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Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al sud

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda mariok il 23/06/2016, 10:07

Le prime parole concrete sui nodi di questa sconfitta.

Madia: “Noi, rottamati dai cittadini. Prodi fa bene a richiamarci e Orfini a Roma lasci la guida”
La ministra della Funzione pubblica attacca le “filiere di potere” dei democratici nella capitale. “Nelle periferie ci considerano inutili”

di GIOVANNA VITALE

23 giugno 2016

Madia: “Noi, rottamati dai cittadini. Prodi fa bene a richiamarci e Orfini a Roma lasci la guida”ROMA - Marianna Madia, unico ministro del Pd nato e cresciuto a Roma, non ci gira intorno: «Il voto ci dice una cosa chiara: nella mia città, che non è l’ultimo borgo d’Italia, siamo stati rottamati dai cittadini. Il Pd non ha saputo ascoltarli. E ci hanno punito».

Non avranno pure influito le politiche del governo, come fa intendere Prodi nell’intervista di ieri a Repubblica?
«Io veramente ci ho letto altro. Prodi ha fatto un’analisi lucida, che condivido appieno, su quello che è il problema centrale del mondo contemporaneo: l’ingiustizia crescente. Che finisce per influenzare il voto dei cittadini, non solo in Italia. Basta guardare quel che è successo a Roma, dove il Pd è stato vissuto come ininfluente rispetto alla vita delle persone. Troppo ripiegato su se stesso, non ha capito il disagio delle periferie, della gente meno tutelata e più in difficoltà, che alla fine ci ha percepito come inutili, incapaci di dare risposte ai loro bisogni. E ha scelto chi invece gli offriva questa speranza».

La sconfitta non può essere derubricata a vicenda locale: non interroga anche partito e governo nazionale?
«Sul voto di Roma la vicenda locale ha pesato eccome, è inutile rifare l’intera storia. Detto questo, ricordo che è stato proprio il nostro premier a porre il tema della lotta alle diseguaglianze, ingaggiando con la Ue una battaglia contro l’austerità e l’illusione che si possa scindere l’azione dei governi nazionali dalla qualità della vita delle persone».

Ma con la battaglia in Europa non si compra il pane, non si trova lavoro o un posto al nido.
«È vero il contrario. La grande battaglia di sinistra che il Pd sta facendo, per cui siamo entrati nella famiglia dei socialisti, è dire: noi siamo uno Stato fondatore, ma la Ue si deve rendere conto che le politiche devono essere legate ai bisogni dei cittadini, la priorità non può essere solo far tornare i conti. È la battaglia per far vivere meglio le persone, anche in periferia. Io penso che oggi la vera sfida di sinistra da vincere sia proprio questa. È così che si liberano risorse. Sapendo che è lunga: un governo non può certo risolvere in poco tempo una crisi globale, che dura da anni ».

E nel frattempo? Come pensate di arginare il voto anti-Pd e anti-governo che si è materializzato nelle urne?
«Quando tre anni fa ci siamo assunti la responsabilità di guidare il Paese, sapevamo che non sarebbe stata una cavalcata trionfale, specie per via della crisi. Fare le riforme, però, significa sbloccare il Paese e cambiare la vita delle persone. Ecco, io credo che abbiamo fatto tante cose buone, non sempre comunicate bene. Ora con umiltà dobbiamo capire che ci sono dei bisogni a cui non siamo arrivati, e a cui dobbiamo provare a rispondere».

A proposito di riforme, Renzi ha detto che in caso di sconfitta al referendum costituzionale lascerà. Resta questa intenzione?
«È questione di serietà. Se hai un programma chiaro, che prevede la riforma della Costituzione e poi i cittadini te la bocciano, non puoi far finta di nulla».

Quindi se vince il No, lascia?
«No. Perché vincerà il Sì».

Torniamo al voto. Perché il Pd ha perso così male?
«A Roma i numeri sono talmente chiari e violenti che è inutile cincischiare: o il Pd si libera dalle piccole e mediocri filiere di potere che lo tengono ancora in pugno e torna per strada, ad ascoltare i cittadini, i loro problemi e necessità, oppure muore. Deve aprirsi, rinnovarsi. Nella capitale siamo stati travolti. E oggi siamo in mare aperto. Che però può essere un’opportunità».

Non sarà troppo ottimista?
«No. La sconfitta ha portato tanti giovani amministratori a pagare colpe non loro: penso ai presidenti dei municipi romani età media 35 anni - che hanno governato bene i loro territori ma hanno perso. Ebbene, ora serve il coraggio di mettersi in gioco. Senza che nessuno abbia l’arroganza, anche perché non ne ha titolo, per dire cosa fare e come».

Qualcuno potrebbe obiettare che un partito non è un talent show, ministro.
«E questa sconfitta non è una finzione, purtroppo. Perciò adesso chi ha idee e forza d’animo deve farsi avanti, perché noi del Pd romano siamo stati tutti rottamati. In questo c’è già un modello: si chiama Matteo Renzi. Il quale non ha aspettato che qualcuno gli dicesse “fai il sindaco di Firenze” o il segretario nazionale. Penso che il partito, a Roma e negli altri territori dove siamo in difficoltà, debba essere “stappato”. Non può più rinchiudersi in discussioni asfittiche e politiciste».

Teoricamente ineccepibile, praticamente inattuabile: il Pd romano commissariato da 18 mesi ha schemi piuttosto rigidi, neanche Renzi - se ci fosse - farebbero avvicinare.
«Ma in questo momento tutti gli schemi di gioco sono saltati. E bisogna avere

l’umiltà di riconoscerlo. Se il tappo è Orfini, allora si dimetta da commissario. Non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento. In città c’è una classe dirigente giovane, agisca. Ma senza aspettare che qualche capo corrente la candidi».
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda pianogrande il 23/06/2016, 11:55

Finalmente qualcuno che conta fa diventare Roma un problema nazionale.

Roma è stata lo specchio, la vetrina, dell'asservimento della politica ai poteri mafiosi.

Come si poteva votare un PD che è andato per commissariare ed è stato commissariato (dalla mafia)?

Come può sopravvivere un presidente PD (Orfini) che invece di ricostruire "il PD romano" ne è diventato il braccio esecutore?

Questa è "la sfida".

Se Orfini rimane presidente, se mafia capitale rimane nelle liste elettorali, se Renzi (e pare lo voglia fare almeno a parole) non ripulisce il partito dalle cosche locali, come si può pretendere di vincere una qualsiasi elezione e con qualsiasi legge elettorale la fantasia possa partorire?

Questo è un momento storico.

La rinascita o la morte.

Vie di mezzo non ce ne sono.
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda mariok il 23/06/2016, 18:27

“Caro segretario, così non va”: il deputato più giovane accusa Renzi
La lettera di Enzo Lattuca: “Hai lasciato deperire il partito, che tratti come se fosse un peso. Io sono troppo giovane per rinunciare alle idee”

23/06/2016
FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA

Quando è stato eletto, nel 2013, aveva appena compiuto 25 anni, l’età minima per essere eletti alla Camera, guadagnandosi il primato di parlamentare più giovane della legislatura. Da allora, pur appartenendo alla minoranza del Pd, il deputato Enzo Lattuca è sempre stato leale con la dirigenza del partito, riducendo al minimo gli attacchi. Dopo aver letto la Enews del suo segretario con l’analisi del voto di domenica, però, anche lui ha preso carta e penna e si è lasciato andare a un lungo, sofferto sfogo, un atto di sincerità come «solo la notte sa portare» che pubblichiamo qui sotto. Non solo i «vecchi» vertici del partito, ora anche dai giovanissimi nuovi dirigenti arriva la richiesta a Renzi di cambiare, per «tornare a sentirmi a casa nel partito in cui sono cresciuto».


Ecco la letttera:
Caro segretario,
Ho letto con attenzione la tua ultima Enews e ho deciso di risponderti perché forse questa è l’unica occasione per interloquire con chi guida il nostro partito.
Anche io penso che “sia giusto dire la verità, sempre,” e così proverò a fare a costo di essere duro.
Trovo un po’ riduttivo parlare di risultati negativi a “macchia di leopardo” alle ultime elezioni amministrative, come se fosse solo una questione di regole del gioco: le elezioni si vincono e si perdono come le partite di pallone.
Chiunque abbia fatto campagna elettorale in queste settimane si è reso conto che il vento è cambiato. Abbiamo perso più della metà dei comuni vinti nel 2012 (quasi tutti allora): sono una cinquantina almeno, Roma e Torino sono solo due di questi. Negli altri abbiamo faticato più di ogni altra volta per confermarci e ci siamo riusciti tenendo il più lontano possibile la politica nazionale dalla dinamica lontana, faticando ogni giorno per uscire da quell’isolamento in cui ci hai condotto: soli contro tutti (quando non in cattiva compagnia! Qualcuno ti avrà avvertito per tempo che a Napoli abbiamo stretto alleanza con Verdini), senza alleati e con tanti nemici anche alla nostra sinistra che si sono rivelati tutt’altro che “irrilevanti” (come sei solito definirli tu) per vincere i ballottaggi a partire da Milano.
Al di là delle specificità di ogni sfida locale c’è un dato politico nazionale innegabile. Gli elettori di centrodestra che ci avevano votato alle europee sono tornati da dove erano venuti e molti dei nostri elettori sono delusi e non ci riconoscono più: non è bastata l’adesione ad un PSE inesistente e non bastano i tortellini alle Feste dell’Unità per sfamare l’elettore di sinistra. Le scelte politiche fatte in questi due anni hanno spesso dimenticato di coniugare la giustizia sociale al cambiamento. Il risultato è quello che nelle periferie i cittadini che soffrono di più l’insicurezza a partire da quella economica, si sono rivolti ad altri. “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra diseguali” diceva un parroco delle tue parti. E invece così abbiamo fatto con i bonus per i neonati e per i diciottenni, così abbiamo fatto eliminando la tassa sulla prima casa anche a chi, come me e come te, pur non vivendo in un castello, potrebbe tranquillamente permettersi di pagarla. Come è possibile spiegare queste scelte ad un ragazzo che rinuncia a studiare per le difficoltà economiche della propria famiglia o ad una giovane coppia che la casa di proprietà non ce l’ha e che fatica a pagare l’affitto?!
Per non perdere le prossime elezioni e per non perdere noi stessi, dobbiamo iniziare ad occuparci di chi ha sofferto di più la crisi di questi anni: il fatto che undici milioni di italiani non abbiano accesso in tutto o in parte alla tutela della salute dovrebbe farci reagire! (oppure possiamo sempre prendercela con le Regioni, ma visto che le governiamo quasi tutte mi sembrerebbe un eccesso di autocritica).
Se non correggiamo la rotta tutto il resto rischia di essere inutile.
Certo il PD nei territori è in “stato di abbandono”: le adesioni sono in crollo, i bilanci in rosso, le riunioni sempre meno affollate, i circoli chiusi, gli amministratori locali più soli e lo spirito di comunità è andato a farsi friggere. C’è un disperato bisogno di qualcuno che si prenda cura quotidianamente del nostro Partito. Hai stravinto congresso e primarie, sei il nostro segretario e toccherebbe a te, ma visto che sei anche Presidente del Consiglio forse è il caso che la segreteria venga convocata più di una volta ogni dodici mesi (non sarà stata quella prima convocazione alle 6 del mattino a rovinare tutto?). Spesso è sembrato, non solo a me, che il PD per te fosse un peso e un impiccio, ma ora che l’hai lasciato deperire spero ti abbiano riferito che probabilmente non ce la si fa a raccogliere le 500 mila firme per il referendum costituzionale.
Non credo ai caminetti e nemmeno ai lanciafiamme, ho sempre avuto paura del fuoco, ma quando parli del “desiderio delle correnti di tornare a guidare il partito” mi infuoco io. Da quando tu sei segretario il nostro partito ha raggiunto l’apice della correntizzazione. Non ci sono mai state così tante correnti e una così spietata competizione per la spartizione di potere e poltrone che tu hai alimentato. Ciò è avvenuto anche in Emilia-Romagna dove l’unica corrente qualche anno fa era la tua. La lottizzazione ha interessato, oltre agli organismi di partito e la composizione del Governo, pure le presenze nei talk show tanto odiati e talvolta persino gli interventi a nome del gruppo per dichiarazione di voto alla Camera dei deputati vengono assegnati con una specie di manuale Cencelli.
Questa, caro segretario è la cosa che mi ha deluso di più. Sono arrivato in Parlamento a 25 anni senza dover rottamare nessuno e chiedendo a chi è venuto prima di trasmettermi tutta la propria esperienza. Ogni giorno imparo tantissimo dai miei colleghi che sono qui da qualche tempo ma il messaggio devastante che è passato tra noi giovani è che “accasarsi” conta più di studiare. Altro che merito, la questione fondamentale è “con chi stai”! Io sto con quelli che i “posti” li hanno rifiutati e li hanno lasciati per difendere le proprie convinzioni e la propria dignità. Non posso permettermi, alla mia età, di rinunciare alle idee.
Ho usato tutta la sincerità che solo la notte può portare per una sola ragione. Vorrei che ritrovassimo insieme la strada per cambiare questo Paese stando sempre dalla parte di chi ha un diritto in meno e vorrei tornare a sentirmi a casa nel partito in cui sono cresciuto.
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda pianogrande il 23/06/2016, 18:49

Adesso speriamo che non lo trasformino in un nuovo Serracchiani.

Bellissimo il discorso sulle correnti e sulla cencellizzazione del partito con spartizione anche delle presenze sui talk show e per le dichiarazioni di voto.

Ha detto cose note ma almeno le ha dette.

Se Renzi non schioda da questo stile, la strada ormai è segnata.
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda mariok il 23/06/2016, 19:48

ma siamo sicuri che questa cencellizzazione sia una scelta di renzi e non uno dei tanti ricatti della minoranza (che oggi per esempio è nella "sua" assemblea prima della direzione)?
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda Robyn il 23/06/2016, 21:05

Il correntismo demolisce la partecipazione.Per contrastare il correntismo la strada principale è che gli elettori attraverso la partecipazione presidino le federazioni.Il csx deve essere un partito aperto verso la partecipazione altrimenti deperisce che poi ci siano iscritti,solo simpatizzanti e attivisti non cambia,l'importante è la partecipazione.Il correntismo si contrasta con la partecipazione e la meritocrazia.Attualmente è che il partito è chiuso sù se stesso e la partecipazione non c'è.Quindi bisogna rovesciare il paradigma più partecipazione attraverso un partito aperto e niente correnti.Il partito aperto è stato in passato frainteso cioè è stato aperto all'affarismo invece doveva essre aperto alla partecipazione degli elettori di csx.Quindi fine del correntismo e tutto deve rientrare nella normale dialettica fisiologica secondo cui le diverse espressioni sono una ricchezza ,non che invece essendoci una corrente di maggioranza lottizzo tutto.Niente posti,conta la partecipazione il merito le idee,la democrazia interna,l'interesse legittimo dei cittadini
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda pianogrande il 23/06/2016, 22:19

mariok ha scritto:ma siamo sicuri che questa cencellizzazione sia una scelta di renzi e non uno dei tanti ricatti della minoranza (che oggi per esempio è nella "sua" assemblea prima della direzione)?


Non sarà una iniziativa di Renzi e ci credo ma è pur sempre legittimo chiamare in causa il segretario del partito quando si rilevano queste situazioni.

In fondo, è successo anche con Prodi che fu costretto alla moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei ministri e dei sottosegretari per tenere a bada le varie componenti della sua coalizione multiforme e multicolore (stasera vado sul poetico).

In fondo mi sembra che al segretario si faccia il richiamo giusto: se non hai tempo ed energia per queste cose perché sei troppo preso da altre, lascia il posto a qualcun altro e può anche essere una semplice provocazione per dare un po' la sveglia.
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda mariok il 26/06/2016, 12:16

Cose di buon senso, anche se c'è il solito "buonismo" ecumenico, che ne ha fatto un personaggio debole ed incapace di esercitare una reale leadership, anche quando ne ha avuta l'occasione.

Ma resta, malgrado tutto, il migliore della vecchia guardia. Anche se in verità non è molto.

Veltroni: "Democrazia in pericolo, sinistra dia subito risposte"Veltroni: "Democrazia in pericolo, sinistra dia subito risposte"

Intervista all'ex segretario del Pd. "Bisogna farsi carico del disagio sociale e riuscire a progettare una società nuova. Dal governo cose importanti, ma a Renzi dico di riflettere sull'Italicum"

di SEBASTIANO MESSINA

26 giugno 2016

ROMA. Quando gli chiedo cosa pensi delle tempeste politiche che investono l'Europa, Walter Veltroni mi risponde aprendo un libro che ha sulla scrivania: "Vediamo distintamente come tutte le cose che una volta ci apparivano salde e sacre, si siano messe a vacillare: verità e umanità, ragione e diritto. Vediamo forme di governo che non funzionano più, sistemi di produzione che agonizzano. La rimbombante macchina di questo nostro tempo formidabile sembra in procinto di incepparsi". Poi posa il libro, La crisi delle civiltà . "Johan Huizinga scriveva queste parole nel 1933. Molti pensarono che esagerasse. Ma poi scoppiò la guerra, e lui morì nel 1945, prigioniero dei nazisti".

Lei pensa che il vento di follia che soffia sull'Europa sia lo stesso degli Anni Trenta?
"Ci sono dei momenti della storia in cui, per slittamenti progressivi, improvvisamente diventa plausibile l'implausibile. C'è una parola che non possiamo e non vogliamo pronunciare, ma l'ha pronunciata Papa Francesco quando ha parlato di una Terza Guerra Mondiale. L'Europa è stato il grande antidoto alla guerra: popoli che si erano fatti la guerra scoprivano la bellezza della pace, gli ex nemici si stringevano la mano. Ma oggi, purtroppo, le cose stanno cambiando. E quello che più mi spaventa è la totale assenza di quella che il cardinal Martini chiamava "l'intelligenza complessiva delle cose". È come se ci fossero davanti a noi dieci indizi di un assassinio, e la politica fosse come l'ispettore Clouseau, che non riesce a metterli insieme. La vittoria di Trump alle primarie, il voto austriaco, la Brexit, l'ascesa di Marine Le Pen, i muri che risorgono nell'Est Europa. Che altro deve accadere, perché ci si renda conto che siamo in un tempo della storia nuovo, carico più di pericoli che di possibilità?".

Qual è il principale pericolo che lei vede, leggendo questo quadro di indizi?
"La crisi della democrazia. Perché non è detto che la democrazia, che è necessariamente processualità e delega, in una società così frenetica, presentista ed emotiva sia la forma di governo considerata naturale. Nascerà alla fine un pericoloso desiderio di semplificazione dei processi di decisione".

Cosa si può fare per allontanare questo pericolo?
" Accelerare nella direzione degli Stati Uniti d'Europa. Ma subito, perché i margini di tempo non sono infiniti. Altrimenti un'Europa fredda, lontana e censoria che non accende nessuna speranza verrà sancita ,nella sua fine, dal dilagare di questo virus nazionalista e antieuropeo".

Cosa c'è, nel vento di destra che soffia da una parte all'altra del pianeta?
"Oggi il mondo è dominato dalla precarietà e dalla paura. Un mix pericolosissimo. E se la politica non si rende conto che siamo all'alba di un nuovo mondo, continuerà a pensare che si possa essere di sinistra o di destra come lo si era nel Novecento. Oppure, errore ancora più grave, comincerà a pensare che non esistano destra e sinistra. È vero che l'orizzonte socialdemocratico è in crisi, perché è finita la società nella quale erano inscritte le idee del socialismo, del comunismo e della socialdemocrazia, ma non è finita la missione storica della sinistra: quella di essere giustizia sociale, equità, opportunità, diritti".

Ma a volte si ha la sensazione che sia la sinistra, per prima, a non rendersene conto...
"Perché, finite le ideologie, ha smesso di immaginare un mondo diverso. E oggi è schiacciata sul presente, sembra una forza che garantisce la continuazione di una società che ha un livello di ingiustizia, di diseguaglianza, di precarietà, e dunque viene investita dalla protesta della gente. Ma è possibile che la sinistra non abbia l'intelligenza, la modernità, il coraggio di progettare una nuova società?".

Nel giro di cinque giorni abbiamo avuto la vittoria a sorpresa di Grillo nelle città e il voto inglese per l'uscita dall'Europa. Quale di questi due risultati è più allarmante, per un italiano di sinistra?
"Il secondo, senza dubbio. Diciamoci la verità: nel voto ai Cinque Stelle c'è tanto voto di sinistra".

È un voto perduto, per la sinistra?
"No, non lo è. È un voto che racconta di uno smarrimento, di una protesta, di una rabbia. Ma non è perduto. A condizione che la sinistra sappia cambiare".

Lei è stato il primo segretario del Pd, oltre che uno dei suoi fondatori. Il partito oggi è nella tempesta, e c'è chi minaccia di non votare più neanche la fiducia al governo Renzi. È svanito il sogno del Partito democratico?
"Io mi ostino a pensare che quel sogno non sia svanito. Penso che se non ci fosse il Pd il Paese sarebbe esposto a rischi molto maggiori. E allora, non da fondatore ma da italiano dico: non sciupate il Pd. Non dividetelo. Lo dico a tutti, a chi ha le massime responsabilità e a chi si oppone. E aggiungo tre cose. Primo, questo governo deve essere consolidato: se noi oggi avessimo in Italia una crisi di stabilità, le conseguenze sarebbero devastanti. Secondo, bisogna esercitare la funzione di guida del Pd, avendo una maggiore capacità di inclusione. Questo non è un momento in cui basta dire: io ho fatto. Bisogna farsi parte del disagio sociale. Bisogna farsi carico del fatto che c'è un dolore, un malessere, esteso in tutta la popolazione, e assumerlo dentro di sé".

E la terza cosa?
"Il Pd è il Pd. Non deve essere la prosecuzione dei vecchi partiti e delle vecchie correnti. È una cosa nuova, è la sinistra riformista del nuovo millennio".

Eppure perde voti. Perché?
"Per molte ragioni. Oggi perde voti chiunque è identificato col potere. Il governo ha fatto cose importanti, penso innanzitutto alla legge sulle unioni civili. Ma la recessione agisce in profondità. Ed è a quella profondità che la sinistra riformista deve tornare".

Per esempio facendo propria, magari rimodellandola, la proposta grillina del reddito di cittadinanza?
"Tutto quello che dà stabilità, sicurezza e tranquillità alle famiglie italiane in questo momento è da studiare . Il welfare va ripensato. Noi dobbiamo evitare che il cittadino moderno sia lo spettatore rabbioso di qualcosa che sente sempre più lontano".

Cosa dovrebbe fare Renzi per recuperare il consenso degli italiani?
"Per esempio evitare che un referendum sul rafforzamento della democrazia diventi un'elezione politica camuffata. È la prima cosa da fare. Anche perché altrimenti quelli che sono contro il governo finiscono con l'essere , numericamente, più di quelli a favore. Poi, alla luce di quello che sta accadendo, bisogna fare una riflessione sulla legge elettorale".

Lo dicono in molti, ma non tutti chiedono la stessa cosa. Come bisognerebbe cambiarla?
"Bisogna tener conto che oggi il Paese non è più bipolare ma tripolare. Le soluzioni possono essere diverse. Purché non venga meno il punto dal quale si è partiti: dalle elezioni deve uscire un governo, lo devono scegliere i cittadini e deve durare per cinque anni. Lo scettro deve tornare agli elettori, e non alle alchimie dei partiti. E' la democrazia

che deve rigenerarsi. Il ricorso alla democrazia diretta come fuga dalla responsabilità della politica è sbagliato. Immagini se Roosevelt avesse promosso un referendum per chiedere se i giovani americani dovevano andare a morire per la libertà dell'Europa...".
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda pianogrande il 26/06/2016, 13:41

l Veltroni pensatore, letterato, scrittore, cineasta, non è male.

L'importante è non confonderlo con un politico.

La sua figura, nella mia mente, si avvicina a quella di Cacciari.
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Re: Renzi sa che il Pd ha un grosso problema soprattutto al

Messaggioda mariok il 26/06/2016, 16:40

Vero, certamente altra cosa rispetto al baffino, che si pavoneggia dicendo ampollosamente che "lui fa cultura".
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