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Il declino americano

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Il declino americano

Messaggioda flaviomob il 01/09/2011, 10:30

http://chomsky.info/articles/20110824.htm

American Decline: Causes and Consequences
Noam Chomsky

In the 2011 summer issue of the journal of the American Academy of Political Science, we read that it is "a common theme" that the United States, which "only a few years ago was hailed to stride the world as a colossus with unparalleled power and unmatched appeal -- is in decline, ominously facing the prospect of its final decay." It is indeed a common theme, widely believed, and with some reason. But an appraisal of US foreign policy and influence abroad and the strength of its domestic economy and political institutions at home suggests that a number of qualifications are in order. To begin with, the decline has in fact been proceeding since the high point of US power shortly after World War II, and the remarkable rhetoric of the several years of triumphalism in the 1990s was mostly self-delusion. Furthermore, the commonly drawn corollary -- that power will shift to China and India -- is highly dubious. They are poor countries with severe internal problems. The world is surely becoming more diverse, but despite America's decline, in the foreseeable future there is no competitor for global hegemonic power.
To review briefly some of the relevant history: During World War II, US planners recognized that the US would emerge from the war in a position of overwhelming power. It is quite clear from the documentary record that "President Roosevelt was aiming at United States hegemony in the postwar world," to quote the assessment of diplomatic historian Geoffrey Warner. Plans were developed to control what was called a Grand Area, a region encompassing the Western Hemisphere, the Far East, the former British empire -- including the crucial Middle East oil reserves -- and as much of Eurasia as possible, or at the very least its core industrial regions in Western Europe and the southern European states. The latter were regarded as essential for ensuring control of Middle East energy resources. Within these expansive domains, the US was to maintain "unquestioned power" with "military and economic supremacy," while ensuring the "limitation of any exercise of sovereignty" by states that might interfere with its global designs. The doctrines still prevail, though their reach has declined.
[...]


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Re: Il declino americano

Messaggioda franz il 03/09/2011, 10:05

La necessità dell'egemonia americana nel dopoguerra era ovviamente legata all'esigenza di contrastare su tutti i livelli il comunismo sovietico prima e poi anche cinese. Si sono creati quindi due fronti, uno occidentale e l'altro orientale, in cui nel primo emergeva l'egemonia americana (scientifica, economica, militare e anche culturale, se pensiamo al cinema, la musica, certi autori) e nell'altro quella ancora piu' forte (anche se poco sul piano culturale ed economico ma principalmente su quello militare) dell'URSS.

La dissoluzione dell'URSS e la crescente conversione della Cina alle libertà economiche occidentali di tipo liberale (mercato in primis) ha di fatto indebolito la necessità di una egemonia americana. L'europa stessa, incamerando nella sua nuova costruzione molti paesi dell'ex est eupoeo, ha creato un nuovo polo economico, pur ancora privo di una guida politica autorevole.

Tutto sommato il "declino americano" è una naturale conseguenza (solo apparentemente contraddittoria) della vittoria dell'occidente democratico sulle dittature totalitarie dedite alla pianificazione dell'economia. Il risultato è una graduale distribuzione delle ricchezze sul pianeta. Un fatto quindi positivo. Uno spostamento della ricchezza da ovest verso est.
Puo' essere interessante osservare questa animazione:
http://gecon.yale.edu/large-pixeled-contour-globe

Il mondo di oggi appare piu' multilaterale sotto tutti i punti di vista.
Anche vedendo come si sono spostati i capitali, l'anno della caduta del muro il 92% delle capitalizzazioni di borsa stava in USA (46%) ed nel resto del mondo occidentale (europa e giappone=46%) e solo l'8% stava nei paesi emergenti. Già 10 anni dopo la quota nei pesi emergenti è arrivata al 32% (quasi il 20% nel BRIC) e gli USA detengono solo il 28% della capitalizzazione borsistica mondiale mentre il resto del mondo occidentale è passato dal 46 al 41%.
A me non pare affatto un dato negativo.
Il declino USA e il relativo declino Europeo sono la naturale conseguenza della crescita vertiginosa degli altri.
Piuttosto se pero' è vero che gli USA in questi 20 anni hanno continuato a crescere a buoni ritmi (media del 4-5%) tranne ovviamente nei periodi di crisi e che questo è vero anche per le locomotive trainanti in Europa, il vero dramma è l'Italia, che crisi o non crisi non cresce da 20 anni.
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