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“Rivoluzione socialista”, la proposta di Enrico Rossi

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

“Rivoluzione socialista”, la proposta di Enrico Rossi

Messaggioda mariok il 27/09/2016, 9:25

Che ci sia stata una "svolta mancata" all’indomani della caduta del Muro di Berlino mi sembra un dato di fatto.

Ciò ha portato a considerare il capitalismo come un tabù e ad accettare fatalmente il mondo così com'è.

Riuscirà questo libro ad indicare una via per riprendere un discorso forse mai iniziato sul "socialismo" oggi?

Occorre leggerlo per verificarlo.

Luigi Iorio @luigiiorio5 · 26 settembre 2016

“Rivoluzione socialista”, la proposta di Enrico Rossi per l’Italia e per il Partito Democratico

Critica al capitalismo, approfondimento sulla riforma costituzionale, politiche di integrazione, questi i temi centrali del nuovo libro del governatore della regione Toscana

“Rivoluzione socialista” è il titolo del nuovo libro del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, una lunga intervista curata da Peppino Caldarola sui temi della crisi democratica e della disuguaglianza. La postfazione è di Tommaso Giuntella, Presidente del Centro Studi Democrazie Digitali.

Critica al capitalismo, approfondimento sulla riforma costituzionale, politiche di integrazione. Questi i temi centrali. E ancora ‘disuguaglianza, crisi della democrazia, nazionalismi, i mali che una nuova sinistra deve mettere al centro della propria analisi’ – si legge nella presentazione del volume.

Enrico Rossi parte da qui per delineare la sua proposta per l’Italia e per il Partito Democratico, tratteggiando una linea che rifiuta da una parte l’estremismo parolaio, dall’altra il pragmatismo amorale e che riafferma l’inconsistenza lessicale e concettuale della parola ‘democratico’.

“Il termine corretto per me è “socialismo”, perché la politica – afferma Rossi nel libro – non può essere un mestiere come gli altri e neppure una tecnica per iniziati. Se guardiamo alla storia degli ultimi secoli, questa parola conserva intatto il suo valore. La sconfitta della sinistra in questi ultimi tre decenni di trionfo del capitalismo e dell’ideologia liberista è consistita prima di tutto nell’accettazione del mondo così com’è.”

E infatti, non molti anni fa, nel 1974, la stessa secca affermazione fu fatta nel testo “Socialism Now” da Tony Crosland, il più vivace intellettuale laburista del dopoguerra. Proprio da quel lontano testo il politologo kevin Hickson prese spunto per riaffermare la necessità di un socialismo attuale declinato al contesto di una democrazia come quella britannica. Una definizione politica precisa, volta a scuotere la leadership laburista ma anche a riaffermare il valore di una tradizione culturale e politica che molti dirigenti della sinistra occidentale hanno da tempo archiviato, alla ricerca di nuove, quanto indefinite, formule per modificare il progressismo riformista e”adattarlo” alle mutate condizioni della modernità. Un po’ come accaduto in Italia e non solo.

Tornando all’attualità, in questi mesi l’entusiasmo di Sanders e il pragmatismo di Corbyn tra le nuove generazioni hanno delineato, non a caso, un quadro nuovo. E infatti Rossi ribadisce che ‘bisogna risvegliare nei giovani l’ardore della politica. Penso a un socialismo per i Millenial, perché il capitalismo non è un tabù. Dopo trent’anni di predominio dell’ideologia liberista, la sinistra non è scomparsa’. La sfida dunque è quella di creare una nuova classe dirigente socialista in Italia e in Europa partendo dalla consapevolezza che un partito di sinistra non può definirsi democratico perché troppo generalista.

Il governatore della Toscana immagina dunque, come Hickson, una sinistra che recuperi il contatto con i propri valori e le sue idee fondanti per proporre un’alternativa concreta. È un nuovo approccio socialista quello del presidente Rossi, una svolta mancata tanto tempo fa, all’indomani della caduta del Muro di Berlino che ancora una volta divise Psi e Pci dando vita al Pds con la famosa svolta della Bolognina.

Una sfida culturale, dunque, che in questi mesi sta destando curiosità e interesse per il coraggio del governatore toscano di riaprire un dibattito evaso sin dalla nascita del partito democratico: la questione socialista. Anche perché un partito di sinistra non può limitare la propria storia valoriale solo a figure come quelle di Moro e Berlinguer. D’altronde la storia socialista ha tracciato una linea di innovazione e di civiltà nel nostro Paese: dalla Statuto dei lavoratori alla riforma della scuola di Tristano Codignola fino alle battaglie per i diritti civili di Loris Fortuna.

La sfida per Rossi è il raggiungimento di quella sintesi culturale mai neppure tentata dall’attuale partito democratico, evitando così la deriva della presunzione di ‘una autosufficienza politica’ di veltroniana memoria con una maggiore attenzione alla questione sociale, al governo di quei cambiamenti impressi dalla globalizzazione.

Come direbbe Guido Meda: Rossi c’è. Al momento il socialismo un po’ meno. Nei prossimi mesi si potrà capire di più. Per ora è consigliata la lettura di Rivoluzione socialista.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
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Re: “Rivoluzione socialista”, la proposta di Enrico Rossi

Messaggioda pianogrande il 27/09/2016, 22:42

Non ho letto il libro.

Vedo la sinistra come progressista per definizione.
Se non è progressista non è sinistra.

Adattarsi al mondo così come è lo vedo molto di più come un atteggiamento di destra.
La destra la vedo come attaccata alle "tradizioni", ai valori del passato, alla conservazione spinta fino all'auspicio di tornare a quei valori.

Certo che mi è piaciuto il socialismo di Loris Fortuna e dello statuto dei lavoratori di Giugni del 1970.

Negli anni settanta ho anche votato PSI ma intendevo votare per quel PSI; assolutamente ignaro del fatto che stavo aprendo la strada alla tracotanza e alla mangiatoia craxiane.

Passato quel periodo e dopo l'Elezione di Pertini alla presidenza della repubblica; la parola socialismo, in Italia, è diventata sinonimo di malaffare, di corruzione e di tutte le negatività del potere.

E così, dopo la fine del sogno "comunista" nel nostro paese è finito anche quello "socialista" e, ancora prima, quello "socialdemocratico" (metto tra virgolette per evidenziare che erano tutte italianissime versioni di quel concetto; nel bene per il PCI e nel male per gli altri due).

La caduta del muro di Berlino è arrivata ormai a cose fatte, nel nostro paese.

Era il momento di fondare un nuovo PCI e Occhetto (che non stimo gran che e a cui non do nessun altro merito) aveva fatto la mossa giusta.

Ora l'Italia ha disperatamente bisogno di un nuovo socialismo.
Il punto di partenza; il punto di attacco, non potrebbe che essere una classe politica più pulita ed onesta ed attenta ai bisogni di tutti.
Quello sì che sarebbe un progresso; una rivoluzione.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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