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Orlando: "Pd da rifondare. Occorre una Bad Godesberg"

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Orlando: "Pd da rifondare. Occorre una Bad Godesberg"

Messaggioda ranvit il 10/02/2017, 12:25

E bravo Orlando....non ci pareva :D .....ma non ha il fisico ;)

Alessandro De Angelis
Partito democratico, intervista ad Andrea Orlando: "Pd da rifondare, il congresso non è la priorità. Occorre una Bad Godesberg"

Alla fine della conversazione, Andrea Orlando sintetizza il lungo ragionamento, parlando del suo sostegno futuro a Renzi: “Attendo di capire quale è la proposta politica di Renzi. La chiave è la profondità”. “Proposta politica” e “profondità”. In una conversazione con l’HuffPost Orlando illustra la sua road map: niente fretta sul congresso (“non è la priorità”), armonizzare legge elettorale come chiede la Consulta. E al segretario del Pd dice: “Io spero che Renzi, al di là della procedura, si ponga un problema fondamentale. Che parli al paese e riconosca le ragioni espresse nel voto del referendum a partire dal discorso che farà lunedì”.

Il guardasigilli, esponente della corrente dei “giovani turchi”, è uno dei rampolli di razza del Pci-Pds-Ds. Qualche settimana fa, in Transatlantico al Senato, è stata notato che Giorgio Napolitano lo ha preso sottobraccio fino alla buvette, parlando fitto. “È l’investitura” sussurravano i senatori che conoscono le liturgie antiche. Negli ultimi giorni Orlando è apparso sui giornali come il terminale di una serie di operazioni: erede del patrimonio Pci, candidato anti-Renzi col sostegno di altri pezzi di Pd, interlocutore di Berlusconi: “Noto – dice sorridendo - che mi viene attribuito un potere quasi lusinghiero… Sono ricostruzioni che prevedono un dono dell’ubiquità del quale non sono provvisto. Diciamo che do un contributo al dibattito, ma per ordire trame ci vuole tempo. E io il mio tempo lo occupo lavorando sull’attuazione di molte delle riforme portate avanti in questi anni”

Ministro Orlando, questo significa che lei esclude di candidarsi alla guida del Pd?
Ho sempre detto che il problema fondamentale in questo momento è un forte riposizionamento del Pd. Altrimenti la discussione viene impostata in modo fuorviante.

Il tema del voto anticipato però non è fuorviante?
Anche questo, per come si è impostato, è fuorviante. Leadership e tempi, ruota tutto attorno a questi termini. Così rischiamo di apparire come un partito che discute tirando fuori solo il calendario o il regolamento. Personalmente mi aspetto, a partire dalla direzione di lunedì e dalla relazione del segretario, che si avvii un percorso che parli all’Italia di come la vogliamo cambiare per i prossimi 20 anni. Ci vuole una visione, occorre non restare ostaggi della contingenza, abbiamo bisogno di uno sguardo lungo.

Non ci giriamo attorno. E se Renzi dice “congresso subito” o voto, lei è d’accordo?
Non ci giro attorno. Io penso che il congresso sia un passaggio importante per arrivare a stabilire un nuovo impianto. Il punto è come ci si arriva al congresso, se è solo una conta e una ridefinizione degli organigrammi rischiamo di cambiare i rapporti di forza ma rimanere lì dove siamo.

Dunque, non subito?
Anche subito ma occorre prima un momento di approfondimento e di riflessione: una Bad Godesberg del Pd, per costruire un nuovo Pd per una nuova fase. Questa la mia proposta: è un’operazione di grande ambizione, politica e culturale. Il Pd è l’acquisizione più importante dei progressisti del nuovo secolo. Ha limiti e va cambiato, ma sarebbe un errore se saltasse. È un po’ come l’Unione Europea, la casa che ci ha consentito di reggere al populismo: va cambiata, non fatta saltare.

I tempi che lei ha in mente non mi sembrano brevi.
L’orizzonte di una riflessione come questa non può essere schiacciato dalla contingenza. Io dico questo: modifichiamo rapidamente la legge elettorale, senza usarla per allungare il brodo, così possiamo andare a votare il prima possibile e poi facciamo un congresso che ci porti a un riposizionamento politico. Ma una cosa è per me necessaria.

Quale?
Che il prossimo congresso del Pd, in qualunque momento si faccia, non può essere come i precedenti, schiacciato sul tema della leadership, ma dovrà essere un congresso straordinario perché la situazione è straordinaria. Il bipolarismo è saltato, c’è stata la Brexit, Trump, la fuga a destra di strati popolari: non partiamo dalle regole, ma dalla realtà. E la realtà dice che si va consolidando un’epoca nuova.

E nel frattempo c’è da fare una legge elettorale.
La legge elettorale si può fare anche rapidamente. La Consulta chiede un’armonizzazione ed è opportuno varare una legge che ci consenta di evitare che il proporzionale puro ci condanni all’ingovernabilità. La legge, così come esce dalla Consulta, dà la certezza delle larghe intese. Un equilibrio tra governabilità e rappresentanza ci può consentire di mantenere la vocazione maggioritaria per la quale, naturalmente, non bastano le regole, anche qui è fondamentale la proposta.

Chiarita la cornice, però, ministro qui c’è un punto politico di non poco conto quando si parla di voto anticipato. Un intero impianto del renzismo è franato il 4 dicembre. Cosa andare a raccontare al paese? Non crede sia necessario quello che molti esponenti della sinistra chiamano un “cambio di rotta”?
Renzi ha l’onere di una proposta di fronte al paese, ma quando affrontiamo il tema del cambio di rotta dobbiamo essere onesti. Non si tratta di costruire una discontinuità con gli ultimi tre anni, ma con gli ultimi vent’anni. Se pensiamo che scaricare gli ultimi tre anni ci rimetta in sintonia con gli strati popolari siamo “fuori rotta”. Il rapporto complicato con le periferie, faccio notare, ce l’abbiamo dagli anni ’90. Potrei andare avanti a lungo sui limiti del ventennio che abbiamo alle spalle. Per questo dico che non ce la caviamo in modo semplicistico.

E qui torniamo alla sua Bad Godesberg.
Esatto. Insisto: la priorità non è né il congresso né la legge elettorale dalla quale non partirei, ma una discussione profonda per una grande conferenza programmatica sulla piattaforma fondamentale. La Spd non è che ha cambiato le modalità di elezione della direzione o cambiato segretario, ma ha affermato un cambio di piattaforma e di riferimenti ideali. E così tutte le forze riformiste quando si sono volute rifondare e riposizionare.

In tutta questa discussione c’è un convitato di pietra. Che è il governo Gentiloni, sostenuto dal Pd: il suo ruolo e la sua durata.
Alt. Non entro nel gioco: siamo tutti prigionieri di giugnisti, ottobristi, febbraisti. Il governo deve a mio avviso accompagnare il percorso che le ho illustrato, ma contemporaneamente il Pd deve cogliere l’occasione per anticipare il senso di quel programma fondamentale che vogliamo mettere in campo: misure sulla povertà, modifica dei voucher, inizio di una strategia a lungo temine sul tema dell’inclusione sociale. Solo così riusciamo a costruire un rapporto con la società italiana.

Senza scadenze?
La scadenza la decidiamo sciogliendo i nodi a partire dalla legge elettorale.

Sulla legge elettorale si è divisa la maggioranza del Pd tra Franceschini che propone una legge con il premio di coalizione e Orfini profondamente contrario.
Qualunque elemento di dis-proporzionalità è meglio della legge attuale, per evitare le larghe intese. A mio giudizio però andrebbe verificata l’ipotesi di un premio di lista al partito che ha vocazione maggioritaria. Su quel fronte il terreno non si è esplorato, lo abbiamo proposto con appositi disegni di legge, all’assemblea e recentemente Cuperlo ha avanzato una proposta che va nella stessa direzione. Una coalizione da Alfano a Pisapia mi sembra più una pezza che la soluzione, concordo con Orfini.

Mentre lei parla ministro, mi viene da farle un’osservazione. Tutte le posizioni, proposte polemiche, tutto questo dibattito è avvenuto sui giornali. Nel frattempo Renzi ha sconvocato i gruppi e lunedì ci sarà una direzione che sembra una kermesse. Lei non crede che il punto di partenza di tutto sia proprio questo? Che il Pd è diventato il partito del capo e basta?
C’è un problema di leaderismo, però sarebbe irragionevole dire che nasce con Renzi. È una involuzione che parte da lontano. E va smontata. Si smonta solo ricostruendo un rapporto tra politica e cultura. Tutte le svolte sono nate da lì.

E magari evitando una scissione?
Mi pare folle l’idea di concepire una scissione oggi. Però mi lasci dire: parte da un’analisi sbagliata. Confondere il renzismo col populismo e con la destra senza vedere il ruolo che il Pd ha svolto in Italia e in Europa è una riedizione dell’analisi fratelli coltelli, o se preferisce del “social-fascismo”, il fatto che il principale nemico sia della tua stessa area. Ha prodotto tragedie nella sinistra. Critiche a Renzi ci sono da fare, ma sfasciare il Pd è un modo di infrangere un patrimonio di più generazioni di progressisti.

In conclusione, sosterrà Renzi al prossimo congresso?
Io spero che Renzi, al di là della procedura, si ponga un problema fondamentale. Che parli al paese e riconosca le ragioni espresse nel voto del referendum a partire dal discorso che farà lunedì. Qualunque altra strada indichi rischia di essere insufficiente.

Dunque, il suo sostegno non è scontato.
Attendo di capire quale è la proposta politica. La chiave, a mio avviso, è la profondità. Sono consapevole che si tratta di uno sforzo straordinario, ma straordinario è il momento.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Orlando: "Pd da rifondare. Occorre una Bad Godesberg"

Messaggioda Robyn il 10/02/2017, 13:00

bad godesberg stà per rivoluzione culturale.Questa rivoluzione culturale non interessa le minoranze che già l'hanno fatta in passato ma la maggioranza del partito che conserva metodi stanilisti.A mio parere renzi ha riesumato tutti vecchi vizi del pci per conquistare la maggioranza del partito e mantenerla.Cuperlo,Bersani e D'Alema di questi tutto si può dire tranne che siano comunisti.Senza dubbio riscoprire berlinguer che non era comunista non è un male si potrebbe utilizzare il programma berlingueriano in versione corretta ed aggiornata ed arricchita dei cambiamenti del presente,liberalizzazioni pluralismo e indipendenza dell'informazione ambiente.Berlinguer diceva che il pci non aveva preso nulla dal comunismo ma tutto dall'illuminismo ed è per questo che una parte di essa la rivoluzione culturale liberale laburista l'aveva già fatta prima della caduta del comunismo.Berlinguer aveva anche affermato il principio di laicità cioè la sinistra non era ne atea ne antiatea i suoi aderenti non erano costretti a definirsi atei
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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Re: Orlando: "Pd da rifondare. Occorre una Bad Godesberg"

Messaggioda pianogrande il 10/02/2017, 15:29

Dire tutto per non dire niente.

La conclusione è interessante e istruttiva; perfino affascinante.

"La chiave è la profondità".

Meno male che Orlando c'è.

Ma se non ci fosse si potrebbe anche fare a meno di inventarlo.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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