Bashar al-Assad ha nominato il nuovo ministro della Difesa, in sostituzione di Daoud Rajha, rimasto ucciso nell'attentato di mercoledì: il nuovo ministro è Muhannad Jassim al-Frej, che fino a poche ore fa capo di Stato maggiore della Difesa. Il presidente siriano, Bashar al-Assad, avrebbe abbandonato Damasco e si troverebbe a Latakia, la città costiera siriana a circa 250km a nord della capitale: lo riferiscono fonti dell'opposizione e un diplomatico occidentale.

E proprio la zona di Mazzeh è stata colpita nella notte da nuove forti esplosioni, secondo quanto riferito da alcune fonti dell'Ansa. Le deflagrazioni sono state talmente potenti da poter essere udite via telefono.

Da giorni è in corso nella capitale siriana l'operazione che i ribelli hanno chiamato "Il vulcano di Damasco e il terremoto della Siria", con cui sperano di abbattere definitivamente il regime di Bashar al Assad. E proprio a una fine del regime si stanno preparando gli Stati Uniti, che stanno mettendo a punto piani d'emergenza per fronteggiare il rischio che - alla caduta di Assad - le armi chimiche in possesso del governo possano essere utilizzate contro la popolazione. Un progetto che coinvolgerebbe anche Israele, secondo quanto riferisce il New York Times.

Ma non è la difesa dei civili l'unico timore: per Rob Malley dell'International Crisis Group, l'amministrazione deve anche preoccuparsi che l'arsenale in possesso di Assad non finisca in altre mani, incluse quelle di Al Qaeda. Così come paventato stasera, dai microfoni della Cnn, anche dal Re di Giordania Abdallah II.

Il governo siriano è responsabile della sicurezza delle armi chimiche e chi, fra i rappresentanti siriani, non rispetterà gli obblighi per la sicurezza sarà ritenuto responsabile davanti alla comunità internazionale, ha intanto affermato stanotte il portavoce del Dipartimento di Stato, Patrick Ventrell, sottolineando che al momento non c'é nulla che indichi che le munizioni non siano nelle mani delle autorità siriane.

Secondo le Ong sono più di 200, in maggioranza civili e 38 a Damasco, le vittime delle violenze nella sola giornata di ieri in Siria. E' quanto fa sapere l'ong Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo. In tutto sarebbero 214 le persone rimaste uccise, compresi i tre alti ufficiali uccisi in un attentato nella capitale. 124 sarebbero civili, 62 soldati e 28 ribelli.

"La moglie di Assad in Russia". la consorte del presidene siriano, Asma, avrebbe lasciato il paese per riparare in Russia, scrive il Guardian specificando che si tratta di voci raccolte a Damasco dopo l'attacco di ieri nella capitale che ha causato la morte di tre figure di spicco del regime. Il quotidiano riferisce anche di una notizia non confermata secondo cui lo stesso presidente sarebbe rimasto ferito nell'attacco di ieri, tanto da lasciare Damasco e riparare a Latakia, sulla costa.

L'Onu e la condanna di Ban Ki-moon. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, "condanna fermamente" l'attentato di ieri a Damasco nel quale sono morti tre alti responsabili siriani, sottolineando "l'estrema urgenza" di fermare le violenze. In un comunicato, Ban si dichiara "molto preoccupato per l'utilizzo di armi pesanti da parte delle forze di sicurezza siriane contro i civili, come nella regione di Damasco", nonostante gli impegni presi dal governo della Siria.

Intanto il voto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu slitta, e sarà messo ai voti alle 15 di oggi. Ma un accordo difficilmente sarà raggiunto vista la contrarietà della Russia: "Adottare quella risoluzione - ha affermato il ministro degli esteri di Mosca, Lavrov - significherebbe appoggiare apertamente un movimento rivoluzionario. E, se stiamo parlando di una rivoluzione allora le Nazioni Unite non vi hanno proprio nulla a che fare".


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Re: Siria - Si spacca l'Onu: veto di Russia e Cina

Messaggioda flaviomob il 20/07/2012, 13:51

Buon sangue non mente.

http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Hama

Il massacro di Ḥamā (in arabo: مجزرة حماة, Majzarat Ḥamā ("Macello di Hamā") fu la conseguenza di una feroce azione repressiva scatenata dal Presidente siriano Hafiz al-Asad contro gli insorti della città di Ḥamā nel febbraio 1982. Il numero dei caduti è stato stimato tra i 25.000 e i 50.000,[1] tutti dovuti alla repressione di un'insurrezione organizzata dai Fratelli Musulmani che avevano dato il via già negli anni precedenti a una lotta armata e ad attacchi terroristici contro il regime ba'thista.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Assad tra voci di fuga e armi chimiche

Messaggioda franz il 06/12/2012, 8:40

LA GUERRA CIVILE IN SIRIA
«Il gas sarin è già nelle bombe
Si aspetta solo un ordine di Assad»

La Nbc cita fonti d'intelligence Usa. Washington
pronta a raid. Il dittatore tra voci di fuga e la
tentazione di asserragliarsi a Damasco fino all'ultimo


WASHINGTON - Le forze siriane sono pronte ad usare le armi chimiche contro i ribelli ed aspettano solo un ordine di Assad. Fonti d’intelligence americane, citate dalla rete Nbc, hanno fornito nella notte nuovi dettagli su uno sviluppo che potrebbe aprire scenari drammatici. Unità dell’aviazione avrebbero infatti caricato il gas sarin nelle bombe destinate ad essere sganciate dai caccia. Un passo in più rispetto a quanto trapelato pochi giorni fa, quando sempre gli Usa avevano segnalato che i tecnici siriani avevano messo insieme le componenti delle armi chimiche. Di solito, per ragioni di sicurezza, le «parti» sono tenute separate. La mossa aveva provocato un’immediata reazione della Casa Bianca con un monito ad Assad: «L’uso delle armi chimiche provocherebbe un nostro intervento militare». Dunque una linea rossa invalicabile per gli Stati Uniti e i loro alleati. Sempre la Nbc ha specificato che gli ordigni sono ancora nei bunker all’interno delle basi aeree ma è evidente che basta un ordine del presidente per far scattare un attacco massiccio.

SOSTANZA LETALE - Il sarin è una sostanza letale che agisce sul sistema nervoso ed è già stato usato in passato da Saddam Hussein contro i curdi. Il regime potrebbe utilizzare le armi proibite per contrastare l’avanzata degli insorti che stanno guadagnando ogni giorno posizioni e punire la popolazione che li appoggia. Secondo gli osservatori l’esercito incontra sempre maggiori difficoltà nel contenere i ribelli, le sue linee logistiche sono minacciate e precarie. E’ anche possibile che Assad voglia concentrare la sua difesa attorno alla capitale e a tal fine ha fatto bombardare una vasta area attorno alla città per svuotarla.

VOCI DI FUGA - In questo clima, sono tornate a diffondersi le voci sul futuro del dittatore. Un emissario avrebbe compiuto una visita in Sud America alla ricerca di un paese disposto ad accogliere il raìs. Si è parlato del Venezuela e dell’Ecuador. Notizie non verificabili che possono avere un fondo di verità ma anche far parte della guerra psicologica contro il regime per dimostrare che non ha più speranza.

LE MOSSE AMERICANE - L’allarme sui gas è stato accompagnato da un’intensa attività militare da parte degli Usa. Una squadra navale guidata dalla portaerei Eisenhower si trova non lontano dal teatro siriano mentre caccia e droni sono dislocati a Incirlik, nel sud della Turchia. Nelle scorse settimane è stata anche segnalata la presenza di velivoli militari in numerose installazioni del Mediterraneo meridionale. Il Pentagono, in caso di emergenza, potrebbe lanciare una serie di raid contro i depositi delle armi chimiche, mettere fuori uso le piste delle basi siriane e impiegare unità speciali per assumere il controllo di siti ritenuti sensibili. Un’operazione che verrebbe condotta in coordinamento con gli alleati (Nato e paesi arabi) ma che può riservare non pochi rischi. Dall’altra parte sono crescenti le pressioni sulla comunità internazionale perché agisca per mettere fine al massacro in Siria. Nella guerra civile hanno perso la vita circa 40 mila persone e sono centinaia di migliaia i profughi sparsi tra Libano, Turchia e Giordania.

Guido Olimpio 6 dicembre 2012 | 4:05 www.corriere.it
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Se Mosca abbandona Damasco

Messaggioda franz il 15/12/2012, 10:15

di GERARDO MORINA - Se la diplomazia dimostra la sua utilità nel saper decifrare segnali all’apparenza insignificanti, sono due i messaggi relativi alla Siria che vengono attualmente sottoposti ad un’attenta lettura da parte delle Cancellerie internazionali. Il primo è legato ad una recente visita a sorpresa in Turchia del segretario alla Difesa USA Leon Panetta che ha autorizzato l’invio nel Paese alleato di due batterie di missili anti-missile Patriot da parte di Stati Uniti, Germania e Olanda nell’ambito di una decisione NATO. Previsto è anche l’invio sempre in Turchia di 400 militari americani che dovranno operare per la difesa del territorio da possibili attacchi provenienti dalla Siria. Le forze saranno operative a partire dal prossimo gennaio, ma l’ordine di Panetta va inserito in un’escalation del piano di Obama per una guerra preventiva che mira ad assumere il controllo dei depositi siriani dove sono custoditi i precursori chimici dalla cui miscela si crea il gas nervino Sarin. Il presidente ha dichiarato che «l’uso delle armi chimiche è la linea rossa che farà scattare la reazione americana». Qualora il Governo di Assad infrangesse ogni scrupolo di sicurezza, allora – ritiene il Pentagono – la comunità internazionale potrebbe far valere l’opportunità, se non l’obbligo, di intervenire militarmente.
La pressione del Dipartimento di Stato si esercita in particolare sulla Francia che ha ricevuto un documento dei servizi segreti di Washington in base a cui sarebbero stati individuati aerei siriani pronti a decollare con a bordo il micidiale gas nervino. Sennonché Parigi frena sull’intervento, ritenendo insufficiente quanto l’intelligence USA ha trasmesso, e chiede di attendere, ricordando l’errore compiuto dagli americani quando parlarono dell’esistenza di armi di distruzione di massa, mai trovate, in Iraq. Rimane tuttavia ferma l’intenzione americana di chiedere un’estesa collaborazione in caso di intervento preventivo. Tale richiesta sarà discussa la prossima settimana in Canada alla riunione di 13 Paesi che seguono da vicino la crisi siriana.

Più importante ancora è il secondo messaggio da decifrare in base a quanto emerso negli ultimi giorni. Giovedì scorso il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha ammesso all’agenzia Itar-Tass che Assad in Siria sta perdendo il controllo della situazione e che i ribelli potrebbero rovesciare il Governo. Ieri Mosca, attraverso il portavoce del suo Ministero degli esteri, si è affrettata a smentire quanto si sarebbe lasciato scappare Bogdanov, ribadendo che «mai abbiamo cambiato posizione sulla crisi siriana e mai lo faremo». La smentita non convince tuttavia gli osservatori, secondo i quali l’uscita di Bogdanov sarebbe il preludio ad una retromarcia dell’alleanza tra Damasco e Mosca che ha finora impedito l’adozione di qualsiasi decisione ONU a favore di un intervento militare in Siria. È infatti la prima volta che la Russia, fornitrice del 50% di armi acquistate da Damasco (il resto proviene da Cina, Corea del Nord e Iran) e custode di grossi interessi sia economici che strategici in Siria, riconosce la possibilità che l’alleato possa essere sconfitto nella guerra civile che ha fatto più di 40 mila morti. A confermare questo mutamento di posizione sono anche le notizie secondo cui la Russia si prepara ad evacuare dalla Siria migliaia di suoi concittadini, dovendosi parallelamente difendere dal pericolo che l’ambasciata a Damasco venga fatta oggetto di attacchi da parte dei ribelli che la considerano ormai una roccaforte nemica. Pare anche che Mosca stia interrompendo la consegna delle armi all’esercito di Assad, rendendo sempre più la vita difficile ai siriani, costretti a volare a Mosca evitando il divieto di sorvolo imposto da Turchia e Iraq se vogliono recuperare i loro carichi.

Non si interrompono nel frattempo gli sforzi diplomatici per tentare di risolvere la crisi siriana pacificamente. Si registrano infatti la riunione conclusasi ieri in sede UE, un incontro tra la segretaria di Stato USA Hillary Clinton e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, e infine un’incalzante mediazione tra Washington e Mosca portata avanti dall’inviato dell’ONU Lakhdar Brahimi. Ma finora non c’è accordo. Gli americani mirano a separare i gruppi di ribelli affidabili da quelli che non lo sono e hanno creato una «lista bianca» di insorti da aiutare. Dal canto suo, Mosca ha da poco rifiutato una nuova proposta USA che chiedeva di convincere Assad alle dimissioni. Il fatto è che l’amministrazione Putin, puntando sul Comitato siriano per il cambiamento democratico i cui portavoce sono stati ripetutamente ospitati a Mosca, tende ad imporre una sua soluzione: nessun intervento militare, nessun divieto di sorvolo al confine turco, ma una soluzione soft basata sul dialogo con Damasco. Soft ma anche libera, che nell’accezione russa significa senza la regia dell’Occidente.
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