Santo Padre, ho letto con attenzione quello che è stato riportato di quanto detto in questi giorni. Oltre ad altri spunti di riflessione, quello che mi ha più colpito è stato il fatto che le sue parole sono indirizzate ai credenti.
E gli atei o gli agnostici? Dalle sue parole non se ne evince l'esistenza.
Io rispetto chi è credente (cristiano, ebreo, islamico, musulmano, buddista, induista..., non m'interessa). Ma se ci fosse rispetto anche per chi non lo è?
Non ho mai rubato (tranne una volta da ragazzino delle monete nella tasca di mio padre, e lo confessai); eppure molti cattolici l'hanno fatto.
Non ho mai ucciso; eppure molti cattolici l'hanno fatto.
Non ho mai bestemmiato, per rispetto in chi crede; eppure molti cattolici lo fanno.
I cattolici credono in tanti comandamenti e peccati, ma anche nella confessione assolutoria.
Io credo in un unico comandamento: non fare ad altri quello che non vuoi fosse fatto a te.
Vi sono valori, ma più che altro regole di convivenza nate dall'istinto primordiale di sopravvivenza, consolidati nei millenni tra gli uomini, già prima dell'avvento delle religioni e delle successive sovrastrutture culturali.
Forse basterebbe riscoprire ed attuare quelli perché convivano in modo più pacifico i condòmini, i connazionali, i popoli della terra. E' riduttivo? Non lo so, ma ci credo.
E, buttandola in politica, chissà che questo recupero non possa far superare i contrasti nel Pd, per chi ancora ci crede, tra quelle che c'è chi definisce le sue due anime, laica e cattolica.
cardif