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Obama, nuova era con Cuba

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Obama, nuova era con Cuba

Messaggioda franz il 19/04/2009, 11:26

E Chávez: «Voglio esserle amico»
Il leader venezuelano regala un libro al presidente americano

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

WASHINGTON — Quando gli storici ricercheranno i momenti simbolici del cambio di stagione, che nella primavera 2009 cominciò a riscrivere i rapporti degli Usa con l'ex «cortile di casa» latino-americano, più che alle parole di Raúl Castro sulla disponibilità a discutere «di tutto» su Cuba con Washington, forse guarderanno al gesto di un libro, regalato da Hugo Chávez e accettato da Barack Obama. E in fondo ha poca importanza, che fosse un saggio di Eduardo Galeano su 5 secoli di invasiva interferenza politica ed economica in Sud America, da parte prima delle nazioni europee e poi degli Stati Uniti. Come ha raccontato poco dopo, Obama pensava si trattasse di un libro di Chávez: «Volevo dargliene in cambio uno dei miei».

Decisiva è stata soprattutto l'iconografia. Quella che ha visto un populista incendiario, lo stesso che aveva definito George W. Bush «il diavolo», attraversare la sala del summit delle Americhe per fare un omaggio, sia pure dal sapore provocatorio, al nuovo presidente americano. «Voglio esserle amico», è stata la frase che il leader venezuelano avrebbe detto a Obama, non smentita dalla Casa Bianca. «È stato un buon momento, ci siamo stretti la mano come due gentiluomini. Penso che il presidente Obama sia un uomo intelligente, diverso dal predecessore», ha poi commentato Chávez, ultimo in ordine di tempo a subirne il fascino. Cosa significhi ciò in termini pratici è presto per dirlo e incauto anticipare. Lo stesso Obama, quando i giornalisti lo hanno pressato su un possibile bilaterale con Chávez, ha cambiato discorso: «Stiamo facendo progressi al summit». Che è poi il vero punto dell'esercizio diplomatico della Casa Bianca. Annunciando un «nuovo inizio» nei rapporti con Cuba, accettando le attenzioni di Chávez e soprattutto offrendo ai Paesi del Continente fratello «cooperazione su basi paritarie», Barack Obama tende la mano all'America Latina, di cui ha bisogno e che vuole al suo fianco nelle sfide globali, dall'energia ai cambiamenti climatici. «A volte ci siamo disimpegnati, a volte abbiamo cercato di imporre la nostra volontà, ma da oggi non c'è più un partner maggiore e uno minore nei nostri rapporti», ha detto in uno dei passaggi più applauditi del suo discorso. Obama si è concesso perfino una battuta ironica nei confronti del presidente del Nicaragua Daniel Ortega, l'ex nemesi di Ronald Reagan che tentò per anni di farlo cadere, il leader sandinista cacciato nel 1990 ma tornato al potere tre anni fa.

Dopo essere andato a stringere la mano di Obama al suo arrivo, Ortega aveva svolto un intervento di fuoco, denunciando l'imperialismo Usa come causa principale delle rovine dell'emisfero sudamericano e citando perfino l'invasione della Baia dei Porci a Cuba, nel 1961. Ma aveva avuto il buon gusto di aggiungere, che al nuovo presidente non poteva essere addebitata alcuna responsabilità. Così, quando è toccato a lui parlare, Obama non ha perso l'occasione: «Sono grato al presidente Ortega di non avermi accusato di cose successe quando avevo 3 mesi». È stata l'apertura a Cuba, ovviamente, a dominare la prima parte dei colloqui. Con la maggioranza dei Paesi dell'Oas che hanno spinto su Obama per la fine dell'embargo economico americano contro l'isola. Un tema sul quale il presidente si è però mostrato molto cauto: secondo la Casa Bianca, la «nuova direzione» nei rapporti implica in primo luogo dimostrazioni concrete da parte del regime castrista, come il rilascio dei prigionieri politici. Eppure l'impressione è che il problema di Cuba sia per gli Stati Uniti solo un residuo del passato. Come scrive nell'edizione odierna il New York Times, i «Castro non sono più una minaccia, esportano dottori e non rivoluzione». E i gesti d'apertura di Obama verso l'isola sembrano mirare al più vasto pubblico dei Paesi sudamericani, in nome delle vere priorità strategiche degli Usa.

Paolo Valentino
19 aprile 2009
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Re: Obama, nuova era con Cuba

Messaggioda cardif il 19/04/2009, 17:44

Obama è un grande!
E non perché presidente degli USA, ma per quel che vuol fare e che ha cominciato a fare. Spero che viva e governi a lungo!
C'è molto antiamericanismo nel mondo, e forse ne sono affetto anch'io; forse lui è la cura giusta.

salve, cardif
Ma mo' mi so' capito bene?
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