L'Ulivo è forte, resistente, ben radicato nella sua terra.
È l'albero di un'Europa mediterranea, che conosce il mare e la montagna, la pianura, i laghi e le colline. Ama il sole e... resiste all'inverno. (Romano Prodi - 6 marzo 1995)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. ) “Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Così anche loro avranno due leader. E questo permette di raddoppiare le opposizioni e le fronde interne. In pratica stanno sicuramente cercando nuovo personale per non sovrapporre i ruoli. Un leader che guidi anche le (le) opposizioni sarebbe troppo poco convincente e tra l’altro dovrebbe metter giù una tabella con gli orari.
Regionali, no di Leu a Gori in Lombardia: "Corriamo da soli". Ma nel Lazio si cerca ancora intesa con il PdRegionali, no di Leu a Gori in Lombardia: "Corriamo da soli". Ma nel Lazio si cerca ancora intesa con il Pd Onorio Rosati (ansa) Il partito di Grasso annuncia che alla presidenza della Regione presenterà Onorio Rosati e per la Pisana si valuta la possibilità di un sostegno a Nicola Zingaretti
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Straordinario come la Repubblica, dopo aver dato addosso a Renzi ed al Pd per un paio d'anni, si sgoli oggi a difesa dell'unità del centrosinistra dalle sconsiderate posizioni della sinistra a sinistra del PD! Davvero degli sconsiderati anche questi coccodrilli di Repubblica...
La liturgia della sconfitta 12 GENNAIO 2018 DI CLAUDIO TITO
La malattia endemica che affligge da anni il centrosinistra ha sparso di nuovo il suo virus. I sintomi incontrollabili della litigiosità hanno dispiegato pervasivamente i loro effetti. Nella regione più popolosa del Paese, la Lombardia, i partiti che si autodefiniscono progressisti riescono a presentarsi separatamente alle elezioni. Nonostante il regalo inaspettato che Berlusconi e Maroni avevano depositato sotto l'albero di Natale: il ritiro dell'attuale governatore leghista dalla competizione. E nel Lazio, la coalizione che ha sin qui sostenuto Nicola Zingaretti, sembra scricchiolare davanti alle pulsioni della base di Liberi e Uguali.
I vertici di Pd e Leu sembrano consegnarsi alla sconfitta come dei volenterosi martiri. In questi mesi il sacrificio a favore della destra è stato una costante. Renzi non ha mosso un dito per tentare di recuperare il dialogo con gli ex scissionisti. Ha delegato la trattativa ad altri contando sui pregiudizi altrui ma rinunciando a esercitare doverosamente la sua leadership.
Grasso e Bersani poi hanno rimesso nelle mani della base e degli organi locali del loro partito il compito di decidere se giocare l'ultima carta per invertire i fattori di questa campagna elettorale. Ma una classe dirigente ha il dovere di assumersi la responsabilità delle scelte. Non basta dire che i delegati provinciali non accettano l'alleanza con i Dem o con Gori. Chi guida un partito ha l'obbligo di indicare un orizzonte e di persuadere i militanti o gli organi locali della sua bontà. La democrazia non è semplicemente sottoporsi al voto. Un leader deve sostenere una tesi e difenderla, in primo luogo dinanzi ai suoi sostenitori. Altrimenti il passo dalla politica seria alla demagogia diventa brevissimo. È facile prendere semplicemente atto delle decisioni prese nel migliore dei casi dagli iscritti e nel peggiore dai cacicchi regionali. Questa è una rinuncia alla Politica con la P maiuscola. Scompare ogni differenza con la sedicente democrazia grillina dei click o con il populismo berlusconiano. La sinistra non può lavarsi le mani e accettare una liturgia decidente basata sulle pulsioni locali.
Ci sono delle occasioni che reclamano un impegno superiore. In cui il valore di una opzione non è semplicemente stretto in confini geografici angusti. La Lombardia e il Lazio rappresentano il pezzo più importante del Paese. Affidarlo ai rancori della scissione anziché alla ragione della politica spiega bene lo stato di salute del centrosinistra. Preferire la vittoria certa di un leghista di Varese o ignorare l'idea che il centrodestra potrebbe candidare un ex missino o un ex sottosegretario che ha subito qualche inchiesta giudiziaria, non può essere semplicemente giustificato con le intemperanze di qualche minipotentato o con la rassegnazione di chi si ostina a ripetere "tanto vogliono solo farmi perdere".
Romano Prodi e Walter Veltroni hanno ricordato ai rappresentanti di questo centrosinistra che non si può vincere divisi. Le ultime vittorie del fronte progressista risalgono proprio al periodo in cui loro guidavano una coalizione. Ma evidentemente adesso l'aspettativa del successo nelle urne è scomparsa dai radar della sinistra. Sul monitor appare soltanto la prospettiva di un regolamento dei conti. Nella speranza che questa legge elettorale blocchi il sistema in una specie di pareggio. Senza accorgersi che in questo clima solo le destre hanno la possibilità di vincere.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
Mi sembra di sentire un po' di odore di aria rifritta anche qui. Calma e gesso. Intanto mi si dovrebbe spiegare perché una parte avrebbe "il dovere" di dialogare con un'altra parte che definisce la prima "coglionazzi" (qui) "idioti" (facebook) o che viene apostrofata con un "fuori fuori" (di memoria staliniana) alla Leopolda.
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Poi, quando il fuori fuori si materializza davvero, mentre il PD tocca i minimi storici e in alcuni comuni del Mezzogiorno tocca percentuali ad una sola cifra (o non si presenta affatto), mentre alcuni elettori PD sono così disperati in Sicilia da ritenere di indirizzare il "voto utile" contro Berlusconi a favore dei Cinque Stelle, improvvisamente fioccano gli appelli alla "responsabilità".
Ora, stracciarsi le vesti per le regionali è un po' infantile perché sappiamo (o dovremmo sapere) che il sistema elettorale prevede già la possibilità di indicare un "voto utile" alla presidenza disgiunto dalla lista partitica che si desidera sostenere: quindi al di là delle indicazioni di questo o quello sarà l'elettore a decidere se votare un Gori o uno Zingaretti indipendentemente dalla propria minuta collocazione partitica.
Va quindi considerato come il PD nazionale abbia masochisticamente e forse un po' patologicamente portato avanti, con tanto di voto di fiducia senza precedenti, una legge elettorale che porta il massimo svantaggio, stando ai sondaggi, proprio al PD e regala un centinaio di seggi a un centrodestra diviso su tutto tranne che sulla disponibilità ad ottenere, tramite una fittizia e colorita "coalizione", più poltrone possibili nella cosiddetta quota maggioritaria.
Ora il PD, dopo aver partorito questi autentici capolavori (questi davvero pensati... da "granelli") e dopo aver governato per 5 anni a debito (al contrario di quanto fece il compianto Ulivo prodiano), chiede anzi pretende il "voto utile".
Restiamo alle regionali: chi ha deciso di candidare, p.e. Gori? Il PD ha aperto delle consultazioni con gli altri partiti che potevano entrare in coalizione? No, non ha tenuto nemmeno le primarie perché non erano emersi altri candidati. Tuttavia se si vuole trattare con un'altra forza politica l'appoggio a un candidato, non si parte imponendo un nome e dicendo: "questo è il nostro candidato, dovete votarlo", si cerca un compromesso. Ciò a prescindere dal giudizio sulla persona, che potrebbe essere degnissima (e che io sosterrò, dato che il sistema elettorale permette, comunque, il "voto utile" liberamente espresso dal cittadino). D'altra parte anche LEU va criticata sia per come ha non-scelto il suo "leader", imposto dall'alto, sia perché non vi sono precedenti di una seconda carica dello stato che al termine del mandato rivesta una posizione "parziale" e partitica così netta, sia perché comunque a Bergamo appoggia Gori come sindaco e quindi dovrebbe ritenerlo candidato stimabile e sostenibile anche per cariche maggiori, a rigor di logica. Ovviamente non è solo il caso lombardo, ma ve ne sono molti altri.
Insomma, non si capisce se qui si stia giocando a "Scemo più scemo" o a "Lui è peggio di me", ma la tentazione di non votare a questo giro è sempre più forte.
"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine". (Stephen Hawking)
Credo che la maggioranza degli italiani (anime belle, idioti e coglionazzi compresi) meritino ampiamente un nuovo Governo di centrodestra. Punto.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.