Il premier israeliano si dice pronto ad avviare incontri in qualsiasi momento
L'Anp critica i passaggi del suo discorso su Gerusalemme e sui profughi
Netanyahu ai palestinesi: "Negoziati subito"
Apertura sui due Stati ma a certe condizioni
TEL AVIV - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha invitato i palestinesi a riprendere subito le trattative di pace, senza condizioni pregiudiziali, e si è detto pronto a incontrare i leader arabi in qualsiasi momento. In un discorso pronunciato all'università Barr-llan di Tel Aviv, il leader del Likud ha anche aperto all'idea dei due Stati ma ha posto una serie di paletti: i palestinesi devono riconoscere Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, il futuro Stato palestinese dovrà essere demilitarizzato, il problema dei profughi dovrà essere risolto al di fuori dei confini israeliani perché "il loro ritorno è contro il principio di Israele in quanto Stato ebraico" e Gerusalemme dovrà rimanere capitale indivisibile dello Stato ebraico. Negativa la prima reazione dell'Autorità nazionale palestinese: il portavoce del presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) ha accusato Netanyahu di "sabotare" il processo di pace quando esclude di fatto dal negoziato lo status di Gerusalemme e il ritorno dei dei profughi palestinesi cacciati nel 1948.
Netanyahu ha assicurato che il suo governo si sente comunque vincolato agli accordi sottoscritti in passato. "Non c'è un solo israeliano che vuole la guerra", ha affermato dicendosi poi d'accordo con "l'idea della pace regionale avanzata dal presidente Barack Obama".
"Non possiamo accettare uno stato palestinese armato... un Hamastan - ha proseguito il premier israeliano - Siamo disposti ad accettare uno stato palestinese smilitarizzato, accanto ad uno stato ebraico" riconosciuto dai palestinesi. Netanyahu ha quindi spiegato che nella sua visione "ogni Stato (l'israeliano e il palestinese) avrà la sua bandiera, il proprio inno" ma "il territorio palestinese sarà senza armi, senza controllo dello spazio aereo, e non potrà fare entrare armi".
Israele si attende anche che l'Anp riporti l'ordine nella Striscia di Gaza, da tre anni sotto esclusivo controllo di Hamas: "Non siamo disposti a sedere a un tavolo con terroristi che vogliono distruggerci", ha detto il primo ministro riferendosi ad Hamas.
Alle colonie ebraiche Netanyahu ha fatto solo un breve riferimento, malgrado i ripetuti appelli giunti dagli Stati Uniti per un preciso impegno al loro congelamento. "La questione territoriale - ha detto - sarà discussa negli accordi definitivi. Fino ad allora non aggiungeremo nuovi insediamenti". Riferendosi ai coloni, ha sottolineato che essi sono "fratelli e sorelle" con i quali è necessario raggiungere una concordia nazionale. All'interno delle colonie già esistenti la vita continuerà regolarmente, ha assicurato Netanyahu, escludendo così di fatto il loro congelamento.
(14 giugno 2009)
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