pianogrande ha scritto:Caro Franz
E' vero anche quello che dici tu.
Tre anni di carcere contro una morte certa e terribile sono, comunque, un progresso.
L'unica cosa che mi viene da aggiungere è che quel dittatore gli americani lo hanno combattuto quando non gli serviva più ma , prima, lo hanno appoggiato.
Lo hanno appoggiato tutti, lo sappiamo. Saddam aveva armamento sovietico (Mig, Skudd, i Tank della serie T-xx) perché apparteneva all'area di influenza sovietica, ma aveva anche i Mirage e molto armamento francese ed americano, oltre alla collaborazione della germania (perché dopo il crollo del muro era diventata esperta nella mutenzione adattativa dei catorci militari della Ex-URSS).
Come sai i dittatori peggiori tra quelli schierati con Mosca sono stati quelli che riuscivano ad essere aiutati anche dagli occidentali. Tenevano i piedi in due scarpe e prendevano soldi ed aiuti da entrambi.
Non c'è solo il caso di Saddam ma anche quello di Cheausescu e della Jugoslavia di Tito.
In quei casi il crollo del regime è costato sangue in guerre civili e sommosse popolari.
Invece nelle dittature mai aiutate dall'occidente (come la germania Est) il crollo è stato relativamente indolore, senza spargimento di sangue e con una transizione meno burrascosa verso la libertà.
Ma il problema non sta nel confronto tra i tre anni inflitti e la pena certa di morte di allora.
Il problema sta nel fatto che l'atto sia stato fatto e possibile.
Un giornalista irakeno ai tempi di saddam non lo avrebbe fatto e nemmeno ci avrebbe tentato.
Probabilmente se non fosse stato un fedele servitore del partito di Saddam, non sarebbe nemeno stato invitato all'evento.
Non ci sarebbe nemmeno stata una conferenza stampa, alla fine della visita del Breznev di turno.
Oggi in Irak, secondo reporters senza frontiere, c'è piu' libertà di stampa che in Cina, a Cuba, in Vietnam.
Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)