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Ma andate affanc......!

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Ma andate affanc......!

Messaggioda ranvit il 16/02/2017, 16:26

Mi fanno ridere ma anche tenerezza quelli come Barca: come se fossimo a 30/40 anni fa e soprattutto come se non sapessimo tutti che il vero obiettivo di chi invoca tempi lunghi per decidere "chi siamo" e "dove vogliamo andare" non fosse semplicemente ostacolare sempre e comunque Renzi visto come "nemico"....alla faccia del momento terribile a livello internazionale, all'economia del Paese che stenta a riprendersi....a loro interessa solo cacciare REnzi, l'usurpatore della loro "casa", che ho osato porsi come guida della nuova sinistra riformista, moderna, democratica, liberale!

Nel merito si assegnano il diritto di decidere cosa dovrà essere il Partito, come se gli elettori non fossero stanchi e stufi di stare a sentire quando pontificano con belle parole ma assolutamente prive di un seguito concreto. Nei fatti hanno contribuito fortemente a sfasciare l'Italia perchè presi come sono dalle loro fumisterie e giaculatorie non hanno mai provveduto a modernizzare il Paese ; rendendolo se possibile piu' "italietta" di prima. Il mondo viaggia a velocità spedita ma loro ancora cincischiano su chi siamo e cosa vogliamo fare! Ma andate affanculo!




Fabrizio Barca
D'accordo con Orlando, prima il programma
Pubblicato: 16/02/2017 13:32 CET Aggiornato: 1 ora fa


Suoni e lampi che vengono dal Pd post-referendario sono respingenti. Anzi no. Il loro crescendo attrae una curiosità morbosa: assistere in diretta ai conflitti-congiure di palazzo di una Signoria rinascimentale in decadenza. Accuse di occuparsi del potere interno, anziché della minaccia esterna di un nemico autoritario - un trucco antico quanto il mondo per svilire l'avversario.

Rottura di relazioni umane consolidate. Timore di essere pugnalati dai "fratelli". Tattica. Appelli alle armi. Colpi di scena. Eppure, in queste ore parossistiche, dietro il velo c'è sostanza. E noi cittadini di sinistra, iscritti o meno al Pd, potremmo addirittura fare qualche differenza. Se ce ne occupassimo. Vediamo come. I temi di interesse generale sono due.

L'assoluta dis-organizzazione del Pd, che blocca la formazione di idee e la selezione di classe dirigente - il terreno, quest'ultimo, dove (nonostante molti negativi esiti) regge la sfida del Movimento 5 Stelle. E prima ancora, la visione di un possibile futuro di avanzamento sociale del paese - quella "capacità di dire all'Italia dove si andava e sulla base di quali sistemi di valori" che, per usare le parole misurate di Walter Veltroni, Renzi non ha saputo costruire, nel proporsi una scossa del paese.

Sul bisogno di una visione, l'ultima Direzione del Pd ha dato un segnale forte e interessante. Tutti hanno convenuto che va costruita una strategia che dia una risposta, diversa dall'intolleranza e dall'autoritarismo, alle minacce economiche e identitarie ("Quali valori e norme ci uniscono"? "C'è un'autorità capace e rispettabile?") avvertite da tutte le fasce della popolazione non baciate dalla globalizzazione.

I quattro Presidenti di Regione intervenuti nel confronto (De Luca, Emiliano, Rossi e Serracchiani) e molti altri hanno posto con forza questioni concrete a cui i cittadini chiedono di rispondere. Non si tratta di scrivere programmi che assemblino proposte preparate da esperti, ma di interpretare lo stallo del paese, immaginare un futuro possibile e le alleanze sociali che possono realizzarlo. Ma come fare tutto ciò?

Torniamo così all'organizzazione. Qui sta la frattura. Renzi, con molti altri, non ha mai creduto che il "partito" serva a costruire una strategia (lo ha ricordato Lucia Annunziata). Bene, supponiamo per un momento che abbia ragione. Peccato che non abbia messo in campo un metodo alternativo che funzioni.

Generosi e talvolta entusiasmanti incontri, tavoli, seminari non servono se non sono momenti di un processo permanente e concludente di elaborazione collettiva. Tantomeno serve un Congresso se esso è statutariamente concepito, come nel Pd, come "strumento di legittimazione del leader" (Orlando, in Direzione).

Nessuno degli ultimi Congressi ha prodotto né una visione del paese, né una strategia. Eppure è al combinato disposto di questi due strumenti che Renzi torna ad affidarsi, come se nulla fosse successo. Un "congresso [vissuto] non come scontro sulle poltrone, ma come confronto di idee", scrive nel suo blog. Quando invece tutti sanno perfettamente che lo scopo (peraltro legittimo) del Congresso - qualunque ne siano i tempi - è di contare nella formazione delle liste elettorali.

Quanto poco peseranno le "idee", Renzi ne ha dato paradossalmente prova nelle stesse conclusioni della Direzione, con un atto raggelante: non deviare per un istante dal disegno tattico precucinato e ignorare completamente i contenuti del confronto. Altro che la "maggiore capacità di inclusione e accoglienza" auspicata da Veltroni! E allora, a fianco del Congresso, ecco comparire nel disegno di Renzi, per produrre queste benedette idee, una batteria di "strumenti di coinvolgimento" della società.

Metodi estemporanei di includere e accogliere: viaggi nel paese per "scovare le persone che possono portarci un contributo" (Renzi in Direzione); raccolta via web di proposte sui "luoghi da visitare"; un grande, lungo evento collettivo (al Lingotto); "tavoli di ascolto". Ma con quali garanzie di raggiungere strati sociali diversi dalla borghesia urbana riflessiva che è già col Pd? Con quale metodo affinché suggerimenti e suggestioni si coagulino in un progetto collettivo?

Non ci siamo. In alcun modo. Stiamo ancora infissi nell'inconcludente rapporto diretto fra "leader" e popolo. Che funziona solo per la destra. Lo sanno bene gli "esperti" e i gran burocrati che, ringalluzziti dopo la sconfitta (sconfitta della "politica") del 4 dicembre, si agitano e si incontrano nelle stanze che contano di Roma per preparare "le proposte legislative che daremo al prossimo (debole) governo". Una manna per la destra autoritaria.

E allora che fare? Che fare noi, iscritti e non iscritti, o doppi-militanti (del partito e della cittadinanza attiva), ma comunque consapevoli che l'esito della "vicenda Pd" peserà sul futuro di tutti? Non chiudo con il solito "appello a Renzi". Perché il misto di speranza e di sarcasmo implicito in mie precedenti uscite è servito a ben poco. Renzi, mi auguro, potrà tornare a essere utile, ma in questa fase, forse perché condizionato più dalle minacce dei frammenti ambiziosi della propria maggioranza che dai "secessionisti", sta suonando lo stesso spartito di prima. E questo utile non è. Chiudo, piuttosto, suggerendo due idee che tengono ben separati breve e lungo termine.

Solo nel medio-lungo termine si può costruire una nuova strategia di sinistra, ispirata all'articolo 3 della nostra Costituzione. Pesano anni di vuoto pauroso del confronto culturale e politico. Non solo in Italia. Eppure si può fare, perché organizzazioni di cittadinanza attiva e presidi di impegno collettivo o comunitario, all'interno del privato e del pubblico, sono oggi fonte di esperienze e conoscenze in tutti i campi che toccano la vita dei cittadini (lavoro e tecnologia, scuola, salute, sociale, mobilità, migrazioni, inquinamento, paesaggio, cultura, identità).

Ma per farlo il Pd e ogni altra formazione di sinistra - vale anche per il generoso tentativo di Giuliano Pisapia - dovranno aprirsi a un confronto paritario, non strumentale, paziente, profondo, continuativo con questo mondo (che regge il paese). E ciò richiede tempo e forti investimenti umani. Ne ho scritto e parlato. Come pure ci vuole tempo affinché un partito che in molte successive Segreterie ha lasciato deteriorare la propria organizzazione ne ricostruisca una.

Ma intanto bisogna agire nel presente. Sia per iniziare il percorso, sia perché, se è vero che una strategia non si costruisce in un mattino, alle prossime elezioni amministrative, al confronto in Europa su forme democratiche di unione politica, alle elezioni parlamentari, il Pd deve andare con alcune, poche, idee robuste e coerenti. Che segnino l'inizio del "cambio di passo" da tutti evocato.

E allora, eccoci al breve termine. Nell'immediato, penso che si debba appoggiare con forza la proposta avanzata da Orlando di una "conferenza programmatica" pre-congressuale. Non raccontiamoci che la conferenza potrà produrre l'agognata apertura alla società - non si ricostruisce in un istante un rapporto fiduciario eroso da anni - né che potrà regalarci la nuova strategia.

Ma, partendo da spunti operativi come quelli ascoltati proprio nell'ultima Direzione, sganciando il confronto da schieramenti precostituiti, estraendo sistematicamente contributi dalle articolazioni territoriali del partito, la conferenza potrebbe favorire l'emersione dei quadri più preparati (spingendo indietro quelli imbarazzanti), fissare alcuni punti fermi di una piattaforma programmatica, sperimentare un nuovo modo di lavorare, utile nel medio-lungo termine.

Poi si vada alla conta congressuale. Sulla base dell'interpretazione che ogni candidato a Segretario vorrà dare della piattaforma e di quello che si impegnerà ad aggiungervi. Ma anche sulla base di due temi fondamentali di organizzazione. Primo, l'impegno (o il non impegno) a correggere le regole di funzionamento del Pd. Parlando del documento della Commissione "Forma partito" che aveva co-presieduto (con Guerini), e che raccoglieva sei proposte che venivano in parte significativa dall'esperienza di Luoghi Ideali, Orfini ha detto in Direzione che "non si è voluto andare fino in fondo".

Gli risparmio l'ovvia domanda "chi non ha voluto?", e dico, con Rossi, che è arrivata l'ora di farne una bandiera. Il secondo tema fondamentale che dovrà orientare il nostro voto, è l'impegno (o il non impegno) a un metodo con cui selezionare i candidati da mettere in lista: Quali criteri di selezione? Affidati a chi? Resi pubblici come?

Una carta straordinaria in una sana competizione con M5S. Si tratta di due aspetti decisivi per giudicare i candidati a Segretario. Con questa bussola in mano suggerisco di seguire e di tentare di pesare nelle vicende del Pd dei prossimi mesi. Mi pare una strada più utile dell'abbandono della partita e del partito.

http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-b ... _ref=italy
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda Robyn il 16/02/2017, 20:48

Per me si devono fermare ambedue le parti sotterrare l'armamentario bellico perche l'una ha bisogno dell'altra in qualche modo si devono fermare sia renzi che la min dem,quindi si devono fermare le polemiche.Stà a renzi includere e sapere rappresentare tutto il csx.Questo perche la scissione significa che la min dem non sfonda e rimane minoritaria per la maggioranza dem il rischio è di entrare in un campo dove non ci sono segnali e linee guida principi valori e prevale solo l'immediato e il presente
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda pianogrande il 17/02/2017, 16:31

Le idee valgono più dei voti.

Concetto altamente anti democratico e perfino pericoloso.

Le idee si confrontano ma poi si vota e anche chi è convinto di aver avuto l'idea più carina se non viene votata si attacca democraticamente all'autobus.

Una soluzione a tutta questa ricerca di sana riflessione ci sarebbe.

Una soluzione che non ha mai deluso.

Istituire una commissione a cui facciano capo dei gruppi di lavoro che esaminino varie proposte alternative e si riuniscano a Pasqua e Natale... ah pardon, dimenticavo il carnevale.
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che coglionazzi....lavoro, giovani...ma no?

Messaggioda ranvit il 26/02/2017, 10:59

Miglior commeno letto:

Bravi, bene, era ora. Come i nuovi pianeti appena scoperti: lontani anni luce. :lol: :lol: :lol:




Nasce Movimento dei democratici e progressisti, Speranza & co (senza D'Alema e Bersani) battezzano l'operazione sganciamento
lNicola Corda

Il quartiere di Testaccio a Roma vuol dire sinistra di popolo del Pci dei tempi andati, poi di governo e radical chic. Ma anche territorio culla della protesta giovanile, delle Posse e centri sociali, Manu Chao e ancora indietro Inti Illimani. Dicono “un caso” e invece iI porto di partenza sembra scelto con cura dal Movimento dei Democratici e Progressisti, formazione appena nata che segna l’uscita dal Pd di un pezzo di partito e dalla separazione di una parte del gruppo dirigente di Sel. Parte ufficialmente la scissione anche se “la parola è brutta” e vogliono scrollarsela di dosso. Già : nella storia della sinistra non si trova esempio che merita il ricordo e allora è meglio dire che è Renzi ad essersi portato via il Pd spostandolo al centro.

Non ci sono i due big D’Alema e Bersani e sono le nuove leve Roberto Speranza e Arturo Scotto, Massimiliano Smeriglio e Alfredo D’Attorre, i quarantenni a tenere a battesimo “l’operazione sganciamento” che nasce. Il sigillo del lavoro prima di tutto e mentre il simbolo è “ancora in grafica”, la traccia è quella dell’articolo uno della Costituzione, punto di riferimento e patrimonio di tutti gli italiani. Quello che il Pd ha trascurato e che “ha allontanato la nostra gente”. Solo una settimana fa a poche centinaia di metri dalla “Città dell’altra economia”, risuonavano le note di bandiera rossa e di una sinistra che ha ancora bisogno dei suoi simboli per suscitare passioni.

Oggi sala piccola, troppo, truppe di fotografi e giornalisti seduti per terra, un solo microfono a mano. Rispetto allo strappo di una settimana fa al teatro Vittoria, il clima è altra cosa. Più organizzazione e rimbocco di maniche, pullover e jeans. Dall’abbigliamento da week end stacca solo Enrico Rossi che si scusa con il “dovevate dirmelo prima” e si presenta in giacca e cravatta blu, divisa d’ordinanza da presidente di regione. Il governatore della Toscana con Guglielmo Epifani rappresenta una generazione indietro, quella che non spaventa e tiene a distanza la nomenclatura. Perché il timore che si dipinga il nuovo soggetto con il marchio dell’operazione calata dall’alto è presente, tanto che la nascita dei nuovi gruppi parlamentari è posticipata di qualche giorno.

Pronti una cinquantina tra deputati e senatori e confronto in corso per decidere sui capigruppo che dovranno guidare nelle aule l’agenda dei prossimi mesi e il rapporto con il governo, con l’ambizione di correggergli la rotta. I sondaggi del giorno hanno il conforto di una soglia vicina al dieci per cento e questo alimenta fiducia. Ottimismo che si mischia al sentimento di liberazione dall’apartheid renziana che ha caratterizzato gli ultimi mesi di convivenza forzata. Nessun dolore, l’abbandono dalla casa madre “non è colpa nostra” dicono quasi tutti: ora c’è il mare aperto e la candidatura di Orlando come anti-Renzi “non cambia nulla, noi ormai siamo fuori”. A rafforzare il concetto Rossi avverte chi è rimasto e dunque anche Emiliano: “noi guardiamo ai contenuti non alla conta”. L’esempio di D’Attorre non lascia margini: “Il Pd ormai è come la serie A, si gioca per il secondo posto”. La seconda gamba dei Democratici e Progressisti viene da Sel che guarda già al campo disegnato da Pisapia, area larga di centrosinistra che farà il suo esordio tra qualche settimana. Ad accomunarli l’alleanza della “non vittoria” di bersaniana memoria che la sorte maligna cadeva il 25 febbraio di quattro anni fa.

Nessuno se ne ricorda e chi ha fatto i calcoli se lo tiene per sé: simboli e date sono alle spalle, almeno così sembra anche ad Arturo Scotto che rivendica per il nuovo movimento l’intenzione di “lasciare i rimpianti alle spalle”, procedere a tasta alta perché “portatore di valori sani”. Le prime parole dell’agenda dei DeP sono il lavoro con declinazione giovani, la rinascita di politiche keynesiane e fisco progressivo. Sterzata profonda con il centrosinistra (e non solo in Italia con Renzi) che ha proposto ricette sbagliate. “Troppo ottimismo con la globalizzazione” spiega Speranza, la strada della sinistra passa per il contrasto alle disuguaglianze. Programma asciutto per colmare la frattura di quel pezzo di paese con il Pd. Dal Jobs act alla scuola, le altre correzioni che arriveranno sul tavolo di Palazzo Chigi. Il referendum della Cgil è alle porte e se non si cambiano i voucher sarà collisione. L’ambizione è chiara: politica radicale in discontinuità, insieme a una “solida cultura di governo”. Ovvero, nessuna sinistra se sta all’opposizione può fronteggiare la destra xenofoba e nazionalista che avanza.

http://www.huffingtonpost.it/2017/02/25 ... _ref=italy
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda pianogrande il 26/02/2017, 12:20

"nessuna sinistra se sta all’opposizione può fronteggiare la destra xenofoba e nazionalista che avanza".

Che tenerezza.
Sembra un forte richiamo all'unità.

D'Alema e Bersani non c'erano.

Il nome contiene già una "e" che certifica un sistema eterogeneo.

Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che anche quel 10% (tutto da verificare) è fatto da 1+1+2+0,5+1,3 ... +

La destra xenofoba e nazionalista è già in fuga disordinata.
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda ranvit il 26/02/2017, 12:41

Io non ho alcun rispetto, neanche umano, per questi scafessi, parolai, impuniti e traditori del cosiddetto "popolo della sinistra".: ...che orrore questa distinzione quasi etnica. per me esiste solo il popolo italiano 8-) .... che dopo aver contribuito a rovinare l'Italia per decenni, perseguono nuove vie per continuare a farlo!
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda ranvit il 12/03/2017, 18:53

Assisto distrattamente la corsa alle primarie...comincia a stufarmi la dialettica tutta rivolta all'ombelico di Emiliano ed Orlando....ma, tra l'altro, perchè non se ne sono andati anche loro se ora sostengono le stesse tesi degli scissionisti?
Davvero uno spettacolo indecoroso....
A parte Renzi, che a modo suo ci prova a disegnare un futuro per il Paese, è tutta una litania interna di "il ns popolo ci ha abbandonati".....come se non fosse chiaro a tutti tranne che a loro, che questo era già accaduto ai tempi della Ditta (Bersani prese il 25% alle politiche ) mentre oggi anche al netto della scissione siamo al di sopra....oppure mai piu' con frange del centrodestra"....come se non fosse chiaro che eliminato l'Italicum che prevedeva il ballottaggio, è ancora una volta necessario coalizzarsi con qualcuno se si vuole governare....etc etc

Ma possibile che queste teste di rapa non si rendono conto che gli italiani hanno altri problemi?
Che palle! Ma andate affanc.....!!!
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda Robyn il 12/03/2017, 19:54

he guarda che con quelli là bisogna anche saperci parlare in ogni caso le colpe sono di entrambi.Adesso la scissione non significa affatto che non si fanno interventi che riguardano il welfare magari si inseriscono in un'ambito più liberale
Adesso Zagrebeschi dice che si può dialogare con berlusconi sulle riforme costituzionali.Di certo non si faranno come piacciono a Zagrebeschi quindi niente sfiducia costruttiva niente senato dei cento ma modello westminster nessuna concentrazione di poteri ed equilibri non infranti

Marco Minniti
La sicurezza è anche di sinistra
Infatti la sicurezza e anche e soprattutto di sinistra se inserita in un contesto di rispetto delle garanzie ,anche perche con la destra il rischio è il medioevo.La destra contrappone nella legittima difesa la proprietà e la vita ma queste nello stato di diritto non sono in contrasto.L'autorità terza cioè lo stato "secondo locke"deve occuparsi delle libertà civili quali la libertà,la proprietà,la <vita> e i cittadini possono ribellarsi se le loro libertà ,<vite> e proprietà sono in pericolo.Ad ex è sacrosanto difendere la proprietà,il domicilio,i propri familiari,la propria incolumità ma anche la vita altrui perche non è un valore secondario.Adesso non si capisce bene come si potrebbe coniugare l'uso dei taser con la proporzionalità dell'offesa.Utilizzare il taser o lo spray al peperoncino dovrebbe rispettare pienamente il principio di proporzionalità perche l'intento è difendere la proprietà,il domicilio,la vita dei familiari e la propria minimizzando anche il rischio di chi aggredisce che viene temporaneamente neutralizzato senza perdere la vita.Alcuni criticano il taser perche nell'1% dei casi può essere pericoloso per la vita ma la domanda è sono meglio le pistole?Quante vite umane si potrebbero salvare con il taser?e per di più senza finire nel labirinto della giustizia perche con il taser o lo spray al peroncino non si rischia.Naturalmente bisogna rispettare la proporzionalità se il ladro fugge perche il pericolo è scampato.Altra cosa è come inserire il taser in un contesto di sicurezza.La prima cosa è che servono ripetute minacce la seconda fare un test psico attidudinale ed un corso per l'utilizzo sicuro del taser.Il taser può stare solo in casa e deve essere <inaccessibile ai bambini>,cioè non devono sapere dove stà e servirebbe un codice di sicurezza per attivare il taser perche se finisce nelle mani dei bambini senza il codice di sicurezza non possono attivarlo
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Re: Ma andate affanc......!

Messaggioda Robyn il 13/03/2017, 12:43

bisogna stare attenti ai messaggi che la destra manda sulla legittima difesa.Grillo sulla sua pagina web ha già colpito degli account dei nick-name ha fatto una strage ci sono numerose vittime
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