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Prodi ed i suoi rapporti con la CEI

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Prodi ed i suoi rapporti con la CEI

Messaggioda annalu il 07/06/2008, 11:16

Riporto da Repubblica.it di oggi:

Lo sfogo dell'ex premier per il difficile rapporto con la Conferenza episcopale
"Ho avuto l'impressione di scontrarmi con un'opposizione politica"
Prodi: "I leader della Cei
sempre contro di me"

di MARCO MAROZZI

ROMA - "Dissi di essere un cattolico adulto. La frase non mi è stata mai perdonata. Con la presidenza della Conferenza episcopale, ho avuto l'impressione di scontrarmi con un'opposizione politica". Romano Prodi cerca di organizzare la sua vita da ex, ma rivive ancora con amarezza il rapporto con uno degli interlocutori a cui teneva di più. La Chiesa cattolica. Le sue difficoltà terribili come capo di un governo di centrosinistra le ha raccontate anche a La Croix, il più grande quotidiano cattolico francese. "Mai sono stato intervistato dall'Avvenire, il giornale italiano di ispirazione cattolica, mentre La Croix mi ha dedicato due pagine nel maggio 2007".

Prodi non è mai stato intervistato non solo dal giornale della Cei, nemmeno - a differenza di Silvio Berlusconi - dall'Osservatore Romano. Organo della Santa Sede.
Le differenze volute bruciano sulla pelle del professore cattolico che il 31 maggio ha festeggiato i 39 anni di matrimonio, padre di due figli, nonno di quattro nipoti. Ha scritto un suo amico dagli anni di Reggio Emilia, Raffaele Crovi, cattolico, intellettuale anche democristiano, in "Nerofumo", profetico romanzo poco prima della morte: "Perché la Curia Vaticana, ai politici cattolici praticanti e osservanti dei comandamenti, preferisce i politici laici, magari puttanieri, ma osservanti".

E Crovi, vaticinando la caduta del governo Prodi, fa rispondere a un monsignore: "Perché i cattolici praticanti, ritenendosi parte della Chiesa, mettono bocca nelle scelte delle autorità ecclesiastiche, mentre i laici, senza far domande, mettono mano alla borsa".

Prodi, che il libro ha ricevuto, scansa i rimandi. Né parla di politica italiana. "Aspettiamo che il polverone si fermi" dice ai pochi fedelissimi superstiti. "Coerenza e discrezione" ripete, sono il suo atteggiamento rispetto alla Chiesa. A La Croix - fra un cenno all'unica udienza da Benedetto XVI e un affettuoso dilungarsi sugli incontri con Giovanni Paolo II - ha raccontato l'amarezza "soprattutto per le critiche delle gerarchie cattoliche quando adottai provvedimenti in favore degli esclusi". "Telefonai anche per dir loro che prima comunque non c'era niente. Non mi hanno risposto".

Rapporto di spine con Camillo Ruini, l'allora presidente della Cei e rimasto potentissimo, anche se da un anno la Conferenza è guidata da Angelo Bagnasco. Il reggiano Ruini fece conoscere e sposò Prodi e Flavia, né fu assistente, ma ruppe per sempre quando, dopo il crollo della Dc, chiese all'allora discepolo di guidare la rinascita di un partito cattolico. Ottenendo un rifiuto da colui che già pensava all'Ulivo. Prodì rivendica quel "cattolico adulto" con cui si definì quando andò a votare nel referendum sulla fecondazione assistita. Non rispettando - pur votando da cattolico osservante - la chiamata di Ruini all'astensione. Richiamandosi piuttosto a De Gasperi che disobbedì a Pio XII che voleva l'alleanza Dc-Msi al Comune di Roma.


(7 giugno 2008)
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Re: Prodi ed i suoi rapporti con la CEI

Messaggioda matthelm il 07/06/2008, 15:38

"La sorpresa e il disorientamento sono forti per tutti i cattolici che hanno assorbito la lezione del Concilio Vaticano II su una Chiesa popolo di Dio nella quale il ruolo della gerarchia non cancella ma anzi è al servizio di un laicato che ha proprie e specifiche responsabilità. Tra queste vi è proprio quella di tradurre nel concreto della vita politica e della legislazione di uno Stato democratico esigenze e valori di cui la coscienza cattolica è portatrice. E' legittimo e doveroso per tutti i cittadini, e perciò anche per i cattolici, contribuire a far sì che le leggi dello Stato siano ispirate ai propri convincimenti ma questo diritto dovere non è la stessa cosa che esigere una piena identità tra i propri valori e la legge."

L'autore di questa pagina è il compianto storico e politico Pietro Scoppola e la data è del febbraio 2001.
La Storia ha i suoi alti e bassi. Questo è un periodo non esaltante.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Prodi ed i suoi rapporti con la CEI

Messaggioda delbia il 07/06/2008, 21:37

Proprio in questo periodo sto rileggendo un libro meraviglioso, "Prima che l'amore finisca" di Raniero La Valle (rimando a una mia recensione, qui http://www.casamia.org/index.php/archives/409), in cui lui, esponente di quel cattolicesimo "illuminato" che proprio nel Concilio aveva avuto il suo apice e la sua speranza, pone l'accento, dopo una lunga carrellata biografica di vari esponenti della vita sociale e politica italiana, sul periodo di "buio" intellettuale e religioso che stiamo vivendo. Dove sociologi, religiosi, uomini di cultura dell'umano, sono invitati a tacere e dove l'unica forza dirompente sembra essere quella scaturita dal potere economico della globalizzazione in atto.
Sono temi da sviluppare, secondo me. Anche e soprattutto per mantenere viva quell'idea di popolo e di cultura che proprio il potere globalizzante sta deteriorando.
E la Chiesa, allora, ne è vittima oltre che complice. Ma anche qua come in tutti i casi di potere individuale o di casta, credo valgano anche interessi personali e di gruppo (altra cosa era il Vangelo vissuto nelle origini, no?)
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Re: Prodi ed i suoi rapporti con la CEI

Messaggioda guidoparietti il 09/06/2008, 15:00

delbia ha scritto:Proprio in questo periodo sto rileggendo un libro meraviglioso, "Prima che l'amore finisca" di Raniero La Valle (rimando a una mia recensione, qui http://www.casamia.org/index.php/archives/409), in cui lui, esponente di quel cattolicesimo "illuminato" che proprio nel Concilio aveva avuto il suo apice e la sua speranza, pone l'accento, dopo una lunga carrellata biografica di vari esponenti della vita sociale e politica italiana, sul periodo di "buio" intellettuale e religioso che stiamo vivendo. Dove sociologi, religiosi, uomini di cultura dell'umano, sono invitati a tacere e dove l'unica forza dirompente sembra essere quella scaturita dal potere economico della globalizzazione in atto.
Sono temi da sviluppare, secondo me. Anche e soprattutto per mantenere viva quell'idea di popolo e di cultura che proprio il potere globalizzante sta deteriorando.
E la Chiesa, allora, ne è vittima oltre che complice. Ma anche qua come in tutti i casi di potere individuale o di casta, credo valgano anche interessi personali e di gruppo (altra cosa era il Vangelo vissuto nelle origini, no?)

A me pare che la Chiesa, la Chiesa nei suoi aspetti di intromissione ideologica nella politica intendo, sia schierata e si faccia evidentemente molta forza proprio della reazione alla globalizzazione e al potere economico, in chiave reazionaria e antimoderna. Il discorso, beceramente semplificato ma la sostanza è quella, è: "avete visto che casino la modernità laica, globalizzata, borghese, relativista! Torniamo presto agli antichi valori." Mi sembra siano più gli anti-globalizzatori, come la Chiesa, a far tacere, o a tentare di far tacere, la cultura.
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