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Iran: "Nucleare, sfida al mondo"

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Iran: "Nucleare, sfida al mondo"

Messaggioda franz il 25/09/2009, 16:21

Dal G20 di Pittsburgh dichiarazione congiunta di Obama, Sarkozy e Brown
"Accesso immediato per gli ispettori Onu all'impianto segreto di arricchimento dell'uranio"

Usa, Gb e Francia: monito all'Iran
"Violate le regole, nuove sanzioni"


PITTSBURGH - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, assieme ai leader di Gran Bretagna e Francia, prima della riunione dei leader del G20 a Pittsburgh, ha espresso una dura condanna contro l'Iran per aver avviato la costruzione segreta di un secondo impianto per l'arricchimento dell'uranio, fatto rivelato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea). La rivelazione di un nuovo impianto nucleare iraniano dimostra che Teheran continua a non rispettare i suoi obblighi internazionali, ha detto Obama parlando alla platea riunita a Pittsburgh. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha lanciato un monito all'Iran: "Bisogna mettere tutto sul tavolo adesso".

La rivelazione dell'Aiea. Il direttore generale della Aiea, Mohamed El Baradei, pochi giorni fa ha ricevuto una lettera dalle autorità iraniane che conteneva l'ammissione della costruzione in corso, finora tenuta segreta, di un secondo impianto di arricchimento. L'Iran afferma che l'impianto che sta costruendo porterà l'uranio a un livello di arricchimento utile solo per produrre energia per scopi civili, riferisce l'agenzia che vigila sull'energia atomica. L'Aiea da Vienna ha reso noto anche di aver chiesto a Teheran il permesso di compiere immediate ispezioni al secondo sito di arricchimento in costruzione per accertarne lo scopo esclusivamente civile, così come è stato dichiarato.

Dichiarazione congiunta al G20. In una dichiarazione congiunta Obama, Sarkozy e Brown chiedono l'accesso immediato degli ispettori internazionali al nuovo impianto nucleare iraniano che, secondo informazioni della Casa Bianca è ancora incompleto ma potrebbe contenere fino a tremila centrifughe. L'Iran, secondo le fonti americane, ha deciso di rivelare all'Aiea la esistenza del secondo impianto solo dopo essersi reso conto che l'intelligence dei Paesi occidentali era entrata in possesso di tale informazione.

Obama: "Dimostri le intenzioni pacifiche".
"La decisione di costruire un secondo impianto nucleare senza notificarlo all'Aiea è una sfida diretta al regime di non proliferazione" ha detto Obama, e conferma che l'Iran continua a non voler "rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite" che chiedono di sospendere i programmi di arricchimento dell'uranio. Teheran "ha diritto al nucleare pacifico, ma le dimensioni e la struttura dell'impianto non sono coerente con i fini pacifici" del programma che sta perseguendo, ha aggiunto il presidente americano che - affiancato dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dal premier britannico Gordon Brown - ha esortato ancora una volta l'Iran "a dimostrare con i fatti le sue intenzioni pacifiche". "Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno presentato alle autorità internazionali le prove che l'Iran ha nascosto per anni la costruzione di un sito per l'arricchimento dell'uranio nei pressi della località di Qum", ha spiegato Obama ribadendo che l'Iran "ha diritto a perseguire il nucleare civile, ma che la costruzione segreta di questi impianti costituisce una violazione delle norme internazionali".

Brown e Sarkozy: ipotesi sanzioni entro breve. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha chiesto nuove sanzioni contro l'Iran se non prenderà una decisione sul nucleare entro dicembre. Prendendo la parola subito dopo il presidente Usa, Sarkozy ha detto che "il tempo stringe e se non ci saranno cambiamenti profondi" nell'atteggiamento dell'Iran nuove "sanzioni dovranno essere decise" dalla comunità internazionale". Brown, che ha parlato dopo Sarkozy, ha detto che bisogna essere "pronti a nuove e più stringenti sanzioni" se Teheran non modificherà in profondità la propria posizione.

Italia si associa. L'Italia si associa alla dichiarazione dei leader di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, come precisa una nota di palazzo Chigi. "L'Italia è contraria a che l'Iran sviluppi un programma militare nucleare e auspica che Teheran faccia piena chiarezza sul suo programma nucleare" e si augura che nella prossima tornata di trattative, che inizierà il primo ottobre, "l'Iran inizi a dimostrare concretamente la sua disponibilità al negoziato sulla questione nucleare e su altri temi delicati di attualità internazionale".

Anche la Germania condivide il monito. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che non ha potuto essere presente alla dichiarazione dei colleghi di cui condivide i contenuti, ha detto di essere anch'essa preoccupata dalla nuove rivelazioni iraniane, e di voler sapere al più presto quale sarà l'atteggiamento in proposito di Russia e Cina, due paesi con diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

Risoluzione Onu contro proliferazione nucleare. Ieri, nel presiedere la seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite coincidente con l'annuale sessione ordinaria dell'Assemblea Generale, Obama aveva ottenuto l'approvazione all'unanimità di una risoluzione, presentata appunto dagli Stati Uniti, contro la proliferazione nucleare.

(25 settembre 2009)
www.repubblica.it


l'italia si associa alla condanna: «fare chiarezza»
Iran, esiste un secondo sito nucleare
Obama: violazione regole internazionali

Teheran ammette l'esistenza dell'impianto finora ignoto. Sarkozy e Brown: sanzioni più pesanti da dicembre

MILANO - L'Iran ha un secondo impianto per l'arricchimento dell'uranio. Teheran lo ha comunicato all'Agenzia internazionale per l'energia atomica con una lettera indirizzata al direttore generale Mohamed El Baradei. La Repubblica islamica ammette dunque l'esistenza di un sito finora sconosciuto, ma senza fornire l'indicazione della località e spiegando che porterà l'uranio a un livello di arricchimento utile solo per produrre energia per scopi civili.

OBAMA - Dura la reazione della comunità internazionale. Aprendo i lavori del G20 di Pittsburgh, il presidente americano Barack Obama ha detto che Teheran continua a non rispettare i suoi obblighi internazionali e ha chiesto all'Aiea di avviare immediatamente un'indagine, pur sottolineando che gli Stati Uniti restano disponibili ad avviare una trattativa con la Repubblica islamica: «Ci aspettiamo un’immediata investigazione sull’impianto atomico costruito segretamente da Teheran. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno presentato alle autorità internazionali le prove che l’Iran ha nascosto per anni la costruzione di un sito per l’arricchimento dell’uranio nei pressi della località di Qum. L’Iran ha diritto a perseguire il nucleare civile, ma che la costruzione segreta di questi impianti costituisce una violazione delle norme internazionali». Obama ha dunque chiesto al governo iraniano di consentire immediate ispezioni: «Per l’Iran è arrivato il momento di agire, la notizia di oggi sottolinea la continua mancanza di volontà di mantenere i propri impegni. Ha diritto ad avere un programma nucleare pacifico, ma il programma attuale eccede tali esigenze».

SANZIONI - Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha proposto di introdurre nuove e più aspre sanzioni contro l'Iran se non prenderà una decisione sul nucleare entro dicembre. Si è detto a favore di penalità più stringenti anche il premier britannico Gordon Brown. Entrambi hanno parlato di «sfida» alla comunità internazionale. L'Iran è «su una strada pericolosa», ha detto Sarkozy, sottolineando che ai colloqui di Ginevra, il prossimo ottobre, «tutti gli argomenti devono essere messi sul tavolo». Non dobbiamo permettere all'Iran «di prendere tempo», ha aggiunto il capo dell'Eliseo. Brown ha quindi esortato la comunità internazionale a «tracciare una linea» che l'Iran non possa oltrepassare. Per il leader britannico il livello d'inganno raggiunto dall'Iran è «scioccante» e il programma nucleare iraniano «è la più urgente sfida di proliferazione posta di fronte al mondo».

PALAZZO CHIGI - L'Italia si associa alla dichiarazione di condanna dei tre leader, come spiega un comunicato di Palazzo Chigi: «La dichiarazione è stata fatta da questi tre Paesi in quanto gli unici che dispongono di apparati e informazioni di intelligence sulla questione. L'Italia è contraria a che l'Iran sviluppi un programma militare nucleare e auspica che Teheran faccia piena chiarezza sul suo programma nucleare, come richiesto dall'Agenzia internazionale dell'energia atomica e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il governo italiano si augura che la prossima tornata di trattative, che inizierà il 1° ottobre, faccia chiarezza anche su questo punto». Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha espresso preoccupazione, chiedendo quale sarà l'atteggiamento in proposito di Russia e Cina.

APPELLO AL G20 - Da anni i servizi di intelligence statunitensi stavano cercando di localizzare il sito e l'Iran ha deciso di rivelarne l'esistenza solo dopo aver compreso che i Paesi occidentali hanno scoperto l'attività clandestina. Secondo la Casa Bianca a struttura è ancora incompleta ma potrebbe contenere fino a tremila centrifughe e si trova a 150 chilometri dalla capitale. L'altro impianto iraniano, già conosciuto, è quello di Natanz, posto sotto il controllo quotidiano dell'Aiea. Teheran è già stata sanzionata dalla comunità internazionale per non aver sospeso l'arricchimento e per non voler chiarire gli obiettivi dell'attività nucleare. Teheran continua a ribadire che il programma nucleare ha fini civili e non militari, ma gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali avanzano dubbi sulle reali intenzioni della Repubblica islamica.

COLLOQUI A GINEVRA - Il 1° ottobre riprenderanno a Ginevra i colloqui sul dossier nucleare iraniano tra Teheran e i Paesi del gruppo del 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania). Obama ha detto chiaramente che se non ci saranno progressi verranno adottate nuove sanzioni più dure. Anche la Russia ha mostrato un atteggiamento fermo, mentre i Paesi del G8 si dicono disponibili a portare avanti i colloqui fino alla fine dell’anno, in attesa di una risposta costruttiva da parte di Teheran. In caso contrario sarà probabilmente inevitabile un inasprimento delle sanzioni.

25 settembre 2009
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Re: Iran: "Nucleare, sfida al mondo"

Messaggioda pagheca il 25/09/2009, 16:37

non capisco:

«Ci aspettiamo un’immediata investigazione sull’impianto atomico costruito segretamente da Teheran. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno presentato alle autorità internazionali le prove che l’Iran ha nascosto per anni la costruzione di un sito per l’arricchimento dell’uranio nei pressi della località di Qum.


ma se tutto parte dalla dichiarazione fatta dall'Iran, cosa c'e' nella dichiarazione presentata da questi tre paesi? Cose diverse dal sito dichiarato all'AIEA dalle autorita' iraniane?

pagheca
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Re: Iran: "Nucleare, sfida al mondo"

Messaggioda franz il 25/09/2009, 18:32

pagheca ha scritto:non capisco:

«Ci aspettiamo un’immediata investigazione sull’impianto atomico costruito segretamente da Teheran. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno presentato alle autorità internazionali le prove che l’Iran ha nascosto per anni la costruzione di un sito per l’arricchimento dell’uranio nei pressi della località di Qum.


ma se tutto parte dalla dichiarazione fatta dall'Iran, cosa c'e' nella dichiarazione presentata da questi tre paesi? Cose diverse dal sito dichiarato all'AIEA dalle autorita' iraniane?

pagheca

Esiste solo un annuncio, una lettera, mandata all'AIEA.
Non mi pare di capire, dalla lettura, che ci sono documenti diversi.
Franz
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Re: Iran: "Nucleare, sfida al mondo"

Messaggioda franz il 26/09/2009, 16:38

Retroscena
Il «progetto bomba»
e le microspie che lo hanno svelato

Dietro l’installazione di Qom

WASHINGTON - Si chiamano Pro­getto 110 e 111. A coordinarli per mol­ti mesi Mohsen Fakrizadeh, lo scienzia­to iraniano al quale il governo ha affi­dato il compito di sviluppare il dise­gno per una testata atomica da installa­re su un missile. Questa ricerca — defi­nita «pura fantasia» dai mullah — si è sommata a quelle in corso nell’impian­to di Natanz (conosciuto dall’Aiea) e in quello (segreto) di Qom, un centro ricerche che è stato costruito sul crina­le di una montagna, vicino alla città santuario. Per gli esperti americani ha le caratteristiche per «un uso militare» e sarebbe in grado di produrre uranio arricchito sufficiente alla messa a pun­to di uno o due ordigni.

È possibile che l’intelligence lo ab­bia scoperto grazie a una sofisticata operazione alla quale hanno partecipa­to, nel corso di questi ultimi anni, agenti tedeschi, americani e israeliani. L’Iran per realizzare le centrifughe ne­cessarie all’arricchimento ha dovuto acquistare il materiale all’estero. Ed è caduto in una trappola. Gli 007 occi­dentali hanno interpretato il ruolo di venditori di tecnologia creando socie­tà di facciata. Oppure hanno piazzato microspie e virus nei macchinari e sof­tware acquisiti dai mullah. Almeno in un caso il «prodotto» è stato dirottato a un laboratorio americano e poi invia­to a Teheran. Fonti dell’opposizione iraniana hanno contribuito all’inchie­sta segnalando la presenza di un paio di siti interessanti, compreso quello per lo sviluppo di detonatori per un or­digno atomico.

Mettendo insieme dati di provenien­za diversa è emerso un mosaico che si è prestato a interpretazioni non univo­che. L’accusa di Barack Obama è giun­ta, infatti, dopo un serrato confronto con Israele. Per mesi gli americani han­no sostenuto che il programma irania­no si era fermato nel 2003 ed era poi ripreso recentemente ma con grande lentezza. Gerusalemme ribatteva: no, hanno riattivato il piano nel 2005 in se­guito a un ordine della Guida Supre­ma Khamenei e vanno avanti. Replica di Washington: vogliamo prove con­crete. Il dibattito si è sviluppato attor­no al cosiddetto «punto di frattura», ossia la doppia capacità di acquisire ab­bastanza uranio arricchito e di comple­tare un’arma. Per tutto il 2008 il Mos­sad ha sostenuto che gli iraniani non erano poi così lontani dalla meta. «Spe­cie se hanno lavorato con un program­ma segreto», aggiungevano. Più pru­denti gli Stati Uniti, scottati dal caso iracheno e attenti ai dossier prefabbri­cati. Durante l’estate le analisi dei due alleati, pur con differenze, si sono riav­vicinate. Washington ha riconosciuto che Teheran era più vicina alla Bomba, anche se aveva rallentato. Più pessimi­stica un’analisi apparsa sul quotidiano britannico Times : possono averla nel­l’arco di uno o due anni.

Resta un interrogativo. Obama ha spiegato che gli Usa conoscevano «da anni» l’impianto e sono stati costretti a renderlo pubblico perché Teheran si era accorta della falla nel sistema di si­curezza. Come hanno fatto gli iraniani a saperlo? Una fuga di notizie nei con­tatti diplomatici. Il colpo di un servi­zio segreto (russo?). La piroetta di un agente doppio, al lavoro sia per la Cia che per gli ayatollah.

Guido Olimpio
26 settembre 2009
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La venticinquesima ora

Messaggioda franz il 26/09/2009, 16:41

Gli avvenimenti delle ultime ore aprono una fa­se decisiva, che potrebbe anche essere l'ul­tima, nel braccio di ferro tra le ambizioni nucleari iraniane e i dubbi interna­zionali sulla loro natura pa­cifica. Avendo acquisito la certezza che l' intelligence occidentale aveva ormai scoperto l'esistenza di un secondo sito destinato al­l’arricchimento dell'uranio oltre a quello di Natanz, Teheran ha tentato di met­tere le mani avanti autode­nunciandosi alla venticin­quesima ora. Ma un simile stratagemma non poteva impedire e non ha impedi­to ai Grandi riuniti a Pitt­sburgh di chiamare energi­camente l'Iran a rendere conto del suo segreto svela­to: Teheran è stata avverti­ta che quello in stazione è l'ultimo treno, pronto a tra­dursi in più dure sanzioni se non saranno davvero aperte le porte alle ispezio­ni dell'Agenzia atomica.

Nelle parole di Obama, di Sarkozy e di Brown, cui l'Italia si è associata, è faci­le cogliere un sapore di ul­timatum. E il fatto che a vo­lere questa fermezza sia stato il presidente Usa, lo stesso che si era attirato molte critiche per aver «te­so la mano» all'Iran, non fa che sottolineare come sta­volta una linea rossa sia stata, se non ancora supe­rata, almeno raggiunta.
Gli iraniani ricordano spesso che sviluppare l'energia nucleare a scopi pacifici è un loro diritto. Vero. Ma se non esiste an­cora la prova della volontà di Teheran di dotarsi del­l’arma atomica, esiste più che mai da oggi la prova che l'Iran ha nascosto al­l’Aiea una parte dei suoi programmi nucleari. E non stupisce allora che la sicurezza di Israele sia parte integrante del pro­blema, senza nemmeno che si renda necessario evocare la memoria e la storia. Basta Ahmadinejad. Bastano le minacce del pre­sidente iraniano, le sue ne­gazioni dell'Olocausto, le sue provocazioni sul trasfe­rimento dello Stato ebrai­co in Alaska o nella colpe­vole Europa. Se anche qual­cuno avesse voluto accetta­re di buon grado le esigen­ze di sicurezza dell'Iran, og­gettivamente circondato da forze ostili o potenzial­mente ostili, l'aggressività ostentata da Ahmadinejad sarebbe riuscita a impedir­glielo. E ora, dopo una rie­lezione che ha spaccato la società ma anche il potere, il presidente iraniano po­trà ancor meno di prima mostrarsi arrendevole.

Sarà dunque difficile evi­tare lo scontro
, ma nessu­no, a Pittsburgh, ha ancora ritirato la «mano tesa». Tra cinque giorni ci sarà a Gi­nevra un incontro negozia­le, gli occidentali hanno preso tempo fino a dicem­bre, e tutti sanno che non sarà agevole concordare le super sanzioni in caso di necessità. Benché la Rus­sia sia ora più disponibile (forse grazie alla cancella­zione dello scudo anti bali­stico Usa?), e la Cina inviti fermamente l'Iran a coope­rare con l'Aiea mentre con l'altra mano gli vende quel­la benzina che dovrebbe es­sere oggetto di embargo.

Colti con le mani nella marmellata atomica, Ah­madinejad e Khamenei ve­dono restringersi il loro spazio di manovra. Anche perché Obama ha fatto chiaramente capire, ieri, che basta un attimo per passare dalla mano tesa al pugno.

Franco Venturini
26 settembre 2009
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