Molto bello
L’AMACA del 07/07/2015 (Michele Serra)
C’è un piccolo Paese affacciato sul Mediterraneo che sta lottando per la sopravvivenza. È un Paese dignitoso ma povero, con un’economia fragile, fondata soprattutto sul turismo, e una democrazia giovane, nata dopo una lunga dittatura, della quale va molto orgoglioso. Vuole autodeterminare il proprio destino, non accetta che regole brutali, imposte dall’esterno, interferiscano nella vita quotidiana dei suoi cittadini. La bandiera nazionale, simbolo dell’autonomia politica del Paese e della sua libertà, sventola ovunque, molto più significativa di qualunque bandiera di partito.
I suoi governanti non accettano di piegarsi a un destino deciso altrove. Dalle sorti di quel Paese dipende molto, e forse moltissimo, del nostro futuro di europei e di uomini liberi. Quel Paese è la Tunisia. Il suo primo ministro, Caid Essebsi, ha proclamato tre giorni fa lo stato d’emergenza, per segnalare al mondo intero che la morsa del jihadismo minaccia di stritolarlo, stritolando la sola vera democrazia costituzionale di tutto il Maghreb e uno dei pochissimi Stati laici di tutto l’Islam. Ma l’Unione europea non ha tempo di occuparsene. I nostri fratelli tunisini sono soli di fronte al mostro. Vale il precedente algerino: negli anni Novanta circa centomila algerini, uomini donne bambini, morirono per mano jihadista. L’Europa aveva altro da fare.
Da La Repubblica del 07/07/2015.